venerdì 24 aprile 2020

DUE FORZE IN LOTTA


DUE FORZE IN LOTTA

Il potere di governare una famiglia, una chiesa locale, una parrocchia, una nazione, un popolo, il mondo intero, è sempre un dono di Dio. Dio lo elargisce a coloro ai quali è destinato, ma un essere umano presuntuoso può sempre tentare di impossessarsi di ciò che non gli appartiene. Non mancano su questo tema gli esempi della storia e anche della mitologia.

Siccome l’azione satanica mirante ad opporsi al piano salvifico di Dio ha bisogno di complici umani, Satana li sceglie tra coloro che hanno sete di potere, la seta più mortale che ci sia.

Nella mitologia, Prometeo è quel personaggio che cercò di sottrarre a Giove l’autorità divina rubandogli lo scettro. Questo conteneva la folgore, simbolo del potere supremo. La punizione di Prometeo fu di essere incatenato alla roccia del supplizio.

Che cosa fanno oggi i membri della casta finanziaria che già controlla l’economia mondiale? Questa casta controlla segretamente il Fondo Monetario Internazionale (FMI). La mentalità di costoro è elitista come quella dei loro antichi padri, coloro che Gesù chiamava “razza di vipere” e “sepolcri imbiancati”. Oggi formano un gruppo oligarchico che a forza di delitti e intrighi (prodottisi soprattutto negli ultimi due secoli) è riuscito ad attribuirsi il diritto di stampare la moneta di tutte le nazioni della terra, e di controllarne la circolazione (ufficialmente questi “diritti” hanno acquistato forza di legge il 23/12/1913 con la privatizzazione della Federal Reserve).

Il potere finanziario non li accontenta più, non basta a soddisfare le loro infinite ambizioni. Adesso vogliono il potere assoluto, e allora fanno come Prometeo. Ma il Regno di Dio non può essere instaurato sulla terra prima del tempo stabilito da Dio. Pretendere di realizzarlo in anticipo è una tentazione diabolica. Imporlo con la violenza dopo averne cambiato la natura (che in questo modo cessa di essere divina) è cosa sacrilega.

Cosa accadrà alla terra quando una decina di oligarchi straricchi si impadroniranno di tutto il potere politico e del potere supremo?

Imitando Prometeo, Napoleone si impossessa di un potere che non gli appartiene. Il potere è concesso da Dio a chi esso è destinato, non a chi osa pretenderlo. A Parigi, il dicembre 1804, nella cattedrale di Notre-Dame, anziché aspettare l’incoronazione da parte del Papa, che per questo era stato invitato, Napoleone decide di lasciare il Papa in disparte e di incoronarsi da solo. Prende la corona e se la mette sulla testa pronunciando le famose parole: “Dio me l’ha data, guai a chi me la tocca”.

Così Napoleone non è incoronato imperatore da nessuno, perché auto-incoronarsi significa “auto-proclamarsi”, e solo Dio ha questo diritto. Ma sul momento nessuno osò fiatare di fronte al gesto prevaricatore. A distanza di qualche anno Napoleone si ritroverà umiliato in esilio all’isola di S. Elena. È costretto a vivere lontano da tutti, come un essere abbietto. A che cosa gli è servita la corona che si è messo sulla testa quando nessuno poteva permettersi di contraddirlo? Come Prometeo… così anche Napoleone.

Con Hitler si parlava di instaurare un Nuovo ordine Europeo, oggi si parla di instaurare un Nuovo Ordine Mondiale. I nuovi dittatori non si accontentano più di un continente. Li vogliono tutti. I direttori d’orchestra sono sempre gli stessi: persone che si illudono di poter rubare a Dio il suo potere. Lo vogliono a tutti i costi, al più presto possibile, e tutto per loro.

I mondialisti vogliono impadronirsi del pianeta Terra e governarlo insieme al gruppo ultra-elitista. Questi si credono autorizzati a dominare il mondo. Già tirano le fila della vita politica mondiale, ma non si fanno vedere dal pubblico che guarda lo spettacolo delle marionette politiche da essi manipolate. Stanno ben nascosti. Strategia di mestiere.

Benché l’Avversario sia molto più intelligente di qualsiasi essere umano, egli non riuscirebbe a seminare la morte sulla terra se non trovasse tra noi, che sulla terra abitiamo a casa nostra, dei complici disposti a canalizzare il suo male, cioè a diffonderlo.

Chi sono questi complici?

