martedì 24 settembre 2019

L'ANTICA CHIESA E LA VERGINE MARIA


L’ANTICA  CHIESA E  LA  VERGINE  MARIA

Nelle catacombe romane esistono alcune pitture che rappresentano la Vergine Maria. Talvolta è seduta avendo nelle braccia il Figlio, oppure sta ritta in piedi con le braccia aperte a guisa d'intercessione. Tra queste immagini, la più antica di tutte è senza dubbio quella del cimitero di Priscilla sulla via Salaria: 



Che in questa pittura sia rappresentata la Vergine è cosa manifesta dalla stella dipinta in alto, la stessa dell'Epifania.

A sinistra c’è un personaggio che con una mano stringe un libro (anche se poco visibile) e con l'altra indica la stella. È un profeta dell'Antico Testamento che predice l'apparire della stella che è Cristo. Probabilmente è Isaia che più volte accenna alla luce che doveva venire con la nascita del Redentore. Il dipinto è della prima metà del II secolo e forse anche della fine del I secolo. È dunque la più antica immagine di Maria sino ad ora conosciuta.

Anche la seguente si trova nel cimitero di Priscilla. Il vescovo di Roma, a sinistra, indica a una ragazza cristiana la Vergine Maria come suo modello.




Questa è nella catacomba di Domitilla (III sec.) insieme ai magi.




Questa è nel cimitero maggiore di S. Agnese. La Vergine Maria col fanciullo Gesù.



Quando vediamo Maria rappresentata in tanti luoghi diversi e posta per lo più sopra i sepolcri con evidente segno di protezione, significa che essa è rappresentata come intercessore presso suo Figlio.

Ecco cosa pensava Martin Lutero di Maria:

1) «È una credenza dolce e pia che l’infusione dell’anima di Maria fu effettuata senza peccato originale, cosicché nella stessa infusione della sua anima ella fu anche purificata dal peccato originale e adornata di doni di Dio; perciò dal primo momento che ella cominciò a vivere, ella fu libera da ogni peccato».

2) «Ella è piena di grazia, viene dichiarata essere completamente senza peccato – qualcosa di estremamente grande. Perché la grazia di Dio la riempie di ogni cosa buona e la rende priva di ogni male».

3) «Cristo… fu il solo figlio di Maria, e la Vergine Maria non ebbe altri figli oltre a Lui… Io sono incline ad essere d’accordo con quelli che dichiarano che “fratelli” veramente significa “cugini”, perché la Sacra Scrittura e gli Ebrei chiamano i cugini sempre fratelli».

Tutto ciò è stato scritto da Martin Lutero, il quale credeva in Maria immacolata, Madre di Dio e perpetua vergine! (Martin Lutero, Werke, ed. Weimar, X, P. II, 107,8-11). Ciò dimostra che gli evangelici hanno tradito il loro padre!

I protestanti accusano la Madonna di venire dal diavolo e di fare miracoli in nome di Satana, dicendo che nelle sue apparizioni ufficiali, sia Satana che si trasforma in angelo di luce.  

Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! (Mat. 10:24,25)

I farisei del passato insultarono Gesù di essere il demonio, e i farisei di oggi insultano la Madonna di venire dal demonio. La scrittura si è adempiuta.


lunedì 16 settembre 2019

IL DOMINIO DEL MONDO: La grande illusione


Il presidente dell'Anti Defamation League, Abraham Foxman: discorso sulla distruzione della razza bianca e il dominio del mondo ZioNazi

Per "The National Observer" tramite un documento dell'ufficio di Abe Foxman [presidente di ADL degli Stati Uniti d'America].

Il presidente della Anti-Defamation League, Abraham Foxman, in un'apparizione del 25 agosto 1998, New York, ha tenuto il seguente discorso:

"Gentiluomini. Benvenuti al secondo incontro centennale dei Savi Anziani di Sion. Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi espressi nel nostro primo incontro 100 anni fa. Controlliamo i governi. Abbiamo creato dissenso tra i nostri nemici e li abbiamo fatti uccidere tra di loro. Abbiamo efficacemente messo a tacere le critiche sui nostri affari e siamo la razza più ricca su questa terra.

Molti di voi sono uomini molto impegnati. Andiamo al nocciolo della questione. Come maestri del mondo degli affari, della politica, della legge e soprattutto dei media, siamo pronti ad attuare il nostro programma più importante e ambizioso, quello che eliminerà definitivamente e totalmente gli impedimenti al nostro controllo assoluto su questa terra.

Parlo della morte della razza bianca. La completa rimozione di tutti i mezzi di riproduzione della cosiddetta razza ariana. Uomini, ora controlliamo il destino di questa razza. Ora è il momento di assicurarsi che la razza bianca si estingua attraverso l'incrocio di razze e con un tasso di natalità praticamente zero.

Abbiamo apprezzato tutti la visione più volte ripetuta in tutto il mondo, ogni giorno, degli ultimi bambini bianchi che giocano con piccoli bambini neri, e sapendo che sono stati preparati per la loro distruzione.

Noi possiamo rovinare l’antica purezza di sangue di un bambino ariano convincendolo dell'altruismo di generare figli interrazziali. Dobbiamo portare la mescolanza razziale dei centri urbani alle periferie e alle aree rurali di questo paese.

