domenica 26 maggio 2019

SENZA PAROLE


"Per vendicarsi dei gentili", dice il messaggio scarabocchiato sul busto di Gesù. Sulla gamba è scritto: "Smetti di profanare il nome di Dio".

Siamo vicino alla tomba di Rabbi Nachman, a Uman, Ucraina
I responsabili della comunità ebraica di Uman hanno detto che il problema si risolve spostando la croce.



mercoledì 22 maggio 2019

SANHEDRIN 54B E PERVERSIONE


Trattato Sanhedrin 54b – edizione non censurata -



"Se un uomo ha rapporti di pederastia con un minore di età inferiore ai nove anni, sia attivamente che passivamente, è esente" [cioè non è da condannare].

Per la pederastia di un maschio giudeo verso un ragazzo, "per avere lo stato legale di rapporto, l'età minima è di nove anni. La Torah non tratta un ragazzo giovane come un ragazzo più grande".

Versione inglese Sanhedrin 54b:

What is meant by this? — Rab said: Pederasty with a child below nine years of age is not deemed as pederasty with a child above that. Samuel said: Pederasty with a child below three years is not treated as with a child above that.24  What is the basis of their dispute? — Rab maintains that only he who is able to engage in sexual intercourse, may, as the passive subject of pederasty throw guilt [upon the active offender];
It has been taught in accordance with Rab: Pederasty at the age of nine years and a day;
______________

Questa halacha è confermata dal famoso "Rambam" - Rabbi Moses Maimonide, in Sefer Kedusha, Hilchot Issurei Bia 1:14.


                                                            Statua di Mosè Maimonide

Questa è una diffamazione della Torah. Da nessuna parte la Parola di Dio nella Sacra Bibbia dichiara, o insinua che il rapporto omosessuale, qualunque esso sia, renda il perverso pederasta legalmente "esente" dalla punizione dovuta.


Questa halacha talmudica, se fosse una legge nel cristianesimo, sarebbe massicciamente pubblicizzata ripetutamente dai media mainstream.

martedì 21 maggio 2019

PERCHE' IL MALE?


 

1)      Dio può togliere il male che c’è nel mondo ma non lo vuole togliere.

2)      Dio vuole togliere il male che c’è nel mondo ma non è capace di toglierlo.

3)      Dio non può togliere il male che c’è nel mondo e neanche vuole toglierlo.

 

Allora, se vuole togliere il male ma non può toglierlo, in quanto vuole toglierlo è buono ma in quanto non può toglierlo è incapace. Un Dio buono ma incapace non è Dio.

 

Nel caso in cui non vuole togliere il male pur potendo farlo, in questo caso Dio è onnipotente ma siccome non vuole togliere il male è cattivo. Un Dio onnipotente ma cattivo non è Dio.

 

Nel caso in cui non vuole togliere il male, né può toglierlo… non è Dio.

 

Dio dovrebbe essere tanto potente da togliere il male e tanto buono da volerlo togliere. Ma se è onnipotente da poterlo togliere e buono da volerlo togliere, il male non dovrebbe esserci. Eppure il male c’è!

 

Allora cosa si risponde? Questo argomento è un antropomorfismo, cioè attribuisco a Dio ciò che è proprio dell’uomo. Io posso essere capace di fare qualcosa e non avere voglia di farla? Certo che sì.

Ma in Dio volere e potere sono il suo stesso essere. Non posso attribuire a Dio una volontà che sia diversa dalla sua bontà.

 

Il punto di partenza non è Dio, il punto di partenza è capire cos’è il male. Allora bisogna reimpostare l’argomento. Il male è la privazione di un bene dovuto (sant’Agostino). Quindi non qualsiasi privazione è male, ma la privazione di un bene dovuto. Per esempio, la privazione della vista di una persona che ha gli occhi è un male. Ma posso dire che il cane non sa leggere e che questo è un male? Certo che no, perché il cane non è fatto per leggere.

 

Si parla tanto spesso, in questi ultimi anni, di male assoluto. Dal nazismo, al terrorismo, al comunismo, troppi sono i "mali assoluti" che costellano il pensiero moderno. Ma questo concetto è sbagliato e di propaganda, e cercherò di spiegarlo. 

 

Il male è come un parassita. Il parassita sta sempre attaccato all’organismo di cui si nutre, ma ne ha bisogno. Il male ha sempre bisogno di qualcosa d’altro per esistere, e questo qualcosa non potrà mai essere completamente distrutto dal male, altrimenti il male non esisterebbe. Quindi il male non è mai un assoluto. È come la carie: la carie consuma il dente, se consuma tutto il dente sparisce il dente ma sparisce anche la carie. Se il male c’è è perché c’è anche il bene.

 

La prima conclusione è che se c’è il male di sicuro c’è anche il bene. Ma se c’è un bene ci dev’essere un male? Non lo so. Non posso dire di no, ma non lo so. Se c’è una carie c’è per forza un dente, ma se c’è il dente ci deve essere per forza una carie? No, ma ci può essere. Se c’è il sole c’è la luce, ma se c’è la luce posso dire che c’è il sole? Non posso dire né sì né no, perché la luce può dipendere anche da altre cause.

 

Veniamo al problema del male. Se c’è il male c’è il bene. Ma dal fatto che esiste il bene non segue né che esiste il male né che non esista. Dio è il sommo bene. Se esiste Dio segue che esiste il male o che non esiste il male? Non lo so. Dall’esistenza di Dio io non posso dedurre né che esista il male né che non possa esistere il male.

So soltanto che se esiste il male deve esistere il bene, ma dall’esistenza di Dio io non posso escludere l’esistenza del male, non posso saperlo, ma so che l’esistenza del male non mi fa escludere l’esistenza di Dio.

