martedì 31 dicembre 2019

PROTESTANTESIMO ED ERESIA - Parte 3

PROTESTANTESIMO ED ERESIA - Parte 3


Le chiese dalle tendenze settarie si considerano un’élite, per questo esse si aspettano persecuzione dal mondo e in qualche modo persino la promuovono. La critica nei loro confronti viene considerata prova che esse sono la vera chiesa perseguitata da Satana. Però la persecuzione ricevuta dalle chiese dalle tendenze settarie è diversa da quella ricevuta da Cristo o dagli apostoli. Gesù e gli apostoli erano perseguitati perché predicavano la verità. Le chiese dalle tendenze settarie ricevono gran parte delle reazioni negative nei loro confronti per il loro stesso comportamento. Ciononostante, qualsiasi critica esse ricevano, non importa per che cosa e non importa da chi, viene considerata un attacco di Satana, anche se le critiche sono basate sulla Bibbia. Questo rende difficile testimoniare la fede verso chi appartiene a queste chiese perché considereranno ogni tentativo di condividere l’Evangelo come un attacco di Satana.
 
Il termine “lavaggio del cervello” è pesante, dà fastidio, come se chi lo subisce diventasse “scemo”. Non si diventa scemi, si resta normalissimi, cambia il carattere, la capacità di ascolto e di riflessione. Non si è più propensi ad ascoltare veramente chi la pensa diversamente circa le verità bibliche.

I giovani adulti sono l’età perfetta su cui le sette si focalizzano perché spesso sono alla ricerca di una causa a cui offrire la propria vita, hanno bisogno di amore, affermazione ed accettazione, spesso sono giovani delusi e stanchi o solo confusi che provengono dalla Chiesa Cattolica. Spesso queste chiese lo forniscono loro, e i loro leader spesso assumono il ruolo di surrogato dei genitori.

La maggior parte delle volte, si esorta a non aver più con gli ex-membri alcun tipo di rapporto e persino togliere loro il saluto.

Nel credo cristiano troviamo scritto che la Chiesa di Cristo è UNA, e ci crediamo, quello che non si riesce a capire è come mai molti protestanti pretendano di appartenere a quest’unica Chiesa professando tuttavia dottrine diverse. Una è la Chiesa, e Una, deve essere la dottrina! Elementare!

Emerge chiaramente il mare di calunnie che vengono buttate addosso alla Chiesa cattolica. Mescolano gli errori umani con la dottrina, nel tentativo di dimostrare l’ereticità della Chiesa romana. Molti evangelici non si accorgono nemmeno della calunniosità di certe loro accuse, a causa della loro superficiale conoscenza di questa Chiesa e della sua dottrina. Nella maggior parte dei casi gli evangelici conoscono la dottrina cattolica per sentito dire, mentre nessuno di loro ha mai aperto il Catechismo della Chiesa Cattolica, che praticamente ne rappresenta la sua dottrina ufficiale. In loro non alberga nemmeno il bisogno di andare a conoscere ciò che criticano tanto aspramente.
 
È veramente triste vedere come un uomo intelligente, possa affermare spavaldamente “Io capisco la Bibbia da solo, con l’aiuto dello Spirito Santo” non rendendosi conto che è stato indottrinato dagli evangelici, che gli hanno spiegato la loro versione, la loro personale interpretazione biblica, facendogli abilmente credere che è lo Spirito Santo a guidare la sua conoscenza.

È ormai un’abitudine assai diffusa nelle comunità evangeliche, soprattutto pentecostali, non entrare nelle Chiese (tranne in rari casi) cattoliche, evitandole come la peste, poi però se capita una gita alle piramidi egiziane non incontrano difficoltà ad entrarvi. Se riflettessero un po’ di più sulle loro gesta si accorgerebbero della loro mancanza di coerenza. 

Quando si riflette in maniera sana, e ci si mette nei panni di un ateo che entra in una chiesa cattolica
e vede statue di santi che hanno servito il Signore, e poi visitando le piramidi egizie vede formule magiche incise sulle pareti interne, non ci vuole molto a capire che idea si farà. Evidentemente però
gli evangelici il più delle volte non hanno una sana capacità di riflessione, preferendo ammirare le formule magiche e gli altari sacrificali vari, piuttosto che le statue dei servi di Cristo, realmente esistiti, quindi ricordi reali, come lo sono le odierne fotografie. Non riflettono adeguatamente sul significato delle loro gesta perché accecati dal loro profondo anticattolicesimo.

