INCANTARE I CRISTIANI ATTRAVERSO IL MOVIMENTO MESSIANICO
Molti
cristiani non si rendono conto che è in corso una battaglia tra i
rituali esteriori ebraici, come mezzo di spiritualità e
santificazione, e quelli cristiani. Nessuno sosterrebbe che essere
sempre più simili a Cristo non sia un obiettivo lodevole. Dobbiamo
tenere costantemente lo sguardo su di Lui (Ebr. 12:2) e vederlo come
esempio da seguire (1Piet. 2:21). Ma come per ogni viaggio, dobbiamo
decidere come arrivarci. Il problema più grande dell'essere come
Gesù è: cosa significa veramente? Che cosa comporta? e come si
può realizzare?
Viene
detto, anche giustamente, che "Gesù era un ebreo". Non si
può assolutamente negare che Gesù sia nato ebreo e abbia vissuto
una vita ebraica. Lo ha fatto per soddisfare ogni richiesta della
legge, l'ha fatto per noi (Rom. 8:1-4).
Quindi,
se vogliamo essere come Gesù, significa che dobbiamo diventare ebrei
osservanti, come alcuni sostengono? Significa questo essere veramente
come Gesù? I credenti gentili dovrebbero cercare di essere ebrei
messianici? I gentili dovrebbero indossare la kippah, adorare in una
sinagoga, suonare uno shofar, indossare un tallit, chiamare Gesù
Yeshua, osservare le feste dell'Antico Testamento, le leggi
alimentari e dare ai loro pastori il titolo di Rabbi? Le cerimonie e
le pratiche ebraiche sono efficaci?
Dobbiamo
ripristinare le pratiche ebraiche del primo secolo? I farisei
praticavano tutte le cerimonie, ma la loro è una storia ammonitrice
poiché Gesù disse loro che facevano queste cose invano (Mat.
15:7-9; vedi anche Matteo 23).
Il
movimento messianico moderno rispondere alla domanda con un forte:
"sì!". È un movimento trasversale che si è infiltrato
nel cristianesimo, privo di una teologia condivisa e coerente, senza
un organo di controllo dottrinale, e molto attaccato all'esteriorità
ebraica.
Sono
talmente divisi dottrinalmente che alcuni negano anche la Trinità,
cioè il fondamento del cristianesimo. In realtà, ciò che li tiene
uniti è un'idea, un punto di vista, un atteggiamento o una
filosofia: il concetto condiviso che le tradizioni ebraiche e il
giudaismo sono di gran lunga superiori alla Chiesa, una via sicura
per una santificazione più profonda, e per alcuni anche una via più
sicura per la salvezza. Di certo, pensano di essere credenti più
"autentici"
È
difficile definire il Movimento Messianico perché è così
diversificato e composto da così tanti gruppi e individui disparati
che sembra un bersaglio in movimento, un vasto assortimento di tutto.
Può anche includere la Kabbala, con la sua numerologia esoterica.
È
un movimento che insiste sul fatto che bisogna risuscitare l'ebraismo
del I secolo (le cosiddette nostre radici ebraiche) e l'ambiente e lo
stile di vita degli ebrei del I secolo e introdurli nelle comunità
cristiane. È un movimento di restaurazione che afferma che la Chiesa
ha abbandonato le sue radici ebraiche e deve tornare a uno stile di
vita più ebraico per essere autentica.
Sebbene
abbia la sua utilità studiare l'archeologia, la geografia, la
sociologia, la religione e le usanze dell'antico mondo biblico, non
ne consegue che dobbiamo reintrodurre e copiare quei tempi. Va anche
aggiunto che il Movimento Messianico, più che le usanze ebraiche del
I secolo, sta introducendo le tradizioni e le pratiche del Talmud,
che fu completato molto tempo dopo Gesù, nel V-VI secolo. Ci sono
addirittura due Talmud, cioè il Talmud babilonese e il Talmud
palestinese, ed essi variano nelle loro tradizioni e pratiche.
Il
movimento messianico è in realtà basato sulla tradizione
ebraica/rabbinica del Talmud, mentre la questione se i gentili
debbano assumere uno stile di vita ebraico è stata risolta dal
Concilio di Gerusalemme descritto in Atti 15. La notizia nuova del
Vangelo è che, in Gesù, ebrei e gentili hanno accesso diretto a
Dio.
In
pratica, i promotori del Movimento Messianico traggono i loro
contenuti più dal giudaismo talmudico che dal giudaismo del Vecchio
o Nuovo Testamento. Atti 15 affronta direttamente il rapporto dei
credenti gentili con il giudaismo. L'apostolo Giacomo disse ai
credenti ebrei che non dovevano disturbare i credenti gentili: "io
ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio
tra i pagani"
(Atti 15:19). Quindi una lettera ufficiale è stata inviata ai
gentili riaffermando la decisione: "Abbiamo
saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun
incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i
vostri animi"
(Atti
15:24). In altre parole: "guardatevi bene dal tentativo di
trasformare i gentili in ebrei!"