 

Sant’Agostino dice: Tu vuoi obiettare l’esistenza di Dio dall’esistenza del male? E io sai cosa faccio? Dall’esistenza del male ti dimostro l’esistenza di Dio:

 

Se c’è il male c’è il bene, ma questo male che va a toccare il bene, toccherà un bene finito o infinito? Toccherà un bene finito perché il bene infinito non lo si può toccare, dunque toccherà sempre un bene finito. E il bene finito si dice bene relativo. Si può dire che tutto è relativo? No, perché se tutto fosse relativo nulla sarebbe relativo. Se tutto fosse relativo vuol dire che non ci sarebbe un punto fisso di riferimento, ma se non c’è un punto fisso di riferimento con cui essere in relazione, la relazione svanisce. Ora, se il bene finito è il bene relativo e non si può dire che tutto è relativo, allora non si può dire che ogni bene sia finito, ci deve essere per forza un bene superiore che sia infinito, e il bene superiore infinito tutti lo chiamano Dio. Se esiste il male esiste un bene finito, se esiste un bene finito esiste un bene infinito, dunque se esiste il male esiste il bene infinito.

 

Dunque, esiste il male ed esiste Dio. E come si mettono insieme? Questo è il problema. Per comprendere il male, dobbiamo comprenderlo come lo comprende Dio.

 

Disvelare significa togliere il velo. Ma il mistero non viene spiegato. Ti faccio accorgere che esiste un fondamento ma non te lo spiego, perché per spiegartelo dovrei ricorrere a un altro fondamento, ma allora non sarebbe più un fondamento.

 

Apocalisse 13:8 E l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, che è stato ucciso fin dalla fondazione del mondo. [Nuova Diodati]

 

Il greco ha: apò katabolēs kosmou (= dalla fondazione del mondo). Qui si sta dicendo che Gesù è immolato, gloriosamente, perché in Apoc. 5 si vede un Agnello in piedi che era stato immolato. In piedi (risorto) e immolato, tutto insieme; questo agnello è immolato dalla fondazione del mondo, cioè nella stessa struttura del cosmo, è nelle fondamenta del mondo. Gesù è immolato gloriosamente nello stesso atto creatore. È questo il motivo per il quale la gloria della sofferenza di Gesù si manifesta in qualsiasi sofferenza, quella del più piccolo animale come quella del più grande uomo. Ovunque si manifesti una sofferenza, quella lì è parte della sofferenza di Cristo. C’è sempre una nobiltà nella sofferenza. Ecco perché Gesù può dire: "ebbi fame, e mi deste da mangiare; ebbi sete, e mi deste da bere; fui forestiero, e mi accoglieste; fui infermo, e mi visitaste; fui in prigione, e veniste a trovarmi" (Mat. 25:35,36).

 

Questo è il fondamento, quindi non si spiega, ma regge qualsiasi altra rivelazione, ma esso non può essere spiegato.

 

La sofferenza fa inginocchiare. Se vedi qualcuno sofferente ti inginocchi per soccorrerlo, ma ci si inginocchia davanti alla maestà… perciò è scritto che chi si umilia sarà esaltato.

 

Commuoversi significa muoversi con. Siamo mossi da qualcun altro che ci trascina. È l’agnello che è stato immolato sin dalla fondazione del mondo che ci sta trascinando verso il senso più profondo delle cose. "Quando sarò innalzato dalla terra trascinerò tutti a me".

 

Il male è la privazione del bene. Per pensare il male ho bisogno del bene, mentre il bene non è privazione del male. Allora perché Dio permette il male? Perché dal male può trarre un bene migliore. Attenzione: può trarre un bene migliore, non che può trarre il bene (basta star bene per trarre il bene). In cosa consiste questo bene migliore che risulta dal permettere il male? È la compassione, commozione, consolazione. Sono sentimenti che non possono stare né dalla parte del puro negativo né dalla parte del puro positivo, sono un assoluto. Non per nulla Gesù dice beati gli afflitti… perché saranno consolati, ma la consolazione non la si dà a uno allegro ma la si dà a uno afflitto


lunedì 20 maggio 2019

SATANA NELLA KABBALAH




Le parole "Satana" e "potenze demoniache" sono usate in modo intercambiabile nello Zohar. In Zohar 2:33a, il cui contesto si riferisce alla necessità di Israele di fare offerte a Satana, è scritto:

 "Le potenze demoniache dovrebbero ricevere una parte, per occuparle e mitigarle, in modo che esse non disturbino l'intimità di Israele con Dio". - Zohar: The Pritzker Edition, vol. 4, p. 140.

Riferendosi al sacrificio di un capro (Zohar 2:33a), è scritto: "...questo capro è destinato a tenere occupato Satana, lasciando Israele da solo con Dio".

Come in molte religioni pagane, nel giudaismo cabalistico (ortodosso), i demoni devono essere propiziati con un sacrificio di sangue, in modo che la vita del popolo di Israele possa continuare indisturbata.

Altri due punti:

1. Lo Zohar insinua una certa urgenza al sacrificio di goyim che Israele deve fare a Satana, in quanto, laddove non viene fatto un simile sacrificio, si ritiene che Satana sacrificherà i rabbini. Lo Zohar afferma che questo è accaduto a dieci rabbini che sono stati uccisi nel secondo secolo dC.

2. Lo Zohar è la fonte della credenza gnostica, e del New Age, secondo cui Satana e il Dio della Bibbia sono la stessa persona. In molti passaggi dello Zohar, la confusione tra Yahweh e Satana è difficile da non cogliere. Per esempio, il libro della Genesi testimonia che il patriarca Giuseppe era amato da Dio, mentre lo Zohar afferma che per il crimine della vendita di Giuseppe da parte dei suoi fratelli, era Satana che cercava di punire i nemici di Giuseppe (2:33a).

