mercoledì 17 marzo 2021

IL VACCINO RENDE LIBERI

 

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Il vaccino rende liberi

Impfstoff macht frei (immaginatelo scritto sul portale d’ingresso dei campi di concentramento allestiti per chi non vuol vaccinarsi).

Avvelenateci tutti! Così, finalmente, potremo tornare alla vita di prima… Il vaccino rende liberi! È l’unico mezzo che ci permetterà di incontrare di nuovo i parenti, di andare a mangiarci una pizza tra amici, di abbracciare i nostri cari e accarezzare i nostri bambini… Calma, calma, non lasciatevi prendere da facili entusiasmi: non vorrete mica provocare un’altra catastrofe, dopo quella causata dai vostri comportamenti irresponsabili della scorsa estate? La vaccinazione non immunizza dalle varianti che stanno spuntando come funghi in ogni parte del mondo… e poi, gli esperti governativi hanno già previsto una terza ondata; a Bruxelles dicono anzi che non ne verrete mai fuori, ma che dovete prepararvi a continue pandemie. Là, nel palazzo a forma di croce deformata consacrato allo spirito da noi adorato, conoscono il futuro a menadito: filantropi e magnati d’oltreoceano, come Bill Gates e David Rockefeller, li tengono aggiornati in tempo reale.

Che importa se, in ogni Paese, migliaia e migliaia di persone, anche giovani e perfettamente sane, si ammalano subito dopo l’iniezione fatale? Non è provato che ciò avvenga a causa dell’intruglio che han preso in intramuscolo. Non basta certo una successione di fatti che si riproduca ovunque e con impressionante frequenza per stabilire un nesso di causa-effetto; ci vogliono ben altre prove, che diamine! Ma chi sono questi propagatori di fake news che creano allarme sociale e mettono a rischio la vita degli altri? Bisogna stanarli ad uno ad uno e ridurli tutti al silenzio, quei criminali che, senza guadagnarci nulla, si espongono insensatamente allo stigma sociale di negazionisti! Pensate che sono arrivati ad affermare che il vaccino catalizza le varianti, cioè accelera la formazione di nuovi virus ben più resistenti, per i quali non esistono trattamenti! Quei fomentatori di odio osano addirittura sostenere che la vaccinazione a tappeto condotta nella nostra Patria avrebbe causato un’esplosione di contagi: ma in quale telegiornale l’hanno sentito?

No, non ci siamo proprio, ragazzi: siete troppo indisciplinati. Come se non bastasse, vi fate pure venire la fregola del suicidio per attirare l’attenzione su di voi… Ma che vi passa per la testa? Tanto non ne parlerà nessuno, se non i soliti delinquenti di cui sopra. State chiusi in casa, non uscite per nessun motivo: vi portiamo tutto a domicilio; ci sono i negri in bicicletta che abbiamo fatto venire apposta dall’Africa. Se proprio non sapete come ammazzare il tempo e il video vi ha stancato gli occhi, c’è sempre il porno sul cellulare, che vi toglierà quel poco di energia e di dignità che vi sono rimaste. È un metodo fantastico che abbiamo già sperimentato qui, durante la seconda intifada: occupammo la sede della televisione di Ramallah e cominciammo a trasmettere video pornografici ventiquattro ore su ventiquattro; fu la mazzata finale al morale di quei sorci. Voi, del resto, non valete più di loro: siete insetti, parola del patriarca Rothschild.

Il testo sacro della nostra religione è fin troppo lusinghiero nei vostri confronti: vi chiama animali che parlano. In realtà voi non sapete fare altro che ripetere come pappagalli ciò che noi vi facciamo dire. I vostri politici e giornalisti sono i più docili: vorrei vedere, li paghiamo tutti noi, a destra e a sinistra. Ma abbiamo ammaestrato bene anche gli insegnanti con la storia del genocidio, che è diventata una vera ossessione fin dalla scuola primaria. Alla fine siamo riusciti a far sentire in colpa il mondo intero per un crimine orchestrato dai nostri nonni per mano di un maestrino austriaco indemoniato, nipote illegittimo di un Rothschild di Vienna. Come pensate che, senza i nostri soldi, potesse far risorgere una Germania strangolata da un insolvibile debito di guerra e da una crisi economica spaventosa, trasformandola in un’imbattibile macchina bellica? Ma i libri di storia su cui avete studiato non si pongono certo queste domande: devono limitarsi a perpetuare la menzogna su cui abbiamo costruito il nostro Stato.

Il vero colpo da maestro, però, è stato l’infiltrazione della Chiesa Cattolica. Uno dei nostri migliori alleati fu quel biblista gesuita tedesco che fece pure da confessore al Pastore angelico, come l’hanno chiamato, quello che si diede tanta pena di salvare quanti da noi destinati allo sterminio e che abbiamo poi degnamente ripagato con accuse di vergognosa infondatezza. Grazie ai nostri amici del Vaticano, riuscimmo a far ricevere dal successore lo storico francese “casualmente” sfuggito alla Gestapo, a differenza del resto della famiglia, così che l’atroce vicenda ne rendesse la parola indiscutibile. Fu lui a determinare, con un testo conciliare privo di ogni fondamento, il radicale cambio di rotta del Magistero ecclesiastico a nostro riguardo, in flagrante contraddizione con l’insegnamento di quel tessitore di Tarso che ci ha tradito, causandoci tante disgrazie. Da quel momento ogni pontefice romano si è sentito in dovere di renderci visita per farsi umiliare da noi.

C’è fra voi chi, deliberatamente o per inavvertenza, manca clamorosamente il bersaglio nel tentativo di spiegare la crisi globale, concentrandosi su aspetti parziali del problema o riducendone l’analisi a un singolo fattore esplicativo, come l’opposizione tra rivoluzione e controrivoluzione, oppure la legittimità dell’uno o dell’altro papa… Che siano messi in atto in modo consapevole o meno, sono tutti diversivi che distolgono l’attenzione altrove, impedendo di arrivare alla vera radice della crisi attuale e di ogni vostro male: la nostra religione talmudica, che quasi venti secoli fa, dichiarando guerra a quel Dio che non ha mantenuto le promesse, si è posta al servizio di colui che è il vero benefattore dell’uomo, fin dai tempi dell’Eden, quando lo affrancò da quella stupida proibizione che gli impediva di divinizzarsi. Da allora in poi ci accaniamo contro quanti onorano quell’impostore di Nazareth che ha provocato la nostra rovina… oppure li usiamo per i nostri scopi.