Gesù li chiamava figli del diavolo. La loro razza è continuata attraverso i secoli. Essi fanno oggi le stesse cose che i loro padri facevano al tempo di Cristo: rubare, ingannare, seminare zizzania, nuocere senza dare nell’occhio. Il mondo non li vede, e se li vede non li guarda, distratto com’è da mille cose inutili. Ciò che più conta per questi esseri malefici sono le ricchezze materiali, il potere umano, la gloria terrena. L’Avversario li accontenta, ma lo fa esigendo in cambio qualcosa di molto prezioso: il sangue degli innocenti.

Il figlio del diavolo di oggi – come quello di ieri – si crede un essere illuminato, e come tale pensa di essere superiore agli altri esseri umani. È persuaso di formare l’aristocrazia dell’umanità e di rappresentare così la parte più eletta degli uomini. Questo statuto, secondo lui, gli assicura il privilegio di avere numerosi diritti e nessun dovere. Tra i suoi numerosi diritti egli include il diritto di sfruttare a piacimento tutte le razze del mondo (inclusa la propria razza di appartenenza) e il diritto di anticipare in maniera arbitraria il tempo previsto da Dio per l’avvento del Regno messianico.

Come mai il figlio del diavolo s’interessa al Regno messianico al punto di volerne anticipare il tempo?

La cosa avviene perché il figlio del diavolo pensa di poter impossessarsi del Regno messianico come ci s’impossessa di un qualsiasi regno umano, imbrogliando, mentendo, abbagliando il prossimo. Dio però non vuole che i suoi eletti confondano il Governo mondiale col Regno messianico, il governo dei figli del diavolo col suo, allora le vittime dell’abbaglio dei figli del diavolo che ora ci minaccia si trovano soltanto tra coloro che per superbia o presunzione rifiutano di amare la Verità.

Com’è nata l’idea di avere un Governo mondiale?

È nata lungo i secoli, progressivamente. Il figlio del diavolo ha sempre sognato di realizzare sulla terra un Impero universale suscettibile di assicurargli ricchezza, potenza e gloria. Non da offrire a Dio, come qualcuno potrebbe credere, ma a se stesso. Lo spirito dei figli del diavolo non si cura degli interessi divini, ma di se stesso, solo di se stesso. Lo sforzo che il figlio del diavolo consacra alla realizzazione del suo Impero universale si estende su decine di secoli, e questo suo progetto porta un nome carico di significato: Mistero d’iniquità. È il progetto diabolico per eccellenza, mortale.

Essendo avidi di beni materiali e di potere umano, i figli del diavolo s’illudono di poter rubare a Dio l’autorità politica necessaria al possesso della Terra. Essi credono di poter farla franca con la giustizia divina come ci riescono con la giustizia umana.

Ad ogni modo, i figli del diavolo che per secoli hanno lavorato alla realizzazione di un Governo mondiale deciderà di affidare le redini di tale Governo a un individuo pieno di fascino e seduzione. Sono convinti che questo individuo servirà i loro interessi come hanno sempre fatto le precedenti marionette politiche.

Colpo di scena: anziché comportarsi da marionetta, l’individuo affascinante finisce per credersi Dio e vuole essere adorato da tutti gli esseri umani, figli del diavolo compresi! Non potendo prendere di mira il Creatore, Satana tenterà di distruggere l’opera, che siamo noi, il genere umano. L’individuo pieno di fascino è l’anticristo, e le sue leggi si opporranno alla legge di Cristo. È l’ora della tribolazione di Giacobbe. 

Il figlio del diavolo ha lavorato per avere un Governo mondiale per sé. L’anticristo ne ha approfittato per ubriacarsi del potere che il figlio del diavolo gli ha messo tra le mani. Nessuno dei due ottiene la vittoria.

Il fatto è che per diventare Guida delle Nazioni bisogna essere confermati da Dio, non da se stessi. Questo spinge Dio a intervenire in maniera diretta nel momento in cui la crisi planetaria arriva al culmine.

mercoledì 8 aprile 2020

LE ORIGINI EBRAICHE DEL BATTESIMO DEI BAMBINI


Le origini ebraiche del battesimo dei bambini

 

La pratica cristiana del battesimo discende dalle pratiche ebraiche di lavaggio rituale. Il giudaismo stabilì la pratica dei lavaggi rituali per i convertiti alla fede. Il Talmud registra una conversazione su questo tra la scuola di Shammai e la scuola di Hillel:

 

«Se un proselita è stato convertito alla vigilia della Pasqua ebraica - Beth Shammai sostiene: esegue la tevillah [lavaggio rituale] e mangia la sua offerta pasquale di sera; mentre Beth Hillel sentenzia: chi si separa dall'incirconcisione è come chi si è separato da una tomba» (Pesachim 92a).