Per anticipare l'obiezione che il giudaismo ortodosso non è cabalistico e che la Kabbalah non fa parte del giudaismo ortodosso, rimandiamo a uno dei rami più influenti e politicamente influenti del giudaismo ortodosso negli Stati Uniti: Chabad-Lubavitch, che gestisce con orgoglio "Kabbalah online": https://www.chabad.org/kabbalah/default_cdo/jewish/Kabbalah-Online.htm

Non si può negare il ruolo chiave della Kabbalah e del suo libro principale, lo Zohar, in gran parte del giudaismo ortodosso, il quale considera Gesù Cristo un idolo e i cristiani come idolatri.

Inoltre, la Kabbalah è riuscita ad infiltrarsi nella società cristiana a partire dal XVI secolo.

domenica 19 maggio 2019

L'APOSTOLO PIETRO NELLA LETTERATURA RABBINICA

Simon Pietro occupa un posto speciale nei cuori di molti credenti. Sorprendentemente, troviamo Pietro anche nella letteratura rabbinica in una luce positiva.

Pietro lo Tzaddik

Iniziamo con una sorprendente citazione di Rabbi Yehuda HaChasid, che visse dal 1150 al 1217. Scrisse un documento intitolato Sefer Chasidim che si occupava spesso delle relazioni ebraico-cristiane dei suoi tempi. Nella sezione 191, scrive:

Se un ebreo si converte al cristianesimo, gli diamo un soprannome dispregiativo. Per esempio se il suo nome era Avraham, lo chiamiamo Afram [da "lontano", polvere], o qualcosa di simile. Lo facciamo anche con uno tzaddik, se i cristiani lo venerano - come Shimon Kipah, che era un uomo giusto, ma che i cristiani lo hanno venerato come uno dei loro santi, e gli diedero il nome di Pietro. Anche se era un uomo giusto [uno tzaddik], gli ebrei gli hanno dato il soprannome di Pietro Chamor ("primo asino", un gioco di parole su Es. 13:13).

Usando il termine tzaddik, Rabbi Yehudah sta dando un grande onore a Pietro. Tzaddik può letteralmente essere tradotto "giusto" ed è usato nel giudaismo per descrivere qualcuno che è considerato molto devoto. Nella tradizione mistica, di cui Rabbi Yehudah faceva sicuramente parte, si pensava che lo tzaddik avesse la capacità di far avvicinare le persone a Dio.

Pietro il poeta

Il nipote di Rashi, Rabbenu Tam, nel suo Otzar HaMidrashim, cita un midrash che parla molto bene di Pietro. In questa enciclopedia di midrashim, registra una lunga leggenda su Simon Pietro in cui si dice che "era il capo dei poeti, e ... gli fu data grande sapienza". Con "capo dei poeti", il midrash si riferisce a qualcuno che eccelle come autore di inni liturgici, chiamati piyyutim. In effetti, il midrash continua dicendo che "Pietro ha composto grandi inni per Israele". Secondo alcune tradizioni, ce ne sono pervenuti due.

Una preghiera scritta da Pietro è chiamata Nishmat ("Anima di"), che inizia con le parole: "L'anima di ogni essere vivente benedirà il tuo nome". Questo splendido inno si recita alla fine del Seder pasquale e al sabato mattina. La tradizione della paternità di Pietro del Nishmat, era evidentemente così forte nel Medioevo che un famoso studioso come Rashi cercò di confutarla.
Un'altra preghiera la cui paternità si attribuisce a Pietro si chiama Eten Tehillah, ("Io darò lode"). Il Machzor Vitri afferma,

Dai giorni di Shimon Kefa che ha stabilito un ordine [di servizio per] Yom Kippur, Eten Tehillah.

Questa preghiera viene recitata nella sinagoga a Yom Kippur. Ecco alcuni suoi versi:

Potente in forza, perdonatore dell'iniquità, grande nel consiglio e che passa sopra la trasgressione, Egli rivela i misteri profondi, scoprendo l'oscurità; Egli siede in un luogo segreto e vede tutto ciò che è segreto. Conoscenza e discernimento escono dalla sua bocca, e i suoi occhi vagano, ma nessun occhio lo percepisce. La sua parola regna e il suo dominio è per sempre; la pienezza di tutta la terra è la sua gloria, e le altezze non possono contenerlo.

La paternità di Pietro di Eten Tehillah è fuor di dubbio nella letteratura rabbinica, fatta eccezione per una oscura tradizione composta da un certo Yosse ben Yosse del IV secolo.

Il nove di Tevet

L'ultimo riferimento a Pietro nella letteratura rabbinica che esamineremo è una tradizione sulla data della morte di Pietro. In un elenco di varie festività ed eventi speciali intitolati Megillat Ta’anit ("Rotolo dei digiuni"), che risale tra l'VIII e il X secolo dC, si parla del seguente digiuno:

Il nono giorno [di Tevet, è richiesto il digiuno]. I rabbini non hanno registrato perché.

Tradizionalmente, il giudaismo osserva il dieci di Tevet [il decimo mese del calendario ebraico] come giorno di digiuno e di lutto, ma Megillat Ta’anit afferma che si digiunava anche il nove di Tevet. Per qualche ragione, il motivo di questo giorno sembra essere stato dimenticato. Diversi rabbini hanno discusso la questione di questo digiuno sconosciuto e hanno offerto varie spiegazioni, tra cui l'anniversario della morte di Esdra, o la commemorazione del giorno in cui Ester fu portata nel palazzo del re.

C'è un'altra spiegazione interessante per i credenti in Gesù. Lo Shulchan Aruch, codice legale degli ebrei ortodossi, contiene una sezione che tratta del nove di Tevet. In quel passo, Rabbi Baruch Frankel Teomim scrisse che il motivo del digiuno è che in quel giorno morì un certo Simon HaQalfos (Orach Chaim, 580). Rabbi Aaron di Worms, riporta di aver trovato un documento (non più esistente) intitolato Sefer Zacharonot che afferma che Simon HaQalfoni morì il nove di Tevet.

