lunedì 30 novembre 2020

IL FRUTTO DELLO SPIRITO: BENEVOLENZA

 

Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;

Ricordiamo che i frutti dello Spirito Santo non sono qualità personali, cioè realtà che si trovano in una persona e in un'altra possono non trovarsi, ma sono operazioni dello Spirito, delle possibilità offerte a ogni uomo che si lasci guidare dallo Spirito.

Il frutto della benevolenza non è molto diverso da quello della bontà. Ha comunque un'accezione diversa. Voglio solo ricordare che l'attitudine filantropica del buonismo tanto di moda, è molto distante da questo frutto dello Spirito.

Benevolenza in greco è chrēstotēs, che viene da una radice che significa «utile, adatto», mentre la benevolenza viene molto spesso tradotta come gentilezza o affabilità. Invece la radice semantica della parola indica un senso di utilità, di adattabilità, di essere adatto per qualcosa, buono sì ma per qualcosa.

Differisce da agathōs, dalla bontà, perché la bontà esprime un concetto assoluto, una bontà che si finalizza all'altro, mentre questo è un concetto relativo: «buono per...». Quello che abbiamo qui è un concetto di efficacia.

Il benevolente è colui che vede nelle cose che affronta una utilità. È una attitudine di fronte alla vita, di fronte alle persone, per cui si coglie sempre l'aspetto costruttivo, si coglie sempre il bene possibile.

Mentre con la bontà ci chiedevamo qual è il bene dell'altra persona, qui siamo di fronte a qualcosa che mira più a uno scopo oggettivo, cioè vede nelle cose e nelle persone una finalità buona. È un cogliere l'occasione, la vita come occasione, le situazioni della vita come occasioni proficue, costruttive. È una visione pasquale della vita, di fronte anche alle cose negative io penso che il fine però sarà buono, che tutto va verso qualcosa di positivo.

Facciamo degli esempi. Una cosa non va come ce l'aspettiamo. Devo partire e si rompe la macchina. Le mie aspettative non si realizzano. Questo sfocia nella tristezza, nella mormorazione, nella reazione arrabbiata, ecc. Praticamente c'è il rifiuto di ciò che è accaduto. La benevolenza, la chrēstotēs, di fronte a questo fatto è quel tipo di attitudine per cui si chiede: Ma se fosse un bene? Se questa cosa fosse guidata da una mano sapiente? Forse era qualcos'altro quello che dovevo fare oggi. È un'apertura a un aspetto positivo.

Attenzione, però, qui si può sfociare facilmente a pensare la benevolenza come una sorta di ottimismo, di quello che vede il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Non è così. Questo tutt'al più è un buon carattere, è un pensare sempre a cose migliori, uno sperare di cavarsela in tutte le situazioni che avvengono.

Qui parliamo di un'altra cosa. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non accettiamo, lo Spirito Santo semina nel nostro cuore un dubbio, un pensiero profondo: il sospetto che ci sia qualcosa di buono in quella situazione che ci sta succedendo.

Per capire meglio questa benevolenza, facciamo un salto di qualità e applichiamolo a Dio. Dio è il Benevolente, per questo lo Spirito Santo opera la benevolenza nell'uomo. Qual è la benevolenza di Dio? Dio è benevole verso gli ingrati e i malvagi dice il Vangelo di Luca. Essere benevole verso un ingrato e un malvagio vuol dire cogliere nell'altro la sua potenzialità anche quando mostra il suo aspetto peggiore. Dio guarda all'uomo non in quanto capacità di distruzione, ma in quanto capacità di costruzione. In ogni uomo c'è una potenzialità che Dio guarda con occhio di padre. Dio è di fronte all'uomo con una attitudine positiva, e dà inizio a una storia di salvezza dinanzi al nostro male, e addirittura il nostro male può divenire incontro con la sua misericordia. Cristo non è venuto nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo, e allora le mie debolezze diventano l'occasione per conoscere l'amore di Dio per me, il suo atteggiamento sempre paterno.




giovedì 26 novembre 2020

INCANTARE I CRISTIANI ATTRAVERSO IL MOVIMENTO MESSIANICO

 

INCANTARE I CRISTIANI  ATTRAVERSO IL MOVIMENTO MESSIANICO

Molti cristiani non si rendono conto che è in corso una battaglia tra i rituali esteriori ebraici, come mezzo di spiritualità e santificazione, e quelli cristiani. Nessuno sosterrebbe che essere sempre più simili a Cristo non sia un obiettivo lodevole. Dobbiamo tenere costantemente lo sguardo su di Lui (Ebr. 12:2) e vederlo come esempio da seguire (1Piet. 2:21). Ma come per ogni viaggio, dobbiamo decidere come arrivarci. Il problema più grande dell'essere come Gesù è: cosa significa veramente? Che cosa comporta? e come si può realizzare?

Viene detto, anche giustamente, che "Gesù era un ebreo". Non si può assolutamente negare che Gesù sia nato ebreo e abbia vissuto una vita ebraica. Lo ha fatto per soddisfare ogni richiesta della legge, l'ha fatto per noi (Rom. 8:1-4).