Programmi più aggressivi per integrare queste aree sono in corso attraverso l'HUD. Vale la pena qualsiasi prezzo per annientare la prossima generazione di bambini bianchi. Vogliamo che ogni padre bianco senta il dolore di far sposare i propri figli con i loro compagni colorati e generare figli birazziali.

Dobbiamo usare il nostro potere per scoraggiare gli uomini e le donne bianchi che continuano a stare insieme, a generare figli bianchi. Saranno ostracizzati e non entreranno a far parte della Nuova Società di tutte le razze.

Questo dissuaderà la maggior parte di loro. Tratteremo i goyim [non-ebrei] meno cooperativi con la persecuzione e la prigionia.

Infine, vedremo la fine di questa razza bianca. I bambini bianchi impressionabili avranno le menti modellate negli agenti della loro stessa distruzione. I nostri sforzi sono già riusciti a far sì che gli "uomini" di questa razza si prostrassero ai nostri piedi.

Uomini, voi e i vostri antenati avete lavorato duramente per assicurarci il potere di tenere il destino di questa razza nelle nostre mani. Adesso ce l'abbiamo.

Periscano gli ariani goyim (bestiame)!" [Applausi]

Fine del discorso.
25 agosto 1998, New York.


(Menachem Begin - Primo Ministro israeliano 1977-1983)


"La nostra razza è la Razza Maestra. Siamo delle divinità su questo pianeta. Siamo tanto diversi dalle razze inferiori quanto esse lo sono dagli insetti. In effetti, rispetto alla nostra razza, le altre razze sono bestie e animali, bestiame.
"Le altre razze sono considerate escrementi umani. Il nostro destino è di governare sulle razze inferiori. Il nostro regno terreno sarà governato dal nostro capo con una verga di ferro.
"Le masse ci leccheranno i piedi e ci serviranno come nostri schiavi"


James Rothschild III:
Manifesto a tutti gli ebrei dell'Universo

"The Morning Post" di Londra, il 6 settembre 1920, riprodusse il suo Manifesto a tutti gli ebrei del mondo:

• "L'unione che desideriamo fondare non sarà un'unione francese, inglese, irlandese o tedesca, ma un'unione ebraica, universale! Altre popolazioni e razze sono divise in nazionalità; noi soli non abbiamo concittadini, ma esclusivamente co-religionari".

• "Un ebreo non diventerà mai amico di un cristiano o di un musulmano prima che arrivi il momento, quando la luce della fede ebraica, l'unica religione della ragione, risplenderà in tutto il mondo!"

• "L'insegnamento ebraico deve coprire tutta la terra!"

• "La nostra causa è grande e santa e il suo successo è garantito".

• "Il cattolicesimo, il nostro nemico immemorabile, giace nella polvere, mortalmente ferito alla testa. La rete che gli ebrei sta gettando sul globo terrestre si allarga e si diffonde quotidianamente".
• "Il tempo è vicino, quando Gerusalemme diventerà la casa di preghiera per tutte le nazioni e tutti i popoli, e lo stendardo del monoteismo ebraico sarà srotolato e issato sulle terre più lontane".

• "Approfittiamo di tutte le circostanze. La nostra forza è immensa - impara ad usare questa potenza per la nostra causa".

• "Di cosa hai paura?"

• "Il giorno non è lontano quando tutte le ricchezze e i tesori della terra diventeranno proprietà dei Figli di Israele".

sabato 7 settembre 2019

LA PREGHIERA DELL'AVE MARIA


La preghiera dell’Ave Maria

Ave! 

In greco è chaire che vuol dire rallegrati! Non è un educato "buongiorno", ma un augurio e un annuncio. Il profeta Zaccaria, annunciando la venuta del re Messia, aveva esclamato (Bibbia LXX): Esulta (chaire) grandemente, o figlia di Sion, manda gridi d'allegrezza, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te (Zac. 9:9). E tre secoli prima il profeta Sofonia aveva usato parole simili: Manda gridi di gioia (chaire), o figlia di Sion! Manda gridi d'allegrezza, o Israele! Rallegrati ed esulta con tutto il cuore, o figlia di Gerusalemme! (Sof. 3:14).  Ora, l’angelo  ripete  la  stessa  cosa:

Rallegrati, Maria! In te, infatti, Dio compirà le sue promesse, compirà le profezie e, per mezzo tuo, la speranza di salvezza del popolo non sarà delusa. E di lì a poco Maria si rallegrerà quando, nel magnificat dirà: "lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore" (Luca 1:47). Luca dunque presenta Maria come la profetica figlia di Sion e la personificazione del popolo eletto che attende il Messia. È la nuova Gerusalemme in cui Dio colloca la sua dimora in mezzo agli uomini. È tempo di gioire e rallegrarsi perché il Messia è stato donato. 

