giovedì 30 luglio 2020

LA TRINITÀ


La Trinità

Spiegare non vuol dire dimostrare. Dimostrare vuol dire fare un ragionamento in base al quale si riconosce che le cose stanno così e non possono stare in un altro modo. Rispetto al mistero di Dio non possiamo procedere in questo modo, e quindi si cercherà di spiegare con la consapevolezza che non si può dimostrare.

Però, anche spiegare può essere una pretesa, perché se si va a vedere che cosa vuol dire la parola spiegare, il verbo spiegare significa "togliere le pieghe". E quando uno ha tolto le pieghe la cosa è spiegata, ed essendo spiegata è senza pieghe, e quando è "senza pieghe" si dice (in latino) che è sine plices, in italiano: semplice.

Spiegare vuol dire togliere le pieghe ma facendole vedere. Perché se uno spiega qualche cosa che è già senza pieghe, che spiegazione sarebbe? Per spiegare qualcosa occorre far vedere che ci sono le pieghe, perché se tu cerchi di spiegare una cosa che è senza pieghe, di sicuro che le pieghe ce le metti dentro tu.

Come si fa a spiegare la Trinità? Padre, Figlio, Spirito Santo, quanti sono? Tu dirai: sono tre persone. Però è un unico Dio. È un unico Dio in tre persone, ma queste tre persone non sono tre individui. Se Gesù dice: Io e il Padre siamo una cosa sola. Quante cose sono? Una!
Io, quante cose sono? Una.
Noi, quante cose siamo? Basta contarci, siamo…. Quindi siamo tante cose.

Dio è una cosa sola come io sono una cosa sola. Però io sono una persona e una cosa sola, mentre Dio è una cosa sola e tre persone.
E allora come si fa? Quando cominci a pensare alla Trinità, è quasi sicuro che diventi un triteista, pensi a tre divinità: c’è il Padre, c’è il Figlio, c’è lo Spirito Santo. Il Padre è il creatore, il Figlio è il salvatore, e poi sì c’è anche lo Spirito Santo.

Attenzione!!! È un unico Dio, non tre! Un’unica sostanza, come io sono un’unica sostanza. Posso io moltiplicarmi? No. Non sarei più un’unica sostanza. Posso dividermi? No, non sarei più un’unica sostanza. Dio è un’unica sostanza, indivisibile e non moltiplicabile, eppure crediamo che sia Padre, Figlio e Spirito Santo.

Allora, qualcuno potrebbe dire: tre uomini, Giuseppe, Luigi e Federico sono tre, però come uomini sono uno. No!! Perché non sono uno come unica cosa, ma come una specie. Dio non è una unica specie in tre persone.

Capiamo quindi che la spiegazione del mistero trinitario non consiste nell’andare a vedere come è fatto, ma nel cercare di evitare gli errori. Cioè non possiamo spiegare il mistero in sé, ma possiamo considerare il modo con il quale, erroneamente, cerchiamo di rappresentarcelo. Quindi non si va dentro il mistero, si va dentro la cattiva rappresentazione e la si smonta. Non arriveremo ad avere la comprensione piena della Trinità, ma salvaguarderemo il mistero dagli errori.

La prima cosa da evitare è quella di concepire tre individui. Non sono tre individui, se fossero tre individui saremmo politeisti, e invece siamo monoteisti. Un unico Dio. Ma allora per quale motivo lo concepiamo con i termini Padre, Figlio, e Spirito Santo? Forse perché sono tre nomi diversi per dire la stessa cosa? Se io mi chiamassi Giuseppe Francesco Maria, sono tre nomi per dire la stessa cosa. Ma lì invece sono tre persone distinte, non tre nomi distinti. Non è che l’unico Dio certe volte si chiami Padre, e certe volte si chiami Figlio e certe volte si chiamo Spirito. Un conto sono tre nomi, un conto sono tre persone.

Ma allora, se non sono tre individui, non sono tre nomi, forse saranno tre modi (a volte si manifesta come Padre, a volte come Figlio, a volte come Spirito Santo). No, non sono tre modi! Tre modi sarebbero delle forme con le quali Dio si manifesta. Io adesso mi manifesto nel modo dello studioso biblico, quando sto in famiglia mi manifesto come padre, e quando lavoro mi manifesto come lavoratore. Tre modi diversi un unico soggetto. Ma le tre persone divine non sono tre modi diversi con cui Dio si manifesta.

Non sto spiegando il mistero in sé della Trinità, me la sto prendendo con le cattive rappresentazioni della Trinità: tre nomi, tre individui, tre modi. Ma allora com’è? Non lo so, ma so che non è rappresentabile in questi modi.

Allora diciamo che il Figlio, se si chiama Figlio, procede dal Padre, e lo Spirito se si chiama Spirito vuol dire che sarà spirato da qualcuno. Quindi il modo con il quale, al massimo, possiamo entrare dentro il mistero trinitario, è capire che in Dio ci sono delle processioni (il Figlio procede dal Padre, lo Spirito procede, è spirato, dal Padre e dal Figlio), ma queste processioni non sono dei movimenti, non sono dei moti che si realizzano in Dio. Dio non è in moto, Dio è immutabile.
E allora dire che il Figlio procede dal Padre, senza che vi sia movimento, e che lo Spirito Santo proceda dal Padre e dal Figlio senza che vi sia movimento, significa che è un movimento senza movimento, il risultato è la pura relazione.