Quindi, se vogliamo essere come Gesù, significa che dobbiamo diventare ebrei osservanti, come alcuni sostengono? Significa questo essere veramente come Gesù? I credenti gentili dovrebbero cercare di essere ebrei messianici? I gentili dovrebbero indossare la kippah, adorare in una sinagoga, suonare uno shofar, indossare un tallit, chiamare Gesù Yeshua, osservare le feste dell'Antico Testamento, le leggi alimentari e dare ai loro pastori il titolo di Rabbi? Le cerimonie e le pratiche ebraiche sono efficaci?

Dobbiamo ripristinare le pratiche ebraiche del primo secolo? I farisei praticavano tutte le cerimonie, ma la loro è una storia ammonitrice poiché Gesù disse loro che facevano queste cose invano (Mat. 15:7-9; vedi anche Matteo 23).

Il movimento messianico moderno rispondere alla domanda con un forte: "sì!". È un movimento trasversale che si è infiltrato nel cristianesimo, privo di una teologia condivisa e coerente, senza un organo di controllo dottrinale, e molto attaccato all'esteriorità ebraica.

Sono talmente divisi dottrinalmente che alcuni negano anche la Trinità, cioè il fondamento del cristianesimo. In realtà, ciò che li tiene uniti è un'idea, un punto di vista, un atteggiamento o una filosofia: il concetto condiviso che le tradizioni ebraiche e il giudaismo sono di gran lunga superiori alla Chiesa, una via sicura per una santificazione più profonda, e per alcuni anche una via più sicura per la salvezza. Di certo, pensano di essere credenti più "autentici"

È difficile definire il Movimento Messianico perché è così diversificato e composto da così tanti gruppi e individui disparati che sembra un bersaglio in movimento, un vasto assortimento di tutto. Può anche includere la Kabbala, con la sua numerologia esoterica.

È un movimento che insiste sul fatto che bisogna risuscitare l'ebraismo del I secolo (le cosiddette nostre radici ebraiche) e l'ambiente e lo stile di vita degli ebrei del I secolo e introdurli nelle comunità cristiane. È un movimento di restaurazione che afferma che la Chiesa ha abbandonato le sue radici ebraiche e deve tornare a uno stile di vita più ebraico per essere autentica.

Sebbene abbia la sua utilità studiare l'archeologia, la geografia, la sociologia, la religione e le usanze dell'antico mondo biblico, non ne consegue che dobbiamo reintrodurre e copiare quei tempi. Va anche aggiunto che il Movimento Messianico, più che le usanze ebraiche del I secolo, sta introducendo le tradizioni e le pratiche del Talmud, che fu completato molto tempo dopo Gesù, nel V-VI secolo. Ci sono addirittura due Talmud, cioè il Talmud babilonese e il Talmud palestinese, ed essi variano nelle loro tradizioni e pratiche.

Il movimento messianico è in realtà basato sulla tradizione ebraica/rabbinica del Talmud, mentre la questione se i gentili debbano assumere uno stile di vita ebraico è stata risolta dal Concilio di Gerusalemme descritto in Atti 15. La notizia nuova del Vangelo è che, in Gesù, ebrei e gentili hanno accesso diretto a Dio.

In pratica, i promotori del Movimento Messianico traggono i loro contenuti più dal giudaismo talmudico che dal giudaismo del Vecchio o Nuovo Testamento. Atti 15 affronta direttamente il rapporto dei credenti gentili con il giudaismo. L'apostolo Giacomo disse ai credenti ebrei che non dovevano disturbare i credenti gentili: "io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani" (Atti 15:19). Quindi una lettera ufficiale è stata inviata ai gentili riaffermando la decisione: "Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi" (Atti 15:24). In altre parole: "guardatevi bene dal tentativo di trasformare i gentili in ebrei!"

L'ebreo messianico Stan Telchin vede l'imposizione della Torah e della pratica ebraica sui gentili come un aspetto molto preoccupante: “So che la stragrande maggioranza dei credenti ebrei non frequenta le sinagoghe messianiche. È stato suggerito che meno del cinque per cento dei credenti ebrei negli Stati Uniti vi assistano... Molti ebrei che ho portato in tali sinagoghe mi hanno detto che si sentivano come se stessero guardando una caricatura, un'imitazione e non la cosa reale" (Messianic Judaism Is Not Christianity , p. 83).

Telchin dice che fino al 95% dei partecipanti alle sinagoghe messianiche sono gentili e solo il 5% sono ebrei. Questo ci dice che i gentili vengono "convertiti" a forme di giudaismo che anche molti ebrei rifiutano. Questo ribalta Atti 15. La domanda a cui gli insegnanti messianici devono rispondere è: "Perché ci sono molti più credenti gentili che ebrei nelle comunità messianiche?"

Queste imposizioni delle pratiche ebraiche ai credenti non ebrei è una questione seria che promuove l'elitarismo, divisioni inutili, confusione e pratiche non bibliche. Possiamo capire gli ebrei che si convertono a Cristo che cercano ancora di conservare alcuni aspetti culturali e celebrazioni della loro eredità storica. Tuttavia, imporli ai gentili (come è il caso, il più delle volte) è una diretta violazione delle parole di Paolo ai Colossesi: "Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo!" (Col. 2:16,17). Paolo dice ai pagani di Colosse che non devono permettere a nessuno di costringerli alle pratiche giudaiche. Gli ebrei e i gentili salvati sono ora un corpo nuovo e un uomo nuovo: la chiesa.