Ogni volta dunque che si dice: Ave, Maria ci si rallegra con Maria ripetendo le stesse parole del vangelo. Salutando Maria, colui che prega dice che il Cristo ci è stato donato attraverso lei. È lei che portandoci Gesù ci porta la gioia, l’esultanza, come letteralmente fece quando entrò in casa di elisabetta. Il medesimo rallegrarsi rivolto a Maria, che lei ha accolto e realizzato in pienezza, è rivolto anche a ciascuno di noi, ogni giorno, quando il Signore ci chiede di entrare nella nostra vita.

Maria

Leggiamo nel vangelo di Luca: "l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città di Galilea detta Nazaret a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria" (1:26,27). Per gli antichi la scelta del nome aveva un significato di presagio, di augurio: voleva esprimere il destino e la missione della persona che lo portava. 

La parola Maria non fa parte delle parole dell’angelo, ma fa parte della preghiera. L'aggiunta del nome "Maria" alle parole dell'angelo, non è arbitraria, ma intende risaltare il mistero della Donna a cui il saluto è rivolto, ne vuole svelare la natura e precisare la missione. Secondo l'interpretazione più comune il nome "Maria" ha una radice egiziana - "Mry", da cui il nome Meryt - che vuol dire "amata". Meryt-Amon era niente meno che la Grande Sposa Reale di Ramses II. "Meryt-Amon" (amata dal dio Amon) divenne, secondo questa etimologia, Myri-am - "l'amata di Dio", "la prediletta di Dio". 

Il suo nome è indicativo del suo destino eccezionale e della sua missione unica: "Miryam", sarà per sempre la figlia prediletta del Padre, la Madre del Figlio.

Anche noi abbiamo ricevuto un nome, un nome che porteremo per sempre. Dio ci conosce per nome, ama ciascuno nella sua singolarità. La diversità del nome di ciascuno, non siamo numeri, sta a dire che ciascuno ha un compito, un destino unico.

Piena di grazia

L’angelo salutando Maria le dice: "Piena di grazia" (kecharitōménē Luca 1:28, participio passato del verbo charitoō). Un verbo il cui significato è "ricolmata di grazia". Va rilevato che questo verbo greco, come tutti quelli che terminano in "- oō", indica anche una trasformazione. Quindi, qui non si tratta tanto di vedere Maria come la "piena di grazia", ma come "la trasformata" da questa grazia divina. Ci troviamo di fronte, pertanto, a una nuova creazione che è avvenuta in Maria. Dio, che l’ha scelta per affidarle il sommo compito e dignità di madre del Cristo, l’ha circondata di una santità unica. 

L’angelo non chiama per nome Maria. Il suo nome è sostituito dall'espressione "piena di grazia". Questo è il nuovo nome che viene dato dall'angelo a Maria. Il cambio di nome per l'ebreo significa la trasformazione che avviene in una persona, che la designa come una nuova creatura, assegnandole una nuova missione e un nuovo senso della sua vita.

Il Signore è con te

Quando l’angelo le disse: Il Signore è con te, Maria capì che queste parole erano una chiamata al servizio di Dio per una missione che interessava il destino del suo popolo. 

Così, infatti, era iniziata la chiamata di Abramo: Non temere, o Abramo, io sono il tuo scudo (Gen. 15:1). E a Mosè, mandato a liberare il suo popolo: Io sarò con te (Es. 3:12). Così a Giosuè, a Gedeone, a Geremia, a Davide e a tutti coloro che chiama per una missione di salvezza, Dio ripete sempre: Non temere: Io sono con te. 

Maria si sente piccola, umile, sproporzionata alla grandiosità del piano di Dio: "Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?"  (Luca 1:34). Ma l'angelo la rassicura: non temere, abbi fiducia, non contare sulle tue forze ma sulla potenza del Signore! A Maria viene assicurato l’aiuto di Dio per realizzare questa grande missione: Il Signore è con te. 

Maria crede e si offre a Dio in una donazione totale: Ecco, io sono l'ancella del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola (Luca 1:38). Queste sono le parole della fede, della disponibilità, dell’amore: sono il riassunto della vita di Maria.

Dio assicura a ciascuno di noi la sua presenza: "Non temere io sono con te" e ci ripete: "Io sono  con voi tutti i giorni fino alla fine dell’età presente" (Mat. 28:20). Non siamo mai soli, nel compito che egli ci ha affidato ci assicura l’aiuto della sua grazia per portarlo a termine.     

Tu sei benedetta fra le donne

Queste non sono più le parole dell’angelo, ma di Elisabetta:

E avvenne che come Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno; ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e a gran voce esclamò: Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno! (Luca 1:41,42)

Anche il figlio che Elisabetta porta in grembo nonostante l'età avanzata, partecipa della gioia della madre: "Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto m'è giunta agli orecchi, il bambino mi è per giubilo balzato nel seno" (Luca 1:44).

Nell'Antico Testamento, ricorre spesso la parola "benedizione" (berakha), che è comunicazione di vita da parte di Dio. Nel significato dell’ebraico barak, c’è al tempo stesso il gesto di donare e lo stato del dono. Nella benedizione c’è dunque in origine una potenza che opera, una forza di salvezza che si trasmette. È Dio che benedice, che dà forza, successo, discendenza numerosa, pace, sicurezza.   