I nostri maestri più illuminati, in realtà, sanno bene che non c’è salvezza al di fuori di Quello e della sua combriccola, che ci ha illegittimamente soppiantato: l’angelo della perdizione l’ha loro rivelato. Nel Medioevo, nell’illusione di appropriarcene magicamente, siamo addirittura giunti a impastare gli azzimi di Pasqua con sangue di bambini cristiani uccisi in omicidi rituali. No, non è una leggenda: è documentato negli atti processuali dell’Inquisizione; un figlio del defunto capo di Roma ha riportato tutto in un libro che abbiamo reso introvabile. Ma, a parte queste sciocchezze, quel che conta è che il dominio del mondo, promessoci con l’inganno dal Dio di Abramo, ce lo siamo presi da noi, per mezzo delle finanze, con l’aiuto delle arti imparate in Egitto e a Babilonia. Che ci importa del cielo? Sono gli imperi e le ricchezze della terra che vogliamo; il nostro dio li possiede e li dà a chi lo serve. Come dite? C’è la morte? Sì, ma solo per voi bestie; noi stiamo per eternizzarci con la scienza.

Per arrivare al nostro scopo, abbiamo dovuto tenere soggiogati anche i nostri correligionari, che in gran parte non possono fregiarsi della nostra origine superiore. Da secoli i nostri maestri li tengono sottomessi, anche mentalmente, con una congerie asfissiante di precetti arbitrari e contraddittori, inventati da ognuno di loro e ulteriormente appesantiti dalle loro scuole – con le relative scappatoie, naturalmente, per chi comanda. Così, oggi, possiamo tranquillamente mandarli al macello con il pretesto del virus. I nostri scienziati hanno fatto un buon lavoro per le società farmaceutiche da noi controllate: hanno elaborato veri e propri topicidi che vi decimeranno in breve tempo, a cominciare da tutta questa gente che affolla la nostra terra; c’è poco da fare, sono in troppi. Questo Stato è il principale laboratorio sperimentale per le strategie da attuare a livello planetario: e dire che l’abbiamo fatto passare per un modello perfetto di democrazia, di libertà, di sistema sanitario… Chiunque si azzardi a contestarlo, lo bolliamo immediatamente come nazista.

Sì, lo ammetto: ci stiamo rivelando per quel che siamo davvero, i veri carnefici del nostro popolo nonché dell’intera umanità, che odiamo tanto quanto il Creatore e Redentore. Ma che razza di idea! Farsi uomo e immolarsi su un pezzo di legno… e per chi? per questi insetti?!? Eppure proprio a loro è riservata un’eternità di gloria! Questo fatto ci è così insopportabile che preferiamo l’Inferno. Lo so, tanto bene non ci si sta, ma l’odio ti fa godere anche sotto tortura. Non cercate di capirci: il nostro è un mondo rovesciato, come quello che stiamo realizzando sulla terra. Per mezzo della scuola, del cinema, dello spettacolo, della televisione, della cultura, dell’informazione… vi abbiamo manipolato fino al punto di indurvi ad ammazzare i vostri figli a milioni e di farvi ritenere eccellenti le pratiche sessuali più degradanti. Siamo dei geni del male: senza mai apparire – nessuno, anzi, osa neppure nominarci – abbiamo fatto sì che ci supplichiate voi stessi di praticarvi l’iniezione letale.

L’unico problema è che il tempo stringe: da lì sotto ci hanno avvertito che sta per giungere il regno di quella Donna che ha partorito il nostro castigatore. Intendiamoci: non che conoscano il futuro, ma da numerosi indizi lo hanno dedotto con certezza. Anche il barbuto con il bastone fiorito, che ne impedì la lapidazione da parte dei nostri scribi, ha steso il suo manto su di voi ed è entrato in azione: interviene sempre nei momenti più impensati, come fece subito dopo la famosa breccia nelle mura, quando per voi nazareni sembrava tutto perduto. Perciò ci stiamo dando da fare come non mai per screditare la vostra religione per mezzo del vescovo vestito di bianco, che è nelle nostre mani: se non sta al gioco, lo travolgiamo in un attimo con una valanga di scandali a carico dei suoi protetti. Ci siamo scatenati anche con blasfeme denigrazioni di quelli di lassù, senza che i vostri capi aprissero bocca. C’è però qualcosa che continua a sfuggirci, un fattore che non siamo in grado di controllare: i piccoli che pregano non riusciamo proprio a fermarli.

[Sì, insistiamo nella supplica contando sulla Parola divina: Sicut oves in inferno positi sunt: mors depascet eos et dominabuntur eorum iusti in matutino. Dominus iudicabit fines terrae, et dabit imperium regi suo, et sublimabit cornu Christi sui (Come pecore sono stati posti negli inferi: la morte li farà pascolare e al mattino i giusti domineranno su di loro. Il Signore giudicherà i confini della terra; darà il comando al suo re e innalzerà la potenza del suo Cristo; Sal 48, 15; 1 Sam 2, 10).]






lunedì 15 marzo 2021

SALMO 2

                                                                    SALMO  2                                             

                                                 Il dramma messianico / Il Re Messia

Il Salmo 2 è un salmo messianico ed è strettamente legato al Salmo 1. C’è un particolare che ci fa capire questo. In Atti 13:33 si legge: «poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato». È interessante che in certi manoscritti invece di “salmo secondo” si legge salmo primo. Se qualcuno ha scritto “salmo primo” vuol dire che considerava il salmo 1 e il salmo 2 come un solo salmo.