 

Alla fine del passaggio sopra, il Talmud di Soncino ha una nota in calce del commentatore sulle purificazioni di chi si è separato da una tomba (contatto con la morte):

 

Deve essere cosparso dell’acqua di purificazione il terzo e il settimo giorno dopo la circoncisione; quindi la sera non è ancora adatto (nota in calce a Pesachim 92a)

 

L'inclusione del primo commento nella Mishnah piuttosto che nella Gemara, insieme al suo riferimento alle scuole di Hillel e Shammai, suggerisce una prima data storica per il battesimo ebraico dei convertiti. La pratica cristiana è quindi l'erede della pratica ebraica.

 

Il Talmud parla anche della pratica ebraica di battezzare bambini molto piccoli, e uno status speciale viene dato a coloro che sono cresciuti nella fede, essendo stati battezzati a meno di 3 anni. Stabilisce:

 

Un proselita minore è immerso nella direzione della corte (Kethuboth 11a)

 

Il Talmud discute anche le opinioni se il bambino battezzato rifiuta la conversione al raggiungimento della maggiore età. L'approccio generale dell'ebraismo considera la conversione come un affare di famiglia, con i bambini considerati proseliti insieme ai genitori e battezzati insieme a loro.

 

Sulla questione di agire per conto dei bambini e di assicurare loro il battesimo, è stato motivato, che è un vantaggio per lui e si può agire per una persona in sua assenza a proprio vantaggio.

 

Sicuramente questo lo abbiamo già imparato: si può agire per una persona in sua assenza a suo vantaggio, ma non si può agire per una persona in sua assenza a suo svantaggio! (Kethuboth 11a)

 

Alla luce della pratica ebraica preesistente del battesimo dei neonati e di una famiglia di proseliti, i battesimi familiari registrati nel Nuovo Testamento hanno un contesto storico in base al quale dovrebbero essere compresi e interpretati. Il battesimo delle famiglie, che includeva il battesimo dei bambini, era una pratica consolidata e continuò nel Nuovo Testamento. Alla luce del contesto storico del battesimo domestico, non si può affermare che il battesimo dei bambini non abbia alcun mandato scritturale nel Nuovo Testamento.


I proseliti erano gentili convertiti all'ebraismo. L'antico patto non fu mai esclusivamente nazionale, limitato ai discendenti di Giacobbe. Le persone che accettavano la religione di Israele ne diventavano membri a pieno titolo. Al tempo di Cristo, i farisei e gli scribi "scorrevano mare e terra per fare un proselita" (Mat. 23:15). Tre cose erano richieste a coloro che diventavano "proseliti di giustizia" o "perfetti israeliti": circoncisione per gli uomini, battesimo e sacrificio per uomini e donne. La letteratura rabbinica tratta talmente tanto il battesimo del proselita che ci si potrebbe scrivere un libro se tutte le dichiarazioni fossero riunite insieme. Questo battesimo era usato già prima di Cristo e durante il suo ministero pubblico fu praticato ovunque i gentili si convertivano all'ebraismo.

I convertiti gentili erano, naturalmente, adulti. Ma se avevano figli e volevano portarli con loro nel patto di Dio, anche loro venivano battezzati. Gli ebrei ragionavano: Abrahamo fu circonciso da vecchio, Ismaele all'età di tredici anni, e i neonati all'età di otto giorni. Il battesimo dei proseliti doveva seguire lo stesso schema.

I gentili abbandonavano i neonati indesiderati, e gli ebrei spesso prendevano i trovatelli affidati alle loro cure e li battezzavano. I bambini erano, naturalmente, anch’essi circoncisi.

C'era una tradizione degli anziani che una proselita femmina era uguale alle ebree native, riguardo il matrimonio, se era stata battezzata prima che avesse tre anni e un giorno. I rabbini spiegavano: "Se il vantaggio di una cosa è dubbio, non dovrebbe essere fatta a una persona che non ne è consapevole, ma è lecito fare ciò che è bene a una persona che non capisce il suo valore". Dal momento che il battesimo e l'accettazione del patto di Dio erano vantaggiosi, mentre lasciare un bambino senza di esso era dannoso, i rabbini dichiararono che i bambini dovevano essere battezzati.

C'erano numerosi proseliti sia in Israele che nelle aree in cui gli ebrei vivevano nella dispersione. Battezzare le loro famiglie, i genitori e i figli, i bambini e gli anziani, era quindi una cosa comune al tempo del ministero pubblico di Gesù Cristo. Gli ebrei credevano che i gentili nel battesimo fossero lavati dall'impurità del paganesimo, e che sarebbero rinati e diventati uomini nuovi, figli del Patto e membri del popolo di Dio, servi dell'unico vero Dio. Quando anche Giovanni Battista chiamava gli ebrei a pentirsi e farsi battezzare, doveva essere loro sembrato che fossero posti allo stesso livello dei gentili, e fu questo a suscitare l'inchiesta e la critica del Sinedrio, che mandò dei messaggeri a Giovanni per chiedergli perché battezzava.