La benedizione è il segno del favore di Dio impresso nella creatura: non un semplice augurio come è diventato nel tempo, ma un segno efficace che raggiunge lo scopo per cui è dato. Maria è la benedetta per eccellenza. È lo Spirito Santo che per bocca di Elisabetta benedice Maria, ricolma di grazia. 

Dio la benedice in modo unico e Maria, a sua volta, risponde alla benedizione: "il Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è il suo nome" (Luca 1:49).

Paolo dirà: "Benedetto sia l'Iddio e Padre del nostro Signor Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti d'ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Efes. 1:3). Attraverso Cristo, figlio di Maria, il Padre ha riversato su ciascuno di noi la sua vita. Noi come Maria lo lodiamo per questo dono straordinario di grazia.

e benedetto è il frutto del tuo seno

Elisabetta, dopo aver riconosciuto Maria come la benedetta fra le donne, riconosce il frutto benedetto che ella porta nel grembo. Gesù, prima di essere «frutto» di Maria, è «frutto» dello Spirito  Santo (cfr.  Luca 1:35, Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò ancora il santo che nascerà, sarà chiamato Figlio di Dio). Gesù è il Benedetto per eccellenza, eppure è frutto del seno di Maria: tanto soprannaturale è stato il suo concepimento, quanto normale è stata la gestazione della Vergine. Gesù è frutto del seno di Maria nel senso più pieno e reale. Soprannaturale è il concepimento, ma normale la gestazione. Per nove mesi, come ogni altra donna, Maria custodisce il Verbo fatto carne nel proprio utero, lo sente crescere, ne avverte i movimenti, lo alimenta, gli trasmette il proprio sangue e la propria vita. Questo «frutto» straordinario è stato provocato dall'azione dello Spirito, ma è comunque legato alla carne, al sangue, alla materia. Ha avuto bisogno del normale grembo di una donna.

Dio si è reso visibile attraverso la strada più naturale e vitale. Madre e figlio sono due realtà indissolubili e complementari; due realtà che insieme realizzano il mistero più grande che ci sia mai stato nel mondo. 

Nella fede, dice sant’Ambrogio, anche noi siamo chiamati a concepire spiritualmente il Figlio, a farlo crescere in noi per poterlo donare al mondo.

Gesù

Siamo nel cuore dell'«Ave  Maria».  Fu il  Papa  Urbano  IV  (1261-1264)  che  ordinò l'aggiunta di "Gesù" come conclusione della prima parte. 

La prima parte della preghiera si apre col nome di Maria e si chiude con quello di Gesù. Il nome di Gesù rappresenta il normale punto d'arrivo. Tutta la storia della salvezza è preparatoria a questo nome santo che sta al centro del mondo, della storia e del cuore di ogni uomo: "Gesù", "poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati" (Atti 4:12).

Gesù, nome molto frequente a quei tempi, significa letteralmente "Yahweh salva". Gesù è quindi il nome che indica la salvezza operata da Dio attraverso il frutto del seno di Maria. Gesù ci salva. È il Salvatore. 

Maria ci porta Gesù. Ogni incontro con lei si risolve in un incontro con Cristo stesso: onorando la madre, il Figlio è debitamente conosciuto, amato, glorificato.

Pronunciando il suo Nome – Gesù - secondo la tradizione ebraica noi provochiamo una presenza, una speciale protezione, una unione e comunione con il Salvatore. Gesù è un nome da invocare, sia con il cuore che con le labbra. La spiritualità orientale antica ci ha trasmesso una invocazione semplice e ricca di contenuto: "Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore". È la cosiddetta «preghiera del cuore». È una preghiera di poche parole, intensa e accorata che riempie il cuore:

Κύριε Ιησού ΧριστέYιέ Θεού ελέησον με τον αμαρτωλό: 
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio  abbi pietà di me, peccatore

In origine, la si diceva senza la parola peccatore; questa è stata aggiunta più tardi alle altre parole della preghiera. 

Quando concludiamo la prima parte dell’Ave Maria con il nome di Gesù, risvegliamo in noi i sentimenti di una grande ammirazione per Maria, e rinnoviamo per mezzo di lei la nostra consacrazione a Gesù.

Santa Maria

La proclamazione della santità di Maria ci introduce nella seconda parte della preghiera. Maria è detta santa. Che vuol dire? Santo è ciò che entra in relazione con Dio e partecipa della Sua santità. Molte sono le persone e le cose dette "sante": il popolo di Israele, i Profeti, gli Apostoli, il tempio, l'altare, Gerusalemme, la Chiesa. 

Alla base della nostra santità c’è un dato oggettivo: la grazia santificante. Si riceve nel battesimo e rende l'anima splendente e luminosa: per questo è simboleggiata dalla veste candida. Ora, questa  grazia santificante che si riceve nel battesimo è stata ricevuta con sovrabbondanza da Maria. L’anima di Maria è bella e luminosa. Maria è santa perché lo Spirito Santo l'ha resa strumento e luogo della sua presenza divina. Gli antichi padri della Chiesa chiamavano Maria la tutta santa, salutata dall’angelo come "piena di grazia".

