La preghiera dell’Ave Maria
Ave!
In greco è chaire
che vuol dire rallegrati! Non è un educato "buongiorno", ma un augurio e un annuncio. Il profeta Zaccaria,
annunciando la venuta del re Messia, aveva esclamato (Bibbia LXX): Esulta (chaire)
grandemente, o figlia di Sion, manda gridi d'allegrezza, o figlia di
Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te (Zac. 9:9). E tre secoli prima
il profeta Sofonia aveva usato parole simili: Manda gridi di gioia (chaire), o figlia
di Sion! Manda gridi d'allegrezza, o Israele! Rallegrati ed esulta con tutto il
cuore, o figlia di Gerusalemme! (Sof. 3:14). Ora, l’angelo
ripete la stessa
cosa:
Rallegrati, Maria! In te, infatti, Dio compirà
le sue promesse, compirà le profezie e, per mezzo tuo, la speranza di salvezza
del popolo non sarà delusa. E di lì a poco Maria si rallegrerà quando, nel magnificat dirà: "lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore"
(Luca 1:47). Luca dunque presenta Maria come la profetica figlia di Sion
e la personificazione del popolo eletto che attende il Messia. È la nuova Gerusalemme in cui Dio colloca la sua dimora in mezzo
agli uomini. È tempo di gioire e rallegrarsi perché il Messia
è stato donato.
Ogni volta dunque che si dice: Ave, Maria ci si rallegra con Maria
ripetendo le stesse parole del vangelo. Salutando Maria, colui che prega dice
che il Cristo ci è stato donato attraverso lei. È lei che portandoci Gesù ci
porta la gioia, l’esultanza, come letteralmente fece quando entrò in casa di
elisabetta. Il medesimo rallegrarsi rivolto a Maria, che lei ha accolto e
realizzato in pienezza, è rivolto anche a ciascuno di noi, ogni giorno, quando
il Signore ci chiede di entrare nella nostra vita.
Maria
Leggiamo nel vangelo di Luca: "l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una
città di Galilea detta Nazaret a una vergine fidanzata a un uomo chiamato
Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria" (1:26,27). Per gli antichi la scelta del nome aveva un
significato di presagio, di augurio: voleva esprimere il destino e la missione della
persona che lo portava.
La parola Maria non fa parte delle parole
dell’angelo, ma fa parte della preghiera. L'aggiunta del nome "Maria"
alle parole dell'angelo, non è arbitraria, ma intende risaltare il mistero della
Donna a cui il saluto è rivolto, ne vuole svelare la natura e precisare la
missione. Secondo l'interpretazione più comune il nome "Maria" ha una
radice egiziana - "Mry", da
cui il nome Meryt - che vuol dire "amata". Meryt-Amon era niente meno che la Grande
Sposa Reale di Ramses II. "Meryt-Amon"
(amata dal dio Amon) divenne, secondo questa etimologia, Myri-am -
"l'amata di Dio", "la prediletta di Dio".
Il suo nome è indicativo del suo destino eccezionale
e della sua missione unica: "Miryam", sarà per sempre la figlia
prediletta del Padre, la Madre del Figlio.
Anche noi abbiamo ricevuto un nome, un nome
che porteremo per sempre. Dio ci conosce per nome, ama ciascuno nella sua
singolarità. La diversità del nome di ciascuno, non siamo numeri, sta a dire
che ciascuno ha un compito, un destino unico.
Piena di grazia
L’angelo salutando Maria le dice: "Piena di grazia" (kecharitōménē Luca 1:28, participio passato del verbo charitoō). Un verbo il cui significato è "ricolmata di
grazia". Va rilevato che questo verbo
greco, come tutti quelli che terminano in "- oō", indica anche
una trasformazione. Quindi, qui non si tratta tanto di vedere Maria come la
"piena di grazia", ma come "la trasformata"
da questa grazia divina. Ci troviamo di fronte, pertanto, a una nuova creazione
che è avvenuta in Maria. Dio, che l’ha scelta per
affidarle il sommo compito e dignità di madre del Cristo, l’ha circondata di
una santità unica.