Ho già accennato alla pratica molto confusa di sovrapporre le successive tradizioni talmudiche ai credenti del Nuovo Testamento. Non è come aggiungere dei libri extrabiblici alla Sacra Scrittura. Parte del Talmud non ha nulla a che fare con il Nuovo Testamento e riflette solo il successivo giudaismo privo della terra, del tempio, del sacerdozio e del sacrificio.

Una questione molto importante che il Movimento Messianico non affronta mai è: quale giudaismo? Sarebbe più corretto parlare di giudaismi. C'erano diversi flussi di giudaismo nel I secolo. Quello dei farisei, per esempio. E, in questo caso, quello della scuola di Shammai o di Hillel? Oppure quello dei Sadducei? Perché non il giudaismo degli zeloti o degli erodiani? O meglio ancora il giudaismo di Giovanni Battista? O quello dei puristi e separatisti esseni? Qualsiasi giudaismo del I secolo di qualsiasi tipo non può essere praticato poiché non c'è né tempio, né sacerdozio. Alcuni nel Movimento Messianico sembrano innamorarsi dei moderni ebrei ortodossi. Ma la domanda senza risposta è: quale gruppo ortodosso?

Nel complesso mondo dell'ortodossia ebraica, ci sono una miriade di gruppi in competizione con abiti diversi e tradizioni diverse, e tutti affermano tutti essere più puri degli altri. Tanto per citarne alcuni: Chabad Lubavitcher, Ger, Belz, Karlin Stolin, Breslav, Samar, Neturei Karta. Qual è quello giusto?

C'è un'ignoranza quasi totale da parte degli insegnanti del Movimento Messianico riguardo il Nuovo Testamento, in particolare le lettere di Paolo, tranne qualche brano scelto della lettera ai Romani che a loro avviso parlano di essere innestati nelle radici ebraiche. Ammesso e non concesso, è chiaro che essere innestati nelle radici ebraiche ha a che fare con le benedizioni abramitiche e messianiche, non con la clonazione o il tentativo di agire come ebrei. Non significa travestirsi e fingere di essere di un'altra nazionalità o religione.

Ignorare le epistole è ignorare la vita della chiesa. Non c'è da meravigliarsi che quelli del Movimento Messianico hanno una visione monca e distorta.

Gli ebrei cacciavano dalla sinagoga chi professava Cristo (Giov. 9:22). Eppure quelli del Movimento Messianico fingono che le sinagoghe siano dei buoni posti in cui stare. Possiamo unire chiesa e sinagoga? Dovremmo? Dobbiamo ricordare che Gesù disse chiaramente: "Su questa roccia costruirò la mia chiesa". Non ha detto: "Costruirò la mia sinagoga".

La lettera ai Galati si occupa di questo in grande dettaglio. È interessante notare che Paolo disse ai Galati che un ritorno al giudaismo denotava la loro "stoltezza", erano stati "ammaliati" (Gal. 3:1). La parola "ammaliati", ebaskanen, viene da baskano, e significa essere sedotti e attratti da una falsa dottrina.

Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo (Gal. 3:24). Nel sistema educativo dell’antichità c’era il pedagogo, cioè un servitore che aveva il compito di accompagnare il bambino a scuola, per proteggerlo dai pericoli, insegnargli come doveva comportarsi nelle varie circostanze ed essere all’occorrenza di aiuto. Non aveva il compito di istruire il bambino, e quando il ragazzo diventava maggiorenne, questa attività cessava. Quindi la funzione del pedagogo non consisteva nell’educazione del bambino, ma nella sorveglianza e nella protezione. Per Paolo la legge è stata un pedagogo di questo tipo. La legge è tutela e garanzia della promessa fatta ad Abramo e alla sua progenie. La legge ha il ministero di condurre, di portare a Gesù Cristo. Essa non ha altre mansioni da assolvere. Con Cristo la legge-pedagogo cessa la sua funzione poiché nella fede in Cristo si ha la rigenerazione nello Spirito Santo.

Venuto Cristo e presentato a Lui tutto il popolo che era sotto la legge, la legge non ha più ragion d’essere, come non ha più ragion d’essere il pedagogo per rapporto al bambino. È compito e ministero del pedagogo far sì che il bambino diventi adulto; così è compito della Legge far sì che i figli di Israele siano tutti consegnati a Cristo. Operato questo passaggio, finisce la legge, inizia l’era della fede, che si concluderà con la fine della storia, quando il Signore si accingerà a fare i cieli nuovi e la terra nuova.

Paolo aggiunge: Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo (Gal. 3:25). Questo versetto sancisce in modo irreversibile la fine del compito della legge. Quando è finita la legge? Nel momento in cui Cristo ha detto: convertitevi e credete al vangelo. Il pedagogo non serve più. Non c’è più spazio per lui nel nuovo regime che il Signore ha preparato per i suoi figli e questo regime è quello della fede in Cristo, nel suo vangelo che è salvezza e redenzione, giustificazione e santificazione per ogni uomo.

Se qualcuno volesse ritornare sotto la legge, sappia che essa non funge più da pedagogo. Sarebbe una assolutizzazione di essa e questo negherebbe o rinnegherebbe tutta la promessa di Dio. In altre parole: se il fine, lo scopo della legge, se il suo ministero è quello di condurre alla fede, cosa succede per colui che abbandona la fede e ritorna sotto la legge?

