venerdì 25 dicembre 2020

GESU' È NATO IL 25 DICEMBRE A MEZZANOTTE

Gesù è nato il 25 dicembre a mezzanotte

1. PREMESSA

Il Natale, la festa più amata da ogni cristiano, non è però la più importante all’interno del cristianesimo. Se, infatti, Gesù fosse nato ma non fosse risorto, resterebbe soltanto uno dei tanti grandi saggi che hanno popolato la storia dell’umanità. Al contrario, Gesù è stato l’unico uomo che ha vinto l’insormontabile problema dell’uomo: la morte. Per questo la celebrazione cristiana più importante è la Pasqua, giorno della sua resurrezione, la cui data è fissata storicamente ed è astronomicamente certa: l’alba della domenica 9 aprile dell’anno 30 d.C., così come la data della sua morte: circa alle 15 pomeridiane del venerdì 7 aprile del medesimo anno 30.

Il Natale per il cristiano non è tanto il ricordo di una data, quanto la celebrazione di un evento biblico e salvifico, infatti negli stessi Vangeli non c’è nessun riferimento alla data di nascita di Gesù. Anche nel calendario cristiano il dies natalis in cui si commemora un determinato santo è il giorno della morte, non della nascita.

Soltanto nel II e III secolo i cristiani cominciarono a prendere in considerazione anche la data di nascita di Gesù, anche se con una certa diffidenza.

2. IL 25 DICEMBRE HA UN’ORIGINE PAGANA?

La vulgata corrente ritiene che il 25 dicembre sia una data convenzionale, scelta appositamente dalla chiesa primitiva per sostituire la festa pagana del Sol invictus.

Alcuni utilizzano questa argomentazione per sostenere che il cristianesimo si sarebbe imposto con la forza sul paganesimo. C'è chi, addirittura, nel mondo ebraico, si appoggia a tale tesi per affermare l’inesistenza storica di Gesù Cristo, inventato da qualcuno che avrebbe copiato le sue gesta dalla divinità pagana Mitra, la cui festa si ritiene fosse celebrata il 25 dicembre. In realtà le prime notizie sulla storia di Mitra sono certamente posteriori ai Vangeli.

Molti sostengono che il Natale cristiano si basi sulla festa del “Sol Invictus”, mentre altri sulle feste “Saturnali” dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno. In realtà queste non sono mai state celebrate il 25 dicembre, ma si svolgevano dal 17 al 23 dicembre e non avrebbe avuto alcun senso far cadere il Natale cristiano dopo due giorni dal termine delle celebrazioni.

Nel 275 d.C., l’imperatore romano Aureliano eresse un tempio a Roma, istituendo un collegio sacerdotale e fissando la data del dies natalis del Sol invictus al 25 dicembre. Tale festa avveniva tra il 22 e il 24 dicembre. Occorre precisare che nessuna fonte storica contemporanea ad Aureliano, o a lui precedente, testimonia una festa del sole il 25 dicembre. La prima attestazione in questo senso risale alla Cronografia del 354 (detta anche Calendario filocaliano), un composito testo cristiano redatto a Roma.

Non c’è dunque certezza su chi abbia per primo usato la data del 25 dicembre come festa propria: sono stati i cristiani a far calare la nascita di Cristo sulla festa del Sole Invitto, sono stati i pagani a tentare di contenere l’esplosione della nuova religione nell’impero romano, oppure le due date sono state scelte in modo indipendente?

Sostenitori della tesi “pagana”. Secondo diversi studiosi, sarebbero stati i cristiani ad “arrivare dopo”: avrebbero identificato la nascita di Gesù il 25 dicembre per “cristianizzare” la festa pagana. Questa ipotesi è stata avanzata per la prima volta verso la fine del XII secolo dal vescovo siriano Jacob Bar-Salibi, il quale sostenne che la festa di Natale fu spostata dal 6 gennaio al 25 dicembre in modo da cadere sulla stessa data della festa pagana:

«era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la “vera” Natività doveva essere proclamata in quel giorno.». (J. Bar-Salibi da Christianity and Paganism in the Fourth to Eighth Centuries, Ramsay MacMullen. Yale, 1997, p. 155).

Tuttavia tale spiegazione è decisamente in contrasto con il fatto che i primi cristiani erano perseguitati proprio perché non partecipavano alle feste e alle celebrazioni pagane (dato che adoravano un Dio invisibile, furono definiti “atei” dai pagani). In ogni caso l’idea è stata ripresa da studiosi del tardo XVII secolo, sopratutto da puritani inglesi e presbiteriani scozzesi e da Paul Ernst Jablonski, un tedesco protestante con l’intenzione di dimostrare che la celebrazione della nascita di Cristo il 25 dicembre è stata una delle tante “paganizzazioni” del cristianesimo che la Chiesa del IV secolo ha abbracciato.