La santità di Maria, però, non è soltanto il frutto dell’intervento di Dio, ma è anche il frutto della sua libera volontà. La sua santità è maturata in un cammino di fede che l’ha portata a donarsi a Dio: Ecco, io sono l'ancella del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola (Luca 1:38). Il suo sì è per tutti i cristiani lezione ed  esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione. 

Il suo esempio è qualcosa di presente nella Chiesa, ci guida e ci stimola alla santità. 

Madre di Dio

Ora viene la questione sul termine: "Maria madre di Dio". Questo appellativo è a rigor di termini, assurdo. Dio non ha una madre, perché è eterno. In greco è Theōtokos e in latino Dei Genitrix, cioè colei che ha partorito Dio. È la definizione data nel Concilio di Efeso del 431. Si è arrivati a questa definizione non senza polemiche. Il fatto è che se Maria è madre di Cristo, dunque è madre di Dio, colei che ha partorito Dio nella sua natura umana.

Luca 1:43 "
E come mai m'è dato che la madre del mio Signore venga da me?"

Signore = Dio. Nella Bibbia e soprattutto nel contesto del vangelo di Luca ne abbiamo numerosi esempi!

Prima di Luca 1:43:

Luca 1:6 Or erano ambedue giusti nel cospetto di Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore (=Dio)

Luca 1:9 secondo l'usanza del sacerdozio, gli toccò a sorte d'entrar nel tempio del Signore (=Dio) per offrirvi il profumo;

Luca 1:11 E gli apparve un angelo del Signore (=Dio), ritto alla destra dell'altare de' profumi.

Luca 1:15 Poiché sarà grande nel cospetto del Signore (=Dio); non berrà né vino né cervogia, e sarà ripieno dello Spirito Santo fin dal seno di sua madre,

Luca 1:16 e convertirà molti dei figli d'Israele al Signore Iddio loro;

Luca 1:17 ed egli andrà innanzi a lui con lo spirito e con la potenza d'Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saviezza dei giusti, allo affin di preparare al Signore (=Dio) un popolo ben disposto.

Luca 1:25 Ecco quel che il Signore (=Dio) ha fatto per me nei giorni nei quali ha rivolto a me lo sguardo per togliere il mio vituperio fra gli uomini.

Luca 1:28 E l'angelo, entrato da lei, disse: Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore (=Dio) è con te.

Luca 1:32 Questi sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre,

Luca 1:38 E Maria disse: Ecco, io son l'ancella del Signore (=Dio); mi sia fatto secondo la tua parola. E l'angelo si partì da lei.

Dopo Luca 1:43:

Luca 1:45 E beata è colei che ha creduto, perché le cose dettele da parte del Signore (=Dio) avranno compimento.

Luca 1:46 E Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore (=Dio)

Luca 1:58 E i suoi vicini e i parenti udirono che il Signore (=Dio) aveva magnificata la sua misericordia verso di lei, e se ne rallegravano con essa.

Luca 1:66 E tutti quelli che le udirono, le serbarono in cuor loro e dicevano: Che sarà mai questo bambino? Perché la mano del Signore (=Dio) era con lui.

Luca 1:68 «Benedetto sia il Signore (=Dio), l'Iddio d'Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,

Luca 1:76 E tu, piccolo fanciullo, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai davanti alla faccia del Signore (=Dio) per preparar le sue vie,

Luca 2:9 E un angelo del Signore (=Dio) si presentò ad essi e la gloria del Signore (=Dio) risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore.

Luca 2:9 E un angelo del Signore (=Dio) si presentò ad essi e la gloria del Signore (=Dio) risplendé intorno a loro, e temettero di gran timore.

Luca 2:15 E avvenne che quando gli angeli se ne furono andati da loro verso il cielo, i pastori presero a dire tra loro: Passiamo fino a Betleem e vediamo questo che è avvenuto, e che il Signore (=Dio) ci ha fatto sapere.

Luca 2:22 E quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino in Gerusalemme per presentarlo al Signore (=Dio)

Luca 2:23 com'è scritto nella legge del Signore (=Dio): Ogni maschio primogenito sarà chiamato santo al Signore,

Luca 2:23 com'è scritto nella legge del Signore (=Dio): Ogni maschio primogenito sarà chiamato santo al Signore,

Luca 2:24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore (=Dio), di un paio di tortore o di due giovani piccioni.

Luca 2:26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non vedrebbe la morte prima d'aver veduto il Cristo del Signore (=Dio).

Luca 2:29 «Ora, o mio Signore (=Dio), tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola;

Ci possono essere dubbi che il "Signore" di Luca 1:43 si riferisca a Dio? Naturalmente Maria è madre di Dio-uomo. Il Figlio è eterno come il Padre e lo Spirito Santo, ma quando il Figlio scelse di incarnarsi, entrò nella storia umana, incarnandosi nel seno di Maria vergine, Dio-Figlio, il Verbo, divenne Dio-uomo.

Maria quindi è madre del Verbo incarnato chiamato Gesù Cristo! Dio con noi. Maria non diede la divinità a Gesù, ma solo la carne.

Riconosciamo la duplice natura di Cristo: la divina per cui è uguale al Padre, l'umana per cui è uguale all’uomo. L'una e l'altra unite non sono due, ma un solo Cristo.