“Tu dici di capir bene la Bibbia perché divinamente guidato, anche per me vale la stessa cosa. Come facciamo a sapere chi di noi due ha ragione? Chi, di noi due, capisce correttamente la Bibbia, visto che agli stessi identici versetti attribuiamo spiegazioni diverse?

“Dai frutti si riconoscono coloro che capiscono correttamente la Bibbia, e che quindi sono veri cristiani”. Bene, madre Teresa di Calcutta ne ha fatti parecchi di frutti, Francesco di Assisi, San Paolo della Croce, padre Kolbe, Antonio da Padova, e innumerevoli altri santi, compresi i tanti preti di provincia che lontani dai riflettori dedicano la loro vita ai loro parrocchiani, agli ammalati, ai poveri, agli ultimi, e compresi i tantissimi missionari che vivono le loro vite nelle frontiere del cristianesimo, dove ancor oggi si muore per il solo fatto di essere cristiani. Bastano questi frutti?

A Lutero, gli altri riformatori gli sembravano dei pazzi, degli arrabbiati, degli schiavi di Satana, più nemici del Cristo che lo stesso papa. Quando apprese la fine di Zwingli sul campo di battaglia disse, a mo’ di orazione funebre: “Ha avuto la morte di un assassino”. E quando Ecolampadio (il teologo e il predicatore che affiancava Zwingli) ebbe seguito nella tomba il riformatore di Zurigo, il monaco di Wittenberg ne concluse: “Sono i colpi del diavolo che lo hanno ucciso…”. E Calvino più sottile politico, scriverà:

“È molto importante che non trapeli ai secoli futuri alcun sospetto delle divisioni che sono tra noi. È infatti sommamente ridicolo che, dopo aver rotto con tutti, noi andiamo così poco d’accordo tra noi fin dall’inizio della nostra riforma” (Henri Daniel Rops).

Proprio in Svizzera, il fallimento dei tentativi ripetuti e affannosi – attraverso incontri, dispute, raduni di teologi, scambio di documenti – per trovare un accordo tra la folla dei riformatori (ciascuno dei quali, uscito dalla Cattolica, voleva fondare la sua, di Chiesa), quel fallimento – che portò così spesso a scontri armati – mostrò subito che la Bibbia non bastava a guidare il cristiano, se non era affiancata da una Tradizione vivente che traesse legittimità dagli inizi stessi della fede.

Messa alla prova, da sola, la Scrittura mostrava il suo vero volto, non di magico manuale per rispondere a tutte le domande, ma di indicatore di grandi direzioni affidato a una comunità (e da quella comunità scritto, seppure in modo ispirato, conservato, interpretato), perché ne facesse non un libro morto ma un ispiratore di vita, sotto la guida di un Magistero di uomini vivi. Come mostrò l’Europa devastata non solo dalle guerre tra cattolici e protestanti ma dei protestanti tra loro, non si crea nessun cristianesimo accettabile da tutti con i secondo me di chi, un giorno crede di avere capito tutto dove da tanti secoli tutti gli altri non avevano capito nulla e, se può, si dà a reprimere con la violenza ogni altro secondo me.

Non sono pochi gli evangelici che non conoscono la storia del loro gruppo, e spesso nemmeno i dettagli della loro stessa dottrina. Eppure sono sempre lì, pronti ad aggredire la Chiesa Cattolica.

Tanti ex pastori, ritornati o approdati nella Chiesa cattolica portano la loro testimonianza sul sito americano www.chnetwork.org.

La colonna e sostegno della verità è la Chiesa Cattolica, che non riconosce in nessun’altra religione vie di salvezza, e nonostante altri cristiani, come i protestanti, affermino che l’unica colonna è la Bibbia, ribadisco che quest’ultima è sicuramente Verità autorevole, ma che ha sempre avuto bisogno della colonna su cui appoggiarsi per non cadere in mano agli eretici di ogni tempo, ed essere stravolta. Questa colonna l’ha istituita Gesù Cristo in persona, e le porte degli inferi non hanno mai potuto prevalere su di essa, perché lo Spirito Santo che l’assiste non lo permette.

