domenica 7 marzo 2021

TEMPO DI QUARESIMA

                                                            QUARESIMA


L'anno liturgico riproduce la storia della salvezza, si prospetta come un cammino di redenzione in cui, attraverso l'annuncio della Parola e la celebrazione rituale dell'evento della salvezza, rende presente nell’oggi l'evento annunciato. Questo evento interpella il credente di ogni epoca e lo spinge a dare la sua risposta a livello esistenziale. La vita del credente diventa pertanto un tempo sacro in cui si celebra il Mistero di Cristo, diventa una liturgia di lode e di ringraziamento.

In questo contesto di sacralità si inserisce anche la Quaresima, un tempo che ricorda i 40 giorni di Gesù nel deserto subito dopo il suo battesimo, e quindi è un tempo che diventa simbolo della vita del credente (nel deserto), un continuo passaggio dalla morte alla vita testimoniato dal battesimo:

Romani 6:3,4 O ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita.

Un cammino dunque di morte e di vita, di morte per la vita; un cammino che risuona anche nella Santa Cena: “Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finch'egli venga” (1Cor. 11:26). La vita del credente pertanto si svolge tutta in questa tensione, nel vivere la morte del vecchio Adamo per poter accedere alla vita del nuovo Adamo. In questo contesto la Quaresima diventa un cammino di lotta e di tensione spirituale verso quella Pasqua ultima, in cui già viviamo, ma solo nella speranza (Rom. 8:24 Noi siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe egli ancora?). Quello che è speranza, per il credente diventa certezza di eternità… ma che ancora si trova nel futuro, per questo la speriamo.

L'aspetto storico

Non ci è dato di sapere con certezza come sia nata la Quaresima. Si sviluppa nella chiesa in modo lento e progressivo, come una preparazione alla Pasqua, legata ad alcune prassi della chiesa come il digiuno, il periodo di preparazione al battesimo e la penitenza dei pubblici peccatori, ad imitazione di Gesù, che, mosso dallo Spirito, iniziò la sua attività nel deserto dove rimase quaranta giorni.

Il digiuno nella chiesa primitiva nasce come riflesso di quello del mondo ebraico da cui la chiesa è nata e sul quale ha modellato la sua organizzazione. Già negli Atti degli Apostoli vediamo come il digiuno veniva praticato come prassi prima di prendere delle decisioni importanti ed era sempre accompagnato dalla preghiera:

Atti 13:2,3 E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani, e li accomiatarono.

Atti 14:23 E fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore, nel quale avevano creduto.

Il digiuno era un momento di illuminazione in cui, lasciata la materialità della vita, il credente si accostava a Dio per riceverne forza e luce. In maniera simile al digiuno dei farisei, praticato nei giorni di lunedì e giovedì, anche i cristiani avevano due tempi settimanali, il mercoledì e il venerdì, giorni che, nella chiesa occidentale, venivano definiti con l'espressione militare “dies stationis”, cioè “giorni di veglia” con il Signore che soffre (vedi Didache 7:4; 8:1).

In questo contesto la Pasqua era preceduta da almeno due giorni di digiuno, il venerdì e il sabato santo, in ricordo di questa parole del Signore: “E Gesù disse loro: Gli amici dello sposo possono essi far cordoglio, finché lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno” (Mat.9:15). Non vi era, comunque, una prassi uniforme: c'era chi digiunava soltanto un giorno prima della Pasqua, chi due o chi parecchi giorni, mentre altri ancora quaranta ore, richiamandosi simbolicamente ai quaranta giorni di Gesù nel deserto.

Il digiuno comunque accompagnava sempre i momenti importanti della vita del cristiano ed aveva aspetti prevalentemente di penitenza e di purificazione.

Il battesimo è un altro fattore che ha favorito la nascita della quaresima. Era preceduto da un periodo di catecumenato, cioè di preparazione al battesimo, una sorta di apprendistato della vita cristiana, e questo era già presente nel II secolo. La sua durata variava dai due ai tre anni e si concludeva in genere durante il periodo che precedeva la Pasqua, cioè il periodo quaresimale. Il battesimo, che nella chiesa antica veniva chiamato anche illuminazione, veniva fatto nella notte della Pasqua e i neobattezzati indossavano una veste bianca, segno della nuova vita di cui erano rivestiti (cfr. le vesti bianche che indossano i riscattati nell’Apocalisse). La veste era portata per i successivi otto giorni e veniva deposta la domenica dopo Pasqua. Ancora oggi la domenica dopo la Pasqua prende il nome della domenica “in albis”, delle bianche (vesti).

La penitenza dei pubblici peccatori è stato un altro momento che ha favorito la formazione della quaresima. La chiesa antica, in quanto comunità di santi, esigeva dai suoi appartenenti un alto tenore di vita morale. Il battesimo doveva essere conservato sacro in vista del ritorno del Signore. Ne conseguiva una grande severità nei confronti dei peccatori pubblici. La penitenza pertanto veniva considerata importantissima e avveniva una sola volta nella vita (se il peccatore ripeteva pubblicamente il suo peccato veniva cacciato dalla chiesa).