Chi è questo Simon HaQalfo(s)ni? Alcuni teorizzano che potrebbe essere stato Simone figlio di Cleopa, che Eusebio nota come vescovo di Gerusalemme nel 63-107 circa dC (Storia Eccl. 3,11,1). Ma nella letteratura ebraica egli è Simon Pietro. Lo scritto blasfemo e anticristiano Toledot Yeshu ("Generazioni di Gesù") sembra essere all’origine della leggenda. Pietro compare in quel testo come Simon Kefa. In un altro manoscritto della stessa opera (l'Huldricus) il suo nome è Simon HaQalfos. Nell'ultima versione si dice che Pietro morì nel nove di Tevet. Un'altra versione delle Toledot Yeshu aggiunge una nota di chiarimento: "…e questo è Simon Cefa, che i Gentili chiamano San Pietro".

Sembra che nel corso degli anni ci sia stata molta confusione intorno al nome Cefa e che a un certo punto sia stato corrotto con HaQalfos, forse confuso con Simone Cleopa. Basandoci sulle prove di Toledot Yeshu, tuttavia, vediamo che il mondo rabbinico identificava sicuramente l'apostolo Pietro come Simon HaQalfos.

Altre prove per equiparare Simon Pietro e Simon HaQalfos si possono trovare negli scritti di Rashi. Nel suo commentario senza censura del Talmud, Rashi sembra seguire la versione di Huldricus delle Toledot Yeshu, ma invece di menzionare Simon HaQalfos, scrive semplicemente il nome Pietro (commento su b. Avodah Zarah non censurato). Pertanto, una delle spiegazioni tradizionali per il giorno di digiuno dimenticato del nove di Tevet è che l'apostolo Pietro morì in questo giorno. Nel giudaismo, digiunare nell'anniversario della morte di qualcuno, è un gesto di grande rispetto per i defunti (la tradizione cristiana data la sua morte il 29 giugno).

L'apostata Pietro

Ciò fa sorgere la domanda: perché la comunità rabbinica vorrebbe onorare la morte di Simon Pietro, un uomo a cui hanno dato titoli onorifici come tzaddik e "capo dei poeti"? Si possono trovare delle risposte in alcuni antichi midrashim che parlano di una storia fantasiosa circa il nostro apostolo, e che si trovano nelle Toledot Yeshu. I racconti, di cui parla anche Alfred Edersheim (The life and times of Jesus the Messiah) insistono sul fatto che Pietro era un falso-credente in Gesù e che ha finto di essere "cristiano" per salvare Israele dall'anti-semitismo della Chiesa. Pertanto, viene dichiarato un eroe perché persuase i cristiani a lasciare in pace gli ebrei, e così preservare l'ebraismo. Queste leggende sono completamente inventate, in completa antitesi con gli scritti apostolici e i fatti storici.

Leggende come queste sono state inventate dalla comunità ebraica per delegittimare ciò che conoscevano essere uno dei maggiori fondatori della fede cristiana: Simon Pietro. I credenti venerano Pietro come una sorta di primo papa. Se la fede cristiana di Pietro poteva essere dimostrata falsa, allora tutto il cristianesimo poteva essere considerato illegittimo. Questo avrebbe rafforzato e incoraggiato gli ebrei.

Nonostante queste leggende inventate, è possibile che la comunità ebraica abbia preservato una memoria collettiva dello storico Simon Pietro. Le fonti ebraiche su Simon Pietro sono echi deboli e lontani di giorni in cui la cristianità e il giudaismo non erano ancora separati come lo furono in seguito. Anche se deboli e distanti, quegli echi dovrebbero servire a rafforzare la nostra fede e la sua autenticità, vedendo alcuni importanti rabbini discutere con riverenza circa la persona di Simon Pietro.

La Chiesa ha stabilito il 29 giugno come giorno per onorare l’apostolo Pietro. Facciamo memoria e cogliamo l'opportunità per rafforzare il nostro discepolato a Gesù esaminando e meditando la vita di un uomo che ha letteralmente camminato nelle orme di Cristo.

sabato 18 maggio 2019

CHIESE BRUCIATE



Chiesa Cattolica dei Pani e dei Pesci bruciata da piromani israeliani, il 17 giugno 2015, nel luogo in cui si ritiene che Gesù abbia sfamato migliaia di persone con cinque pani e due pesci.

Ci sono numerosi edifici in USA che portano il nome di Rabbi Mosè Maimonide, il "saggio" che è riverito anche da "evangelici", nonostante il fatto che Rabbi Maimonide:

• Dichiarò che Gesù ottenne ciò che meritava quando fu ucciso.

• Insegnò che le chiese cristiane dovrebbero essere bruciate.

• Dichiarò che i neri non sono umani (cfr. Maimonide, La guida dei perplessi, volume 2, pp. 618-619).

Il Talmud babilonese è il libro più sacro del giudaismo, pieno di espedienti per annullare la legge biblica di Dio, di ammonimenti per bruciare i libri cristiani, e mentire, commettere il male in modo anonimo e distruggere i non ebrei. Inoltre il Talmud babilonese insegna che Gesù era uno stregone, sua madre Maria una prostituta, e che Gesù ora è all'inferno e brucia per sempre negli escrementi bollenti.

Eppure Gesù ci ha comandato di amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci perseguitano.


giovedì 16 maggio 2019

FORMULA BATTESIMALE


Dovremmo battezzarci "nel nome del Padre,
del Figlio, e dello Spirito Santo" o "nel nome di Gesù"?


La forma corretta del battesimo è nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo come Gesù designò in Mat. 28:19, "Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Il chiaro comandamento di Gesù è di battezzare in questo modo. Ma, se è così, allora perché ci sono tanti esempi nel Nuovo Testamento in cui le persone venivano battezzate "nel nome di Gesù"?