Fino all’epoca delle due guerre mondiali la grande maggioranza delle popolazioni, anche quella italiana, erano in gran parte analfabete.  Chi era in grado di leggere la Bibbia? I nobili, i ricchi, e pochi altri, tra questi indubbiamente vescovi, preti, monaci, e qualche eretico colto. Quindi a ben inquadrare lo scenario cristiano, vediamo che solo dopo il 1400 circa fu inventata la stampa, tutta la letteratura antecedente, compresa quella cristiana era manoscritta, con conseguente scarsa diffusione di qualsiasi testo, compresa la Bibbia.

Abbiamo quindi due elementi incontestabili da chiunque, l’analfabetismo e la scarsa diffusione letteraria. È corretto pensare che gran parte dei cristiani che, per quasi venti secoli, furono guidati dalla Sacra Tradizione, siano stati in realtà abbandonati da Cristo, che permise l’analfabetismo, e quindi ai preti cattolici di evangelizzare in malo modo, o per usare un termine tanto caro ai protestanti, in modo pagano, masse enormi di persone, in tutte le nazioni del mondo, e che di conseguenza tutte queste persone finiranno all’inferno?

Ma, come sappiamo, Cristo, promise di guidare la Sua Chiesa, e quindi i cristiani, ogni giorno, fino alla fine del mondo. Se, uno più uno fa due, ne deduciamo che la Sacra Tradizione non sostituisce la Bibbia ma la spiega, e la predica anche agli analfabeti odierni, quali ad esempio le popolazioni africane. In questo contesto, anche i missionari protestanti devono predicare oralmente, perché se aspettano che tali popoli, divengano tutti istruiti, probabilmente passerebbe molto tempo prima che questi conoscano Gesù Cristo nostro salvatore. 

L’assunto protestante che chiunque può capire la Bibbia da solo, si contraddice da solo, per diversi motivi, uno di questi è quello appena spiegato, relativo agli analfabeti odierni. È corretto invece dire che chiunque può capire la Bibbia da solo, se messo nelle condizioni ideali per farlo. Vi sono poi degli eccezionali casi di santità personale in cui si riceve dall’alto la sapienza e la scienza, senza bisogno di studiare, ma queste appunto sono eccezioni. La maggioranza di noi cristiani apprende quello che ci viene spiegato, e quando qualcosa ci risulta di difficile comprensione chiediamo lumi, al prete, al pastore, al commentario biblico, ecc., questa è la realtà, per chi la vuol vedere.

Molti (troppi) evangelici sono talmente abituati a offendere i cattolici bollandoli come “idolatri”, che non fanno più caso alla pesantezza di questo termine, molti di loro hanno acquisito la parola “idolatria” come facente parte del proprio vocabolario quotidiano, e non si accorgono nemmeno che è molto offensiva, e la pronunciano con una disinvoltura che lascia sconcertati. Ecco perché è più facile per un evangelico peccare nel giudicare un cattolico, che per un cattolico peccare di idolatria. Questa loro spregiudicatezza nel giudicare gli altri viene da Dio?

“Dai frutti li riconoscerete”, ripetono continuamente certi pastori. È vero, ma quali sono i vostri frutti? In buona sostanza anche i miei vicini atei sono delle brave persone, e lo dimostrano con i fatti, con la loro vita quotidiana. Se li dobbiamo riconoscere solo dai frutti, allora questi sono tutti dei perfetti cristiani. Restringendo il raggio alle sole denominazioni cristiane, possiamo dire che giacché in ognuna di esse saranno sicuramente presenti dei buoni frutti, ognuna possiede tutta verità?

Possibile che Gesù abbia insegnato - dottrinalmente parlando - a restare in compartimenti stagni? Se non ricordo male, Cristo parlava di unità, “Padre essi siano uno come noi siamo uno”. E allora come si spiegano tutte queste divergenze? 