I peccatori, il mercoledì delle ceneri, ricevevano dal vescovo il cilicio e dovevano rimanere reclusi fino al giovedì santo, giorno in cui essi ricevevano dal vescovo il pubblico perdono e venivano riconciliati e riammessi all'interno della comunità da cui erano stati esclusi.

Attorno a questi tre eventi di grande importanza per la Chiesa (digiuno, battesimo, penitenza), con l'andar del tempo viene associato il periodo di quaresima, che si formalizza dapprima in Oriente agli inizi del IV secolo, successivamente, verso la fine dello stesso secolo, presso la chiesa occidentale.

L'aspetto teologico

Siccome la quaresima è strettamente legata alla pasqua, va interpretata e compresa in una prospettiva pasquale. Paolo, scrivendo alla sua comunità di Corinto, la esorta:

1Corinzi 5:7,8 Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.

Ecco pertanto qual è il senso della quaresima: prendere coscienza, attraverso l’incontro costante con la Parola di Dio, del nostro nuovo stato di vita che si è generato in virtù del battesimo, grazie al quale siamo stati cristificati e rigenerati in lui come una nuova creatura (2Cor. 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove).

Siamo quindi degli esseri consacrati a Dio, sua proprietà, nazione santa, popolo di sacerdoti. È la Parola che ci può rivelare questa nostra nuova condizione esistenziale, e in questa nuova condizione esistenziale, che è luce, i riti, le tradizioni, e le dottrine, ci disvelano nuovamente il loro vero significato.

La quaresima è dunque un momento di pausa, di silenzio in cui poter favorire l'incontro con Cristo. Essa ci spinge a riorientare la nostra vita verso quel Dio, che a volte dimentichiamo e a volte profaniamo con uno stile di vita in dissonanza alla sua volontà, che spesso ignoriamo perché ci siamo distaccati dalla sua Parola nella presunzione di conoscerla. Ed ecco, che Paolo, nella lettera ai Colossesi, incalza la sua comunità:

Colossesi 3:1-3 Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.

Si tratta di cercare le cose di lassù, che solo la Parola ci può rivelare; esse non sono così lontane da noi, poiché sono già in noi, ma non ne abbiamo coscienza.

L'aspetto biblico-simbolico

La parola quaresima racchiude in sé il numero quaranta, quanti sono i giorni che la compongono. Quaranta è un numero simbolico, che nell'A.T. ricorre 50 volte, ma soltanto 8 volte nel N.T. e quasi tutte riferite al racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, che in questa sua esperienza riprende in qualche modo i quarant'anni di Israele nel deserto, rivivendoli nella fedeltà a Dio.

Il quaranta è composto da 10 x 4, dove il dieci indica la pienezza mentre il quattro indica la totalità. Ci si trova quindi di fronte ad un numero teologicamente importante, è un numero di Dio, che indica in qualche modo, lo spazio e il tempo in cui Dio opera il suo progetto di salvezza; infatti:

     - 40 furono i giorni e le notti del diluvio, le cui acque purificarono la terra, corrotta e inquinata dal male (Gen. 6-7);

- 40 furono gli anni in cui Israele vagabondò nel deserto. Fu un cammino di crescita spirituale, durante il quale, lontano dalle comodità della vita, il popolo fece l'esperienza di Dio, imparando a fidarsi di Lui. Un'esperienza a cui Israele farà spesso ricorso nei momenti di difficoltà (Deut.2:7);

- 40 furono i giorni e le notti che Mosè passò sul monte Sinai. Durante questo tempo Dio parlò a Mosè (Es. 24); ma prima Mosè dovette salire sul monte, cioè staccarsi dalle cose e dai rumori della quotidianità, per incontrarsi con Dio. Solo a queste condizioni ha udito la voce di Dio.

- 40 giorni durò il viaggio di Elia al monte Horeb (Sinai), dove Dio fece il patto con il suo popolo (1Re 19:8). Quello di Elia fu un viaggio alle origini della spiritualità dei padri. Un ritornare alle fonti e alle radici della propria fede.

- 40 giorni fu il tempo che Dio fissò a Ninive, perché si convertisse dalla sua vita malvagia e ritornasse al Signore (Giona 3:4).

L'aspetto applicativo o pastorale

Quali, dunque, le conclusioni? La quaresima è un tempo di ritorno alle origini della nostra fede, attraverso la Parola di Dio, la Preghiera e la Carità, intesa qui non tanto come “atto di carità”, ma come condivisione della propria vita con l'altro. In questo modo la nostra vita si trasforma in vita pasquale potremmo dire, pane che si spezza per gli altri, che mai si nega di fronte alle esigenze di chi incontriamo lungo il cammino della nostra vita.

È un tempo di esperienza di Dio nel deserto, che ci spinge a ritagliare all'interno dei nostri impegni giornalieri degli spazi per Dio. Perché Dio parla, ma nel silenzio. Uno spazio di tempo che testimonia quale rilevanza ha Dio nella nostra vita e quale disponibilità noi abbiamo per Lui.

È un tempo di conversione, in cui dobbiamo fare un po’ il punto della nostra situazione, riorientando la nostra vita a Dio in modo più deciso.

Questa è la Quaresima.




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