Dio ha deciso di abitare in mezzo a noi scegliendo una madre da cui nascere. Se decise di abitare in una tenda, cosa c’è di strano se decise di abitare in una donna? Maria, umile creatura, nata nel tempo, può chiamare veramente figlio mio, il Figlio di Dio, e Colui che è da sempre nel seno del Padre può chiamarla Madre. 

La Scrittura ci dice anche che Maria ci è stata data come madre presso la croce del Cristo. Leggiamo nel vangelo secondo Giovanni:

Or presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria moglie di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso a lei il discepolo ch'egli amava, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. (Giov. 19:25-27)

Maria accoglie con amore il dono di questa nuova maternità, come una sorta di prolungamento della prima. È la Madre del Cristo totale. È la madre della Chiesa.

Maria ha avuto Dio dentro di sé. Dal momento dell’annunciazione è diventata l’Arca santa di Dio, la dimora di Dio fatto uomo. C'è un evidente parallelo fra l'Arca dall'alleanza e Maria.

La scena della visita a Elisabetta (Luca 1:39-45) è teologicamente improntata all’episodio del trasporto dell’arca in Giudea narrato in 2Sam. 6:12ss. In questo testo di Samuele si dice che al passaggio dell’Arca esplode la gioia del popolo, e Davide stesso si mette a danzare con tutte le sue forze davanti all’Arca. In Luca, il passaggio di Maria suscita gioia a Elisabetta e in Giovanni Battista il quale, ancora nel seno di sua madre, salta e danza come Davide di fronte all’Arca.

Il passaggio dell’Arca avviene "con gioia" (2Sam. 6:12) e la visita di Maria a Elisabetta è "con giubilo" (1:44); il figlio di Elisabetta giubila alla presenza di Maria.

Come il popolo grida di fronte all’Arca (2Sam. 6:15 "con giubilo e a suon di tromba"), così Elisabetta grida di fronte a Maria (1:42 "esclamò con gran voce"), e proclama la beatitudine di Maria.

Luca è molto preciso e quando dice che Elisabetta davanti a Maria "esclamò con gran voce", utilizza un verbo che si trova soltanto qui in tutto il NT (anephōnēsen), ma nel VT della LXX designa un’esclamazione liturgica connessa in modo particolare con la cerimonia del trasporto dell’Arca:

Così tutto Israele portò su l'arca del patto dell'Eterno con grida di giubilo e al suono di corni, di trombe [anaphōnountes], di cembali, di cetre e di arpe (1Cron: 15:28).

Come il viaggio dell’Arca si svolge nel paese di Giuda, così è anche del viaggio di Maria: "Poi [Davide] si levò e partì con tutto il popolo che era con lui da Baale di Giuda" (2Sam. 6:2), "Maria si levò e se ne andò…in una città di Giuda" (Luca 1:39).

L’Arca viene portata in casa di Obed-Edom (2Sam. 6:10) e Maria entra nella casa di Zaccaria (Luca 1:40).

Maria rimase tre mesi (Luca 1:56) nella casa di Zaccaria, proprio come l’Arca rimase tre mesi (2Sam. 6:11) nella casa di Obed-Edom.

Sia l’Arca che Maria spandono benedizione con la loro sola presenza. Infatti la presenza dell’Arca in casa di Obed-Edom fece sì che il Signore benedicesse Obed-Edom e tutta la sua casa (2Sam. 6:11); la presenza di Maria fa sussultare di gioia il bambino nel seno di Elisabetta e provoca la discesa dello Spirito Santo su Elisabetta e su Giovanni Battista (Luca 1:41-44).

Maria, che è stata adombrata dallo Spirito Santo e che porta nel seno il Figlio dell’Altissimo, porta con sé quella potenza dello Spirito Santo che scende su Giovanni e lo fa trasalire, saltare e danzare di gioia. È una Pentecoste.

È dunque abbastanza chiaro che l’intenzione teologica di Luca è di dirci che Maria è l’Arca. Nel racconto del trasporto dell’Arca, Davide aveva detto: "Come può venire da me l’arca dell’Eterno?" (2Sam. 6:9), ed Elisabetta ripete lo stesso grido davanti a Maria: "E come mai m'è dato che la madre del mio Signore venga da me?" (Luca 1:43). Invece di Arca del Signore abbiamo madre del mio Signore.

Luca, con questa esegesi teologica di 2Sam. 6, è partito dal fatto storico del trasporto dell’Arca, per mostrare Maria come Arca, il luogo della presenza del Signore.

Capiamo perché il mistero di Maria è così centrale nella fede cristiana. C’è un motivo, non è una favoletta devozionale. Maria rappresenta il nuovo rapporto tra Dio e l’uomo che nasce con l’annunciazione… in cui l’uomo scopre di poter portare Dio dentro di sé. Siamo chiamati a far nascere Cristo in noi.