Davanti a un missionario cattolico che ha le maniche rimboccate per pulire le piaghe agli ammalati,
si sentirebbero di dirgli “rappresentante di Satana”? Si sentirebbero di fargli notare che loro sono “nati di nuovo” e il missionario no? Si sentirebbero di dirgli “bigotto, non hai capito nulla della verità, esci da “Babilonia la grande”, se ti vuoi salvare…”?

Per ogni prete corrotto ce ne sono cento stimabili e ammirevoli. Come mai, però, si menzionano solo gli errori del singolo sorvolando sui meriti degli altri novantanove? Davanti a una madre Teresa di Calcutta molti dovrebbero farsi un esame di coscienza, per rivedere quali sono i doni che contraddistinguono un cristiano. Per molti evangelici, madre Teresa era nell’errore, sbagliava nella sua adorazione di Gesù, sbagliava a chiedere l’aiuto della preghiera alla Madonna, quindi per costoro anche madre Teresa era una “idolatra”! Sbalorditivo! Secondo il parere di molti evangelici, la carità non sarebbe sufficiente a provare la cristianità di una persona, la prova “inconfutabile” sarebbe il dono delle lingue.

L’eutanasia è un bene per l’uomo? L’aborto è un bene per l’uomo? Gli esperimenti sugli embrioni sono un bene per l’uomo? Ecco questi sono grossi frutti di Satana, per cui inquadrandoli bene si capisce da dove provengono, eppure ci sono chiese protestanti che li approvano. Il matrimonio tra gay, ha la stessa provenienza, eppure ci sono chiese protestanti che lo approvano. Poi ci sono azioni e fatti, più sottili, come ad esempio il matrimonio celebrato solo in Municipio. Ebbene, non mi risulta, che durante il matrimonio civile, il sindaco pretenda la promessa di fedeltà, né i coniugi si scambiano delle promesse. Ne scaturisce che il divorzio è ampiamente ammesso, all’atto stesso del matrimonio, in maniera sottintesa. Come facciano quindi molte comunità evangeliche ad equiparare il matrimonio civile con quello religioso non si capisce.

LA PRESUNTA IDOLATRIA

I santi sono un tutt’uno con Cristo, sono immersi in Lui, adorano Lui, lodano Lui, pregano Lui, sono una cosa sola con Lui! I santi che hanno abbandonato la carne umana, fanno parte della Chiesa
celeste, sono cellule del corpo di Cristo! È il Capo che dà vita alle cellule, e queste ultime sentono e vedono per mezzo dell’onnipotenza del Capo. Non c’è traccia nella Bibbia di insegnamenti che escludono dalla Chiesa di Cristo i cristiani morti nella carne.

L’espressione “pregare i santi” non significa certo (come accusano i protestanti) che se ad esempio prego san Gabriele di intercedere per me sto considerando san Gabriele “la mia via” per giungere alla salvezza. Posso chiedere a san Gabriele di pregare per qualche mio bisogno fisico (ad es. malattie), o spirituale, allo stesso modo di come la prima comunità cristiana pregava per Pietro in carcere. È un dovere pregare gli uni per gli altri, e questo purtroppo risulta difficile da capire per molti protestanti. La verità è che dopo la morte fisica i cristiani continuano a vivere in Cristo, continuano a far parte della Chiesa, e fino a quando l’ultimo dei fratelli (ancora sulla terra) avrà bisogno di preghiere di aiuto, essi continueranno a pregare Gesù in soccorso di questo fratello bisognoso.

Per i protestanti invece i morti si trovano in una zona d’ombra, non meglio definita, in cui non si capisce se sono coscienti o incoscienti, ma in ogni caso - a dir loro - incapaci di sentirci e/o di pregare per noi. Il buon ladrone cui Gesù disse “oggi sarai con me in Paradiso” si trova in Paradiso o nella zona d’ombra? E se il Paradiso è stato promesso al buon ladrone, dovremmo forse pensare che gli apostoli e i diversi santi campioni di fede che hanno finora contrassegnato tutta la storia cristiana siano invece andati a finire nella ipotetica zona d’ombra?

