mercoledì 3 marzo 2021

SALMO 1

 

SALMO 1

Le due vie


Salmi 1:1 Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti;

La prima parola del Salmo 1 inizia con la prima lettera dell’alfabeto ebraico (’alef), mentre l’ultima parola inizia con l’ultima lettera dell’alfabeto (tau). Questo significa che nel Salmo c'è tutto un progetto che inizia e finisce, potremmo dire un programma di vita.

Il Salmo presenta al suo interno una beatitudine e una maledizione rispettivamente destinate a due vie, a due destini, quello del giusto (vv. 1-3) e quello dell’empio (vv. 4-6). Nella Bibbia la via è sinonimo di scelta, di decisione: “io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Deut. 30:19).

La beatitudine è pienezza di vita. Dio è la beatitudine eterna. È anche beatitudine che si comunica. È beato chi viene reso partecipe di questa beatitudine. A chi il Signore partecipa la sua beatitudine? All’uomo che non va nel consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti, cioè degli uomini che non hanno timore di Dio, che disprezzano le sue Leggi e la sua volontà. Empi, peccatori, stolti sono quanti hanno escluso Dio dalla loro vita.

L'empio è colui che dedica la sua vita a fare il male. Il peccatore è colui che cammina senza la legge di Dio. Lo stolto è colui che si comporta come se Dio non ci fosse. Chi frequenta queste persone mai potrà essere beato. Non potrà esserlo perché essi sono senza Dio, hanno escluso Dio, si sono esclusi dalla beatitudine. Hanno tagliato ogni ponte con la sorgente della verità.

Si va in un consiglio per ascoltare il pensiero degli altri e per dire il proprio. Niente di più pernicioso del consiglio che tengono gli empi per essere sostenuti nella loro inimicizia verso il Signore e per tramare contro il suo Cristo.

Si comincia con l’ascoltare la menzogna per poi indugiare o meglio sostare, cioè porre la propria dimora nel peccato. Il peccato non è mai qualcosa di occasionale, ma ha radici profonde che si devono innanzitutto cercare in un cuore lontano da Dio, che non si apre alla sua Parola, ma gli oppone quella del Maligno.

Da un cuore guastato che persiste nell’inimicizia con Dio, possono soltanto sortire azioni malvagie. Dapprima si giustifica il peccato ai propri occhi, poi si dimora tranquillamente in esso, e così il peccato diventa un vero e proprio cammino, una via non solo da percorrere, ma anche una via in cui si può tranquillamente stare.

E non siede in compagnia degli stolti; mentre l’uomo va nel consiglio degli empi, e si ferma nella via dei peccatori, gli stolti vi siedono stabilmente. Segnati senza speranza dal peccato, sono anche maestri di ogni male.

È questa la logica del peccato: dapprima si presta ascolto all’uomo peccatore, poi ci si incammina sulla strada della trasgressione e si sosta in essa. Alla fine si è collaboratori del Satana, maestri di menzogna.

Non segue

non indugia

non siede

La successione non è casuale, ma sottolinea un processo irreversibile, che va da male a male, da caduta a caduta. La progressione dei verbi tracciano con finezza la psicologia della tentazione e della caduta. Il primo verbo è un semplice “seguire”, che esprime un atteggiamento ancora superficiale nei confronti del male. Ad esso succede il più duraturo “indugiare”, un fermarsi in ascolto, e alla fine si giunge all’acquiescenza durevole, la partecipazione totale, la connivenza abituale, cioè il “sedere in compagnia degli stolti”. Il giusto è colui che sa vincere questa tentazione.

Salmi 1:2 ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte.

Chi è allora beato? Chi viene reso partecipe della vita eterna che è Dio? Viene reso partecipe della vita eterna che è Dio chi si rende partecipe della sua legge. Chi nella legge di Dio trova la sua gioia.

Ecco che all’uomo empio, si contrappone l’uomo timorato del Signore. La sua volontà dimora nella legge del Signore, non vuole sapere altro e non cerca altro. La legge, la torah, è rivelazione divina a cui deve rispondere l’adesione gioiosa del pio israelita, per il quale essa è norma di vita, con atteggiamento gioioso non legalistico.

Quando la volontà è fissa in Dio, la meditazione della sua Legge diventa una costante della vita: di giorno e di notte nessun altro pensiero può prendere il sopravvento e distogliere il cuore dalla sottomissione alla Legge. È beato chi medita giorno e notte la legge del Signore per comprenderla in tutta la sua verità e per osservarla in pienezza di obbedienza. Più la legge si conosce, più si ama, più ad essa si obbedisce. La legge conosciuta, amata, vissuta è la sola via della beatitudine per l’uomo.

Custodita saldamente, la Parola di Dio diventa luce nelle tenebre, guida nel cammino verso la salvezza eterna.

Il v. 1 ha indicato le tre cose che non dobbiamo fare, il v. 2 indica le due cose che, invece, siamo tenuti a fare. Non è sufficiente per noi evitare il male, se non ci atteniamo al bene. Ci dobbiamo compiacere, cioè voler fare quanto il Signore ha comandato; e non basta volere, dobbiamo meditare giorno e notte nella sua legge.