Altri sostengono che fu l’Imperatore Costantino - cultore del Dio Sole prima di abbracciare la fede cristiana - a trasformare nel 330 d.C. la festa pagana del Deus Sol Invictus del 25 dicembre in festa cristiana.

Obiezioni e sostenitori della tesi “cristiana”. La pensano diversamente altri studiosi. La prima citazione della celebrazione del Natale cristiano al 25 dicembre proviene da Ippolito di Roma (martirizzato nel 235 d.C.), quando nel suo Commentario su Daniele risalente al 203 d.C., scrive: «La prima venuta di nostro Signore, che nella carne, nella quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio», vale a dire otto giorni prima del 1° gennaio, cioè il 25 dicembre.

Dunque, l’uso di tale data da parte dei cristiani sarebbe accertata molti anni prima di Costantino. Lo studioso Michele Loconsole, ha affermato anche che la Chiesa primitiva, soprattutto d’Oriente, aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte (cfr. M. Loconsole, La festa del Natale precede quella pagana del dio sole).

Steven Hijmans, docente di arte romana e archeologia presso l’University of Alberta, ha sostenuto che «rappresentare la religione pagana come una potenziale minaccia al cristianesimo, non è supportata da alcuna prova evidente. L’affermazione che il 25 dicembre era un festa particolarmente popolare per il Sol Invictus nella tarda antichità è altrettanto infondata [...]. non vi è alcuna prova che Aureliano istituì una celebrazione del Sol Invictus in quel giorno. Non vi è alcuna prova che una celebrazione religiosa del Sol Invictus in quel giorno abbia preceduto la celebrazione del Natale». Nel suo studio egli mette fortemente in dubbio la tesi che il Natale sia stato istituito il 25 dicembre per contrastare una popolare festa pagana.

Si sottolinea inoltre che prima del 354 d.C, ancora durante il regno di Licinio (imperatore dal 308 al 324 d.C.) il culto al dio solare veniva celebrato il 19 dicembre, e non il 25. Si aggiunge poi che questa antica festa astronomica veniva celebrata anche in diverse altre date dell’anno, tra cui spesso veniva scelto il periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre. Quella del 25 dicembre si sarebbe imposta soltanto dopo la metà del IV secolo d.C. (cfr. M. R. Salzman, New Evidence for the Dating of the Calendar at Santa Maria Maggiore in Rome, Transactions of the American Philological Association 1981, pp. 215-227, a p. 221, citata da M. Loconsole, “La festa del Natale precede quella pagana del dio sole”).

Secondo Thomas Talley, l’imperatore Aureliano avrebbe inaugurato la festa del Sol Invictus cercando di dare nuova vita – una rinascita – ad un morente Impero Romano. È molto più probabile, egli sostiene, che l’azione dell’imperatore sia stata una risposta alla crescente popolarità e alla forza della religione cattolica, che celebrava la nascita di Cristo il 25 dicembre, e non il contrario (T. Talley, The Origins of the Liturgical Year, Collegeville, MN: Liturgical Press, 1991, pag. 88-91). Aureliano, lo ricordiamo, fu effettivamente un forte persecutore dei cristiani.

Inoltre diversi autori cristiani contemporanei ai fatti, come Ambrogio (c. 339-397) hanno avanzato un collegamento tra il solstizio d’inverno e la nascita di Gesù, descrivendo Cristo come il vero sole che ha eclissato gli dèi caduti del vecchio ordine, ma mai alludendo a una “operazione politica” della Chiesa, piuttosto osservando la coincidenza come un segno provvidenziale. Si fa anche presente che a Petovio (l’attuale Ptuj, in Slovenia), è stata recuperata la testimonianza di Vittorino che verso la fine del III secolo afferma: «Abbiamo trovato, tra le carte di Alessandro, che fu Vescovo a Gerusalemme, ciò che egli trascrisse di suo pugno da documenti apostolici: l’ottavo giorno dalle calende di gennaio [ossia il 25 dicembre] è nato Nostro Signore Gesù Cristo, sotto il consolato di Sulpicio e Camerino […]» Alessandro morì nel 251 d.C.