Questi due salmi sono la duplice porta d’ingresso al salterio. Nel primo salmo abbiamo la prospettiva antropologica: l’uomo che fa la volontà di Dio camminando nel suo insegnamento. Nel salmo 2 abbiamo la prospettiva teologica e soprattutto messianica. Il salmo 2 è soprattutto il salmo in cui si canta la vittoria del Messia, la vittoria dell’Unto del Signore sui suoi nemici. Come a dire che l’essere umano veramente ubbidiente a Dio è chiamato a conformarsi all’agire del Messia.

Notiamo tre legami che ci fanno capire come questi due salmi sono collegati tra loro.

1) La parola beato (o felice). Il salmo 1 inizia: beato l’uomo che non segue… Il salmo 2 finisce: beato chi in lui si rifugia (v. 12). Quindi, aprire un salmo e chiuderne un altro con la stessa parola vuol dire connetterli strettamente insieme.

2) Perdere la via. Nel salmo 1 si parla della via dei peccatori. Nel salmo 2 si chiede che i re della terra rendano omaggio al Figlio affinché non perdiate la via (v. 12).

3) Il verbo meditare. Nel salmo 1 è scritto: la sua legge medita giorno e notte (v. 2), dove la parola “medita” traduce l'ebraico yehggeh. Nel Sal. 2:1, “perché invano cospirano i popoli”, la parola “cospirano” traduce la stessa parola ebraica: yehggû, qui espressa al plurale, mentre nel salmo 1 è al singolare.

Salmi 2:1 Perché le genti congiurano perché invano cospirano i popoli?

Questo Salmo contempla un tumulto dei popoli verso Dio e il suo Unto, il mondo intero organizzato contro Dio in opposizione aperta al suo dominio. Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli? Ci si riferisce qui ai persecutori del Messia del Signore. È come se Dio non comprendesse questa congiura e questa cospirazione, frutto di una volontà malvagia. Sono per lui cose insensate, stolte, senza alcuna sapienza e intelligenza. Queste cose indicano il degrado di peccato nel quale le genti sono immerse.

Un solo evento ha messo in agitazione tutte le genti e ha spinto i popoli a meditare cose vane: la venuta del Cristo Figlio di Dio.

Non è ammessa indifferenza di fronte a questo evento e non è concessa la possibilità di evitare di prendere posizione. Tutti siamo chiamati a confrontarci con l’unica vera novità della storia. E non in maniera pacifica, perché Gesù viene a mettere in discussione la nostra vita e a chiederci una radicale conversione. Se da sempre l’uomo medita vanità nel suo cuore, la venuta della verità fa risaltare al massimo la vanità di ogni umano pensiero.

Vano è ciò che non ha contenuto. E non ha contenuto ciò che, fatto per accogliere la verità, di essa si priva.

Salmi 2:2 Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia:

Non è una semplice congiura e neanche una cospirazione popolare. Chi insorge e chi cospira sono i re e i principi della terra coalizzati, oltre alle genti, insieme contro il Signore e il suo Messia.

Gli uomini si uniscono e fanno alleanza anche con i propri nemici per fare guerra a Colui che essi considerano il grande nemico della loro vita. Insorge e cospira chi sulla terra detiene il potere, chi dovrebbe governare nel nome del Signore e con la sua autorità. Sono proprio i rappresentanti di Dio a cospirare e a insorgere. 

Qual è il motivo della congiura e della rivolta?

Salmi 2:3 «Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami».

Dio viene pensato dalle genti come un carceriere che toglie la libertà, e combattono assurdamente il Cristo che è la vera libertà; quella offerta dal Padre agli uomini. Essi non vogliono essere sottomessi né a Dio e né al suo Cristo. Vogliono la totale autonomia da Dio e dal suo Messia. Non vogliono stare sotto le loro catene, sotto il loro giogo, cioè sotto l’obbedienza alla Sua volontà. E quando si manifesta il Figlio che viene a portare il suo giogo, ecco che prìncipi e re della terra lo vedono come una pesante catena, e si vogliono ribellare.

Queste parole sono pronunciate da coloro che tramano invano. Il senso è questo: spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami, ossia diamoci da fare affinché la fede cristiana non ci avvinca né ci sia imposta.

Questa visione della volontà del Signore come pesante catena e duro giogo è il frutto del peccato che regna nei cuori. È il peccato che trasforma la verità in falsità e la leggerezza in pesantezza. È il peccato che cambia il dolce in amaro e l’amaro in dolce, il bene in male e il male in bene. Chi cade nel peccato perde la sapienza, l’intelligenza, il discernimento della vera conoscenza.

Erode e Ponzio Pilato, con le genti e i popoli d'Israele, si sono radunati contro Lui (Atti 4:25-28).

Salmi 2:4 Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore.

Il salmista coglie la stoltezza, l’assurdità di una tale lotta contro Dio. Ride colui che sta nei cieli, il Signore si fa beffe di loro, di questi loro propositi di stoltezza, arroganza, malvagità. La guerra contro il Cristo che l’uomo trova necessaria, è semplicemente ridicola agli occhi del Signore. Se l’uomo che ha peccato in Adamo è degno della misericordia divina, l’uomo che si pone contro il Cristo merita la derisione ed il giudizio di condanna.

Nessuno, né sulla terra, né nei cieli, né negli inferi è in grado di ostacolare il disegno di salvezza del Signore. L’uomo dinanzi a Dio è sempre come polvere che il vento disperde.

Salmi 2:5 Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno:

Colui che nella Parola fatta carne, vuol far conoscere la bontà e l’amore di Padre, con la stessa Parola manifesterà la sua ira. E li sconvolgerà; non per la conversione e la salvezza, ma per il giudizio di condanna.

Il Signore attesta la sua Signoria onnipotente. Il Signore risponde a questi arroganti e prepotenti, con la sua ira e il suo sdegno. Quando il Signore si adira, lo fa perché vuole manifestare la sua Signoria sovrana e onnipotente.