Prega per noi 

Bisogna innanzi tutto demolire l’idea di fare di Maria qualcuno di più buono di Dio. Questo è un errore. Nessuno ci ama più di Dio e nessuno è più buono verso noi di Lui. Non ci sono mediazioni fra il Padre e i figli, salvo il Figlio che ci ha dato di essere suoi coeredi, di essere veramente figli, grazie alla sua Incarnazione, alla sua morte e alla sua risurrezione. Maria non può che essere un pallido riflesso dell’amore di Dio. Allora perché chiedere a Maria di pregare per noi? Maria è forse una scorciatoia per arrivare a Dio? Non è certo questo.

Questa è la comunione dei santi. I santi morti nella carne sono sempre vivi, ed esercitano quella carità che non passerà mai. Non siamo soli. Preghiamo nella Chiesa e con la Chiesa. La nostra preghiera non è un grido solitario in un deserto, ma una nota che si inserisce nell’armonia del canto di tutta la Chiesa. La Chiesa è un corpo, animato e vivificato dallo Spirito Santo, e composto da cellule viventi, legate le une alle altre. Fra queste, i santi sono coloro che sono stati più lavorati dallo Spirito e più lavorano per il bene degli altri, anzi diventano canali della forza dello Spirito verso il corpo. Fra loro, la Vergine Maria, per misterioso disegno di Dio, ha un posto unico nel corpo, e dunque anche nella preghiera del corpo. 

Gesù disse al ladrone sulla croce: "oggi tu sarai con me in paradiso" (Luca 23:43). Se gli disse così, sicuramente era per premiare la fede del ladrone, e il premio era trovarsi alla presenza di Dio, e gioire della gloria di Dio!

Se non fosse così, Gesù avrebbe potuto dire al ladrone: "Ti prometto che alla fine dei tempi tu avrai un posto in Paradiso", oppure "ti prometto che risorgerai". Invece gli disse: "Oggi tu sarai con me in paradiso", oggi stesso quindi gioirai della presenza di Dio in Paradiso!

Quindi in Paradiso non si dorme, non ci sono sale di attesa, ma si gode della presenza di Dio, e si continua ad esercitare quella carità che non verrà mai meno. 1Cor. 13:8 "La carità non verrà mai meno... ".

Il Messia in piedi nella visione di Stefano (Atti 7:56) sottolinea la sua attività nell'accogliere il martire nella gloria ("Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio").

Ecco allora Maria, che sicuramente è alla presenza di Dio, che esercita la carità (amore), e quindi prega suo Figlio Gesù per noi. Maria prega per noi peccatori perché è viva in paradiso, come lo è il ladrone che il 15 di Nisan dell'anno 30, arrivò in paradiso con Gesù!

Che poi i morti risuscitino anche Mosè lo dichiarò nel passo del «pruno», quando chiama il Signore l'Iddio d'Abramo, l'Iddio d'Isacco e l'Iddio di Giacobbe. Or Egli non è un Dio di morti, ma di viventi; poiché per lui vivono tutti (Luca 20:37,38).

"Poiché per lui vivono tutti". Non dice "vivranno tutti", ma "vivono tutti". È evidente che Gesù considera viventi tutti i padri, i santi, i profeti, i servi di Dio che erano morti nella carne nei secoli passati.

"Egli non è un Dio di morti, ma di viventi". Solo i protestanti/evangelici non se ne sono accorti, purtroppo!

I protestanti non chiedono preghiere ai fratelli? Quando conviene le chiedono, quando invece devono falsificare gli insegnamenti biblici, dicono di rivolgersi direttamente a Gesù.

Certamente ci si può rivolgere direttamente a Gesù, ma se si chiede l'aiuto di uno o più santi, è perfettamente biblico, perché la preghiera d’intercessione è un dovere.

Per loro i santi morti nella carne, ma vivi in Paradiso, non possono pregare per noi, ma la Bibbia dice diversamente, perché Dio è il Dio dei vivi, non dei morti!

Tutti i santi in Paradiso vivono ora... e non alla fine dei tempi! Quindi è perfettamente biblico chiedere ai santi in paradiso di pregare per noi!

Maria è la Madre che intercede e ci viene in aiuto: così appare soprattutto alle nozze di Cana. Maria come madre coopera ancora col Figlio Redentore. Questo ruolo non è certo esclusivo di Maria, perché è il ruolo di tutti i santi in cielo e sulla terra, tuttavia in Maria esso riveste una intensità particolare in virtù dell’essere madre di Cristo e madre nostra. Maria ha un ruolo particolare nell’intercessione.  

Ecco allora l'invocazione: Maria, prega per noi! Dì una parola in nostro favore! Intercedi presso Dio! Intercedere significa intervenire a favore di qualcuno; mediare, fare qualcosa a suo favore; "strappare" un esaudimento, come faceva Mosè. Maria può intercedere, vuole intercedere. 

Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa. Se diciamo Maria, lei dice Gesù. Nell’Ave Maria si manifesta la purezza e la trasparenza di Maria, tanto che nulla si ferma ad essa, tutto passa a Dio.

peccatori

Questa preghiera d’intercessione è per noi peccatori. A Maria ci rivolgiamo consapevoli di essere, come tutti, peccatori, malati di peccato. Dicendo peccatori, noi diciamo l’urgenza di questa intercessione. Il peccato infatti è un seme di morte. Se prendiamo coscienza del nostro peccato, la preghiera è una necessità. Riconosciamo la nostra situazione di peccato e chiediamo a Maria di pregare per noi, lei che ha visto il terribile volto del peccato riflesso sul corpo insanguinato di suo Figlio sul Calvario.  

