Le
chiese dalle tendenze settarie si considerano un’élite, per questo esse si
aspettano persecuzione dal mondo e in qualche modo persino la promuovono. La
critica nei loro confronti viene considerata prova che esse sono la vera chiesa
perseguitata da Satana. Però la persecuzione ricevuta dalle chiese dalle
tendenze settarie è diversa da quella ricevuta da Cristo o dagli apostoli. Gesù
e gli apostoli erano perseguitati perché predicavano la verità. Le chiese dalle
tendenze settarie ricevono gran parte delle reazioni negative nei loro
confronti per il loro stesso comportamento. Ciononostante, qualsiasi critica
esse ricevano, non importa per che cosa e non importa da chi, viene considerata
un attacco di Satana, anche se le critiche sono basate sulla Bibbia. Questo
rende difficile testimoniare la fede verso chi appartiene a queste chiese
perché considereranno ogni tentativo di condividere l’Evangelo come un attacco
di Satana.
Il
termine “lavaggio del cervello” è pesante, dà fastidio, come se chi lo subisce
diventasse “scemo”. Non si diventa scemi, si resta normalissimi, cambia il
carattere, la capacità di ascolto e di riflessione. Non si è più propensi ad
ascoltare veramente chi la pensa diversamente circa le verità bibliche.
I
giovani adulti sono l’età perfetta su cui le sette si focalizzano perché spesso
sono alla ricerca di una causa a cui offrire la propria vita, hanno bisogno di
amore, affermazione ed accettazione, spesso sono giovani delusi e stanchi o
solo confusi che provengono dalla Chiesa Cattolica. Spesso queste chiese lo
forniscono loro, e i loro leader spesso assumono il ruolo di surrogato dei
genitori.
La
maggior parte delle volte, si esorta a non aver più con gli ex-membri alcun
tipo di rapporto e persino togliere loro il saluto.
Nel
credo cristiano troviamo scritto che la Chiesa di Cristo è UNA, e ci crediamo,
quello che non si riesce a capire è come mai molti protestanti pretendano di
appartenere a quest’unica Chiesa professando tuttavia dottrine diverse. Una è
la Chiesa, e Una, deve essere la dottrina! Elementare!
Emerge
chiaramente il mare di calunnie che vengono buttate addosso alla Chiesa
cattolica. Mescolano gli errori umani con la dottrina, nel tentativo di
dimostrare l’ereticità della Chiesa romana. Molti evangelici non si accorgono
nemmeno della calunniosità di certe loro accuse, a causa della loro
superficiale conoscenza di questa Chiesa e della sua dottrina. Nella maggior parte
dei casi gli evangelici conoscono la dottrina cattolica per sentito dire,
mentre nessuno di loro ha mai aperto il Catechismo della Chiesa Cattolica, che
praticamente ne rappresenta la sua dottrina ufficiale. In loro non alberga
nemmeno il bisogno di andare a conoscere ciò che criticano tanto aspramente.
È
veramente triste vedere come un uomo intelligente, possa affermare
spavaldamente “Io capisco la Bibbia da solo, con l’aiuto dello Spirito Santo”
non rendendosi conto che è stato indottrinato dagli evangelici, che gli hanno
spiegato la loro versione, la loro personale interpretazione biblica,
facendogli abilmente credere che è lo Spirito Santo a guidare la sua
conoscenza.
È ormai
un’abitudine assai diffusa nelle comunità evangeliche, soprattutto pentecostali,
non entrare nelle Chiese (tranne in rari casi) cattoliche, evitandole come la
peste, poi però se capita una gita alle piramidi egiziane non incontrano
difficoltà ad entrarvi. Se riflettessero un po’ di più sulle loro gesta si
accorgerebbero della loro mancanza di coerenza.
Quando
si riflette in maniera sana, e ci si mette nei panni di un ateo che entra in
una chiesa cattolica
e vede
statue di santi che hanno servito il Signore, e poi visitando le piramidi
egizie vede formule magiche incise sulle pareti interne, non ci vuole molto a
capire che idea si farà. Evidentemente però
gli
evangelici il più delle volte non hanno una sana capacità di riflessione,
preferendo ammirare le formule magiche e gli altari sacrificali vari, piuttosto
che le statue dei servi di Cristo, realmente esistiti, quindi ricordi reali,
come lo sono le odierne fotografie. Non riflettono adeguatamente sul
significato delle loro gesta perché accecati dal loro profondo
anticattolicesimo.
