Commentario Lettera ai Galati

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INDICE

 






CAPITOLO 1

Indirizzo (1:1-5)

Galati 1:1 Paolo, apostolo (non dagli uomini né per mezzo di alcun uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che l'ha risuscitato dai morti),

Chi ha l’autorità nella chiesa? Tutti indistintamente? Tutti sono sullo stesso piano riguardo l’insegnamento? Tutti hanno voce in capitolo per stabilire ciò che è volontà divina e ciò che non lo è? Tutti possono stabilire qual è la sana dottrina? La risposta è no! Subito, già nel primo verso, Paolo specifica che non ha ricevuto l’incarico apostolico dagli uomini, ma direttamente da Gesù Cristo e da Dio Padre, che ha risuscitato Gesù dai morti.  Chi leggerà la lettera dovrà sapere chi lo ha chiamato, chi lo ha inviato, chi lo ha costituito apostolo. L’autorità di Paolo viene direttamente da Dio, e se viene da Dio egli può anche intervenire in questioni di fede che riguardano la comunità, senza aver bisogno di consultarsi con altri.

Dietro l’incarico apostolico di Paolo c’è Gesù Cristo e dietro di lui ci sta Dio stesso, il Padre. L’apostolato, come lo intende Paolo, è dunque fondato nel vangelo che egli ha annunciato ai Galati come inviato di Cristo.

Nelle prime due lettere scritte da Paolo (prima e seconda Tessalonicesi), non c’è un inizio come questo, che mette subito in evidenza che egli è apostolo per chiamata e invio da parte di Dio. La rivendicazione di autenticità nella prima lettera ai Tessalonicesi c’è anche lì, ma non è messa all’inizio bensì nel corpo della lettera (1Tess. 2:4, siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l'Evangelo) e non ha la forza perentoria della lettera ai Galati. Paolo farà la stessa cosa con le altre lettere scritte alle chiese, facendole iniziare con l'affermazione che egli è apostolo per volontà di Dio. Se ne deduce che è dalla lettera ai Galati che Paolo sente che è necessario mettere subito in evidenza la sua elezione ad apostolo da parte di Dio. 

I suoi rivali, facendo fatica a demolire il messaggio del Vangelo che lui predicava, cercavano di denigrarlo mettendo in dubbio la sua autorità e quindi svalutando il suo servizio.

È vero che Paolo non aveva mai visto Gesù durante la Sua vita sulla terra; ma il Signore gli si era rivelato direttamente. Gli altri apostoli sono stati chiamati e istruiti da Gesù durante il suo ministero terreno, Paolo ha ricevuto la chiamata e la rivelazione del Vangelo dal Cristo risuscitato, che sta proseguendo la sua opera dal cielo. Paolo proclama l’origine divina del suo apostolato. Quando sono in gioco gli interessi del vangelo, la falsa modestia va messa da parte.

Va da sé, che qualunque chiesa che oggi non possa far risalire la sua origine a un apostolo, è un falsa chiesa, per buona pace di tutto il mondo "protestante".

Galati 1:2 e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia;

Paolo accomuna a sé, come mittenti della lettera tutti i fratelli che sono con lui. Non possiamo stabilire con sicurezza se intende i suoi collaboratori o tutta la comunità cristiana presso la quale si trovava nel momento in cui scriveva. Comunque sia, quello che per noi è importante è l’accenno su tutti i fratelli, cioè che tutti i fratelli sono d’accordo con lui riguardo quello che scrive alle chiese della Galazia. Si associa tutti i fratelli per meglio persuadere i Galati che, seguendo i giudaizzanti, essi si allontanavano dalla verità evangelica predicata non solo da lui, ma anche dagli altri servitori di Cristo.

È utile che si manifesti la comunione e l’unità nella professione dell’unico Vangelo di salvezza. È tutta la Chiesa, tutta la comunità dei battezzati, dei credenti in Cristo, che manifestano e trasmettono l’unica fede che vive in molti cuori. Se è tutta la Chiesa che insegna una verità, che proclama la fede, il destinatario non può non mettersi subito in discussione. Ciò che gli viene proposto non è la fede del singolo, anche se è il responsabile di una comunità, ma è l’intera Chiesa, l’intera comunità che annuncia e testimonia quella verità.

La Lettera non è per una singola comunità. Essa è scritta alle chiese della Galazia, cioè alla Chiesa dell’intero territorio. Dobbiamo concludere che i problemi fossero comuni per tutto il territorio e non solo per qualche comunità singolarmente presa. Questo ci insegna un’altra verità: come il lievito del vangelo fermenta tutta la pasta, così anche il lievito del male e della menzogna fermenta la pasta e la porta in rovina. Una volta che un’eresia viene seminata in un luogo, essa si espande a macchia d’olio. Quanti sono nelle vicinanze, e non solo, vengono contaminati.

A differenza delle precedenti lettere scritte alla Chiesa di Tessalonica, Paolo non fa alcuna lode alle chiese della Galazia, né rende grazie a Dio per loro. La sua fiducia in loro è un po’ scossa e non può lodare chi si è lasciato così presto sviare dalla verità. Le chiese di Galazia, come vedremo, sono sovvertite dai giudaizzanti, ma una chiesa malata non smette di essere chiesa cristiana, come un cristiano imperfetto non smette di essere cristiano, e come un uomo malato non smette di essere uomo. Sono però chiese segnate dall’errore, ma non hanno ancora rinnegato del tutto il vangelo.

Da qui l’urgenza di intervenite con immediatezza ed energia, perché l’errore venga arginato e la verità ripristinata. La Chiesa deve fare molta attenzione nel correggere gli errori circa la fede, e deve farlo con tempestività. Lasciare un solo errore libero per un giorno significa permettere che molte menti vengano sedotte.

Si pensi ai tempi odierni. Molti non intervengono più, altri lasciano passare degli anni prima che si accorgano degli errori che stanno rovinando la comunità, tanti neanche se ne accorgono, tanti altri sono proprio loro a fomentare l’errore e a far prosperare la falsità circa la fede.

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