L'ebreo
messianico Stan Telchin vede l'imposizione della Torah e della
pratica ebraica sui gentili come un aspetto molto preoccupante: “So
che la stragrande maggioranza dei credenti ebrei non frequenta le
sinagoghe messianiche. È stato suggerito che meno del cinque per
cento dei credenti ebrei negli Stati Uniti vi assistano... Molti
ebrei che ho portato in tali sinagoghe mi hanno detto che si
sentivano come se stessero guardando una caricatura, un'imitazione e
non la cosa reale" (Messianic
Judaism Is Not Christianity ,
p. 83).
Telchin
dice che fino al 95% dei partecipanti alle sinagoghe messianiche sono
gentili e solo il 5% sono ebrei. Questo ci dice che i gentili vengono
"convertiti" a forme di giudaismo che anche molti ebrei
rifiutano. Questo ribalta Atti 15. La domanda a cui gli insegnanti
messianici devono rispondere è: "Perché ci sono molti più
credenti gentili che ebrei nelle comunità messianiche?"
Queste
imposizioni delle pratiche ebraiche ai credenti non ebrei è una
questione seria che promuove l'elitarismo, divisioni inutili,
confusione e pratiche non bibliche. Possiamo capire gli ebrei che si
convertono a Cristo che cercano ancora di conservare alcuni aspetti
culturali e celebrazioni della loro eredità storica. Tuttavia,
imporli ai gentili (come è il caso, il più delle volte) è una
diretta violazione delle parole di Paolo ai Colossesi: "Nessuno
dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a
feste, a noviluni e a sabati: tutte
cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è
Cristo!"
(Col. 2:16,17).
Paolo dice ai pagani di Colosse che non devono permettere a nessuno
di costringerli alle pratiche giudaiche. Gli ebrei e i gentili
salvati sono ora un corpo nuovo e un uomo nuovo: la chiesa.
Ho
già accennato alla pratica molto confusa di sovrapporre le
successive tradizioni talmudiche ai credenti del Nuovo Testamento.
Non è come aggiungere dei libri extrabiblici alla Sacra Scrittura.
Parte del Talmud non ha nulla a che fare con il Nuovo Testamento e
riflette solo il successivo giudaismo privo della terra, del tempio,
del sacerdozio e del sacrificio.
Una
questione molto importante che il Movimento Messianico non affronta
mai è: quale giudaismo? Sarebbe più corretto parlare di giudaismi.
C'erano diversi flussi di giudaismo nel I secolo. Quello dei farisei,
per esempio. E, in questo caso, quello della scuola di Shammai o di
Hillel? Oppure quello dei Sadducei? Perché non il giudaismo degli
zeloti o degli erodiani? O meglio ancora il giudaismo di Giovanni
Battista? O quello dei puristi e separatisti esseni? Qualsiasi
giudaismo del I secolo di qualsiasi tipo non può essere praticato
poiché non c'è né tempio, né sacerdozio. Alcuni nel Movimento
Messianico sembrano innamorarsi dei moderni ebrei ortodossi. Ma la
domanda senza risposta è: quale gruppo ortodosso?
Nel
complesso mondo dell'ortodossia ebraica, ci sono una miriade di
gruppi in competizione con abiti diversi e tradizioni diverse, e
tutti affermano tutti essere più puri degli altri. Tanto per citarne
alcuni: Chabad Lubavitcher, Ger, Belz, Karlin Stolin, Breslav, Samar,
Neturei Karta. Qual è quello giusto?
C'è
un'ignoranza quasi totale da parte degli insegnanti del Movimento
Messianico riguardo il Nuovo Testamento, in particolare le lettere di
Paolo, tranne qualche brano scelto della lettera ai Romani che a loro
avviso parlano di essere innestati nelle radici ebraiche. Ammesso e
non concesso, è chiaro che essere innestati nelle radici ebraiche ha
a che fare con le benedizioni abramitiche e messianiche, non con la
clonazione o il tentativo di agire come ebrei. Non significa
travestirsi e fingere di essere di un'altra nazionalità o religione.
Ignorare
le epistole è ignorare la vita della chiesa. Non c'è da
meravigliarsi che quelli del Movimento Messianico hanno una visione
monca e distorta.
Gli
ebrei cacciavano dalla sinagoga chi professava Cristo (Giov. 9:22).
Eppure quelli del Movimento Messianico fingono che le sinagoghe siano
dei buoni posti in cui stare. Possiamo unire chiesa e sinagoga?
Dovremmo? Dobbiamo ricordare che Gesù disse chiaramente: "Su
questa roccia costruirò la mia chiesa". Non ha detto:
"Costruirò la mia sinagoga".