L’angelo non chiama per nome Maria. Il suo nome è sostituito dall'espressione "piena di
grazia". Questo è il nuovo nome che viene dato dall'angelo a Maria. Il
cambio di nome per l'ebreo significa la trasformazione che avviene in una
persona, che la designa come una nuova creatura, assegnandole una nuova
missione e un nuovo senso della sua vita.
Il Signore è con te
Quando l’angelo le disse: Il Signore è con te, Maria capì che queste parole erano una
chiamata al servizio di Dio per una missione che interessava il destino del suo
popolo.
Così, infatti, era iniziata la chiamata di
Abramo: Non temere, o Abramo, io sono il tuo scudo (Gen. 15:1). E a Mosè, mandato a liberare il suo popolo: Io
sarò con te (Es. 3:12). Così
a Giosuè, a Gedeone, a Geremia, a Davide e a tutti coloro che chiama per una
missione di salvezza, Dio ripete sempre: Non temere: Io sono con te.
Maria si sente piccola, umile, sproporzionata
alla grandiosità del piano di Dio: "Come
avverrà questo, poiché io non conosco uomo?" (Luca 1:34). Ma l'angelo la rassicura: non
temere, abbi fiducia, non contare sulle tue forze ma sulla potenza del Signore!
A Maria viene assicurato l’aiuto di Dio per realizzare questa grande missione: Il Signore è con te.
Maria crede e si offre a Dio in una donazione
totale: Ecco, io sono l'ancella
del Signore; mi sia fatto secondo la tua parola
(Luca 1:38). Queste sono le parole
della fede, della disponibilità, dell’amore: sono il riassunto della vita di
Maria.
Dio assicura a ciascuno di noi la sua
presenza: "Non temere io sono con te" e ci ripete: "Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine dell’età
presente" (Mat. 28:20). Non siamo
mai soli, nel compito che egli ci ha affidato ci assicura l’aiuto della sua
grazia per portarlo a termine.
Tu sei benedetta fra le donne
Queste non sono più le parole dell’angelo, ma
di Elisabetta:
E avvenne che come
Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le balzò nel seno; ed
Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e a gran voce esclamò: Benedetta sei tu fra le donne, e
benedetto è il frutto del tuo seno! (Luca 1:41,42)
Anche il figlio che Elisabetta porta in grembo
nonostante l'età avanzata, partecipa della gioia della madre: "Poiché ecco, non appena la voce del tuo
saluto m'è giunta agli orecchi, il bambino mi è per giubilo balzato nel seno" (Luca 1:44).
Nell'Antico Testamento, ricorre spesso la
parola "benedizione" (berakha), che è comunicazione di vita da
parte di Dio. Nel significato dell’ebraico barak,
c’è al tempo stesso il gesto di donare e lo stato del dono. Nella benedizione
c’è dunque in origine una potenza che opera, una forza di salvezza che si
trasmette. È Dio che benedice, che dà forza, successo, discendenza numerosa,
pace, sicurezza.
La benedizione è il segno del favore di Dio
impresso nella creatura: non un semplice augurio come è diventato nel tempo, ma
un segno efficace che raggiunge lo scopo per cui è dato. Maria è la benedetta
per eccellenza. È lo Spirito Santo che per bocca di Elisabetta benedice Maria,
ricolma di grazia.
Dio la benedice in modo unico e Maria, a sua
volta, risponde alla benedizione: "il Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è
il suo nome" (Luca 1:49).
Paolo dirà: "Benedetto sia l'Iddio e Padre del nostro
Signor Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti d'ogni benedizione spirituale nei
luoghi celesti in Cristo" (Efes. 1:3). Attraverso Cristo, figlio di Maria, il Padre ha
riversato su ciascuno di noi la sua vita. Noi come Maria lo lodiamo per questo
dono straordinario di grazia.
e benedetto è il frutto del tuo seno
Elisabetta, dopo aver riconosciuto Maria come
la benedetta fra le donne, riconosce il frutto benedetto che ella porta nel grembo.