“Tu
dici di capir bene la Bibbia perché divinamente guidato, anche per me vale la
stessa cosa. Come facciamo a sapere chi di noi due ha ragione? Chi, di noi due,
capisce correttamente la Bibbia, visto che agli stessi identici versetti
attribuiamo spiegazioni diverse?
“Dai
frutti si riconoscono coloro che capiscono correttamente la Bibbia, e che
quindi sono veri cristiani”. Bene, madre Teresa di Calcutta ne ha fatti
parecchi di frutti, Francesco di Assisi, San Paolo della Croce, padre Kolbe,
Antonio da Padova, e innumerevoli altri santi, compresi i tanti preti di
provincia che lontani dai riflettori dedicano la loro vita ai loro
parrocchiani, agli ammalati, ai poveri, agli ultimi, e compresi i tantissimi
missionari che vivono le loro vite nelle frontiere del cristianesimo, dove
ancor oggi si muore per il solo fatto di essere cristiani. Bastano questi
frutti?
A Lutero, gli altri riformatori
gli sembravano dei pazzi, degli arrabbiati, degli schiavi di Satana, più nemici
del Cristo che lo stesso papa. Quando apprese la fine di Zwingli sul campo di
battaglia disse, a mo’ di orazione funebre: “Ha avuto la morte di un
assassino”. E quando Ecolampadio (il teologo e il predicatore che affiancava
Zwingli) ebbe seguito nella tomba il riformatore di Zurigo, il monaco di
Wittenberg ne concluse: “Sono i colpi del diavolo che lo hanno ucciso…”. E
Calvino più sottile politico, scriverà:
“È molto importante che non trapeli ai secoli futuri
alcun sospetto delle divisioni che sono tra noi. È infatti sommamente ridicolo
che, dopo aver rotto con tutti, noi andiamo così poco d’accordo tra noi fin
dall’inizio della nostra riforma” (Henri Daniel Rops).
Proprio in Svizzera, il
fallimento dei tentativi ripetuti e affannosi – attraverso incontri, dispute, raduni
di teologi, scambio di documenti – per trovare un accordo tra la folla dei
riformatori (ciascuno dei quali, uscito dalla Cattolica, voleva fondare la sua,
di Chiesa), quel fallimento – che portò così spesso a scontri armati – mostrò
subito che la Bibbia non bastava a guidare il cristiano, se non era affiancata da
una Tradizione vivente che traesse legittimità dagli inizi stessi della fede.
Messa alla prova, da sola, la
Scrittura mostrava il suo vero volto, non di magico manuale per rispondere a
tutte le domande, ma di indicatore di grandi direzioni affidato a una comunità
(e da quella comunità scritto, seppure in modo ispirato, conservato,
interpretato), perché ne facesse non un libro morto ma un ispiratore di vita,
sotto la guida di un Magistero di uomini vivi. Come mostrò l’Europa devastata
non solo dalle guerre tra cattolici e protestanti ma dei protestanti tra loro,
non si crea nessun cristianesimo accettabile da tutti con i secondo me di chi, un giorno crede di
avere capito tutto dove da tanti secoli tutti gli altri non avevano capito
nulla e, se può, si dà a reprimere con la violenza ogni altro secondo me.
Non sono pochi gli evangelici che
non conoscono la storia del loro gruppo, e spesso nemmeno i dettagli della loro
stessa dottrina. Eppure sono sempre lì, pronti ad aggredire la Chiesa Cattolica.
Tanti ex pastori, ritornati o
approdati nella Chiesa cattolica portano la loro testimonianza sul sito americano
www.chnetwork.org.
La colonna e sostegno della
verità è la Chiesa Cattolica, che non riconosce in nessun’altra religione vie
di salvezza, e nonostante altri cristiani, come i protestanti, affermino che
l’unica colonna è la Bibbia, ribadisco che quest’ultima è sicuramente Verità
autorevole, ma che ha sempre avuto bisogno della colonna su cui appoggiarsi per
non cadere in mano agli eretici di ogni tempo, ed essere stravolta. Questa
colonna l’ha istituita Gesù Cristo in persona, e le porte degli inferi non
hanno mai potuto prevalere su di essa, perché lo Spirito Santo che l’assiste
non lo permette.