La preghiera è una grande arma d’amore che Dio ci ha dato. Gli angeli esortarono Abramo a smettere di pregare affinché la giustizia di Dio facesse il suo corso, ma fintantoché Abramo pregava, Dio non eseguiva la sua giustizia, il Suo cuore s’intenerisce nell’ascoltare le preghiere dei suoi figli, allo stesso modo di come s’intenerì nell’ascoltare le preghiere di Mosè in favore del popolo ebraico (caduto nell’idolatria).

Ogni membro della Chiesa è in dovere di pregare per i fratelli bisognosi, e i santi morti nella carne, erano, sono, e resteranno membri della Chiesa di Gesù Cristo.

Non mi risulta che pentecostali ADI frequentino le chiese di “fratelli” non ADI, e viceversa; questo tanto per menzionare comunità apparentemente vicine e con dottrine simili, se poi andiamo a guardare gli evangelici antitrinitari, avventisti, luterani, ecc., allora il distacco è molto più netto e visibile. Il cattolico partecipa al culto in qualsiasi parrocchia gli vada a genio, sia essa domenicana, francescana, gesuita ecc., e mai nessun prete vieta di farlo, a differenza di quello che diversi pastori evangelici suggeriscono ai loro fedeli. Soprattutto la Messa è uguale in tutte le Chiese cattoliche del mondo, la dottrina idem.

Molti pastori ad esempio additano le ricchezze del Vaticano non menzionando quelle delle potenti network evangeliche americane. È curioso inoltre notare che questi pastori non menzionano mai le opere di carità che la Chiesa Cattolica annualmente compie, non menzionano mai i milioni di euro che annualmente devolve in aiuto delle missioni nel “terzo mondo”!

Gli evangelici capiscono davvero la Bibbia meglio dei “poveri cattolici”? Leggendo la patristica, (ad esempio S. Agostino) ci si accorge che l’acutezza mentale di molti padri e la loro conoscenza biblica, sono di altissimo livello. Ecco che il numero preciso dei pesci ci sta a indicare che il messaggio salvifico di Gesù Cristo è rivolto a tutta l’umanità, infatti, all’epoca di Gesù le specie dei pesci conosciuti erano appunto 153, quindi questo numero ci indica l’universalità della Chiesa.

A cattolici vengono chieste le prove bibliche dei dogmi. Che cosa penserebbero se essi rispondessero che non hanno queste prove ma che lo Spirito Santo dice loro che è tutto vero? Si metterebbero a ridere! Come a dire: “Ma lo Spirito Santo è proprietà privata nostra, voi non lo potete avere….”.

Lutero dice ad Erasmo di seguirlo nella contestazione con Roma, ma Erasmo lo gela e gli dice: no, guarda, è vero che la chiesa nella sua istituzione nei suoi uomini ha molti difetti, ma la chiesa è una madre e le nostri madri sono rimaste incinte, c’è stato un parto, e dopo ci hanno dato le mammelle, ci hanno dato il latte, perciò sono sfiorite, nel volto delle nostre madri appaiono le rughe, ma quelle rughe sono anche il segno dell’amore che le nostre madri hanno avuto per noi. Perciò non abbandonerò la chiesa, perché le rughe che noi vediamo nella chiesa sono i nostri peccati, non quelli degli altri, ma nello stesso tempo il cuore della chiesa è Cristo. La chiesa non sarà mai senza peccatori perché ci siamo noi che l’abitiamo, ma siamo chiamati ad essere membra di Cristo e nello stesso tempo la chiesa è senza peccato perché è abitata da Cristo.

Una chiesa senza una interpretazione ufficiale della Scrittura, dove la Scrittura è lasciata in mano a tutti che con il libero esame la interpretano secondo quello che lo Spirito (presunto) loro suggerisce, che chiesa è? Perché la gnosi, che in Lutero era ben presente, diceva che è sufficiente che io conosca la parola di Dio e che la interpreti, e questo basta. Se non che, poveretto, non ha pensato che se io propongo una interpretazione della parola di Dio, e dico che ognuno è libero di interpretarla, dopo di me verrà un altro che interpreterà la parola di Dio all’opposto di come l’ho interpretata io, e questa è la caratteristica del protestantesimo, che si è polverizzato in tanti gruppi, sottogruppi, sette, ecc, perché? Perché è stato Lutero stesso a porre il principio della dissoluzione, perché è chiaro che col soggettivismo interpretativo ciascuno ha diritto di alzarsi nella comunità e dire: scusami, tu hai detto così? No, io la penso in quest’altro modo.