• Atti 2:38, "E Pietro a loro: Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo".
• Atti 10:48, "E comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Allora essi lo pregarono di rimanere alcuni giorni con loro"
• Atti 19:5, "Udito questo, furono battezzati nel nome del Signor Gesù".

La ragione per cui battezzavano "nel nome di Gesù" non è perché era una formula, ma perché la frase "nel nome di" significa "nell'autorità di". Possiamo vedere la prova di ciò in Atti 4:7- 10,

"E fatti comparire qui in mezzo Pietro e Giovanni, domandarono: Con quale potestà, o in nome di chi avete fatto questo? Allora Pietro, ripieno dello Spirito Santo, disse loro: Rettori del popolo e anziani, se siamo oggi esaminati circa un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere com'è che quest'uomo è stato guarito, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; in virtù d'esso quest'uomo comparisce guarito, in presenza vostra".

I capi giudei  hanno chiesto "con quale potere, o in nome di chi avete fatto questo"? Pietro risponde e dice che era "nel nome di Gesù", che avevano guarito. In altre parole, "nel nome di Gesù" significa che è per il potere e l'autorità di Gesù Cristo. Possiamo vedere questo uso in molti luoghi nel Nuovo Testamento.

• Atti 3:6 "Ma Pietro disse: Dell'argento e dell'oro io non ne ho; ma quello che ho te lo do: Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno; cammina!"
• Atti 16:18, "Così fece per molti giorni; ma essendone Paolo annoiato, si voltò e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei. Ed esso uscì in quell'istante".
• 1Cor. 5:4,5: "Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù".
• 1Cor. 6:11, "E tali eravate alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito dell'Iddio nostro".
• Efes. 5:20, "rendendo del continuo grazie d'ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo".
• 2Tess. 3:6, "Or, fratelli, noi vi ordiniamo nel nome del Signor nostro Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si conduce disordinatamente e non secondo l'insegnamento che avete ricevuto da noi".

Come possiamo vedere, "nel nome del Signore Gesù" e "nel nome di Gesù" significa "nell'autorità di Gesù". Pertanto, quando qualcuno viene battezzato, viene battezzato nel nome di Gesù; cioè, dall'autorità di Gesù. L'espressione "battezzare nel nome di Gesù" non significa che quei credenti usavano questa formula: quelle parole servono solo a identificare il battesimo cristiano. Pertanto, nel corretto battesimo nel nome di Gesù, si deve dire: "Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", proprio come Gesù ci ha comandato di fare.

Ed ecco uno studio del problema in prospettiva esegetica, che servirà a chiarire l'argomento. 

Per capire in quale senso Atti 2:38, 10:48 e 19:5 usano la frase in questione, occorre scoprire la giusta interpretazione della parola nome. Il termine greco ―onoma- nella Scrittura sottintende: autorità, rango, carattere, maestà, potenza e tutto quello che un nome può esprimere. L'espressione greca tradotta "nel nome" può essere tradotta nei modi seguenti:
 
a."con l'autorità di...": Chiunque riceve un cotal fanciullo nel nome Mio, riceve me (Mat.18:5). Significa che chiunque accoglie un fanciullo sulla base dell'autorità di Gesù, riceve Lui.

b."Nella potenza di...": Signore anche i demoni ci son sottoposti nel Tuo nome (Luca 10:17), cioè nella potenza del Tuo nome.

c."Sulla confessione di...": Da allora... Saulo... predicava con franchezza nel nome del Signore (Atti 9:28), cioè riconoscendo o confessando il Signore Gesù.

d."In riconoscimento della maestà di...": Ovunque due o tre son radunati nel nome Mio...  (Mat. 18:20), cioè riconoscendo la maestà di Gesù.

e."Nell'identificarsi con...": Se siete perseguitati per il nome di Cristo beati voi... perché vi identificate con Cristo. 

Per meglio comprendere i testi che parlano del battesimo nel nome di Gesù, si noti ancora il significato delle preposizioni greche epì ed eis, usate rispettivamente in Atti 2:38 e Atti 19:5. La preposizione epì significa su, sopra, in vista di, in direzione di, quanto a, e la preposizione eis può tradursi in, verso, con l'idea di direzione. Dunque Atti 2:38 potrebbe essere tradotto anche: ciascuno di voi sia battezzato "a causa della fede in Gesù" oppure "in relazione alla vostra fede in Gesù" o ancora più semplicemente "sulla confessione della vostra fede in Gesù". 

Nel capitolo 3 degli Atti leggiamo della guarigione dello zoppo: da questo episodio si comprende il valore e il significato delle parole "nel nome di Gesù". L'apostolo Pietro pronuncia questa espressione per la guarigione dello zoppo: "Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, cammina!", ma immediatamente spiega che non è una formula magica, infatti precisa: L'Iddio dei nostri padri ha glorificato il Suo Servitore Gesù (...). E per la fede nel Suo nome, il Suo nome ha raffermato quest'uomo che vedete e conoscete (Atti 3:6, 12-16). "E per la fede nel Suo nome": non basta pronunciare semplicemente il nome di Gesù, occorre avere fede in Lui; ed essere battezzati nel suo nome significa appunto confessare tale fede in Lui. 

Una ulteriore prova che l'espressione "nel nome di Gesù" non costituiva una formula battesimale è data dal fatto che, nel libro degli Atti, questa espressione appare con delle varianti: in Atti 2:38 e 10:48 troviamo "nel nome di Gesù Cristo", mentre in Atti 8:16 e 19:5 l'espressione diventa ― "nel nome del Signore Gesù". Sarebbe assurdo che nella chiesa dell'era apostolica fossero in uso due diverse formule battesimali, o perfino tre se si pensa, com'è logico pensare, che forse alcuni usavano la formula trinitaria.  