Fino all’epoca delle due guerre
mondiali la grande maggioranza delle popolazioni, anche quella italiana, erano
in gran parte analfabete. Chi era in
grado di leggere la Bibbia? I nobili, i ricchi, e pochi altri, tra questi
indubbiamente vescovi, preti, monaci, e qualche eretico colto. Quindi a ben
inquadrare lo scenario cristiano, vediamo che solo dopo il 1400 circa fu
inventata la stampa, tutta la letteratura antecedente, compresa quella
cristiana era manoscritta, con conseguente scarsa diffusione di qualsiasi
testo, compresa la Bibbia.
Abbiamo quindi due elementi
incontestabili da chiunque, l’analfabetismo e la scarsa diffusione letteraria.
È corretto pensare che gran parte dei cristiani che, per quasi venti secoli,
furono guidati dalla Sacra Tradizione, siano stati in realtà abbandonati da
Cristo, che permise l’analfabetismo, e quindi ai preti cattolici di
evangelizzare in malo modo, o per usare un termine tanto caro ai protestanti,
in modo pagano, masse enormi di persone, in tutte le nazioni del mondo, e che
di conseguenza tutte queste persone finiranno all’inferno?
Ma, come sappiamo, Cristo,
promise di guidare la Sua Chiesa, e quindi i cristiani, ogni giorno, fino alla
fine del mondo. Se, uno più uno fa due, ne deduciamo che la Sacra Tradizione
non sostituisce la Bibbia ma la spiega, e la predica anche agli analfabeti
odierni, quali ad esempio le popolazioni africane. In questo contesto, anche i
missionari protestanti devono predicare oralmente, perché se aspettano che tali
popoli, divengano tutti istruiti, probabilmente passerebbe molto tempo prima
che questi conoscano Gesù Cristo nostro salvatore.
L’assunto protestante che
chiunque può capire la Bibbia da solo, si contraddice da solo, per diversi
motivi, uno di questi è quello appena spiegato, relativo agli analfabeti
odierni. È corretto invece dire che chiunque può capire la Bibbia da solo, se
messo nelle condizioni ideali per farlo. Vi sono poi degli eccezionali casi di
santità personale in cui si riceve dall’alto la sapienza e la scienza, senza
bisogno di studiare, ma queste appunto sono eccezioni. La maggioranza di noi
cristiani apprende quello che ci viene spiegato, e quando qualcosa ci risulta
di difficile comprensione chiediamo lumi, al prete, al pastore, al commentario
biblico, ecc., questa è la realtà, per chi la vuol vedere.
Molti (troppi) evangelici sono
talmente abituati a offendere i cattolici bollandoli come “idolatri”, che non
fanno più caso alla pesantezza di questo termine, molti di loro hanno acquisito
la parola “idolatria” come facente parte del proprio vocabolario quotidiano, e
non si accorgono nemmeno che è molto offensiva, e la pronunciano con una
disinvoltura che lascia sconcertati. Ecco perché è più facile per un evangelico
peccare nel giudicare un cattolico, che per un cattolico peccare di idolatria. Questa
loro spregiudicatezza nel giudicare gli altri viene da Dio?
“Dai frutti li riconoscerete”,
ripetono continuamente certi pastori. È vero, ma quali sono i vostri frutti? In
buona sostanza anche i miei vicini atei sono delle brave persone, e lo
dimostrano con i fatti, con la loro vita quotidiana. Se li dobbiamo riconoscere
solo dai frutti, allora questi sono tutti dei perfetti cristiani. Restringendo
il raggio alle sole denominazioni cristiane, possiamo dire che giacché in
ognuna di esse saranno sicuramente presenti dei buoni frutti, ognuna possiede
tutta verità?
Possibile che Gesù abbia
insegnato - dottrinalmente parlando - a restare in compartimenti stagni? Se non
ricordo male, Cristo parlava di unità, “Padre essi siano uno come noi siamo
uno”. E allora come si spiegano tutte queste divergenze?
Davanti a un missionario
cattolico che ha le maniche rimboccate per pulire le piaghe agli ammalati,
si sentirebbero di dirgli
“rappresentante di Satana”? Si sentirebbero di fargli notare che loro sono
“nati di nuovo” e il missionario no? Si sentirebbero di dirgli “bigotto, non
hai capito nulla della verità, esci da “Babilonia la grande”, se ti vuoi
salvare…”?