Nessuno potrà mai ostacolare il disegno di salvezza di Dio. Ira e sdegno di Dio non sono controllabili da parte dell'uomo. Quando il Signore si adira e mostra il suo sdegno, nessun uomo lo potrà contrastare, far retrocedere dal suo progetto.

Salmi 2:6 «Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte».

Ora il Signore manifesta qual è il suo decreto eterno: «Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte». È Dio in persona che ha stabilito che il suo Consacrato debba regnare in Sion, sulla sua santa montagna, non in un luogo qualsiasi. È stato costituito re proprio colui del quale essi tentavano di spezzare le catene e di gettare via i legami.

Vi potrà essere sulla terra un solo uomo che possa impedire al Signore di realizzare il suo progetto di salvezza per il suo popolo? Dio è sempre dominante sopra la situazione e conduce tutte le cose al glorioso scopo finale.

Salmi 2:7 Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Ora il Signore rivela qual è il suo decreto eterno sul suo Consacrato/Unto/Messia. Lo rivela attraverso il suo consacrato: Annuncerò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato». Ecco qual è il decreto del Signore: Il Messia non è una persona come tutte le altre, una creatura di Dio, da lui scelta e collocata in alto. Il Messia è vero figlio di Dio. Non è vero figlio per creazione. È vero figlio per generazione. Per creazione siamo tutti. Per generazione è Lui solo.

Nelle rilettura neotestamentaria di questo Salmo, il Cristo (versione greca dell’ebraico “Messia”) attua in sé pienamente questo decreto essendo Egli realmente “il Figlio unigenito che è nel seno del Padre” (Giov. 1:18). Per l’applicazione neotestamentaria proprio in questo punto decisivo: “E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato” (Atti 13: 32,33). E ancora: “Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio? (Ebr. 1:5).

È il Padre stesso che chiama Figlio suo, Gesù Cristo e non nel tempo, ma nell’eternità. Quella del Consacrato del Signore è una generazione eterna. Dio lo ha generato nell’oggi dell’eternità. Quando queste parole furono scritte, il significato nella sua pienezza di verità non era chiaro né alla mente del Salmista né a quella di coloro che recitavano il Salmo e lo cantavano nelle assemblee. Di certo non si pensava a una generazione natura da natura, luce da luce, Dio vero da Dio vero.

Questa verità appare in tutto il suo fulgore, con l’incarnazione dell’Unigenito del Padre. Il monoteismo giudaico escludeva qualsiasi possibilità che in Dio vi fossero più persone. La profezia ha bisogno di un lungo tempo per essere compresa nella pienezza della verità. Essa però parla con chiarezza di una generazione che avviene oggi, nell’oggi dell’eternità di Dio ed è questa generazione che fa sì che il Salmo non si riferisca a Davide, ma al Figlio stesso dell’Altissimo.

Si potrebbe intendere “ti ho generato” con l’assunzione della natura umana da parte del Verbo eterno. Ma una cosa è la generazione e altra cosa è l'incarnazione che lo costituisce come il Cristo. 

Dio ha deciso di far sedere il Figlio suo sul trono della storia, non solo come re del suo popolo, ma come re della sua creazione, del suo universo. Ecco perché le genti congiurano e i re della terra insieme ai prìncipi sono in rivolta: il Signore ha deciso come loro re il Figlio suo, colui che oggi ha generato.

Salmi 2:8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra.

Dio vuole dare al Figlio non una porzione di terra, bensì tutta la terra, tutti i popoli, tutte le genti. “Perché in Lui e per Lui sono state create tutte le cose e tutte sussistono in Lui”.

Ci troviamo dinanzi a una visione universale del governo e del dominio del Messia. Dio ha deciso di dargli tutte le genti, tutte le terre, non solo quella d'Israele, ma anche le terre più lontane. Niente che è creazione di Dio potrà sottrarsi al dominio del Messia.

Per questo nasce il tumulto. Gli uomini sanno che non potranno più governare indisturbati, con arroganza, malvagità. Il Consacrato del Signore è veramente il Re dei re e il Sovrano dei prìncipi di questo mondo. È il giudice universale dei vivi e dei morti.

L’universalità, si badi bene, a causa della natura del Consacrato, non è per un solo periodo anche se in tutte le terre o presso tutte le genti. Questo poteva valere in parte per un imperatore romano. L’universalità è tutti i luoghi, tutte le genti, tutto il tempo, tutta l’eternità, per sempre. Il Consacrato del Signore è il Re eterno, per sempre, senza successione, senza dinastia, senza alcuna alternanza nella regalità. Solo Lui e nessun altro. Solo Lui è il Re universale, eterno.

Salmi 2:9 Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai».

Questo versetto esprime l’onnipotenza del Consacrato del Signore e allo stesso tempo la fragilità dei suoi oppositori. Chi non vorrà essere guidato dal Figlio, conoscerà la dura verga del castigo. Lo scettro di ferro indica durezza, i vasi di argilla indicano fragilità senza alcuna resistenza.

Non vi è alcuna possibilità che riescano in qualche modo i vasi d’argilla ad opporsi allo scettro di ferro. Per essi è decretata la fine. Il Consacrato del Signore partecipa della stessa onnipotenza del Padre che lo ha generato. Nulla si potrà opporre al suo volere.

È molto interessante l'applicazione che fa l'Apocalisse a questi versi: «Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta» (Apoc. 2:26,27). A tutti quelli che avranno perseverato nelle opere di Gesù, Gesù darà autorità sopra le nazioni. Li farà cioè partecipare del suo potere regale di giudizio, e nessuno potrà opporsi con successo al potere regale che Gesù conferirà ai suoi eletti, a quanti cioè hanno compiuto sino alla fine le sue opere. I santi eserciteranno insieme a Cristo la stessa potestà, la stessa autorità sulla terra. Quelli che sono oggi potenti, sono potenti per un solo giorno. Sono potenti di una potenza che sarà schiacciata con scettro di ferro e frantumata come vaso di terracotta. Nessuna differenza tra Gesù e quanti hanno fatto le sue opere. Una stessa autorità, un solo potere, senza distinzioni. L’autorità che Cristo ha ricevuto dal Padre, questa stessa autorità dona ai suoi servi fedeli. Su questa fede dobbiamo impostare tutta la nostra vita.