C’è una antichissima preghiera giunta a noi su un papiro egiziano del III secolo. La sua eccezionale importanza viene dal fatto che vi compare il titolo di "Madre di Dio" molto prima del solenne pronunciamento del Concilio di Efeso:

Sotto la tua protezione ci rifugiamo,
o Santa Madre di Dio.
Ascolta le preghiere
che ti rivolgiamo nelle nostre difficoltà,
e liberaci sempre da ogni male,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Quando ci affidiamo a lei, la nostra causa, anche se disperata, è in buone mani. Non abbiamo titoli e meriti da rivendicare, se non quelli di essere iscritti nella lista dei bisognosi. È questa la condizione che ci dà garanzia di essere esauditi: riconoscere che siamo bisognosi di tutto, e che nulla siamo senza l'aiuto del suo Figlio e senza quella intercessione che ella può caldeggiare con materno amore.

Adesso

Adesso, cioè: subito! È l’urgenza della preghiera. Se diciamo "prega per me", può essere una frase fatta, senza spessore. Ma se diciamo "prega per me subito", la cosa diventa seria. Ma oltre alla immediatezza c’è anche la durata. Adesso è tempo presente, quindi è qualcosa di continuo e costante. Maria ci accompagna sempre, lungo il cammino della vita. L'uomo, bisognoso di Dio, ha bisogno sempre.    

In questa ultima frase della preghiera c’è un forte senso del tempo: lo scorrere del tempo può provocare angoscia,  specie dopo una certa età. Non possiamo fermarlo, non possiamo recuperarlo. Ma proprio perché la vita umana è all'insegna della precarietà, ha bisogno di essere protetta e assicurata in ogni momento. 

Troppo spesso viviamo con lo sguardo rivolto al passato, o proiettato verso il futuro, e in questa maniera perdiamo i momenti decisivi, quelli dell'oggi. Viviamo di ricordi, di rimpianti, di nostalgie, oppure di sogni o di illusioni. In questo modo non riusciamo ad afferrare l'adesso, il momento favorevole, il messaggio di oggi, la grazia di oggi.

Ma l'uomo maturo e illuminato non si fa distrarre nei confronti del presente: lo alimenta con la memoria del passato e con l'attesa del futuro, ma lo vive con intensità, con responsabilità, nella certezza che è proprio il presente ciò che conta, e che questo presente non tornerà mai più. Pregando adesso e per l'adesso, noi chiediamo a Maria di non abituarci alla vita, ma di scoprirla ogni giorno per quello che realmente è: un dono che si riceve e che si deve far fruttare.
 
La vita va celebrata con stupore e riconoscenza, ogni giorno e in ogni istante, per non renderla banale, per non disperderla, per non sciuparla. Per recuperare il senso del saper donare e di lodare, con amore e per amore. Aiutaci, Maria, adesso.

e nell’ora della nostra morte

Dopo la successione degli "adesso", verrà un "adesso" che segnerà la fine, e, con essa, la partenza da questo mondo. Ogni volta che si fa questa preghiera si pronuncia questa temuta parola: morte! Temuta, esorcizzata, allontanata, ignorata, ma sempre presente. Mettendoci faccia a faccia con le nostre paure, l'Ave Maria ci richiama alla mente questa realtà. 

Che cosa possiamo fare? Dobbiamo continuare ad allontanare, a minimizzare, a sottovalutare l'evento più importante e decisivo della nostra esistenza? Certo che no! Meglio accettare la realtà delle cose: accettare fin d'ora, per allora, quello che accadrà, e, fin d'ora prepararlo con responsabilità ed equilibrio. E proprio con l'aiuto di Maria. La vita prepara la morte, perché una "buona morte", come diceva P. Mssimiliano Kolbe, "non si improvvisa, ma si merita con tutta la vita". 

Il pensiero della morte ci richiama all'urgenza di non sciupare nulla di quello che la vita offre nel suo scorrere quotidiano, e di sfruttare per il meglio ogni attimo che via via essa ci dona.  

Con le ultime parole dell’Ave Maria noi mettiamo nelle mani della Madonna quell’ora decisiva. Noi crediamo che Gesù ha vinto la morte. Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha prodotto in luce la vita e l'immortalità mediante l'Evangelo (2Tim. 1:10). Certa è questa parola: che se moriamo con lui, con lui anche vivremo (2Tim. 2:11). Anche in questo Maria è per noi segno di speranza: il sonno del bambino che si addormenta sul cuore della mamma. È la fine dell’esilio e si entra in possesso dell'eredità dei santi nella luce.

Amen

Amen è un'acclamazione ebraica intraducibile che, dalla Bibbia, fin dai primi tempi, passò nella liturgia cristiana. Viene dalla radice àman, ed esprime certezza e verità. Per questo, Gesù è detto l'Amen, perché è il testimone fedele e verace (Apoc. 3:14). Amen è l'assenso a ciò che Dio promette, esprime l’atto di fede: Amen! così è!