Se il Padre genera il Figlio, e il Figlio è generato dal Padre, e togliamo di mezzo l’idea che questa generazione sia come nel mondo naturale, umano, un moto, resta soltanto il rapporto Padre e Figlio. Il rapporto Padre e Figlio si chiama relazione.

Questa relazione è eterna. L’idea di relazione, la paternità, la filiazione, la spirazione, tolto di mezzo il moto ci dà la possibilità di esprimere il significato della Trinità senza dimostrarlo, e di non cadere nell’errore dei tre individui, dei tre nomi, dei tre modi.

Quindi per cercare di spiegare questo mistero, diciamo che in Dio ci sono queste relazioni: la paternità, la filiazione, e la spirazione; questo ci viene dalla Rivelazione. E dicendo paternità, filiazione, spirazione, noi evitiamo di pensare che ci sia un mutamento in Dio e che ci siano tre cose in Dio.

Ma allora perché invece di dire paternità, filiazione, e spirazione, diciamo Padre, Figlio e Spirito? Perché la paternità è un termine astratto, ma sapendo che in Dio la paternità si identifica con la stessa sostanza divina, non dobbiamo usare l’astratto ma dobbiamo usare il concreto: Padre.

E così si va avanti. La relazione di filiazione, se si identifica con l’unica sostanza divina, si chiamerà Figlio. E così è per lo Spirito Santo.

E quindi l’unica possibilità che abbiamo di distinguere in Dio le persone è perché le relazioni si oppongono. Non si oppongono perché sono in conflitto tra di loro, si oppongono perché una relazione per distinguersi deve opporsi. Un individuo per distinguersi da un altro non c’è bisogno che si opponga, lo si indica (col dito), ma una relazione non può essere indicata, una relazione per distinguersi da un’altra deve opporsi: destra-sinistra, paternità-filiazione, spirante-spirato.

Questo è un concetto astratto, ma ci evita gli errori che provengono dalle cattive rappresentazioni della trinità che distruggerebbero il mistero trinitario.

Viene prima la paternità o la filiazione? Mi dici come fa a esserci la paternità se non c’è la filiazione? Sono insieme. Quando uno è padre? Quando ha un figlio. Il padre viene prima del figlio? No. Se non c’è un figlio non c’è un padre. Padre e figlio insieme; appena uno è padre è perché c’è il figlio, quando c’è il figlio uno è padre. Le relazioni sono insieme.

Nel nostro modo di esprimerci diciamo Padre, Figlio e Spirito Santo, dal padre procede il Figlio, dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito, ma sono un’unica sostanza sempre insieme, e quindi eternamente insieme, uguali e pur distinti, non sono tre individui in successione, anche se nel nostro modo temporale di ragionare, semplifichiamo e indichiamo il Padre come se fosse la fonte, il Figlio ciò che procede principalmente dalla fonte, e lo Spirito Santo che procede dalla fonte insieme al Figlio.

Per quale motivo diciamo che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, e non può procedere solo dal Padre? Perché se procedesse solo dal Padre, sarebbe .. il Figlio! Procede dal Padre e dal Figlio.

Il segno della croce. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Ma perché si mette insieme la croce e la Trinità? Di per sé non centrano niente. Cosa centra la croce con la Trinità? Questo è un simbolo maestoso. Nella sequenza abbiamo l’ordine Padre-Figlio-Spirito Santo, perché il Padre genera il Figlio, il Padre e il Figlio spirano lo Spirito Santo, e allora è gioco forza indicarli con questa successione, ma essendo relazioni, le relazioni sono sempre insieme, non una prima e l’altra dopo.

Nel segno della croce, il Padre è indicato dalla testa (perché la rappresentiamo come la fonte), però subito con il Figlio si scende … perché si scende? Non perché il Figlio si trova più in basso del Padre, ma perché il Figlio s’incarna. Non è che diventa Figlio perché s’incarna, ma noi conosciamo il Figlio in forza dell’incarnazione, che è rappresentata come una discesa. È rappresentato come una discesa, non che sia una discesa. Quindi rappresentato come discesa, abbiamo il Padre, il Figlio … e cosa si indica con la mano nel segno della croce? Il cuore. Questo vuol dire che il Figlio procede dal Padre, ma si manifesta per noi nel tempo e nella storia con l’incarnazione, che è l’amore di Dio. Ma la mano non prende solo il cuore, prende anche le viscere – splanchna, in greco – l’amore viscerale veniva indicato per esprimere la misericordia. Quindi si dice, nel nome del Padre e del Figlio, per indicare che il Figlio si incarna per amore misericordioso e viscerale.

E perché Spirito Santo con le due spalle? Non è giusto, perché allo Spirito Santo le due spalle? Il Figlio procede dal Padre, e lo Spirito? Dal Padre e dal Figlio. Per indicare che ci sia lo Spirito, non basta che ci sia la fonte che è la paternità, ma paternità e filiazione insieme.


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