Salmi 2:10 E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra;

La verità è stata annunciata ai prìncipi, ai sovrani, ai re, ai giudici della terra. Cosa chiede il Signore a tutti costoro? Chiede loro di essere saggi e di lasciarsi correggere. La saggezza sta nell’accogliere la verità del Messia di Dio, sottoponendosi al suo governo.

Abbandonatevi all’insegnamento del Vangelo. Voi che comandate sulla terra, re di questo mondo, accogliete la luce che viene dal cielo, lasciatevi correggere dal Signore, voi che giudicate la terra.

Dio li vuole sudditi del suo Messia, suoi alleati per governare in suo nome il mondo. Non li vuole oppositori ridotti in frantumi. Dio viene sempre per la salvezza, mai per la rovina dell'uomo.

Salmi 2:11 servite Dio con timore e con tremore esultate;

Ecco in cosa consiste la saggezza e l’intelligenza, la correzione per i re: fatevi servi del Signore. Servite il Signore con timore ed esultate con tremore. Si serve il Signore con timore non ribellandosi alla sua decisione, anzi, accettandola con grande umiltà e saggezza.

Devono esultare con tremore, perché mai essi devono dimenticare a chi sono stati consegnati. Sono stati consegnati al suo Mesia e Lui è sempre pronto a frantumarli con scettro di ferro. Il tremore consiste nel pensarsi sempre vasi di argilla. Il timore è rispetto, sottomissione, volontà di servire il Signore.

Salmi 2:12 che non si sdegni e voi perdiate la via. Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia.

Voi che giudicate la terra, abbracciate la correzione che viene dal cielo, perché il Signore non manifesti la sua ira e vi perdiate dalla retta via.

Nessuno pensi che il Signore non interviene. Potrebbe intervenire in ogni momento. A lui basta un solo secondo per sconvolgere la storia.

Quando divamperà improvvisala sua ira, beati tutti quelli che si rifugiano in lui! Come ci si rifugia nel Signore? Accogliendo il suo Consacrato come suo vero re e Signore della propria vita. La vera beatitudine per l’uomo è una sola: sottomettersi al decreto eterno di Dio, accogliendo come suo Re il Messia stabilito da Dio. Beati tutti gli uomini che hanno posto la loro fede in Cristo Gesù; saranno fatti salvi nel giorno del giudizio.

Il Testo Masoretico fa iniziare questo verso con le parole: naššeqû¬var, variamente tradotto: Baciate il figlio; Ricevete istruzione; Rendete omaggio sincero; Prostratevi dinanzi a lui; Rendete omaggio al figlio; Sottomettetevi al figlio. Našše significa “baciate”, mentre var significa “figlio” o “puro”. Baciate il figlio (o il puro) – nel senso di rendergli omaggio – affinché Egli (Dio) non si adiri. Nella venuta dei Magi a Betlemme (Mat. 2:1-12) possiamo vedere una misteriosa realizzazione dell’omaggio annunciato dal salmo.

Il salmo 2 aggiunge le indicazioni che mancavano al primo: non basta allontanarsi dal peccato e meditare la legge di Dio, bisogna credere in Cristo ed entrare a far parte della sua eredità. Il salmo 1 chiama beato un solo uomo; il salmo 2 annuncia la beatitudine di tutti gli uomini, purché si affidino al Cristo.




domenica 7 marzo 2021

TEMPO DI QUARESIMA

                                                            QUARESIMA


L'anno liturgico riproduce la storia della salvezza, si prospetta come un cammino di redenzione in cui, attraverso l'annuncio della Parola e la celebrazione rituale dell'evento della salvezza, rende presente nell’oggi l'evento annunciato. Questo evento interpella il credente di ogni epoca e lo spinge a dare la sua risposta a livello esistenziale. La vita del credente diventa pertanto un tempo sacro in cui si celebra il Mistero di Cristo, diventa una liturgia di lode e di ringraziamento.

In questo contesto di sacralità si inserisce anche la Quaresima, un tempo che ricorda i 40 giorni di Gesù nel deserto subito dopo il suo battesimo, e quindi è un tempo che diventa simbolo della vita del credente (nel deserto), un continuo passaggio dalla morte alla vita testimoniato dal battesimo:

Romani 6:3,4 O ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.

Un cammino dunque di morte e di vita, di morte per la vita; un cammino che risuona anche nella Santa Cena: “Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finch'egli venga” (1Cor. 11:26). La vita del credente pertanto si svolge tutta in questa tensione, nel vivere la morte del vecchio Adamo per poter accedere alla vita del nuovo Adamo. In questo contesto la Quaresima diventa un cammino di lotta e di tensione spirituale verso quella Pasqua ultima, in cui già viviamo, ma solo nella speranza (Rom. 8:24 Noi siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe egli ancora?). Quello che è speranza, per il credente diventa certezza di eternità… ma che ancora si trova nel futuro, per questo la speriamo.

L'aspetto storico

Non ci è dato di sapere con certezza come sia nata la Quaresima. Si sviluppa nella chiesa in modo lento e progressivo, come una preparazione alla Pasqua, legata ad alcune prassi della chiesa come il digiuno, il periodo di preparazione al battesimo e la penitenza dei pubblici peccatori, ad imitazione di Gesù, che, mosso dallo Spirito, iniziò la sua attività nel deserto dove rimase quaranta giorni.

Il digiuno nella chiesa primitiva nasce come riflesso di quello del mondo ebraico da cui la chiesa è nata e sul quale ha modellato la sua organizzazione. Già negli Atti degli Apostoli vediamo come il digiuno veniva praticato come prassi prima di prendere delle decisioni importanti ed era sempre accompagnato dalla preghiera:

Atti 13:2,3 E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani, e li accomiatarono.