Per ogni prete corrotto ce ne
sono cento stimabili e ammirevoli. Come mai, però, si menzionano solo gli
errori del singolo sorvolando sui meriti degli altri novantanove? Davanti a una
madre Teresa di Calcutta molti dovrebbero farsi un esame di coscienza, per
rivedere quali sono i doni che contraddistinguono un cristiano. Per molti evangelici,
madre Teresa era nell’errore, sbagliava nella sua adorazione di Gesù, sbagliava
a chiedere l’aiuto della preghiera alla Madonna, quindi per costoro anche madre
Teresa era una “idolatra”! Sbalorditivo! Secondo il parere di molti evangelici,
la carità non sarebbe sufficiente a provare la cristianità di una persona, la
prova “inconfutabile” sarebbe il dono delle lingue.
L’eutanasia è un bene per l’uomo?
L’aborto è un bene per l’uomo? Gli esperimenti sugli embrioni sono un bene per
l’uomo? Ecco questi sono grossi frutti di Satana, per cui inquadrandoli bene si
capisce da dove provengono, eppure ci sono chiese protestanti che li approvano.
Il matrimonio tra gay, ha la stessa provenienza, eppure ci sono chiese
protestanti che lo approvano. Poi ci sono azioni e fatti, più sottili, come ad
esempio il matrimonio celebrato solo in Municipio. Ebbene, non mi risulta, che
durante il matrimonio civile, il sindaco pretenda la promessa di fedeltà, né i
coniugi si scambiano delle promesse. Ne scaturisce che il divorzio è ampiamente
ammesso, all’atto stesso del matrimonio, in maniera sottintesa. Come facciano
quindi molte comunità evangeliche ad equiparare il matrimonio civile con quello
religioso non si capisce.
LA PRESUNTA IDOLATRIA
I santi sono un tutt’uno con Cristo,
sono immersi in Lui, adorano Lui, lodano Lui, pregano Lui, sono una cosa sola con
Lui! I santi che hanno abbandonato la carne umana, fanno parte della Chiesa
celeste, sono cellule del corpo
di Cristo! È il Capo che dà vita alle cellule, e queste ultime sentono e vedono
per mezzo dell’onnipotenza del Capo. Non c’è traccia nella Bibbia di
insegnamenti che escludono dalla Chiesa di Cristo i cristiani morti nella
carne.
L’espressione “pregare i santi”
non significa certo (come accusano i protestanti) che se ad esempio prego san
Gabriele di intercedere per me sto considerando san Gabriele “la mia via” per
giungere alla salvezza. Posso chiedere a san Gabriele di pregare per qualche
mio bisogno fisico (ad es. malattie), o spirituale, allo stesso modo di come la
prima comunità cristiana pregava per Pietro in carcere. È un dovere pregare gli
uni per gli altri, e questo purtroppo risulta difficile da capire per molti
protestanti. La verità è che dopo la morte fisica i cristiani continuano a vivere
in Cristo, continuano a far parte della Chiesa, e fino a quando l’ultimo dei
fratelli (ancora sulla terra) avrà bisogno di preghiere di aiuto, essi
continueranno a pregare Gesù in soccorso di questo fratello bisognoso.
Per i protestanti invece i morti
si trovano in una zona d’ombra, non meglio definita, in cui non si capisce se
sono coscienti o incoscienti, ma in ogni caso - a dir loro - incapaci di
sentirci e/o di pregare per noi. Il buon ladrone cui Gesù disse “oggi sarai con
me in Paradiso” si trova in Paradiso o nella zona d’ombra? E se il Paradiso è
stato promesso al buon ladrone, dovremmo forse pensare che gli apostoli e i
diversi santi campioni di fede che hanno finora contrassegnato tutta la storia
cristiana siano invece andati a finire nella ipotetica zona d’ombra?
La preghiera è una grande arma
d’amore che Dio ci ha dato. Gli angeli esortarono Abramo a smettere di pregare
affinché la giustizia di Dio facesse il suo corso, ma fintantoché Abramo
pregava, Dio non eseguiva la sua giustizia, il Suo cuore s’intenerisce nell’ascoltare
le preghiere dei suoi figli, allo stesso modo di come s’intenerì nell’ascoltare
le preghiere di Mosè in favore del popolo ebraico (caduto nell’idolatria).