La
lettera ai Galati si occupa di questo in grande dettaglio. È
interessante notare che Paolo disse ai Galati che un ritorno al
giudaismo denotava la loro "stoltezza", erano stati
"ammaliati" (Gal. 3:1). La parola "ammaliati",
ebaskanen,
viene da baskano,
e significa essere sedotti e attratti da una falsa dottrina.
Così
la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo
(Gal. 3:24). Nel sistema educativo
dell’antichità c’era il pedagogo, cioè un servitore che aveva
il compito di accompagnare il bambino a scuola, per proteggerlo dai
pericoli, insegnargli come doveva comportarsi nelle varie circostanze
ed essere all’occorrenza di aiuto. Non aveva il compito di istruire
il bambino, e quando il ragazzo diventava maggiorenne, questa
attività cessava. Quindi la funzione del pedagogo non consisteva
nell’educazione del bambino, ma nella sorveglianza e nella
protezione. Per Paolo la legge è stata un pedagogo di questo tipo.
La legge è tutela e garanzia della promessa fatta ad Abramo e alla
sua progenie. La legge ha il ministero di condurre, di portare a Gesù
Cristo. Essa non ha altre mansioni da assolvere. Con Cristo la
legge-pedagogo cessa la sua funzione poiché nella fede in Cristo si
ha la rigenerazione nello Spirito Santo.
Venuto Cristo e
presentato a Lui tutto il popolo che era sotto la legge, la legge non
ha più ragion d’essere, come non ha più ragion d’essere il
pedagogo per rapporto al bambino. È compito e ministero del pedagogo
far sì che il bambino diventi adulto; così è compito della Legge
far sì che i figli di Israele siano tutti consegnati a Cristo.
Operato questo passaggio, finisce la legge, inizia l’era della
fede, che si concluderà con la fine della storia, quando il Signore
si accingerà a fare i cieli nuovi e la terra nuova.
Paolo
aggiunge: Ma
ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo (Gal.
3:25). Questo versetto sancisce in modo
irreversibile la fine del compito della legge. Quando è finita la
legge? Nel momento in cui Cristo ha detto: convertitevi e credete al
vangelo. Il pedagogo non serve più. Non c’è più spazio per lui
nel nuovo regime che il Signore ha preparato per i suoi figli e
questo regime è quello della fede in Cristo, nel suo vangelo che è
salvezza e redenzione, giustificazione e santificazione per ogni
uomo.
Se qualcuno volesse
ritornare sotto la legge, sappia che essa non funge più da pedagogo.
Sarebbe una assolutizzazione di essa e questo negherebbe o
rinnegherebbe tutta la promessa di Dio. In altre parole: se il fine,
lo scopo della legge, se il suo ministero è quello di condurre alla
fede, cosa succede per colui che abbandona la fede e ritorna sotto la
legge?
Compie un’azione
doppiamente stolta. È stolta la sua azione perché contraddice
sostanzialmente il fine per cui è stata data la legge. Essa esiste
per condurre a Cristo, per portare alla fede. Ma è anche stolta
perché si attende dalla legge ciò che essa non può dare. La legge
non può dare la giustificazione, perché il fine della legge non è
la giustificazione, ma quello di condurre a Cristo, condurre alla
fede. È stolta una simile azione perché è una evidente opera vana,
inutile, dannosa.
Dio non opera più per
mezzo della legge, opera per mezzo della fede. Con ogni mezzo e in
ogni modo egli vuole persuadere i Galati che il ritorno sotto il
dominio, o la schiavitù della legge, è per loro una inutile e
dannosa involuzione.
Non è lui a dire o a
predicare questo. È la natura stessa della legge che li condanna, in
quanto essi vogliono trovare nella legge la giustificazione, la
salvezza, mentre in verità è la stessa legge che attesta la sua
nullità per rapporto alla giustificazione. Quindi se la legge si
dichiara nulla per rapporto alla giustificazione di un uomo, perché
ricorrere ad essa per essere giustificati? Questa è la stoltezza
nella quale sono caduti i Galati. Per questo Paolo li chiama
insensati e dice loro che si sono lasciati ammaliare. Ammaliare è
proprio un’azione che non è fondata sulla ragionevolezza, ma
sull’inganno, sulla falsità, sulla vanità delle
parole che si dicono o che si predicano.
Un
altro argomento. È la Pasqua o la Cena del Signore? Paolo ricordò
ai Corinzi cosa rappresentava la Pasqua e cosa era veramente
centrale: "Cristo,
nostra Pasqua, è stato immolato!"
(1Cor. 5:7). È chiaro che tutte le cerimonie, i simboli e le feste
dell'Antico Testamento erano tipi e ombre che indicavano Gesù (Col.
2:16-23; Ebr. 10:1-10).
Un
altro argomento. Il sabato o la domenica? Il sabato (il settimo
giorno) era chiaramente attaccato alla conclusione dell'antica
creazione (Gen. 2:1-3). Domenica, il primo giorno della nuova
settimana celebra la Risurrezione e la nuova creazione in Cristo. I
cristiani sono una nuova creazione (2Cor. 5:17).