Atti 14:23 E fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore, nel quale avevano creduto.

Il digiuno era un momento di illuminazione in cui, lasciata la materialità della vita, il credente si accostava a Dio per riceverne forza e luce. In maniera simile al digiuno dei farisei, praticato nei giorni di lunedì e giovedì, anche i cristiani avevano due tempi settimanali, il mercoledì e il venerdì, giorni che, nella chiesa occidentale, venivano definiti con l'espressione militare “dies stationis”, cioè “giorni di veglia” con il Signore che soffre (vedi Didache 7:4; 8:1).

In questo contesto la Pasqua era preceduta da almeno due giorni di digiuno, il venerdì e il sabato santo, in ricordo di questa parole del Signore: “E Gesù disse loro: Gli amici dello sposo possono essi far cordoglio, finché lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno” (Mat.9:15). Non vi era, comunque, una prassi uniforme: c'era chi digiunava soltanto un giorno prima della Pasqua, chi due o chi parecchi giorni, mentre altri ancora quaranta ore, richiamandosi simbolicamente ai quaranta giorni di Gesù nel deserto.

Il digiuno comunque accompagnava sempre i momenti importanti della vita del cristiano ed aveva aspetti prevalentemente di penitenza e di purificazione.

Il battesimo è un altro fattore che ha favorito la nascita della quaresima. Era preceduto da un periodo di catecumenato, cioè di preparazione al battesimo, una sorta di apprendistato della vita cristiana, e questo era già presente nel II secolo. La sua durata variava dai due ai tre anni e si concludeva in genere durante il periodo che precedeva la Pasqua, cioè il periodo quaresimale. Il battesimo, che nella chiesa antica veniva chiamato anche illuminazione, veniva fatto nella notte della Pasqua e i neobattezzati indossavano una veste bianca, segno della nuova vita di cui erano rivestiti (cfr. le vesti bianche che indossano i riscattati nell’Apocalisse). La veste era portata per i successivi otto giorni e veniva deposta la domenica dopo Pasqua. Ancora oggi la domenica dopo la Pasqua prende il nome della domenica “in albis”, delle bianche (vesti).

La penitenza dei pubblici peccatori è stato un altro momento che ha favorito la formazione della quaresima. La chiesa antica, in quanto comunità di santi, esigeva dai suoi appartenenti un alto tenore di vita morale. Il battesimo doveva essere conservato sacro in vista del ritorno del Signore. Ne conseguiva una grande severità nei confronti dei peccatori pubblici. La penitenza pertanto veniva considerata importantissima e avveniva una sola volta nella vita (se il peccatore ripeteva pubblicamente il suo peccato veniva cacciato dalla chiesa).

I peccatori, il mercoledì delle ceneri, ricevevano dal vescovo il cilicio e dovevano rimanere reclusi fino al giovedì santo, giorno in cui essi ricevevano dal vescovo il pubblico perdono e venivano riconciliati e riammessi all'interno della comunità da cui erano stati esclusi.

Attorno a questi tre eventi di grande importanza per la Chiesa (digiuno, battesimo, penitenza), con l'andar del tempo viene associato il periodo di quaresima, che si formalizza dapprima in Oriente agli inizi del IV secolo, successivamente, verso la fine dello stesso secolo, presso la chiesa occidentale.

L'aspetto teologico

Siccome la quaresima è strettamente legata alla pasqua, va interpretata e compresa in una prospettiva pasquale. Paolo, scrivendo alla sua comunità di Corinto, la esorta:

1Corinzi 5:7,8 Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.

Ecco pertanto qual è il senso della quaresima: prendere coscienza, attraverso l’incontro costante con la Parola di Dio, del nostro nuovo stato di vita che si è generato in virtù del battesimo, grazie al quale siamo stati cristificati e rigenerati in lui come una nuova creatura (2Cor. 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove).

Siamo quindi degli esseri consacrati a Dio, sua proprietà, nazione santa, popolo di sacerdoti. È la Parola che ci può rivelare questa nostra nuova condizione esistenziale, e in questa nuova condizione esistenziale, che è luce, i riti, le tradizioni, e le dottrine, ci disvelano nuovamente il loro vero significato.

La quaresima è dunque un momento di pausa, di silenzio in cui poter favorire l'incontro con Cristo. Essa ci spinge a riorientare la nostra vita verso quel Dio, che a volte dimentichiamo e a volte profaniamo con uno stile di vita in dissonanza alla sua volontà, che spesso ignoriamo perché ci siamo distaccati dalla sua Parola nella presunzione di conoscerla. Ed ecco, che Paolo, nella lettera ai Colossesi, incalza la sua comunità:

Colossesi 3:1-3 Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.

Si tratta di cercare le cose di lassù, che solo la Parola ci può rivelare; esse non sono così lontane da noi, poiché sono già in noi, ma non ne abbiamo coscienza.

L'aspetto biblico-simbolico

La parola quaresima racchiude in sé il numero quaranta, quanti sono i giorni che la compongono. Quaranta è un numero simbolico, che nell'A.T. ricorre 50 volte, ma soltanto 8 volte nel N.T. e quasi tutte riferite al racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, che in questa sua esperienza riprende in qualche modo i quarant'anni di Israele nel deserto, rivivendoli nella fedeltà a Dio.

Il quaranta è composto da 10 x 4, dove il dieci indica la pienezza mentre il quattro indica la totalità. Ci si trova quindi di fronte ad un numero teologicamente importante, è un numero di Dio, che indica in qualche modo, lo spazio e il tempo in cui Dio opera il suo progetto di salvezza; infatti:

     - 40 furono i giorni e le notti del diluvio, le cui acque purificarono la terra, corrotta e inquinata dal male (Gen. 6-7);

- 40 furono gli anni in cui Israele vagabondò nel deserto. Fu un cammino di crescita spirituale, durante il quale, lontano dalle comodità della vita, il popolo fece l'esperienza di Dio, imparando a fidarsi di Lui. Un'esperienza a cui Israele farà spesso ricorso nei momenti di difficoltà (Deut.2:7);

- 40 furono i giorni e le notti che Mosè passò sul monte Sinai. Durante questo tempo Dio parlò a Mosè (Es. 24); ma prima Mosè dovette salire sul monte, cioè staccarsi dalle cose e dai rumori della quotidianità, per incontrarsi con Dio. Solo a queste condizioni ha udito la voce di Dio.