La verità non può essere nelle sette protestanti. Cristo ha fondato una sola chiesa. I protestanti sono frutto di una divisione e dunque del diavolo. I protestanti leggono la Bibbia in funzione anticattolica, quindi in modo parziale e disonesto.

A tale scopo hanno creato la dottrina della sola Scrittura che nella Bibbia non esiste. La Bibbia parla di scrittura e di tradizione orale, paradoseis (2Tess. 2:15 Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera). Pertanto i protestanti sbagliano a interpretare la Bibbia. Lo dimostra il fatto che continuamente sono in disaccordo tra loro e che le loro innumerevoli chiese, di diversa denominazione, danno una interpretazione diversa della Bibbia – ad personam! Glorificano se stessi con la lettura personalizzata della Bibbia.

Nel 1510 Martino Lutero, allora monaco agostiniano, si recò a Roma per portare una lettera di protesta in merito a una diatriba interna al suo Ordine. La volgata protestante vorrebbe che, di fronte al desolante spettacolo di decadenza (“una cloaca”, dirà lui con riferimento sia all’Urbe sia alla Chiesa), il monaco di Wittemberg fosse rimasto scioccato. Il che avrebbe innescato in lui prima il rigetto, poi il dubbio e infine la ribellione. Dunque, una reazione forse esagerata ma tutto sommato giustificata.


Un’attenta lettura delle fonti originali ci fa vedere, invece, uno spirito irrequieto, dissoluto e già incline alla ribellione. Forse è il caso di gettare uno sguardo su alcuni di questi documenti, che altro non sono che le stesse opere di Martin Lutero.

La “vocazione” religiosa di Lutero

 

L’ingresso di Martino Lutero nell’Ordine agostiniano non fu dovuto tanto a una vocazione religiosa quanto al fatto che era latitante e voleva sfuggire alle autorità. Mentre era studente di Giurisprudenza all’Università di Erfurt, Lutero si batté a duello con un compagno, Hieronimus Buntz, uccidendolo. Per sfuggire alla giustizia, egli entrò allora nel monastero degli Eremiti di S. Agostino. Lo stesso Lutero ammise il vero motivo del suo ingresso in monastero: “Mi sono fatto monaco perché non mi potessero incarcerare. Se non lo avessi fatto, sarei stato facilmente arrestato. Ma così fu impossibile, poiché tutto l’Ordine Agostiniano mi proteggeva”.

Purtroppo, nel monastero non imparò a diventare buono. Egli stesso confessava in un sermone del 1529: “Io sono stato un monaco che voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di più nel vizio. Sono stato un grande furfante e un omicida”. La sua vita spirituale era in rovinoso declino. Nel 1516, Lutero scrisse: “Raramente ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo”. Ancora nel 1516 egli dichiarava: “Confesso che la mia vita è sempre più prossima all’inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto”.

Nel convento, Lutero era soggetto a frequenti crisi di nervi, ad allucinazioni deliranti, in preda anche a segni di possessione. Nel guardare il Crocefisso egli spesso era assalito da convulsioni e cadeva a terra. Quando celebrava la Messa, era preso dal terrore: “Arrivato all’Offertorio ero così spaventato che volevo fuggire. Mormoravo ‘Ho paura! Ho paura!’”.

Agitato, nervoso, continuamente in crisi, tentato dal diavolo (che, secondo lui, gli appariva in forma di un enorme cane nero col quale condivideva perfino il letto) roso dai rimorsi, Lutero cominciò a formarsi l’idea che fosse predestinato alla dannazione eterna, e questo gli faceva odiare Dio: “Quando penso al mio destino dimentico la carità verso Cristo. Per me, Dio non è che uno scellerato. L’idea della predestinazione cancella in me il Laudate, è un blasfemate che mi viene allo spirito”.

Lutero, insomma, si immaginava già nell’inferno: “Io soffrivo le torture dell’inferno, ne ero divorato. Mi assaliva perfino la tentazione di bestemmiare contro Dio, quel Dio rozzo, iniquo. Io avrei mille volte preferito che non ci fosse Dio!”.