Compie un’azione doppiamente stolta. È stolta la sua azione perché contraddice sostanzialmente il fine per cui è stata data la legge. Essa esiste per condurre a Cristo, per portare alla fede. Ma è anche stolta perché si attende dalla legge ciò che essa non può dare. La legge non può dare la giustificazione, perché il fine della legge non è la giustificazione, ma quello di condurre a Cristo, condurre alla fede. È stolta una simile azione perché è una evidente opera vana, inutile, dannosa.

Dio non opera più per mezzo della legge, opera per mezzo della fede. Con ogni mezzo e in ogni modo egli vuole persuadere i Galati che il ritorno sotto il dominio, o la schiavitù della legge, è per loro una inutile e dannosa involuzione.

Non è lui a dire o a predicare questo. È la natura stessa della legge che li condanna, in quanto essi vogliono trovare nella legge la giustificazione, la salvezza, mentre in verità è la stessa legge che attesta la sua nullità per rapporto alla giustificazione. Quindi se la legge si dichiara nulla per rapporto alla giustificazione di un uomo, perché ricorrere ad essa per essere giustificati? Questa è la stoltezza nella quale sono caduti i Galati. Per questo Paolo li chiama insensati e dice loro che si sono lasciati ammaliare. Ammaliare è proprio un’azione che non è fondata sulla ragionevolezza, ma sull’inganno, sulla falsità, sulla vanità delle parole che si dicono o che si predicano.

Un altro argomento. È la Pasqua o la Cena del Signore? Paolo ricordò ai Corinzi cosa rappresentava la Pasqua e cosa era veramente centrale: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" (1Cor. 5:7). È chiaro che tutte le cerimonie, i simboli e le feste dell'Antico Testamento erano tipi e ombre che indicavano Gesù (Col. 2:16-23; Ebr. 10:1-10).

Un altro argomento. Il sabato o la domenica? Il sabato (il settimo giorno) era chiaramente attaccato alla conclusione dell'antica creazione (Gen. 2:1-3). Domenica, il primo giorno della nuova settimana celebra la Risurrezione e la nuova creazione in Cristo. I cristiani sono una nuova creazione (2Cor. 5:17).




domenica 15 novembre 2020

IL FRUTTO DELLO SPIRITO: BONTA'

 

Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;

La bontà viene dalla parola greca agathōsynē, significa «bello, buono». Ricordiamo che stiamo parlando del frutto dello Spirito. C'è differenza tra un frutto e un seme. Il frutto è il compimento di un processo che inizia con il seme. Qui abbiamo a che fare con frutti e non con semi, ovverossia questi sono punti di arrivo, non sono punti di partenza. Quindi è un errore partire, nella vita spirituale, da questo punto. A questo punto si arriva, perché è frutto dell'opera dello Spirito, non è opera umana. Lo Spirito Santo entrando nell'uomo procura questo tipo di realtà.

Questo è un frutto della redenzione, e la bontà dobbiamo subito spiegarla salvandoci dai malintesi del linguaggio e della cultura di oggi, ovvero di quella bontà che non è frutto dello Spirito Santo ma è bontà umana.

La bontà umana, il buonismo, è una percezione che abbiamo di noi stessi quando agiamo verso qualcuno in maniera buona. Questo non ha niente a che vedere con il concetto neotestamentario di bontà. La morale cristiana è ben altra. Non è il buonismo, non è l'essere tutti accomodanti, non è essere disposti a sorridere anche quando non sarebbe il caso, e cose simili.

La bontà, l'agathōsynē, indica la qualità migliore di una realtà, il bello e il buono in quanto maturazione piena di una persona. Una persona è buona, bella, in quanto è arrivata a dare il meglio di sé.

È qualcosa che è in rapporto con l'altro. La bontà neotestamentaria non è un'attitudine intrinseca per cui io non voglio essere cattivo e voglio essere riconosciuto come buono, ma è piuttosto un'attitudine che sposta la sua attenzione sull'altro, capire qual è la cosa più buona da fare per l'altro, ciò che è utile per l'altro.

È la soddisfazione che uno prova quando riesce a trovare il meglio per qualcuno.

Un esempio banale. Il piacere di cucinare per qualcuno, il piacere di vedere l'altro contento di quello che sta mangiando, fare qualche cosa che dà all'altro gioia, il piacere di mettere l'altro nella condizione in cui è contento, è il piacere di mettere gioia nell'altro, come può essere il piacere di vedere il proprio coniuge gioire per la sorpresa di un regalo, il piacere che si prova nel vedere una persona rallegrarsi. La bontà è tutta proiettata al miglior risultato possibile per l'altro. È questo il punto di differenza tra il buonismo imperante della nostra cultura, e il desiderio di rendere felice l'altro.

È anche vero che il bene dell'altro non sempre è ciò che l'altro desidera. A volte il medico prescrive delle cure al malato che il malato non gradisce, eppure quelle sono per il suo vero bene. Se un padre rispetto al figlio fa solamente quello che il figlio gli chiede, per assecondarlo, questo è un padre che non vale niente. È un padre buonista che non corregge. Un padre sano, maturo, sa deludere il figlio quando deve dire al figlio le cose che gli sono necessarie.

La bontà è quell'atteggiamento di una persona che fa il vero bene dell'altro, anche a prescindere del parere dell'altro. È necessario lo Spirito Santo dato che questo è un frutto dello Spirito. C'è un punto di partenza e un punto di arrivo. Il punto di arrivo è l'altro. Se noi vogliamo capire cos'è la bontà, dobbiamo uscire dall'individualismo, dove la nostra attenzione resta fissata su di noi.