Da quanto abbiamo visto, è chiaro che nel libro degli Atti non si vuole dare la formula battesimale, si vuole soltanto identificare il battesimo cristiano e distinguerlo da altri battesimi praticati presso i Giudei. Al contrario, le parole di Gesù in Mat. 28:19 sono chiaramente una formula prescritta dal Maestro. Esse contengono e riassumono il pensiero e il linguaggio sparso in tutto il Nuovo Testamento, riguardante la natura Trina di Dio; Gesù voleva il loro uso come formula per il battesimo, perché erano intese a stabilire la dottrina della Trinità. Chi pratica il battesimo con la formula trinitaria obbedisce ad un esplicito comando del Signore. 

mercoledì 15 maggio 2019

LA PALESTINA NON E' MAI ESISTITA?


La Palestina non è mai esistita?





Come si poteva volare in un posto che non esisteva?

Si noti che questi voli erano diretti a Lidda, in Palestina. Tragicamente, Lidda è stata pulita etnicamente 17 anni dopo che questo annuncio (1931) è stato pubblicato su un giornale di New York. 50.000-70.000 arabi palestinesi furono espulsi dalle città di Lidda e Ramle nel luglio 1948. Sebbene queste città si trovassero al di fuori dell'area designata per uno stato ebraico nel Piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947, e all'interno dell'area destinata allo stato arabo, esse furono trasformate in aree ebraiche nel nuovo stato di Israele, chiamate Lod e Ramla.

Ramle si arrese immediatamente, ma la conquista di Lidda durò più a lungo e portò a un numero imprecisato di morti. Lo storico israeliano Benny Morris suggerisce fino a 450 palestinesi e 9-10 soldati israeliani morti. Una volta che gli israeliani presero il controllo delle città, fu firmato un ordine di espulsione da Yitzhak Rabin, con l’ordine dato alle Forze di difesa israeliane (IDF): "Gli abitanti di Lidda devono essere espulsi prontamente senza attenzione per l'età...". Gli abitanti di Ramle furono portati fuori, mentre gli abitanti di Lidda furono costretti a marciare per chilometri sotto il caldo estivo. Parecchi di loro morirono per sfinimento e disidratazione. Questo evento è stato indicato come La marcia della morte di Lidda.

Molti ebrei giunti in Israele tra il 1948 e il 1951 si stabilirono nelle case vuote dei profughi, per la politica volta a impedire agli ex residenti di rivendicarli.

Padre Oudeh Rantisi, ex sindaco di Ramallah, che fu espulso da Lidda nel 1948, visitò la prima casa della sua famiglia per la prima volta nel 1967: "Mentre l'autobus si fermava davanti alla casa, vidi un ragazzino giocare nel cortile. Sono sceso dal bus e sono andato da lui. - Da quanto tempo vivi in questa casa? - Chiesi. «Sono nato qui», rispose. «Anch'io», dissi...".

[La storia straziante di padre Rantisi può essere letta più in dettaglio qui:

(Arabi scortati da Ramla. FonteThe New Yorker – October 21, 2013 Issue – articolo scritto da Ari Shavit, un reporter israeliano, scrittore e corrispondente per Haaretz).


martedì 14 maggio 2019

SIGILLO MESSIANICO fake news per i babbei



 
     

 

La storia narra che dopo 2000 anni durante uno scavo, un monaco avrebbe scoperto un certo numero di manufatti e li ha subito nascosti. Anni dopo li ha fatti vedere a qualcuno di sua conoscenza. Su alcuni di questi manufatti vi era inciso il simbolo di cui sopra, che è conosciuto come sigillo messianico.


Molti oggi credono che questo sigillo sia la prova che il cristianesimo è un falso storico, e come tale deve ritornare alla sua religione madre: il giudaismo rabbinico.


Il sigillo è composto da due simboli: il candelabro (Menorah) simbolo del culto ebraico, e il pesce che era un simbolo del cristianesimo primitivo. Uniti insieme formano l’esagramma. Il simbolo del pesce è una antica rappresentazione del Cristo (le lettere greche della parola pesce stanno a significare: "Gesù Cristo Dio Figlio Salvatore"). Un simbolo che viene usato anche oggi.


Problemi archeologici

 

L’esagramma crea non pochi problemi. Un archeologo ebreo, Yehuda Repuano, un ricercatore che lavora per il governo israeliano, dice:


La prima cosa che ha suscitato il mio sospetto che non era un antico simbolo giudeo-cristiano, è il Magen David, la Stella di Davide. È ben risaputo che è diventato un simbolo del giudaismo agli inizi del medioevo.

Il candelabro era del periodo tardo-ellenistico (intorno al I secolo aC), prima della nascita di Gesù. Il vaso era stato fatto a mano nel periodo Ayyubid/Mamaluk (dal XIII al XVI secolo dC), o nel periodo ottomano (dal XVI al XX secolo dC). Il simbolo è stato inciso sul candelabro che, sebbene precedente la nascita di Gesù, avrebbe potuto essere aggiunto durante il periodo ellenistico o in un qualsiasi altro momento dopo. Il vaso era tipicamente dipinto con pigmento rosso. Il simbolo è stato dipinto anche sul vaso, ma in un colore leggermente diverso che sembrava essere sopra la vernice originale del vaso. Così, il simbolo deve essere stato dipinto non prima del XIII secolo dC. Ma probabilmente è stato aggiunto al vaso in un secondo tempo, molto più tardi. È difficile dire da dove provenga questo simbolo e quale sia il motivo per essere stato presentato come antico. La mia ipotesi è che il monaco non è stato del tutto chiaro con Mr. Schneider e può averlo fatto lui. Anche se il cristianesimo ebraico è sussistito per qualche tempo, so che il giudaismo messianico ha ripreso vita solo nel 1967. Prima di questo tempo dubito che una tale combinazione di Magen David, pesce e menorah, sarebbero stati messi insieme in tal modo.

Sembra pertanto che i vari artefatti possano provenire da periodi di tempo diversi e che anche le iscrizioni si presentano di periodi diversi. Questo avrebbe un senso perché, come vedremo, c’è una combinazione di immagini greco-ebraiche e scritte aramaiche attribuite a questo sigillo.