L’apostasia di Lutero. La dottrina della giustificazione

 

Lutero faceva poco o nulla per lottare contro i suoi difetti. I suoi confratelli agostiniani lo descrissero come “nervoso, di umore molto sgradevole, arrogante, ribelle, sempre pronto a discutere e ad insultare”. Egli stesso disse di sé: “Io mi lasciavo prendere dalla collera e dall’invidia”.

Eccitato da cattive letture, orgoglioso al punto di non accettare nessuna autorità, Lutero cominciò a contestare diversi punti della dottrina cattolica fino a rigettarne parecchi.

Lutero difendeva le sue rivoluzionarie idee in modo arrogante, ritenendosi “l’uomo della Provvidenza, chiamato per illuminare la Chiesa con un grande bagliore”. “Chi non crede con la mia fede è destinato all’inferno — scriveva — La mia dottrina e la dottrina di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio”.

In un’altra lettera ecco cosa dice di se stesso: “Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli sia Dio. Altrimenti, come avrebbero i suoi scritti e il suo nome la potenza di trasformare mendicanti in signori, asini in dottori, falsari in santi, fango in perle?”. Sulle sue dottrine egli asseriva ancora: “Sono certo che i miei dogmi vengono dal cielo. Io vincerò, il Papato crollerà nonostante le porte dell’inferno!”.

Fu in queste lamentevoli condizioni spirituali che, verso la fine del 1518, successe ciò che Lutero stesso chiamò «das Turmerlebnis», cioè l’avvenimento della Torre, vero punto di partenza del protestantesimo. In cosa consiste questo «Turmerlebnis»? Lutero era seduto sulla cloaca nella torre che serviva da bagno nel monastero, quando improvvisamente ebbe una illuminazione che lo fece pensare in un altro modo:

“Le parole giustizia e giustizia di Dio — scrive Lutero — si ripercuotevano nel fondo della mia coscienza come un fulmine che distrugge tutto. Io ero paralizzato e pensavo: Si Dio è giusto, egli punisce. Siccome continuavo a pensare a ciò, sono improvvisamente venute al mio spirito le parole di Habacuc: Il giusto vive della fede. E ancora: La giustificazione di Dio si manifesta senza l’azione della legge. A partire da questo punto, io ho cominciato a pensare in altro modo”.

Questo “altro modo” era la dottrina della giustificazione per la sola fede, indipendente dalle opere, la pietra angolare del protestantesimo. Secondo Lutero, i meriti sovrabbondanti di Nostro Signore Gesù Cristo assicurano agli uomini la salvezza eterna. All’uomo, quindi, basta credere per salvarsi: “Il Vangelo non ci dice cosa dobbiamo fare, esso non esige niente da noi. (...) [Il Vangelo dice semplicemente] credi e sarai salvato”.

Tale dottrina è tanto sconclusionata che lo stesso Lutero, con duri sforzi cercava di accreditarla: “Non vi è nessuna religione in tutta la terra che insegni questa dottrina della giustificazione; io stesso, anche se la insegno pubblicamente, con gran difficoltà la credo nei particolari”.
Di conseguenza, su questa terra possiamo anche condurre una vita di peccato senza rimorsi di coscienza né timore della giustizia di Dio, poiché basta avere fede per essere già salvati: “Anche se ho fatto del male, non importa. Cristo ha sofferto per me. A questo si riduce il cristianesimo. Dobbiamo sentire che non abbiamo peccato, anche quando abbiamo peccato. I nostri peccati aderiscono a Cristo, che è il salvatore del peccato”.

Lutero anzi sosteneva che, per rafforzare la nostra fede, dobbiamo peccare. Così rimarrà chiaro che è Cristo che ci salva e non noi. Quest’idea Lutero la sintetizzava nella sua nota formula: esto peccator et pecca fortiter. In una lettera all’amico Melantone del 1° agosto 1521, Lutero affermava: “Sii peccatore e pecca fortemente ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo. (...) Durante la vita presente dobbiamo peccare”.