Gesù, prima di essere «frutto» di Maria, è «frutto» dello Spirito Santo (cfr.
Luca 1:35, Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza
dell'Altissimo ti coprirà dell'ombra sua; perciò ancora il santo che nascerà,
sarà chiamato Figlio di Dio). Gesù è il Benedetto per
eccellenza, eppure è frutto del seno di Maria: tanto soprannaturale è stato il
suo concepimento, quanto normale è stata la gestazione della Vergine. Gesù è
frutto del seno di Maria nel senso più pieno e reale. Soprannaturale è il
concepimento, ma normale la gestazione. Per nove mesi, come ogni altra donna,
Maria custodisce il Verbo fatto carne nel proprio utero, lo sente crescere, ne
avverte i movimenti, lo alimenta, gli trasmette il proprio sangue e la propria
vita. Questo «frutto» straordinario è stato provocato dall'azione dello
Spirito, ma è comunque legato alla carne, al sangue, alla materia. Ha avuto
bisogno del normale grembo di una donna.
Dio si è reso visibile attraverso la strada
più naturale e vitale. Madre e figlio sono due realtà indissolubili e
complementari; due realtà che insieme realizzano il mistero più grande che ci
sia mai stato nel mondo.
Nella fede, dice sant’Ambrogio, anche noi
siamo chiamati a concepire spiritualmente il Figlio, a farlo crescere in noi
per poterlo donare al mondo.
Gesù
Siamo nel cuore dell'«Ave Maria».
Fu il Papa Urbano
IV (1261-1264) che
ordinò l'aggiunta di "Gesù" come conclusione della prima
parte.
La prima parte della preghiera si apre col
nome di Maria e si chiude con quello di Gesù. Il nome di Gesù rappresenta il normale
punto d'arrivo. Tutta la storia della salvezza è preparatoria a questo nome
santo che sta al centro del mondo, della storia e del cuore di ogni uomo: "Gesù", "poiché non v'è sotto il cielo alcun altro
nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati" (Atti 4:12).
Gesù, nome molto frequente a quei tempi,
significa letteralmente "Yahweh salva". Gesù è quindi il nome che indica la salvezza operata
da Dio attraverso il frutto del seno di Maria. Gesù ci salva. È il Salvatore.
Maria ci porta Gesù. Ogni incontro con lei si
risolve in un incontro con Cristo stesso: onorando la madre, il Figlio è
debitamente conosciuto, amato, glorificato.
Pronunciando il suo Nome – Gesù - secondo la tradizione ebraica noi
provochiamo una presenza, una speciale protezione, una unione e comunione con
il Salvatore. Gesù è un nome da invocare, sia con il cuore che con le labbra.
La spiritualità orientale antica ci ha trasmesso una invocazione semplice e
ricca di contenuto: "Signore Gesù, Figlio di
Dio, abbi pietà di me peccatore". È la cosiddetta
«preghiera del cuore». È una preghiera di poche parole, intensa e accorata che
riempie il cuore:
Κύριε Ιησού Χριστέ, Yιέ Θεού ελέησον με τον αμαρτωλό:
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di
me, peccatore.
In origine, la si diceva senza la parola peccatore; questa
è stata aggiunta più tardi alle altre parole della preghiera.
Quando concludiamo la prima parte dell’Ave
Maria con il nome di Gesù, risvegliamo in noi i sentimenti di una grande
ammirazione per Maria, e rinnoviamo per mezzo di lei la nostra consacrazione a
Gesù.
Santa Maria
La proclamazione della santità di Maria ci
introduce nella seconda parte della preghiera. Maria è detta santa. Che vuol
dire? Santo è ciò che entra in relazione con Dio e partecipa della Sua santità.
Molte sono le persone e le cose dette "sante": il popolo di Israele,
i Profeti, gli Apostoli, il tempio, l'altare, Gerusalemme, la Chiesa.