Nonostante questi fatti, molti hanno preso questo sigillo come se fosse sceso dal cielo in quanto segno profetico per unire giudaismo e cristianesimo. Tuttavia l'aspetto pratico è che esso ha ben poco a che fare sia con il cristianesimo che con il giudaismo.

Prove spurie e non scritturali

Non ci sono prove che il sigillo sia mai stato il sigillo della chiesa di Gerusalemme. Il fatto che la Bibbia non faccia alcun riferimento a tale sigillo deve immediatamente suscitare il nostro sospetto.
Come si può vedere, la dichiarazione dell'archeologo sostiene che l'origine di una tale combinazione sia moderna piuttosto che risalente al I secolo.

C'è un tratto di scrittura in aramaico graffiata su una roccia e che è tradotta "olio dello spirito"; perché qualcuno ha scritto sul lato di una roccia? C’è chi crede che questo potrebbe essere un vago riferimento alla lettera di Giacomo.

Giac. 5:14 C'è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore

Tuttavia le parole "olio dello spirito" e "ungere d’olio" non sono identiche.

Molti ora vedono questo sigillo come il mandato divino per riunire Giudaismo e Cristianità insieme.

Il pesce era un segno segreto per aiutare i credenti a riconoscersi, non per essere pubblicizzato nel mondo. Non sappiamo con precisione quando i cristiani hanno cominciato a utilizzare questo simbolo come mezzo di identificazione, ma possiamo essere sicuri che non era un simbolo cerimoniale.

Non esiste assolutamente alcuna connessione tra la chiesa e il sigillo messianico. Tuttavia, oggi molti cristiani indossano gli scialli ebraici di preghiera. Molti sono diventati così innamorati dall'ebraismo che è quasi diventato il loro culto. Hanno elevato l'ebraismo su un piedistallo e così hanno abbandonato la loro fede cristiana.

Il fatto che il sigillo vede la menorah e la stella di Davide sopra il pesce, dà alle persone l'impressione che l'ebraismo sia superiore al cristianesimo. Ma anche questo non è vero. Il Nuovo Patto è superiore al Vecchio di quanto è maggiore l’onore di colui che fabbrica la casa, in confronto di quello della casa stessa. Evidentemente qualcuno ha voluto unire qualcosa che la storia ha diviso.

Un impostore ha dichiarato: "almeno due degli otto manufatti erano chiaramente pezzi cerimoniali che potevano essere stati ben usati da Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, che si dice sia stato il primo pastore della chiesa, o forse anche da uno o più dei Dodici Apostoli".

Questo è il tipo di congetture campate in aria scritte da cosiddette autorità che interpretano a proprio piacimento. Quali scopi cerimoniali potevano avere questi vasi?

Qualunque sia l'origine di questo sigillo, è il modo in cui molti cercano di utilizzarlo oggi che deve preoccupare il vero credente. Molti hanno visto questo come un segno che il cristianesimo e l'ebraismo dovrebbero fondersi insieme. Eppure pochi capiscono che l'ebraismo come lo conosciamo oggi non è l'ebraismo dei tempi apostolici. Con la scomparsa del tempio, il giudaismo è stato reinventato in modo da escludere i sacrifici del tempio. Ancor più di questo, il giudaismo allora come oggi rifiuta Gesù come Messia. Cosa dice la Bibbia di coloro che rifiutano Gesù come Messia? La Bibbia li chiama "anticristi". Quindi ciò che abbiamo qui è la fusione di una religione anticristica che rifiuta il Messia con una religione che crede Gesù essere il Messia. Questo sarebbe come cercare di fondere ferro e argilla.

2Giovanni 7 Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e l'anticristo.

1Giovanni 2:22 Chi è il mendace se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Esso è l'anticristo, che nega il Padre e il Figlio.

1Giovanni 4:3 e ogni spirito che non confessa Gesù, non è da Dio, e quello è lo spirito dell'anticristo, del quale avete udito che deve venire; ed ora è già nel mondo.

È tempo di abbattere questo altare del sigillo messianico e chiamarlo per quello che è.


lunedì 13 maggio 2019

McJESUS



Dal 12 gennaio 2019, l'Associazione per i diritti civili in Israele sostiene la mostra permanente nell’Israeli Haifa Museum della statua "McJesus", uno scherno a Gesù Cristo. L'odio anti-cristiano non è un problema in Israele e non è mai stato un problema per i talmudisti, il cui libro sacro esecra Gesù. L'immagine del Salvatore cristiano non ha alcuna protezione nella "Terra Santa" finanziata dagli evangelici statunitensi.

domenica 12 maggio 2019

IL SATANISMO E GLI ILLUMINATI


Il satanismo e gli illuminati





Gli Illuminati hanno avuto origine nell'eresia dei Frankisti Sabbatiani nel XVII-XVIII secolo. Questo libro del 2015 di Robert Sepehr conferma che le due caratteristiche più importanti degli Illuminati sono:

1) Nascondono la loro identità ebraica fingendo di appartenere ad altri gruppi religiosi o nazionali. 2) Sono satanisti, cioè invertono il bene e il male. Il male è buono e il bene è cattivo.

Allo stesso modo, la malattia è salute (cioè l'omosessualità) e il brutto è bello.

Grazie a questo culto segreto, la società occidentale è satanicamente posseduta.

"Attraverso una rivoluzione dei valori, ciò che prima era sacro è diventato profano e ciò che prima era profano è diventato sacro".

La psicologia dei Sabbateani era paradossale. Il suo principio guida era: chi è come appare non può essere un vero credente.

In pratica, ciò significava che la vera fede non poteva essere una fede che gli uomini professavano pubblicamente. Piuttosto, la vera fede deve sempre essere nascosta. Infatti, era dovere negarla esteriormente, perché era come un seme piantato nell'anima, e non poteva crescere a meno che non fosse coperta.

