La Trinità
Spiegare non vuol dire
dimostrare. Dimostrare vuol dire fare un ragionamento in base al
quale si riconosce che le cose stanno così e non possono stare in un
altro modo. Rispetto al mistero di Dio non possiamo procedere in
questo modo, e quindi si cercherà di spiegare con la consapevolezza che
non si può dimostrare.
Però, anche spiegare può
essere una pretesa, perché se si va a vedere che cosa vuol dire la
parola spiegare, il verbo spiegare significa "togliere le pieghe". E
quando uno ha tolto le pieghe la cosa è spiegata, ed essendo
spiegata è senza pieghe, e quando è "senza pieghe" si dice (in latino)
che è sine plices, in italiano: semplice.
Spiegare vuol dire
togliere le pieghe ma facendole vedere. Perché se uno spiega qualche
cosa che è già senza pieghe, che spiegazione sarebbe? Per spiegare
qualcosa occorre far vedere che ci sono le pieghe, perché se tu
cerchi di spiegare una cosa che è senza pieghe, di sicuro che le
pieghe ce le metti dentro tu.
Come si fa a spiegare la
Trinità? Padre, Figlio, Spirito Santo, quanti sono? Tu dirai: sono
tre persone. Però è un unico Dio. È un unico Dio in tre persone,
ma queste tre persone non sono tre individui. Se Gesù dice: Io e il
Padre siamo una cosa sola. Quante cose sono? Una!
Io, quante cose sono?
Una.
Noi, quante cose siamo?
Basta contarci, siamo…. Quindi siamo tante cose.
Dio è una cosa sola come
io sono una cosa sola. Però io sono una persona e una cosa sola, mentre Dio
è una cosa sola e tre persone.
E allora come si fa? Quando cominci a pensare alla Trinità, è quasi sicuro
che diventi un triteista, pensi a tre divinità: c’è il Padre, c’è
il Figlio, c’è lo Spirito Santo. Il Padre è il creatore, il
Figlio è il salvatore, e poi sì c’è anche lo Spirito Santo.
Attenzione!!! È un unico Dio,
non tre! Un’unica sostanza, come io sono un’unica sostanza. Posso
io moltiplicarmi? No. Non sarei più un’unica sostanza. Posso
dividermi? No, non sarei più un’unica sostanza. Dio è un’unica
sostanza, indivisibile e non moltiplicabile, eppure crediamo che sia
Padre, Figlio e Spirito Santo.
Allora, qualcuno potrebbe
dire: tre uomini, Giuseppe, Luigi e Federico sono tre, però come
uomini sono uno. No!! Perché non sono uno come unica cosa, ma
come una specie. Dio non è una unica specie in tre persone.
Capiamo quindi che la
spiegazione del mistero trinitario non consiste nell’andare a
vedere come è fatto, ma nel cercare di evitare gli errori. Cioè non
possiamo spiegare il mistero in sé, ma possiamo considerare il modo
con il quale, erroneamente, cerchiamo di rappresentarcelo. Quindi non
si va dentro il mistero, si va dentro la cattiva rappresentazione e
la si smonta. Non arriveremo ad avere la comprensione piena della
Trinità, ma salvaguarderemo il mistero dagli errori.
La prima cosa da evitare
è quella di concepire tre individui. Non sono tre individui, se
fossero tre individui saremmo politeisti, e invece siamo monoteisti.
Un unico Dio. Ma allora per quale motivo lo concepiamo con i termini
Padre, Figlio, e Spirito Santo? Forse perché sono tre nomi diversi
per dire la stessa cosa? Se io mi chiamassi Giuseppe Francesco Maria,
sono tre nomi per dire la stessa cosa. Ma lì invece sono tre
persone distinte, non tre nomi distinti. Non è che l’unico Dio
certe volte si chiami Padre, e certe volte si chiami Figlio e certe
volte si chiamo Spirito. Un conto sono tre nomi, un conto sono tre
persone.
Ma allora, se non sono
tre individui, non sono tre nomi, forse saranno tre modi (a volte si
manifesta come Padre, a volte come Figlio, a volte come Spirito
Santo). No, non sono tre modi! Tre modi sarebbero delle forme con le
quali Dio si manifesta. Io adesso mi manifesto nel modo dello
studioso biblico, quando sto in famiglia mi manifesto come padre, e
quando lavoro mi manifesto come lavoratore. Tre
modi diversi un unico soggetto. Ma le tre persone divine non sono tre
modi diversi con cui Dio si manifesta.
Non sto
spiegando il mistero in sé della Trinità, me la sto prendendo con le
cattive rappresentazioni della Trinità: tre nomi, tre individui, tre
modi. Ma allora com’è? Non lo so, ma so che non è rappresentabile
in questi modi.
Allora diciamo che il
Figlio, se si chiama Figlio, procede dal Padre, e lo Spirito se si
chiama Spirito vuol dire che sarà spirato da qualcuno. Quindi il
modo con il quale, al massimo, possiamo entrare dentro il mistero
trinitario, è capire che in Dio ci sono delle processioni (il Figlio
procede dal Padre, lo Spirito procede, è spirato, dal Padre e dal
Figlio), ma queste processioni non sono dei movimenti, non sono dei
moti che si realizzano in Dio. Dio non è in moto, Dio è immutabile.