Questo è il contesto storico per una corretta comprensione della situazione in cui il battesimo cristiano è stato istituito e praticato per la prima volta. Le famiglie erano portate nel patto di Dio come unità, genitori con i figli. Cristo conosceva bene le pratiche missionarie degli ebrei e criticò i Farisei e gli scribi per aver fatto dei loro convertiti figli dell'inferno come loro (Mat. 23:15), ma non criticò mai il battesimo che essi praticavano ai bambini.

In questo contesto storico vediamo in una nuova luce il fatto che anche la Chiesa apostolica battezzò intere famiglie, come quella di Cornelio, del carceriere di Filippi e di Stefana a Corinto (Atti 10:11; 16:33,34; 1Cor. 1:16). Una mente priva di pregiudizi supporrebbe naturalmente che la Chiesa seguisse una pratica simile a quella consueta tra gli ebrei. La chiesa "ereditò" dalla Sinagoga molte cose, non solo l'Antico Testamento, ma anche molte pratiche attuative e alcune caratteristiche organizzative. Sappiamo che fino a quando i cristiani non furono espulsi, la Sinagoga continuò a essere la struttura esterna della chiesa. I cristiani ebrei furono lenti a realizzare tutte le implicazioni del Nuovo Patto, e di conseguenza continuarono a seguire molte delle pratiche dell'Antico Testamento per un considerevole lasso di tempo. Che cosa potrebbe essere più naturale per i primi cristiani, che continuavano a vivere all'interno della struttura della Sinagoga, seguire la maggior parte delle sue pratiche, e così seguire anche la sua abitudine di battezzare i bambini di genitori convertiti? E la Chiesa apostolica battezzava le famiglie, proprio come faceva la sinagoga. Non è forse ragionevole pensare che il battesimo dei bambini non sia menzionato perché era considerato qualcosa di naturale, come del resto non è menzionato il modo di battezzare gli adulti proprio perché non aveva bisogno di essere menzionato? Quando tutte le famiglie venivano battezzate, tutti sapevano che la chiesa seguiva i modi della Sinagoga.

Poiché il battesimo delle famiglie, compresi i bambini, era consuetudinario nella Sinagoga, che era l’iniziale ambiente di vita della Chiesa apostolica, sembra certo che siano stati seguiti i principi della Sinagoga, poiché il contrario non è mai stato dichiarato. Tutte le prove vanno nella direzione dell'usanza del battesimo dei bambini nella Chiesa apostolica.

Ma c’è di più. Cosa succedeva quando il bambino (della famiglia convertita al giudaismo) raggiungeva l'età della maturità? Arrivava per lui il momento dell'accettazione delle mitzvot e la conversione completa. A quel punto, se il ger decideva di non accettare gli obblighi religiosi del giudaismo, anche la sua affiliazione nazionale al popolo ebraico veniva meno. D'altra parte, poteva scegliere di impegnarsi nelle mitzvot, completando così la sua geirut con il bar mitzva.

La gemara di Kiddushin 42a insegna anche l'istituzione dell'apotropus - un guardiano nominato per dei minori inermi. Maimonide, su Gittin 52a, afferma che l'apotropus è esso stesso una forma di zakhin, un guardiano che ha la capacità di agire per conto del minore e decidere ciò che è vantaggioso per lui. In altre parole è il Padrino.

Questo è sostenuto anche da Rashi che scrisse:

"Attraverso la decisione del beit din - tre [uomini] devono essere presenti alla sua immersione, come richiesto a ogni immersione di un convertito, ed essi diventano un padre per lui, ed è quindi un convertito per mezzo di loro".

Rabbi Menachem Meiri è ancora più esplicito:

"Un gentile minore che viene davanti a degli ebrei e chiede di essere convertito ... e il padre non viene a convertirsi, nel qual caso suo figlio si convertirebbe con lui, per decisione del padre ... è immerso per la decisione del bet din, il che significa che quelli che vengono a convertirlo informano della questione il bet din e lo convertono attraverso la loro decisione – come se essi fossero i suoi padri, in ciò i suoi affari sono affidati a loro, come gli affari del bambino sono affidati a un padre, per portarlo nel patto e nella fede sacra".

Evidentemente, è necessario un padre o un tutore per la conversione di un minore che non ha la maturità necessaria per prendere personalmente tali decisioni critiche. Pertanto, l'istituzione halakhica impiegata per facilitare la geirut è l'apotropus (che è un padrino). Sulla base di ciò, si comprende la figura dei padrini nel battesimo dei bambini cristiani.