Quale il destino eterno di un tale uomo? Non quello di diventare come il Satana, ma quello di diventare come il Cristo.

Salmi 1:3 Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere.

Chi si pianta nella legge del Signore in modo stabile e duraturo è simile a un albero piantato lungo corsi d’acqua. Il giusto è paragonato a questo albero verdeggiante e carico di frutti, simbolo di prosperità. Quest’albero dona frutti a suo tempo, le sue foglie non cadono, quello che fa riesce bene.

È un albero che ha le sue radici nella fonte della vita, che è l’acqua, che è Dio per l’uomo. Chi si pianta nella legge, si pianta in Dio, si pianta nella beatitudine, si pianta nella sua verità. Chi è nella legge infatti è piantato nella verità di Dio.

Salmi 1:4 Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde;

Gli empi invece non avranno alcun successo. Non hanno radici, e alla solidità dell’albero si oppone la vacuità della pula, arida, leggera e inconsistente. Gli empi non sono come l’albero nutrito e vivificato, ma saranno come la pula che per poco appare, quando è ammassata, e che poi il vento disperde dalla faccia della terra. Così gli empi che non si pongono sotto lo sguardo del Signore, ma si uniscono per apparire agli occhi del mondo, saranno dispersi lontano da Dio. Non hanno considerato una vita sotto lo sguardo dell’Altissimo? Saranno allontanati da esso per sempre. Hanno cercato di apparire agli occhi del mondo: e chi si ricorderà di loro quando saranno discesi nel regno dei morti?

La polvere, quantunque provenga dalla terra, non è più terra, non ha nulla di solido né di stabile. Dove spinge il vento, là si dirige la polvere. Così anche l’empio, una volta che ha rifiutato Dio, in qualunque direzione lo sbatte il diavolo, là viene portato senza più una meta. Questa verità va meditata. Uno può anche concedersi al male, ma con quali risultati? L’immagine della polvere dice più che mille trattati di teologia o di sociologia.

Salmi 1:5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti.

Gli empi non potranno reggere di fronte alle accuse di Dio nel giudizio finale, perché nulla avranno da dire, ormai svuotati di ogni parola di verità: potranno soltanto accogliere senza replicare un giudizio di meritata condanna.

Nessun peccatore potrà mai sorgere nel consiglio dei giusti, cioè far sentire la propria voce in quel consiglio di santi che canta in eterno le lodi del Signore.

Dovunque vi è il Signore essi mai avranno accesso. Hanno escluso Dio dalla loro vita, Dio li esclude dalla sua. Hanno rinnegato il Signore, la fonte della vita, Dio rinnega loro, non li vuole alla sua presenza. Non c’è spazio per loro presso Dio e di conseguenza non c’è spazio per loro nella vita. Loro hanno scelto la morte e morte sarà per sempre. A meno che non si convertano.

Salmi 1:6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.

Nessuno s’inganni o illuda se stesso: il Signore conosce bene la via dei giusti e quella degli empi. I giusti entreranno nel regno dei cieli. Gli empi andranno nell’eterna perdizione.

Dio veglia sui giusti. Dio non veglia sui malvagi. Il Signore veglia sul cammino dei giusti, mentre la via dei malvagi va in rovina. Dio veglia sul cammino dei giusti per proteggerli e custodirli nella sua verità. Non vegliando sul cammino dei malvagi, questi necessariamente andranno in rovina. Non hanno radici, non sono stabilizzati in Dio. Chi non si stabilizza in Dio non ha futuro. Il futuro dell’uomo è Dio.

Se si predicasse queste verità, si darebbe al giusto forza per rimanere nella sua giustizia e si aprirebbero per i malvagi possibilità di conversione. Il malvagio deve sapere che è come pula che il vento disperde. La pula non possiede nulla, è solo preda del vento che la rapisce e la disperde. Questa è la sorte di chi si allontana dal Signore. Questa è la fine degli empi, peccatori, stolti. Sapendo questo, empi, peccatori, stolti possono scegliere se continuare ad essere preda del vento, oppure ritornare a stabilizzarsi in Dio. A loro incombe la scelta, a noi l’obbligo di avvisarli, il dovere di dire ciò che li attende, se persevereranno sulla via dell’ingiustizia e della falsità.

Questa primo salmo è un appello vigoroso per la scelta del bene, della verità e della giustizia. La figura del giusto nella tradizione cristiana si trasformerà in quella del Giusto per eccellenza, il Cristo, e l’albero simbolico, diventerà l’albero della croce, da cui sgorga la vita per l'uomo.

È un salmo che dona pace, invita alla perseveranza. Non andrà deluso chi medita la legge d’amore nella quale si riflette Dio, che è Amore. E la legge è stata portata a compimento da Cristo; e di più la nuova legge, che perfeziona l’antica, si trova in Cristo, nella sua vita, nelle sue opere, nelle sue parole. Meditare la legge giorno e notte è meditare quanto ha fatto e detto Cristo; è desiderio di vivere Cristo nell’imitazione di lui. Meditare giorno e notte la legge non è l'opera di un giurista, ma è l’opera d’amore che avviene nella comunione con Cristo.





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