Occorre anche ricordare che fino a quando non è stato pubblicato l’Editto di Milano (313 d.C.), i cristiani erano fortemente perseguitati e si rifugiavano frequentemente nelle catacombe. Quindi, anche se avessero festeggiato il Natale al 25 dicembre non lo avrebbero certo fatto in modo pubblico, inoltre fin da subito hanno rivendicato una propria identità in opposizione al loro ambiente culturale, soprattutto in relazione ad altre religioni. Esisterebbero infatti inni e preghiere dei primi cristiani che mostrano il festeggiamento del Natale prima dell’Editto di Costantino (Daniel-Rops, Prières des Premiers Chrétiens, Paris: Fayard, 1952, pp 125-127, 228-229, citato in M.T. Horvat, Christmas Was Never a Pagan Holiday).

Pertanto, la festa pagana della “Nascita del Sole Invitto”, istituita dall’imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274, fu certamente un tentativo di creare una valida alternativa pagana a una data che era già di una certa importanza per i cristiani.

Ma anche ammessa e non concessa la validità della “tesi pagana”, ciò non dovrebbe imbarazzare i cristiani. In qualunque incontro tra culture diverse, ci sono sempre fenomeni di assimilazione e sostituzione: in questo caso il cristianesimo ne avrebbe colto il significato simbolico e lo avrebbe trasferito a Cristo, così come ha valorizzato diversi elementi della cultura greco romana, basti pensare al termine logos. L’inculturazione della fede è un fenomeno normale, comune e legittimo della vita della Chiesa, si tratta della trasformazione, dell’integrazione e del potenziamento dei valori che si incontrano nelle civiltà in cui si innesta il cristianesimo. Esse non vengono cancellate, ma valorizzate attraverso una spiritualità nuova. È avvenuta la stessa cosa con il popolo d'Israele, le cui principali feste erano feste agricole celebrate anche dai popoli pagani. L’importante, teologicamente parlando, è che l'inculturazione non produca l’abbandono dei dogmi cristiani o l’introduzione di credenze pagane, producendo una nuova religione sincretistica, ma questo ovviamente non è il caso della natalità di Cristo, la cui vicenda rimane unica, irripetibile.

3. IL 25 DICEMBRE HA UN’ORIGINE CRISTIANA-SIMBOLICA?

Diversi studiosi hanno avanzato la tesi che la data del 25 dicembre sia stata scelta usando criteri indipendenti e non legati alle feste pagane, anche se sovrapponibili.

Ipotesi del calcolo. Essa, si basa sulla tradizione dei patriarchi ebrei che vuole che siano morti nella data del loro compleanno (calcolando con un numero intero di anni, dato che le frazioni di anni erano ritenute imperfezioni): essendo il Cristo un essere perfetto, anche per lui la data del giorno in cui fu concepito doveva essere la stessa data della sua morte. Nel 207 d.C. Tertulliano ha identificato come data di morte del Cristo il 25 marzo, l'ottavo giorno alle calende d’Aprile (cfr. Tertulliano, Contro i Giudei 8,18), una scelta certamente simbolica, legata all’equinozio di primavera del calendario romano (il giorno perfetto, dove la notte ed il giorno si equilibrano) e alla ipotetica creazione del mondo secondo la tradizione ebraica (come anche del sacrificio di Abramo e del passaggio del Mar Rosso). Assumendo tale data, anche il concepimento del Cristo (l’annuncio a Maria) sarebbe avvenuto il 25 marzo e dunque la nascita nove mesi dopo, al 25 dicembre.

S. Agostino è testimone della tradizione secondo cui Cristo fu concepito e morì il 25 marzo: «Octavo enim Kalendas apriles conceptus creditur quo et passus» (De Trinitate IV, 5 ; cfr. De diversis quaestionibus, 56) e la stessa cosa affermò nel 221 d.C. Sesto Giulio Africano, il quale nel suo Chronographiai, pose al 25 marzo sia la data della passione di Cristo che quella dell’annuncio a Maria (concepimento di Gesù). Abbiamo poi già citato Ippolito di Roma, il quale nel 203 d.C. certifica la festa del Natale cristiano al 25 dicembre, e la testimonianza di Vittorino sul vescovo di Gerusalemme, Alessandro, il quale, prima del 251 d.C. affermò il 25 dicembre come festa cristiana.

Una variante della stessa tesi è basata sull’astronomia: secondo le idee del tempo si riteneva che la creazione del mondo fosse avvenuta all’equinozio di primavera, assegnato allora al 25 di marzo (non al 21). Ragionando secondo questa idea, si riteneva che anche la seconda creazione, ossia la concezione di Cristo nel seno di Maria, doveva essere avvenuta il 25 di marzo. Ne derivava di conseguenza che la nascita del Salvatore andava assegnata al 25 dicembre, nove mesi dopo la sua concezione.