- 40 giorni durò il viaggio di Elia al monte Horeb (Sinai), dove Dio fece il patto con il suo popolo (1Re 19:8). Quello di Elia fu un viaggio alle origini della spiritualità dei padri. Un ritornare alle fonti e alle radici della propria fede.

- 40 giorni fu il tempo che Dio fissò a Ninive, perché si convertisse dalla sua vita malvagia e ritornasse al Signore (Giona 3:4).

L'aspetto applicativo o pastorale

Quali, dunque, le conclusioni? La quaresima è un tempo di ritorno alle origini della nostra fede, attraverso la Parola di Dio, la Preghiera e la Carità, intesa qui non tanto come “atto di carità”, ma come condivisione della propria vita con l'altro. In questo modo la nostra vita si trasforma in vita pasquale potremmo dire, pane che si spezza per gli altri, che mai si nega di fronte alle esigenze di chi incontriamo lungo il cammino della nostra vita.

È un tempo di esperienza di Dio nel deserto, che ci spinge a ritagliare all'interno dei nostri impegni giornalieri degli spazi per Dio. Perché Dio parla, ma nel silenzio. Uno spazio di tempo che testimonia quale rilevanza ha Dio nella nostra vita e quale disponibilità noi abbiamo per Lui.

È un tempo di conversione, in cui dobbiamo fare un po’ il punto della nostra situazione, riorientando la nostra vita a Dio in modo più deciso.

Questa è la Quaresima.




mercoledì 3 marzo 2021

SALMO 1

 

SALMO 1

Le due vie


Salmi 1:1 Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti;

La prima parola del Salmo 1 inizia con la prima lettera dell’alfabeto ebraico (’alef), mentre l’ultima parola inizia con l’ultima lettera dell’alfabeto (tau). Questo significa che nel Salmo c'è tutto un progetto che inizia e finisce, potremmo dire un programma di vita.

Il Salmo presenta al suo interno una beatitudine e una maledizione rispettivamente destinate a due vie, a due destini, quello del giusto (vv. 1-3) e quello dell’empio (vv. 4-6). Nella Bibbia la via è sinonimo di scelta, di decisione: “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Deut. 30:19).

La beatitudine è pienezza di vita. Dio è la beatitudine eterna. È anche beatitudine che si comunica. È beato chi viene reso partecipe di questa beatitudine. A chi il Signore partecipa la sua beatitudine? All’uomo che non va nel consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti, cioè degli uomini che non hanno timore di Dio, che disprezzano le sue Leggi e la sua volontà. Empi, peccatori, stolti sono quanti hanno escluso Dio dalla loro vita.

L'empio è colui che dedica la sua vita a fare il male. Il peccatore è colui che cammina senza la legge di Dio. Lo stolto è colui che si comporta come se Dio non ci fosse. Chi frequenta queste persone mai potrà essere beato. Non potrà esserlo perché essi sono senza Dio, hanno escluso Dio, si sono esclusi dalla beatitudine. Hanno tagliato ogni ponte con la sorgente della verità.

Si va in un consiglio per ascoltare il pensiero degli altri e per dire il proprio. Niente di più pernicioso del consiglio che tengono gli empi per essere sostenuti nella loro inimicizia verso il Signore e per tramare contro il suo Cristo.

Si comincia con l’ascoltare la menzogna per poi indugiare o meglio sostare, cioè porre la propria dimora nel peccato. Il peccato non è mai qualcosa di occasionale, ma ha radici profonde che si devono innanzitutto cercare in un cuore lontano da Dio, che non si apre alla sua Parola, ma gli oppone quella del Maligno.

Da un cuore guastato che persiste nell’inimicizia con Dio, possono soltanto sortire azioni malvagie. Dapprima si giustifica il peccato ai propri occhi, poi si dimora tranquillamente in esso, e così il peccato diventa un vero e proprio cammino, una via non solo da percorrere, ma anche una via in cui si può tranquillamente stare.

E non siede in compagnia degli stolti; mentre l’uomo va nel consiglio degli empi, e si ferma nella via dei peccatori, gli stolti vi siedono stabilmente. Segnati senza speranza dal peccato, sono anche maestri di ogni male.

È questa la logica del peccato: dapprima si presta ascolto all’uomo peccatore, poi ci si incammina sulla strada della trasgressione e si sosta in essa. Alla fine si è collaboratori del Satana, maestri di menzogna.

Non segue

non indugia

non siede

La successione non è casuale, ma sottolinea un processo irreversibile, che va da male a male, da caduta a caduta. La progressione dei verbi tracciano con finezza la psicologia della tentazione e della caduta. Il primo verbo è un semplice “seguire”, che esprime un atteggiamento ancora superficiale nei confronti del male. Ad esso succede il più duraturo “indugiare”, un fermarsi in ascolto, e alla fine si giunge all’acquiescenza durevole, la partecipazione totale, la connivenza abituale, cioè il “sedere in compagnia degli stolti”. Il giusto è colui che sa vincere questa tentazione.

Salmi 1:2 ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte.

Chi è allora beato? Chi viene reso partecipe della vita eterna che è Dio? Viene reso partecipe della vita eterna che è Dio chi si rende partecipe della sua legge. Chi nella legge di Dio trova la sua gioia.

Ecco che all’uomo empio, si contrappone l’uomo timorato del Signore. La sua volontà dimora nella legge del Signore, non vuole sapere altro e non cerca altro. La legge, la torah, è rivelazione divina a cui deve rispondere l’adesione gioiosa del pio israelita, per il quale essa è norma di vita, con atteggiamento gioioso non legalistico.