Ogni membro della Chiesa è in
dovere di pregare per i fratelli bisognosi, e i santi morti nella carne, erano,
sono, e resteranno membri della Chiesa di Gesù Cristo.
Non mi risulta che pentecostali
ADI frequentino le chiese di “fratelli” non ADI, e viceversa; questo tanto per
menzionare comunità apparentemente vicine e con dottrine simili, se poi andiamo
a guardare gli evangelici antitrinitari, avventisti, luterani, ecc., allora il
distacco è molto più netto e visibile. Il cattolico partecipa al culto in
qualsiasi parrocchia gli vada a genio, sia essa domenicana, francescana,
gesuita ecc., e mai nessun prete vieta di farlo, a differenza di quello che
diversi pastori evangelici suggeriscono ai loro fedeli. Soprattutto la Messa è
uguale in tutte le Chiese cattoliche del mondo, la dottrina idem.
Molti pastori ad esempio additano
le ricchezze del Vaticano non menzionando quelle delle potenti network evangeliche
americane. È curioso inoltre notare che questi pastori non menzionano mai le
opere di carità che la Chiesa Cattolica annualmente compie, non menzionano mai
i milioni di euro che annualmente devolve in aiuto delle missioni nel “terzo
mondo”!
Gli evangelici capiscono davvero
la Bibbia meglio dei “poveri cattolici”? Leggendo la patristica, (ad esempio S.
Agostino) ci si accorge che l’acutezza mentale di molti padri e la loro conoscenza
biblica, sono di altissimo livello. Ecco che il numero preciso dei pesci ci sta
a indicare che il messaggio salvifico di Gesù Cristo è rivolto a tutta
l’umanità, infatti, all’epoca di Gesù le specie dei pesci conosciuti erano
appunto 153, quindi questo numero ci indica l’universalità della Chiesa.
A cattolici vengono chieste le
prove bibliche dei dogmi. Che cosa penserebbero se essi rispondessero che non hanno
queste prove ma che lo Spirito Santo dice loro che è tutto vero? Si
metterebbero a ridere! Come a dire: “Ma lo Spirito Santo è proprietà privata
nostra, voi non lo potete avere….”.
Lutero dice ad
Erasmo di seguirlo nella contestazione con Roma, ma Erasmo lo gela e gli dice:
no, guarda, è vero che la chiesa nella sua istituzione nei suoi uomini ha molti
difetti, ma la chiesa è una madre e le nostri madri sono rimaste incinte, c’è
stato un parto, e dopo ci hanno dato le mammelle, ci hanno dato il latte,
perciò sono sfiorite, nel volto delle nostre madri appaiono le rughe, ma quelle
rughe sono anche il segno dell’amore che le nostre madri hanno avuto per noi.
Perciò non abbandonerò la chiesa, perché le rughe che noi vediamo nella chiesa
sono i nostri peccati, non quelli degli altri, ma nello stesso tempo il cuore
della chiesa è Cristo. La chiesa non sarà mai senza peccatori perché ci siamo
noi che l’abitiamo, ma siamo chiamati ad essere membra di Cristo e nello stesso
tempo la chiesa è senza peccato perché è abitata da Cristo.
Una chiesa senza una
interpretazione ufficiale della Scrittura, dove la Scrittura è lasciata in mano
a tutti che con il libero esame la interpretano secondo quello che lo Spirito
(presunto) loro suggerisce, che chiesa è? Perché la gnosi, che in Lutero era
ben presente, diceva che è sufficiente che io conosca la parola di Dio e che la
interpreti, e questo basta. Se non che, poveretto, non ha pensato che se io
propongo una interpretazione della parola di Dio, e dico che ognuno è libero di
interpretarla, dopo di me verrà un altro che interpreterà la parola di Dio
all’opposto di come l’ho interpretata io, e questa è la caratteristica del
protestantesimo, che si è polverizzato in tanti gruppi, sottogruppi, sette,
ecc, perché? Perché è stato Lutero stesso a porre il principio della
dissoluzione, perché è chiaro che col soggettivismo interpretativo ciascuno ha
diritto di alzarsi nella comunità e dire: scusami, tu hai detto così? No, io la
penso in quest’altro modo.