Un’altra considerazione, con basi astronomiche ma anche bibliche, confermava i padri della chiesa in questo loro ragionamento. Verso il 25 dicembre il sole riprende la sua ascesa dopo il solstizio invernale. Era questo un particolare che induceva gli antichi a collegarvi il sorgere del Sole di giustizia, che è Cristo Signore.

Una conferma di tutto questo arriva anche dall’arte: i primi cristiani avvertivano infatti la necessità di manifestare questa loro fede anche con le arti figurative. Ci sono arrivati diversi affreschi e mosaici che paragonano Cristo al sole. Un esempio per tutti si trova nella necropoli vaticana dove nel mosaico del soffitto del mausoleo M, composto tra il 150-180 d.C., abbiamo la raffigurazione di Cristo-Sole che ascende al cielo.

Secondo queste tesi, dunque, la scelta del 25 dicembre vene identificata in modo totalmente autonomo e indifferente dal fatto che la stessa data fosse eventualmente già usata dalle feste pagane. Le due feste potrebbero dunque essere sorte senza alcuna intenzione di mutua incidenza.

4. IL 25 DICEMBRE È LA VERA DATA DI NASCITA DI GESU

Il 25 dicembre non è affatto una data simbolica-convenzionale, ma è la data storicamente esatta della nascita di Cristo.

Tesi archeologico-biblica. Tale tesi è basata sulle importanti scoperte archeologiche di Qumran, grazie al Calendario di Qumran e al ritrovamento sopratutto del Libro dei Giubilei (II secolo a.C.). L’evangelista Luca riferisce che l’arcangelo Gabriele annunciò a Zaccaria la nascita del figlio Giovanni, mentre egli stava svolgendo le sue funzioni sacerdotali davanti a Dio nel tempio, nel turno di Abia (Luca 1:62). Nel 1953 la famosa specialista francese Annie Jaubert studiò il calendario del Libro dei Giubilei, scoprendo che numerosi frammenti di tale testo dimostrano non solo che esso era stato fatto proprio dagli Esseni, ma che essi lo avevano usato almeno fino al I secolo d.C. (A. Jaubert, Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques, in “Vetus Testamentum, Suppl.” 3, 1953, pp. 250-264). Nel 1958, lo studioso ebreo Shemarjahu Talmon, docente presso l’Università di Gerusalemme, ha ricostruito le turnazioni sacerdotali degli ebrei e, applicandole al calendario gregoriano, ha scoperto che la classe sacerdotale del turno di Abia svolgeva le sue funzioni due volte l’anno, e una di esse corrispondeva all’ultima decade di settembre (cfr. The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolym itana, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199). Risulta dunque storicamente attendibile la data tradizionale attribuita alla nascita di Giovanni Battista (24 giugno), avvenuta nove mesi dopo l’annuncio di Gabriele a Zaccaria (23 settembre)

Se è storicamente attendibile la data della nascita di Giovanni Battista (24 giugno), avvenuta nove mesi dopo l’annuncio di Gabriele a Zaccaria (23 settembre), allora ne consegue anche il fondamento storico dell’annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria (e il concepimento verginale di Gesù) avvenuta “sei mesi dopo”, quindi nel marzo dell’anno successivo (il 25 marzo, secondo il calendario cattolico, come affermato nel 221 d.C. (circa) da Sesto Giulio Africano in Chronographiai):  «Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile» (Luca 1:36).

Ovviamente, essendoci sei mesi di distanza tra la nascita di Giovanni Battista e Gesù, tutto questo implica che anche la data del 25 dicembre (nove mesi dopo), per determinare la nascita di Gesù, è storicamente fondata. Di conseguenza, è una data storica anche quella della santa circoncisione, avvenuta otto giorni dopo la nascita, secondo la legge di Mosè, e così quaranta giorni dopo la nascita, il 2 febbraio, la “presentazione” di Gesù al tempio.

L’obiezione dei pastori

Una postilla finale: contro la nascita di Gesù il 25 dicembre viene spesso citato il fatto che in Palestina i pastori, non più tardi del 15 ottobre, riportano il loro gregge al riparo per proteggerlo dal freddo, dalla pioggia e dalla neve. Nei Vangeli, invece, si legge che la notte in cui ebbero l’annuncio della nascita del Salvatore, stavano facendo la guardia al gregge all’aperto (Luca 2:8). A questa obiezione ha risposto Michele Loconsole, il quale ha spiegato che i giudei distinguono tre tipi di greggi: quello composto da sole pecore dalla lana bianca, quello formato da pecore la cui lana è in parte bianca, in parte nera e quello formato da pecore la cui lana è nera: questi ultimi animali, ritenuti non adatti per i sacrifici del tempio, non possono entrare in città, neppure dopo il tramonto, quindi costretti a permanere all’aperto con i loro pastori sempre, giorno e notte, inverno e estate.