Scrivendo a un altro seguace, Lutero diceva ugualmente: “Devi bere con più abbondanza, giocare, divertirti e anche fare qualche peccato. (...) In caso il diavolo ti dica: Non bere! Tu devi rispondere: in nome di Gesù Cristo, berrò di più! (...) Tutto il decalogo deve svanire dagli occhi e dall’anima”.

A un altro amico, egli scrisse ancora: “Dio ti obbliga solo a credere. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza. Egli non se ne cura, quando anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo”.

Ovviamente, le conseguenze dell’applicazione di queste dottrine non potevano essere altro che il dilagare del peccato e del vizio. Lutero stesso lo ammette. Per quanto riguardava i suoi seguaci protestanti, egli scrisse: “Sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all’impostura, alla crapula, all’ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso il demonio — il papato — e ne sono venuti sette peggiori”.

Un uomo pieno di vizi


Il primo a piombare nel vizio è stato proprio lui. Il 13 giugno 1521, scrisse a Melantone: “Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell’ozio, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell’ozio e della sonnolenza”.

In un altro scritto, Lutero è altrettanto chiaro: “Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie”.

Lutero rapì dal convento una monaca cistercense, Caterina Bora, e la prese per amante. Nel 1525, “per chiudere le cattive lingue”, secondo quanto dichiarava, la sposò, nonostante tutti e due avessero fatto voto di castità. Lutero aveva una chiara nozione della riprovevole azione che aveva compiuto. Egli scrisse al riguardo: “Con il mio matrimonio sono diventato così spregevole che gli angeli rideranno di me e i demoni piangeranno”.

Caterina, però, non fu l’unica donna nella sua vita. Egli aveva la brutta abitudine di avere rapporti carnali con monache apostate, che egli stesso adescava dai conventi. Su di lui scriveva il suo seguace Melantone: “Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli ha tirato fuori dal convento lo hanno sedotto con grande astuzia ed hanno finito col prenderlo. Egli ha con loro frequenti rapporti carnali”.

Lutero non faceva segreto della sua immoralità. In una lettera all’amico Spalatino leggiamo infatti: “Io sono palesemente un uomo depravato. Ho tanto a che fare con le donne, che da un po’ di tempo sono diventato un donnaiolo. (...) Ho avuto tre mogli allo stesso tempo, e le ho amate così ardentemente che ne ho perse due, andate a vivere con altri uomini”.

Lutero aveva anche il vizio dell’ubriachezza e della gola: “Nel bere birra non c’è nessuno che si possa paragonare a me”. In una lettera a Caterina, diceva: “Sto mangiando come un boemo e bevendo come un tedesco. Lodato sia Dio!”. Verso la fine della vita, l’ubriachezza lo dominava totalmente: “Spendo le mie giornate nell’ozio e nell’ubriachezza”.

Bestemmiatore


Ma forse in nessun altro campo si è manifestato tanto il cattivo spirito di Lutero quanto nella sua tendenza a bestemmiare, specie contro la Chiesa e il Papato. Seguono alcuni esempi, tratti dalle sue lettere e sermoni.

“Certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso, ma è anche stupido. Deus est stultissimus. È un tiranno”.

"Cristo ha commesso adulterio una prima volta con la donna della fontana di cui ci parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui: Che ha fatto dunque con essa? Poi ha avuto rapporti sessuali con Maria Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto anche lui fornicare prima di morire”.

Lutero fa di Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo. Lutero arriva a dichiarare che “Giuda, tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà [di Giuda] era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agì. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere”.

“Tutte le case chiuse, tutti gli omicidi, le morti, i furti e gli adulteri sono meno riprovevoli dell’abominazione della Messa papista”.

Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a Melantone a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: “È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri e assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re di Inghilterra si impegnassero a farli scomparire”.

"Perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?”.

"La corte di Roma è governata per un vero Anticristo, di cui ci parla S. Paolo. (...) Credo di poter dimostrare che, nei giorni nostri, il Papa è peggiore dei turchi”.

“Così come Mosè ha distrutto il vitello d’oro, così dobbiamo fare noi con il papato, fino a ridurlo in ceneri. (...) Vorrei abolire tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo (...) affinché di essi non rimanga sulla terra neanche la memoria”.



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