Quando la volontà è fissa in Dio, la meditazione della sua Legge diventa una costante della vita: di giorno e di notte nessun altro pensiero può prendere il sopravvento e distogliere il cuore dalla sottomissione alla Legge. È beato chi medita giorno e notte la legge del Signore per comprenderla in tutta la sua verità e per osservarla in pienezza di obbedienza. Più la legge si conosce, più si ama, più ad essa si obbedisce. La legge conosciuta, amata, vissuta è la sola via della beatitudine per l’uomo.

Custodita saldamente, la Parola di Dio diventa luce nelle tenebre, guida nel cammino verso la salvezza eterna.

Il v. 1 ha indicato le tre cose che non dobbiamo fare, il v. 2 indica le due cose che, invece, siamo tenuti a fare. Non è sufficiente per noi evitare il male, se non ci atteniamo al bene. Ci dobbiamo compiacere, cioè voler fare quanto il Signore ha comandato; e non basta volere, dobbiamo meditare giorno e notte nella sua legge.

Quale il destino eterno di un tale uomo? Non quello di diventare come il Satana, ma quello di diventare come il Cristo.

Salmi 1:3 Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere.

Chi si pianta nella legge del Signore in modo stabile e duraturo è simile a un albero piantato lungo corsi d’acqua. Il giusto è paragonato a questo albero verdeggiante e carico di frutti, simbolo di prosperità. Quest’albero dona frutti a suo tempo, le sue foglie non cadono, quello che fa riesce bene.

È un albero che ha le sue radici nella fonte della vita, che è l’acqua, che è Dio per l’uomo. Chi si pianta nella legge, si pianta in Dio, si pianta nella beatitudine, si pianta nella sua verità. Chi è nella legge infatti è piantato nella verità di Dio.

Salmi 1:4 Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde;

Gli empi invece non avranno alcun successo. Non hanno radici, e alla solidità dell’albero si oppone la vacuità della pula, arida, leggera e inconsistente. Gli empi non sono come l’albero nutrito e vivificato, ma saranno come la pula che per poco appare, quando è ammassata, e che poi il vento disperde dalla faccia della terra. Così gli empi che non si pongono sotto lo sguardo del Signore, ma si uniscono per apparire agli occhi del mondo, saranno dispersi lontano da Dio. Non hanno considerato una vita sotto lo sguardo dell’Altissimo? Saranno allontanati da esso per sempre. Hanno cercato di apparire agli occhi del mondo: e chi si ricorderà di loro quando saranno discesi nel regno dei morti?

La polvere, quantunque provenga dalla terra, non è più terra, non ha nulla di solido né di stabile. Dove spinge il vento, là si dirige la polvere. Così anche l’empio, una volta che ha rifiutato Dio, in qualunque direzione lo sbatte il diavolo, là viene portato senza più una meta. Questa verità va meditata. Uno può anche concedersi al male, ma con quali risultati? L’immagine della polvere dice più che mille trattati di teologia o di sociologia.

Salmi 1:5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti.

Gli empi non potranno reggere di fronte alle accuse di Dio nel giudizio finale, perché nulla avranno da dire, ormai svuotati di ogni parola di verità: potranno soltanto accogliere senza replicare un giudizio di meritata condanna.

Nessun peccatore potrà mai sorgere nel consiglio dei giusti, cioè far sentire la propria voce in quel consiglio di santi che canta in eterno le lodi del Signore.

Dovunque vi è il Signore essi mai avranno accesso. Hanno escluso Dio dalla loro vita, Dio li esclude dalla sua. Hanno rinnegato il Signore, la fonte della vita, Dio rinnega loro, non li vuole alla sua presenza. Non c’è spazio per loro presso Dio e di conseguenza non c’è spazio per loro nella vita. Loro hanno scelto la morte e morte sarà per sempre. A meno che non si convertano.

Salmi 1:6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.

Nessuno s’inganni o illuda se stesso: il Signore conosce bene la via dei giusti e quella degli empi. I giusti entreranno nel regno dei cieli. Gli empi andranno nell’eterna perdizione.

Dio veglia sui giusti. Dio non veglia sui malvagi. Il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina. Dio veglia sul cammino dei giusti per proteggerli e custodirli nella sua verità. Non vegliando sul cammino dei malvagi, questi necessariamente andranno in rovina. Non hanno radici, non sono stabilizzati in Dio. Chi non si stabilizza in Dio non ha futuro. Il futuro dell’uomo è Dio.

Se si predicasse queste verità, si darebbe al giusto forza per rimanere nella sua giustizia e si aprirebbero per i malvagi possibilità di conversione. Il malvagio deve sapere che è come pula che il vento disperde. La pula non possiede nulla, è solo preda del vento che la rapisce e la disperde. Questa è la sorte di chi si allontana dal Signore. Questa è la fine degli empi, peccatori, stolti. Sapendo questo, empi, peccatori, stolti possono scegliere se continuare ad essere preda del vento, oppure ritornare a stabilizzarsi in Dio. A loro incombe la scelta, a noi l’obbligo di avvisarli, il dovere di dire ciò che li attende, se persevereranno sulla via dell’ingiustizia e della falsità.

Questa primo salmo è un appello vigoroso per la scelta del bene, della verità e della giustizia. La figura del giusto nella tradizione cristiana si trasformerà in quella del Giusto per eccellenza, il Cristo, e l’albero simbolico, diventerà l’albero della croce, da cui sgorga la vita per l'uomo.

È un salmo che dona pace, invita alla perseveranza. Non andrà deluso chi medita la legge d’amore nella quale si riflette Dio, che è Amore. E la legge è stata portata a compimento da Cristo; e di più la nuova legge, che perfeziona l’antica, si trova in Cristo, nella sua vita, nelle sue opere, nelle sue parole. Meditare la legge giorno e notte è meditare quanto ha fatto e detto Cristo; è desiderio di vivere Cristo nell’imitazione di lui. Meditare giorno e notte la legge non è l'opera di un giurista, ma è l’opera d’amore che avviene nella comunione con Cristo.