Nella formulazione di Cardozo: "È comandato che il re Messia indossi gli abiti di un Marrano e così non venga riconosciuto dai suoi compagni ebrei, ovvero è comandato che diventi un Marrano come me. Per questo motivo, ogni ebreo è obbligato a diventare un Marrano".

Questo tema di una identità segreta, nascosta o occulta, divenne parte di quella filosofia religiosa. In sostanza, un’azione vera non può essere fatta pubblicamente, davanti agli occhi del mondo. Come la vera fede, la vera azione era nascosta, poiché solo attraverso l'occultamento può negare la falsità di ciò che è esplicito. Attraverso una rivoluzione di valori, ciò che prima era sacro divenne profano e ciò che prima era profano divenne sacro.

Sabbatai Zevi è l'ebreo più famoso ad essersi convertito all’islam, e questo è quello che, nei tempi moderni, il termine Sabbateo è arrivato a denotare. Molti all'interno della cerchia ristretta di Zevi lo hanno seguito nell'Islam, compresa sua moglie Sara e la maggior parte dei suoi parenti e amici più stretti. Nathan di Gaza, il collaboratore più stretto di Zevi, che aveva convinto Zevi a rivelarsi come Messia, e in sostanza era il suo profeta, non lo seguì nell'Islam, sebbene fu scomunicato pubblicamente dai suoi fratelli ebrei.

Alcuni studiosi hanno pensato che Zevi avesse legami profondi con l'ordine Sufi Bektashi. Ci sono alcune somiglianze tra il Donmeh Sabbateo e la pratica del Bektashi: la deliberata violazione della kasherut/halal, sesso di gruppo rituale o scambio di moglie, canto estatico, Kabbalah mistica e credenza in una lettura occulta (nascosta) della Torah/Corano.

Da quello che sappiamo di questo rituale, probabilmente giunse a Salonicco da Smirne, perché ha preso in prestito sia il nome che i suoi contenuti dal culto pagano della Grande Madre, che continuò a essere praticato da una piccola setta dello Spegnimento della Luce in Asia Minore sotto la copertura dell'Islam.

Essi dicevano che la violazione della Torah era il suo adempimento, spiegando la cosa con l'esempio di un chicco di grano che marcisce nella terra. In altre parole, proprio come un chicco di grano deve marcire nella terra prima che possa germogliare, così le azioni dei credenti devono diventare veramente marce prima che possa germogliare la redenzione. Questa metafora, che sembra essere stata molto popolare, racchiudeva in poche parole tutta la psicologia settaria dei Sabbatei: nel periodo di transizione, mentre la redenzione è ancora in uno stato di nascondimento, la Torah nella sua forma esplicita deve essere negata, poiché solo così si può diventare nascosti ed infine "rinnovati".

Alcuni storici sostengono che molti Sabbatiani diventarono seguaci del Chassidismo, che a differenza del movimento di Zevi, seguiva l'Halakha (legge ebraica). Ci sono ben note controversie tra rabbini che si accusano a vicenda di essere seguaci segreti di Zevi, che è considerato un apostata.

I Sabbatiani cercarono di giustificare questa sorta di "santità del peccato" citando, fuori contesto, il detto talmudico (Nazir 23b): "la trasgressione fatta per se stessa è più grande di un comandamento non fatto per se stesso".

Le tendenze nichiliste del Sabbateanesimo, sono ancora relativamente miti rispetto a ciò che seguì, poiché raggiunsero il loro picco nel XVIII secolo con il famigerato successore di Sabbatai Zevi, Jacob Frank, i cui seguaci cercarono regolarmente la redenzione attraverso infami orge di sesso religiose nei solstizi e negli equinozi.

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Israele

Chiesa

1. Santa (Num. 16:3; Deut. 33:3)

1. Santa (Efes. 1:1; Rom. 1:7)

2. Eletta (Deut. 7:6,7; 14:2)

2. Eletta (Col. 3:12; Tito 1:1)

3. Amata (Deut. 7:7; 4:37)

3. Amata (Col. 3:12; 1Tes. 1:4)

4. Chiamata (Is. 41:9; 43:1)

4. Chiamata (Rom. 1:6,7; 1Cor. 1:2)

5. Assemblea (Sal. 89:5; Mic. 2:5; Atti  

    7:38; Ebr. 2:12)

5. Assemblea/Chiesa (Efes. 1:1; Atti 20:28).

6. Gregge (Ezech. 34; Sal. 77:20

6. Gregge (Luca 12:32; 1Piet. 5:2)

7. Nazione santa (Es. 19:5,6)

7. Nazione santa (1Piet. 2:9)

8. Regno di sacerdoti (Es. 19:5,6)

8. Regno di sacerdoti (1Piet. 2:9)

9. Tesoro particolare (Es. 19:5,6)

9. Tesoro particolare (1Piet. 2:9; Tito 2:14)

10. Popolo di Dio (Os. 1:9,10)

10. Popolo di Dio (1Piet. 2:10)

11. Popolo santo (Deut. 7:6; Lev. 11:44)

11. Popolo santo (1Piet. 1:15,16)

12. Popolo eredità (Deut. 4:20)

12. Popolo eredità (Efes. 1:18)

13. Tabernacolo di Dio in Israele (Lev. 26:11)

13. Tabernacolo di Dio nella Chiesa

      (Giov. 1:14)

14. Dio cammina in mezzo a loro (Lev. 26:12)

14. Dio cammina in mezzo a loro

      (2Cor. 6:16-18)

15. Dodici Patriarchi

15. Dodici Apostoli

16. Dio sposo (Is. 54:5; Ger. 3:14; 6:2; 31:32;

      Os. 2:19)

16. Cristo sposo (Efes. 5:22,23; 2Cor. 11:2)

 

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