Partiamo da un punto che è essenziale. Quando nei Vangeli Gesù chiama le persone, vediamo che le chiama a lasciare qualcosa. C'è sempre una parte da lasciarsi alle spalle. Se noi vogliamo andare a fondo nel viaggio della bontà, dobbiamo lasciarci alle spalle qualche cosa. Se il punto di arrivo è cercare il meglio dell'altro, e in questo provare gioia, la cosa da lasciare dietro le spalle sono i propri problemi. L'uomo è un essere relazionale, e dunque ha il suo compimento nell'uscire da se stesso. Tantissimi problemi che le persone stanno affrontando, sono problemi da abbandonare. Molto spesso le persone, nella vita spirituale, sono incastrate in vicoli ciechi spirituali che non le portano da nessuna parte.

Io per capire le cose, le devo interrogare. Se una domanda non trova risposta, non è la risposta che non c'è; la maggioranza delle volte è la domanda che è sbagliata. La bontà è il frutto di una domanda azzeccata, giusta, fatta su noi stessi. Dov'è la mia felicità? Come posso risolvere i miei problemi? Se le ferite che un uomo o una donna portano dentro di sé vengono lette per se stessi, sono sempre realtà irrisolvibili. Esiste un'altra chiave per leggere tutte le nostre problematiche.

Cristo è vero Dio, ma anche vero uomo. Quindi ci rivela il vero uomo, la verità dell'uomo, la verità per me, la verità della mia identità. Se voglio sapere chi sono io, devo pormi la domanda: Cristo chi è? Cristo è il Logos, la Parola, è una cosa detta e la parola serve per comunicare con un altro. Se io sono una parola, se io sono in quanto parlo, in quanto mi relaziono, posso anche avere una storia personale segnata da alcune sofferenze, ma se cerco di spiegarmi perché queste cose sono successe a me lasciandomi delle ferite che mi condizionano, io girerò continuamente su una spirale inutile che mi porta sempre a me stesso. E se invece tutto questo che io ho sofferto potesse servire a qualcuno? Ecco che io trovo la chiave.

Se io cerco di spiegare me stesso per me stesso, ci sono tante cose che non mi tornano, ma se io mi penso come una parola, mi penso come una missione, mi penso in funzione di altri, se il mio scopo è dare gioia all'altro, ecco che le mie sofferenze diventano saggezza per capire quello che l'altro sta vivendo e come aiutarlo, perfino i miei errori diventano strumento per poter servire meglio, aiutare meglio l'altro, e qui mi realizzerò come persona.

Noi dobbiamo pensare a noi stessi come un pezzo di puzzle. Da solo non serve propria a niente, ma se in un grande puzzle mi manca un pezzo, ho un buco, un senso di vuoto. Se trovo quel pezzo e lo metto lì, ho il senso di una pienezza. Io sono il pezzo di un puzzle. Bisogna cercare di capire qual è il proprio posto nel puzzle, e scoprire che si può essere molto utili se messi nel posto giusto.

Quando la bontà non si manifesta nella vita, è perché qualcuno si sta facendo la domanda sbagliata, continua a chiedersi chi è mentre dovrebbe chiedersi a cosa serve, cosa può fare di buono.









sabato 7 novembre 2020

IL SEGRETO DELLA MADONNA DE LA SALETTE

 

IL SEGRETO DELLA MADONNA DE LA SALETTE


Il 19 settembre 1846, a Melania Calvat e a Massimo Giraud apparve la Madre di Dio
L'attualità del messaggio loro trasmesso lascia ancora stupiti. 



Il 19 settembre 1846 Melania Calvat, assieme a Massimo Giraud, raccontarono di aver ricevuto un messaggio e un segreto durante una apparizione della Madonna. Dal 1860 Melania, poi entrata in religione con il nome di Maria della Croce - Vittima di Gesú, procedette a diverse redazioni del suo segreto, finché ne venne dichiarata autentica una, pubblicata nel 1879 con l'imprimatur del Vescovo di Lecce, mentre l'autorità ecclesiastica francese per qualche tempo non volle concedere il riconoscimento ecclesiastico. Il racconto dell'apparizione della Madonna a La Salette, si può considerare composto essenzialmente di due parti principali.

 
Nella prima parte vengono descritti gli avvenimenti che interessarono buona parte dell'Europa di allora, e che si verificarono puntualmente: guerre civili in Francia, in Portogallo, in Italia; fine del potere temporale dei papi; carestie; lotte contro la religione; lassismo morale; decadimento ecclesiastico.

 
La seconda parte (che riportiamo nella sua completezza), è la parte piú discussa del segreto, perché riferentesi alla venuta dell'anticristo e alla diffusione dell'eresia all'interno stesso della Chiesa.

 
Si dice chiaramente nella profezia che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo


Sono parole estremamente gravi, che vanno collegate a quelle che seguono nel messaggio stesso, e cioè alla indefessa sicurezza della vittoria finale del bene sul male, all'invito alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana, all'assistenza continua per gli apostoli degli ultimi tempi


(omissis)
I governanti avranno tutti un medesimo progetto, che sarà di abolire e fare scomparire tutti i principi religiosi per sostituirli con il materialismo, l'ateismo, lo spiritismo, e ogni sorta di vizi. 
Nell'anno 1865 si vedrà l'abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori.