E allora dire che il
Figlio procede dal Padre, senza che vi sia movimento, e che lo
Spirito Santo proceda dal Padre e dal Figlio senza che vi sia
movimento, significa che è un movimento senza movimento, il risultato è la pura
relazione.
Se il Padre genera il
Figlio, e il Figlio è generato dal Padre, e togliamo di mezzo l’idea
che questa generazione sia come nel mondo naturale, umano, un moto,
resta soltanto il rapporto Padre e Figlio. Il rapporto Padre e Figlio
si chiama relazione.
Questa relazione è
eterna. L’idea di relazione, la paternità, la filiazione,
la spirazione, tolto di mezzo il moto ci dà la possibilità di
esprimere il significato della Trinità senza dimostrarlo, e di non
cadere nell’errore dei tre individui, dei tre nomi, dei tre modi.
Quindi per cercare di
spiegare questo mistero, diciamo che in Dio ci sono queste relazioni:
la paternità, la filiazione, e la spirazione; questo ci viene dalla
Rivelazione. E dicendo paternità, filiazione, spirazione, noi
evitiamo di pensare che ci sia un mutamento in Dio e che ci siano tre
cose in Dio.
Ma allora perché invece
di dire paternità, filiazione, e spirazione, diciamo Padre, Figlio e
Spirito? Perché la paternità è un termine astratto, ma sapendo che
in Dio la paternità si identifica con la stessa sostanza divina, non
dobbiamo usare l’astratto ma dobbiamo usare il concreto: Padre.
E così si va avanti. La
relazione di filiazione, se si identifica con l’unica sostanza
divina, si chiamerà Figlio. E così è per lo Spirito Santo.
E quindi l’unica
possibilità che abbiamo di distinguere in Dio le persone è perché
le relazioni si oppongono. Non si oppongono perché sono in conflitto
tra di loro, si oppongono perché una relazione per distinguersi deve
opporsi. Un individuo per distinguersi da un altro non c’è bisogno
che si opponga, lo si indica (col dito), ma una relazione non può essere indicata, una relazione per distinguersi da un’altra deve opporsi:
destra-sinistra, paternità-filiazione, spirante-spirato.
Questo è un concetto
astratto, ma ci evita gli errori che provengono dalle cattive
rappresentazioni della trinità che distruggerebbero il mistero
trinitario.
Viene prima
la paternità o la filiazione? Mi dici come fa a esserci la paternità se non c’è
la filiazione? Sono insieme. Quando uno è padre? Quando ha un
figlio. Il padre viene prima del figlio? No. Se non c’è un figlio
non c’è un padre. Padre e figlio insieme; appena uno è padre è
perché c’è il figlio, quando c’è il figlio uno è padre. Le
relazioni sono insieme.
Nel nostro modo di
esprimerci diciamo Padre, Figlio e Spirito Santo, dal padre procede il
Figlio, dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito, ma sono un’unica
sostanza sempre insieme, e quindi eternamente insieme, uguali e pur
distinti, non sono tre individui in successione, anche se nel nostro
modo temporale di ragionare, semplifichiamo e indichiamo il Padre
come se fosse la fonte, il Figlio ciò che procede principalmente
dalla fonte, e lo Spirito Santo che procede dalla fonte insieme al
Figlio.
Per quale motivo diciamo
che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, e non può
procedere solo dal Padre? Perché se procedesse solo dal Padre,
sarebbe .. il Figlio! Procede dal Padre e dal Figlio.
Il segno della croce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ma perché si mette insieme la croce e la Trinità? Di per sé non centrano niente. Cosa centra la croce con la Trinità? Questo è un simbolo maestoso. Nella sequenza abbiamo l’ordine Padre-Figlio-Spirito Santo, perché il Padre genera il Figlio, il Padre e il Figlio spirano lo Spirito Santo, e allora è gioco forza indicarli con questa successione, ma essendo relazioni, le relazioni sono sempre insieme, non una prima e l’altra dopo.
Nel segno
della croce, il Padre è indicato dalla testa (perché la
rappresentiamo come la fonte), però subito con il Figlio si scende …
perché si scende? Non perché il Figlio si trova più in basso del
Padre, ma perché il Figlio s’incarna. Non è che diventa Figlio
perché s’incarna, ma noi conosciamo il Figlio in forza
dell’incarnazione, che è rappresentata come una discesa. È rappresentato come una discesa, non che sia una discesa. Quindi
rappresentato come discesa, abbiamo il Padre, il Figlio … e cosa si indica con la mano nel segno della croce? Il cuore. Questo vuol
dire che il Figlio procede dal Padre, ma si manifesta per noi nel
tempo e nella storia con l’incarnazione, che è l’amore di Dio. Ma la mano non prende solo il cuore, prende anche le viscere –
splanchna, in greco – l’amore viscerale veniva indicato per
esprimere la misericordia. Quindi si dice, nel nome del Padre e
del Figlio, per indicare che il Figlio si incarna per amore
misericordioso e viscerale.
E perché Spirito Santo
con le due spalle? Non è giusto, perché allo Spirito Santo le due
spalle? Il Figlio procede dal Padre, e lo Spirito? Dal Padre e dal
Figlio. Per indicare che ci sia lo Spirito, non basta che ci sia la
fonte che è la paternità, ma paternità e filiazione insieme.