Quindi, se questa era la situazione nell’Israele dei tempi di Gesù, la presenza dei pastori nelle vicinanze della grotta e mangiatoia non era una invenzione (e poi perché? I pastori non davano certo particolare lustro all’evento) da parte del Vangelo di Luca.

5. CONCLUSIONE

Abbiamo dunque valutato alcune tesi dibattute sull’origine del 25 dicembre. Quella che sostiene la vulgata corrente, cioè la “cristianizzazione” di una festa pagana potrebbe avere qualche motivazione ma esistono altrettante valide obiezioni di cui non si può non tenere conto: è infatti altrettanto probabile che siano stati i romani a “paganizzare” la festa cristiana.

Ad una osservazione oggettiva risulta tuttavia molto più attendibile l'idea basata sugli studi di Annie Jaubert e soprattutto di Shemarjahu Talmon (ebreo, quindi al di sopra delle parti), i quali hanno sostenuto che la data del 25 dicembre è storicamente accertata, e di conseguenza anche tutte le date stabilite dalla tradizione cristiana che vanno perfettamente a collimare con le scoperte di Qumran: l’annuncio di Gabriele a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista (23 settembre), la nascita di Giovanni Battista avvenuta nove mesi dopo (24 giugno), l’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria (e il concepimento verginale di Gesù) avvenuta sei mesi dopo (25 marzo) e, infine, la nascita di Gesù avvenuta nove mesi dopo (25 dicembre).

PER QUANTO RIGUARDA LA MEZZANOTTE... Oggi noi suddividiamo il giorno in 24 ore, facendolo cominciare alla mezzanotte. Ma dal medioevo fino al Settecento il giorno cominciava all'Avemaria, ovvero mezz'ora dopo il tramonto. Oggi ancora, d'altronde, gli Ebrei ne fissano l'inizio al tramonto, come gli Ateniesi antichi.

La messa di Mezzanotte è l'orario trasmesso dalla tradizione, la quale, non a caso, applica alla nascita di Cristo un testo della Sapienza che si riferisce a tutt’altro:

Sapienza 18:14,15 Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale...guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.

La parola di Dio è personificata. La tradizione ebraica riteneva che di notte fossero accaduti i grandi interventi di Dio: la creazione, l'apparizione ad Abramo, l'esodo dall'Egitto, e di notte s'aspettava che venisse anche il Messia. 

























lunedì 21 dicembre 2020

FRASI CELEBRI DI MARTIN LUTERO

 

FRASI CELEBRI DI MARTIN LUTERO


«Io non ammetto

che la mia dottrina possa

essere giudicata da alcuno,

neanche dagli Angeli.

Chi non riceve la mia dottrina

non può giungere

alla salvezza».

(Martin Lutero, Weim., X, P. II, 107, 8-11)



«Io sono stato

un grande mascalzone

e omicida».

(Martin Lutero,

WA WW 29,50,18)



«Questi idioti di asini

(cattolici) non conoscono che le 

 tentazioni della carne. (...). In

realtà, a queste tenta-

zioni il rimedio è faci-

le: vi sono ancora don-

ne e giovanette...».

(Martin Lutero)



«Se la moglie

trascura il suo dovere

(sessuale),

l’autorità temporale

ve la deve

costringere,

oppure

metterla a morte».

(Martin Lutero)



«Il motivo per cui bevo

tanto più forte, parlo

tanto più licenziosamente, 

 gozzoviglio tanto più 

 frequentemente, è quello di 

 pigliare in giro il diavolo

che voleva canzonarmi».

(Martin Lutero)



«Prima di me, non si è conosciuto nulla. Sono certo 

 che né Sant’Agostino, né Sant’Ambrogio, che

pure in queste materie sono grandissimi, mi stanno 

alla pari. Sono superbo in Dio sopra ogni misura, 

né la cedo di un dito agli Angeli del Cielo, né a

Pietro né a Paolo, né a cento imperatori, né a mille

Papi, né a tutto quanto il mondo.

Ecco il mio motto: Non cedo a nessuno!».

(Martin Lutero)



Lutero, un giorno, rispondendo 

 a sua madre che gli aveva 

chiesto  se doveva anche

lei cambiare religione,

disse: «No, restate cattolica, 

 perché io non

voglio né ingannare né

tradire mia madre!».

(Questo significativo

“documento” si conserva

nella Biblioteca del Convento

domenicano di Santa Maria

della Minerva in Roma).