 
Coloro che sono a capo delle comunità religiose si guardino dalle persone che esse devono ricevere, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato, perché i disordini e l'amore dei piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra.

 
La Francia, l'Italia, la Spagna e l'Inghilterra saranno in guerra: il sangue scorrerà per le strade; il francese combatterà contro il francese, l'italiano contro l'italiano, vi sarà poi una guerra generale che sarà spaventevole. Per qualche tempo Dio non si ricorderà piú della Francia né dell'Italia, perché il Vangelo di Gesú Cristo non è piú conosciuto. 
I malvagi userano tutta la loro astuzia; ci si ucciderà, ci si massacrerà reciprocamente perfino nelle case.

 
Al primo colpo della Sua spada fulminante le montagne e la natura tutta tremeranno di spavento perché i disordini e i crimini degli uomini trafiggono la volta celeste. 
Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; molte grandi città saranno scosse e inghiottite da terremoti; si crederà che tutto è perduto; non si vedranno che omicidi; non si sentiranno che colpi d'arma e bestemmie.

 
I giusti soffriranno molto, le loro preghiere, la loro penitenza e le loro lacrime saliranno fino al Cielo e tutto il popolo di Dio chiederà perdono e misericordia e chiederà il Mio aiuto e la Mia intercessione. 


Allora Gesù Cristo con un atto della Sua misericordia grande per i giusti comanderà ai Suoi angeli che tutti i Suoi nemici siano messi a morte.

 
Improvvisamente i persecutori della Chiesa di Gesú Cristo e tutti gli uomini dediti al peccato moriranno e la terra diventerà come un deserto.

 
Allora si farà la pace, la riconciliazione di Dio con gli uomini; Gesú Cristo sarà servito, adorato e glorificato; dappertutto fiorirà la carità.

 
I nuovi re saranno il braccio destro della Santa Chiesa, che sarà forte, umile, pia, povera, zelante e imitatrice delle virtú di Gesú Cristo. 


Il Vangelo sarà predicato dappertutto e gli uomini faranno grandi progressi nella fede perché vi sarà unità tra gli operai di Gesú Cristo e perché gli uomini vivranno nel timor di Dio.

 
Questa pace tra gli uomini non sarà lunga: venticinque anni di abbondanti raccolti faranno loro dimenticare che i peccati degli uomini sono causa di tutte le pene che arrivano sulla terra. 
Un precursore dell'anticristo, con le sue truppe di parecchie nazioni, combatterà contro il vero Cristo, il solo Salvatore del mondo, egli spargerà molto sangue e vorrà annientare il culto di Dio per farsi guardare come un Dio.

 
La terra sarà colpita da ogni sorta di piaghe, (oltre la peste e la carestia che saranno dovunque), vi saranno delle guerre fino all'ultima guerra, che sarà allora fatta da dieci re dell'anticristo, i quali re avranno tutti lo stesso progetto e saranno i soli a governare il mondo. 
Prima che ciò succeda vi sarà una specie di falsa pace nel mondo; non si penserà che a divertirsi; i malvagi si abbandoneranno a ogni sorta di peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della fede, i miei veri imitatori crederanno nell'amore di Dio e nelle virtú che mi sono piú care. 


Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! Io combatterò con esse fino a che esse saranno nella pienezza dell'età. La natura chiede vendetta per gli uomini ed essa freme di spavento nell'attesa di ciò che deve arrivare alla terra insudiciata dai crimini. 
Tremate terra e voi che fate professione di adorare Gesú Cristo e che dentro di voi adorate solo voi stessi; tremate perché Dio sta per consegnarvi al Suo nemico, perché i luoghi santi sono nella corruzione, molti conventi non sono piú le case di Dio, ma i pascoli di Asmodeo e dei suoi. 


Sarà durante questo tempo che nascerà l'anticristo da una religiosa ebrea, da una falsa vergine che sarà in comunicazione con il vecchio serpente, il padrone dell'impurità; suo padre sarà Vescovo, nascendo vomiterà delle bestemmie, egli avrà dei denti, in una parola sarà il diavolo incarnato; egli lancerà delle grida spaventose, farà dei prodigi, non si nutrirà che di impurità. 


Egli avrà dei fratelli che, sebbene non siano dei demoni incarnati come lui, saranno dei figli del male; a dodici anni essi si faranno notare per le prodi vittorie che otterranno; presto essi saranno ognuno alla testa degli eserciti assistiti dalle legioni dell'inferno. 
Le stagioni saranno cambiate, la terra non produrrà che frutti cattivi, gli astri perderanno i loro movimenti regolari, la luna non rifletterà che una debole luce rossastra; l'acqua e il fuoco daranno al globo terrestre dei movimenti convulsi e degli orribili terremoti che inghiottiranno delle montagne, delle città.