La verità non può essere nelle
sette protestanti. Cristo ha fondato una sola chiesa. I protestanti sono frutto
di una divisione e dunque del diavolo. I protestanti leggono la Bibbia in
funzione anticattolica, quindi in modo parziale e disonesto.
A tale scopo hanno creato la
dottrina della sola Scrittura che nella Bibbia non esiste. La Bibbia parla di
scrittura e di tradizione orale, paradoseis
(2Tess. 2:15 Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le
tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla
nostra lettera). Pertanto i protestanti sbagliano a interpretare la
Bibbia. Lo dimostra il fatto che continuamente sono in disaccordo tra loro e
che le loro innumerevoli chiese, di diversa denominazione, danno una
interpretazione diversa della Bibbia – ad personam! Glorificano se stessi con
la lettura personalizzata della Bibbia.
Nel 1510 Martino Lutero, allora monaco agostiniano, si recò
a Roma per portare una lettera di protesta in merito a una diatriba interna al
suo Ordine. La volgata protestante vorrebbe che, di fronte al desolante
spettacolo di decadenza (“una cloaca”, dirà lui con riferimento sia all’Urbe sia
alla Chiesa), il monaco di Wittemberg fosse rimasto scioccato. Il che avrebbe
innescato in lui prima il rigetto, poi il dubbio e infine la ribellione.
Dunque, una reazione forse esagerata ma tutto sommato giustificata.
Un’attenta lettura delle fonti originali ci fa vedere,
invece, uno spirito irrequieto, dissoluto e già incline alla ribellione. Forse
è il caso di gettare uno sguardo su alcuni di questi documenti, che altro non
sono che le stesse opere di Martin Lutero.
La “vocazione” religiosa di Lutero
L’ingresso di Martino Lutero nell’Ordine agostiniano non fu
dovuto tanto a una vocazione religiosa quanto al fatto che era latitante e
voleva sfuggire alle autorità. Mentre era studente di Giurisprudenza
all’Università di Erfurt, Lutero si batté a duello con un compagno, Hieronimus
Buntz, uccidendolo. Per sfuggire alla giustizia, egli entrò allora nel
monastero degli Eremiti di S. Agostino. Lo stesso Lutero ammise il vero motivo
del suo ingresso in monastero: “Mi sono fatto monaco perché non mi
potessero incarcerare. Se non lo avessi fatto, sarei stato facilmente
arrestato. Ma così fu impossibile, poiché tutto l’Ordine Agostiniano mi
proteggeva”.
Purtroppo, nel monastero non imparò a diventare buono. Egli
stesso confessava in un sermone del 1529: “Io sono stato un monaco che
voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di
più nel vizio. Sono stato un grande furfante e un omicida”. La sua vita
spirituale era in rovinoso declino. Nel 1516, Lutero scrisse: “Raramente
ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo
sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo”. Ancora
nel 1516 egli dichiarava: “Confesso che la mia vita è sempre più
prossima all’inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto”.
Nel convento, Lutero era soggetto a frequenti crisi di
nervi, ad allucinazioni deliranti, in preda anche a segni di possessione. Nel
guardare il Crocefisso egli spesso era assalito da convulsioni e cadeva a
terra. Quando celebrava la Messa, era preso dal terrore: “Arrivato
all’Offertorio ero così spaventato che volevo fuggire. Mormoravo ‘Ho paura! Ho
paura!’”.
Agitato, nervoso, continuamente in crisi, tentato dal
diavolo (che, secondo lui, gli appariva in forma di un enorme cane nero col
quale condivideva perfino il letto) roso dai rimorsi, Lutero cominciò a
formarsi l’idea che fosse predestinato alla dannazione eterna, e questo gli
faceva odiare Dio: “Quando penso al mio destino dimentico la carità
verso Cristo. Per me, Dio non è che uno scellerato. L’idea della
predestinazione cancella in me il Laudate, è un blasfemate che mi viene allo
spirito”.
Lutero, insomma, si immaginava già nell’inferno: “Io
soffrivo le torture dell’inferno, ne ero divorato. Mi assaliva perfino la
tentazione di bestemmiare contro Dio, quel Dio rozzo, iniquo. Io avrei mille
volte preferito che non ci fosse Dio!”.