 
Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. I demoni dell'aria con l'anticristo faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell'aria e gli uomini si pervertiranno sempre piú. 
Dio avrà cura dei suoi fedeli servitori e degli uomini di buona volontà; il Vangelo sarà predicato dappertutto, tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità. 
Io rivolgo un appello urgente alla terra; Io chiamo i veri imitatori di Cristo fatto uomo, il solo e vero Salvatore degli uomini; Io chiamo i miei figli , i miei veri devoti, quelli che si sono dati a Me perché io li conduca dal Mio divin Figlio, quelli che Io porto, per cosí dire, nelle mie braccia, quelli che sono vissuti del Mio Spirito; infine Io chiamo gli Apostoli degli ultimi tempi, i discepoli di Gesú Cristo che sono vissuti nel disprezzo del mondo e di loro stessi, nella povertà e nell'umiltà, nel disprezzo e nel silenzio, nella preghiera e nella mortificazione, nella castità e nell'unione con Dio, nella sofferenza e sconosciuti al mondo.

 
È tempo che escano e vengano ad illuminare la terra. Andate e mostratevi come i miei cari figli; Io sono con voi e in voi purché la vostra fede sia la luce che vi illumina in questi giorni di disgrazia. Che il vostro zelo vi renda come gli affamati per la gloria e l'onore di Gesú Cristo. 
Combattete, figli della luce, voi, piccolo numero che ci vedete, perché ecco il tempo dei tempi, la fine delle fini.

 
La Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella costernazione. Ma ecco Enoch ed Elia riempiti dello Spirito di Dio; essi predicheranno con la forza di Dio e gli uomini di buona volontà crederanno in Dio e molte anime saranno consolate; essi faranno grandi progressi per virtú dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici dell'anticristo. 


Sciagura agli abitanti della terra! Vi saranno guerre spaventose e carestie; pesti e malattie contagiose; pioverà una grandine spaventosa di animali; tuoni che scuoteranno le città; terremoti che inghiottiranno paesi; si udiranno delle voci nell'aria; gli uomini batteranno la testa contro i muri, essi chiameranno la morte, da un'altra parte la morte li supplizierà; il sangue scorrerà da ogni parte. Chi potrà vivere se Dio non diminuirà il tempo della prova ? 
Dal sangue, dalle lacrime e dalle preghiere dei giusti Dio si lascerà placare; Enoch ed Elia saranno messi a morte; Roma pagana sparirà; il fuoco del cielo cadrà e distruggerà tre città; tutto l'universo sarà colpito dal terrore e molti si lasceranno sedurre perché essi non hanno adorato il vero Cristo vivente tra loro.

 
È tempo, il sole si oscura; la fede sola vivrà.  cco il tempo, l'abisso si apre. Ecco il re delle tenebre. Ecco la bestia con i suoi sudditi, sedicente salvatore del mondo.

Egli si alzerà con orgoglio nell'aria per andare fino al Cielo; egli sarà soffocato dal respiro di San Michele Arcangelo.

 
Egli cadrà e la terra che da tre giorni sarà in continue evoluzioni, aprirà il suo seno pieno di fuoco; egli sarà sprofondato per sempre con tutti i suoi nei baratri eterni dell'inferno. 
Allora l'acqua e il fuoco purificheranno la terra e consumeranno tutte le opere dell'orgoglio degli uomini e tutto sarà rinnovato: Dio sarà servito e glorificato. 


Non intendiamo fornire interpretazioni di un testo legato ad espressioni profetiche ed apocalittiche, pienamente intelleggibile solo al momento della sua realizzazione, e nemmeno intendiamo infoltire la schiera dei millenaristi che, soprattutto in ambito protestante, indicano scadenze precise per la parusia, ma neppure possiamo non interrogarci sul significato di questo messaggio, forse oggi troppo trascurato dalla Chiesa ufficiale, che collima con l'Apocalisse, dove si parla di martiri che rimarranno fedeli alla parola di Dio e che non avevano adorata la bestia e del príncipe delle tenebre che dovrà essere sciolto per un breve tempo, (Apocalisse, XX, 1-10).

 
Come sostiene uno dei piú famosi studiosi del settore, il gesuita Ugo Vanni, il riflettere sui messaggi escatologici ci «mette in guardia sia dal disimpegno di un pessimismo inerte, sia dall'illusione di un paradiso in terra […] richiede che ci assumiamo la responsabilità di una fede robusta, la quale, (consapevole come è di collaborare con un Cristo sempre presente e attivo ma trascendente), si sforza di dare il meglio, ma senza pretendere di controllare il risultato». (UGO VANNI, La struttura letteraria dell'Apocalisse, Morcelliana, Brescia, 1980 ).

 
Ammonisce l'esortazione evangelica: Ideo et vos estote parati, quia qua nescitis ora Filius hominis venturus est , (Quindi anche voi siate preparati, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora piú impensata), (Matteo, XXIV, 44). 

Luc de Pollien


mercoledì 4 novembre 2020

IL FRUTTO DELLO SPIRITO: FEDELTA'

 

Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;

Il termine fedeltà ha una sua ambiguità, perché sia in greco che in italiano viene interscambiato con la fede, ma in realtà significa essere fedeli. Giustamente il traduttore ha messo «fedeltà».

Alcuni sinonimi di fedeltà: lealtà, dedizione, attaccamento, affetto, amore, costanza, assiduità, tenacia, rispetto, deferenza, esattezza, puntualità, credibilità, corrispondenza, conformità, precisione. Credo che non esista un'altra parola con tanti sinonimi come questa.

Cos'è un padre fedele, cos'è un fratello fedele, cos'è uno sposo o una sposa fedele, cos'è un amico o amica fedele? La fedeltà che cos'è? Innanzitutto è un frutto. Non dimentichiamo mai che si arriva alla fedeltà grazie all'opera dello Spirito Santo. Vediamo però di capire la fedeltà anche attraverso il suo contrario. Il contrario della fedeltà è l'infedeltà, il tradimento, l'abbandono. Potremmo anche dire che è l'adulterio.

Adulterio è un termine interessante perché viene da ad alterum, andare verso un'altro, andare da un'altra parte. Quand'è che si vede se una persona è fedele o no, o è un'adultera? L'unico modo per vedere se una persona è fedele è se la mettiamo in uno stato di tentazione, quando è allettata a tradire, o quando diventerebbe molto facile tradire. È lì che si conosce la fedeltà di una persona.

Oppure, per esempio, quando un amico richiede un grosso impegno, è lì che si conosce la fedeltà di chi gli sta intorno. Quando per esempio un amico andrebbe corretto, la fedeltà corrisponde all'attitudine di quella persona che ti vuole così bene da dirti quello che veramente ti deve dire, rischiando il rapporto per amore di ciò che ti fa bene.

Se io sono fedele a una persona, sono per questa persona quello devo essere. Il padre, per esempio, deve essere padre verso il figlio, non deve recitare altri ruoli. Così il sacerdote verso i fedeli. Questa è la fedeltà, stare in un rapporto con la persona, per cui io sono quello che sono e non adultero il mio ruolo rispetto all'altro. Questa è una tematica molto forte nella paternità. Il padre non è un amico. Un padre che si fa amico o dà priorità a questo aspetto che comunque non è estraneo alla paternità ma non è il centro, è un adultero. Ha scelto il rapporto di amico, il rapporto assecondante e cameratesco della complicità che è tipico dell'amicizia, mentre invece deve essere capace di autorità, e anche di negazione, di limite nei confronti del figlio. Un padre che non sa dire di no a un figlio è un pessimo padre. Non è buon padre perché lo ha accontentato, anzi è adultero quando è assecondante.

Cos'è la fedeltà quindi? Per esempio nel matrimonio la fedeltà implica un ruolo molto strano. Nella Genesi leggiamo:

Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. (Gen. 2:20)

In ebraico abbiamo il termine kenegdô, che non significa «essere simile», bensì «di fronte a lui», stare «davanti a lui» e quindi anche «contro a lui». Un aiuto che sia contro è una frase molto stramba. Eppure questa è la fedeltà dei rapporti. Che aiuto è uno che è contro di me? Marito e moglie devono essere l'uno per l'altro, capaci di correzione, capaci di essere strumenti di crescita l'uno per l'altro.

Fedeltà e connivenza sono due cose diverse. Connivenza implica un patto di non aggressione che difende la tranquillità dei due contraenti. La fedeltà implica anche lo scontro.

La nostra è una società adultera, è una società che ama l'adulterio, ama la trasgressione, superare il limite. C'è nell'adulterio come una forma di fascino, perché c'è un'autoaffermazione. La fedeltà è affermazione dell'altro, del bene dell'altro, mentre l'adulterio è affermazione di sé.

Cos'è l'indissolubilità matrimoniale? Indissolubile è un tipo di rapporto che è tale per se stesso, per definizione. Non ci si può sposare se non ci si sente legati indissolubilmente. Per esempio, il rapporto padre-figlio è indissolubile, al di là di quello che il figlio fa o non fa. Se uno si ritrova un figlio particolarmente problematico tanto da arrivare alla rottura dei rapporti, comunque quello resta il figlio e l'altro il padre. Questo tipo di rapporto è indissolubile per sua natura propria. Il tipo di amore tra uomo e donna, quando è amore autentico, è questo. Puoi dire di un figlio che non è più tuo figlio? No, perché lo è. Puoi dire di uno sposo che non è più tuo sposo perché ti ha fatto di tutto? No, perché lo è. Questa condizione è previa al matrimonio, non posteriore. Quando due persone si accostano al matrimonio, devono avere questa convinzione l'uno dell'altro. Due sposi devono considerare il matrimonio come una chiamata ad essere l'uno carne dell'altra.

L'infedeltà è menzogna, credere di fare qualcosa che mi dia di più.

Chi è fedele è fedele in tutti i rapporti, non è che è fedele nel matrimonio ma non lo è nell'amicizia. La fedeltà è uno stile di vita. Io non posso presentarmi di fronte agli altri per quello che non sono. Da dove nasce questa fedeltà? Nasce dal Fedele. Il Fedele per eccellenza è il Signore Gesù Cristo. Fedele è Dio, colui che è fedele e verace. Nell'A.T. la fedeltà è uno degli attributi più importanti del Dio d'Israele. Perché? Perché è quello che non rompe il suo patto, non viene meno al suo ruolo rispetto al suo popolo. Il Signore Gesù ci ha mostrato la sua fedeltà sulla croce.

Nella preghiera eucaristica si dice: «Egli nella notte in cui fu tradito prese il pane e disse, questo è il mio corpo che è dato per voi». Mentre veniva tradito Gesù si dava, mentre veniva tradito Gesù celebrava la sua fedeltà, come uno sposo che ama la sua sposa ed è pronto ad offrire la sua vita per lei. Così il Signore ci ha dato il suo corpo amandoci fino in fondo, fino ad essere fedele anche quando meritavano di essere abbandonati e rinnegati.