L’apostasia di Lutero. La dottrina della giustificazione
Lutero faceva poco o nulla per lottare contro i suoi
difetti. I suoi confratelli agostiniani lo descrissero come “nervoso, di umore
molto sgradevole, arrogante, ribelle, sempre pronto a discutere e ad
insultare”. Egli stesso disse di sé: “Io mi lasciavo prendere dalla
collera e dall’invidia”.
Eccitato da cattive letture, orgoglioso al punto di non
accettare nessuna autorità, Lutero cominciò a contestare diversi punti della
dottrina cattolica fino a rigettarne parecchi.
Lutero difendeva le sue rivoluzionarie idee in modo
arrogante, ritenendosi “l’uomo della Provvidenza, chiamato per illuminare la
Chiesa con un grande bagliore”. “Chi non crede con la mia fede è
destinato all’inferno — scriveva — La mia dottrina e la
dottrina di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio”.
In un’altra lettera ecco cosa dice di se stesso: “Non
vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli sia
Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di
trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in
perle?”. Sulle sue dottrine egli asseriva ancora: “Sono certo che
i miei dogmi vengono dal cielo. Io vincerò, il Papato crollerà nonostante le
porte dell’inferno!”.
Fu in queste lamentevoli condizioni spirituali che, verso
la fine del 1518, successe ciò che Lutero stesso chiamò «das
Turmerlebnis», cioè l’avvenimento della Torre, vero punto di partenza del
protestantesimo. In cosa consiste questo «Turmerlebnis»? Lutero
era seduto sulla cloaca nella torre che serviva da bagno nel monastero, quando
improvvisamente ebbe una illuminazione che lo fece pensare in un altro modo:
“Le parole giustizia e giustizia di Dio — scrive Lutero — si ripercuotevano nel
fondo della mia coscienza come un fulmine che distrugge tutto. Io ero
paralizzato e pensavo: Si Dio è giusto, egli punisce. Siccome continuavo a pensare
a ciò, sono improvvisamente venute al mio spirito le parole di Habacuc: Il
giusto vive della fede. E ancora: La giustificazione di Dio si manifesta senza
l’azione della legge. A partire da questo punto, io ho cominciato a pensare in
altro modo”.
Questo “altro modo” era la dottrina della giustificazione
per la sola fede, indipendente dalle opere, la pietra angolare del
protestantesimo. Secondo Lutero, i meriti sovrabbondanti di Nostro Signore Gesù
Cristo assicurano agli uomini la salvezza eterna. All’uomo, quindi, basta
credere per salvarsi: “Il Vangelo non ci dice cosa dobbiamo fare, esso
non esige niente da noi. (...) [Il Vangelo dice semplicemente] credi e sarai
salvato”.
Tale dottrina è tanto sconclusionata che lo stesso Lutero,
con duri sforzi cercava di accreditarla: “Non vi è nessuna religione
in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso,
anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei
particolari”.
Di conseguenza, su questa terra possiamo anche condurre una
vita di peccato senza rimorsi di coscienza né timore della giustizia di Dio,
poiché basta avere fede per essere già salvati: “Anche se ho fatto del
male, non importa. Cristo ha sofferto per me. A questo si riduce il
cristianesimo. Dobbiamo sentire che non abbiamo peccato, anche quando abbiamo
peccato. I nostri peccati aderiscono a Cristo, che è il salvatore del peccato”.
Lutero anzi sosteneva che, per rafforzare la nostra fede,
dobbiamo peccare. Così rimarrà chiaro che è Cristo che ci salva e non noi.
Quest’idea Lutero la sintetizzava nella sua nota formula: esto
peccator et pecca fortiter. In una lettera all’amico Melantone del 1°
agosto 1521, Lutero affermava: “Sii peccatore e pecca fortemente ma
con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo. (...) Durante la vita
presente dobbiamo peccare”.
Scrivendo a un altro seguace, Lutero diceva
ugualmente: “Devi bere con più abbondanza, giocare, divertirti e anche
fare qualche peccato. (...) In caso il diavolo ti dica: Non bere! Tu devi rispondere:
in nome di Gesù Cristo, berrò di più! (...) Tutto il decalogo deve svanire
dagli occhi e dall’anima”.
A un altro amico, egli scrisse ancora: “Dio ti
obbliga solo a credere. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di
fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza. Egli non se ne cura,
quando anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi
fedele ad alcun vincolo”.
Ovviamente, le conseguenze dell’applicazione di queste
dottrine non potevano essere altro che il dilagare del peccato e del vizio.
Lutero stesso lo ammette. Per quanto riguardava i suoi seguaci protestanti,
egli scrisse: “Sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la
predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla
menzogna, all’impostura, alla crapula, all’ubriachezza e a ogni genere di vizi.
Abbiamo espulso il demonio — il papato — e ne sono venuti sette peggiori”.
Un uomo pieno di vizi
Il primo a piombare nel vizio è stato proprio lui. Il 13
giugno 1521, scrisse a Melantone: “Io mi trovo qui insensato e
indurito, sprofondato nell’ozio, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa
di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che
dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della
libidine, della pigrizia, dell’ozio e della sonnolenza”.
In un altro scritto, Lutero è altrettanto chiaro: “Sono
un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle
passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie”.
Lutero rapì dal convento una monaca cistercense, Caterina
Bora, e la prese per amante. Nel 1525, “per chiudere le cattive lingue”,
secondo quanto dichiarava, la sposò, nonostante tutti e due avessero fatto voto
di castità. Lutero aveva una chiara nozione della riprovevole azione che aveva
compiuto. Egli scrisse al riguardo: “Con il mio matrimonio sono
diventato così spregevole che gli angeli rideranno di me e i demoni
piangeranno”.
Caterina, però, non fu l’unica donna nella sua vita. Egli
aveva la brutta abitudine di avere rapporti carnali con monache apostate, che
egli stesso adescava dai conventi. Su di lui scriveva il suo seguace
Melantone: “Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli
ha tirato fuori dal convento lo hanno sedotto con grande astuzia ed hanno
finito col prenderlo. Egli ha con loro frequenti rapporti carnali”.
Lutero non faceva segreto della sua immoralità. In una
lettera all’amico Spalatino leggiamo infatti: “Io sono palesemente un
uomo depravato. Ho tanto a che fare con le donne, che da un po’ di tempo sono
diventato un donnaiolo. (...) Ho avuto tre mogli allo stesso tempo, e le ho
amate così ardentemente che ne ho perse due, andate a vivere con altri uomini”.
Lutero aveva anche il vizio dell’ubriachezza e della
gola: “Nel bere birra non c’è nessuno che si possa
paragonare a me”. In una lettera a Caterina, diceva: “Sto
mangiando come un boemo e bevendo come un tedesco. Lodato sia Dio!”. Verso
la fine della vita, l’ubriachezza lo dominava totalmente: “Spendo le
mie giornate nell’ozio e nell’ubriachezza”.
Bestemmiatore
Ma forse in nessun altro campo si è manifestato tanto il
cattivo spirito di Lutero quanto nella sua tendenza a bestemmiare, specie
contro la Chiesa e il Papato. Seguono alcuni esempi, tratti dalle sue lettere e
sermoni.
“Certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso,
ma è anche stupido. Deus est stultissimus. È un tiranno”.
"Cristo ha commesso adulterio una prima volta con la
donna della fontana di cui ci parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui:
Che ha fatto dunque con essa? Poi ha avuto rapporti sessuali con Maria
Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto
anche lui fornicare prima di morire”.
Lutero fa di Dio il vero responsabile del tradimento di
Giuda e della rivolta di Adamo. Lutero arriva a dichiarare che “Giuda,
tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà
[di Giuda] era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso
Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agì. Egli fu messo da
Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere”.
“Tutte le case chiuse, tutti gli omicidi, le morti, i furti
e gli adulteri sono meno riprovevoli dell’abominazione della Messa papista”.
Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a
Melantone a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i
cattolici inglesi: “È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa
che specie di traditori, ladri e assassini sono i papi, i loro cardinali, i
loro legati. Piacesse a Dio che vari re di Inghilterra si impegnassero a farli
scomparire”.
"Perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la
cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?”.
"La corte di Roma è governata per un vero Anticristo,
di cui ci parla S. Paolo. (...) Credo di poter dimostrare che, nei giorni
nostri, il Papa è peggiore dei turchi”.
“Così come Mosè ha distrutto il vitello d’oro, così
dobbiamo fare noi con il papato, fino a ridurlo in ceneri. (...) Vorrei abolire
tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo (...) affinché di essi
non rimanga sulla terra neanche la memoria”.