Alla base della nostra santità c’è un dato
oggettivo: la grazia santificante. Si riceve nel battesimo e rende l'anima
splendente e luminosa: per questo è simboleggiata dalla veste candida. Ora,
questa grazia santificante che si riceve
nel battesimo è stata ricevuta con sovrabbondanza da Maria. L’anima di Maria è
bella e luminosa. Maria è santa perché lo Spirito Santo l'ha resa strumento e
luogo della sua presenza divina. Gli antichi padri della Chiesa chiamavano
Maria la tutta santa, salutata dall’angelo come "piena di grazia".
La santità di Maria, però, non è soltanto il frutto
dell’intervento di Dio, ma è anche il frutto della sua libera volontà. La sua
santità è maturata in un cammino di fede che l’ha portata a donarsi a Dio: Ecco, io sono l'ancella del Signore; mi sia
fatto secondo la tua parola (Luca 1:38). Il suo sì è per
tutti i cristiani lezione ed esempio per
fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria
santificazione.
Il suo esempio è qualcosa di presente nella
Chiesa, ci guida e ci stimola alla santità.
Madre di Dio
Ora viene la questione sul
termine: "Maria madre di Dio". Questo appellativo è a rigor di
termini, assurdo. Dio non ha una madre, perché è eterno. In greco è Theōtokos e in latino Dei Genitrix, cioè colei che ha
partorito Dio. È la definizione data nel Concilio di Efeso del 431. Si è
arrivati a questa definizione non senza polemiche. Il fatto è che se Maria è
madre di Cristo, dunque è madre di Dio, colei che ha partorito Dio nella sua
natura umana.
Luca 1:43 "E come mai m'è dato che la madre del mio Signore venga da me?"
Signore = Dio. Nella Bibbia e soprattutto nel contesto del vangelo di Luca ne abbiamo numerosi esempi!
Prima di Luca 1:43:
Luca 1:6 Or erano ambedue giusti nel cospetto di
Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore (=Dio)
Luca 1:9 secondo l'usanza del sacerdozio, gli
toccò a sorte d'entrar nel tempio del Signore
(=Dio) per offrirvi il profumo;
Luca 1:11 E gli apparve un angelo del Signore (=Dio), ritto alla
destra dell'altare de' profumi.
Luca 1:15 Poiché sarà grande nel cospetto del Signore (=Dio); non berrà né
vino né cervogia, e sarà ripieno dello Spirito Santo fin dal seno di sua madre,
Luca 1:16 e convertirà molti dei figli d'Israele al
Signore Iddio loro;
Luca 1:17 ed egli andrà innanzi a lui con lo
spirito e con la potenza d'Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i
ribelli alla saviezza dei giusti, allo affin di preparare al Signore (=Dio) un popolo ben
disposto.
Luca 1:25 Ecco quel che il Signore (=Dio) ha fatto per me nei giorni nei quali ha
rivolto a me lo sguardo per togliere il mio vituperio fra gli uomini.
Luca 1:28 E l'angelo, entrato da lei, disse: Ti
saluto, o favorita dalla grazia; il Signore
(=Dio) è con te.
Luca 1:32 Questi sarà grande, e sarà chiamato
Figlio dell'Altissimo, e il Signore
Iddio gli darà il trono di Davide suo padre,
Luca 1:38 E Maria disse: Ecco, io son l'ancella del
Signore (=Dio); mi sia fatto
secondo la tua parola. E l'angelo si partì da lei.
Dopo Luca 1:43:
Luca 1:45 E beata è colei che ha creduto, perché le
cose dettele da parte del Signore
(=Dio) avranno compimento.
Luca 1:46 E Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore (=Dio)
Luca 1:58 E i suoi vicini e i parenti udirono che
il Signore (=Dio) aveva
magnificata la sua misericordia verso di lei, e se ne rallegravano con essa.
Luca 1:66 E tutti quelli che le udirono, le
serbarono in cuor loro e dicevano: Che sarà mai questo bambino? Perché la mano
del Signore (=Dio) era con
lui.
Luca 1:68 «Benedetto sia il Signore (=Dio), l'Iddio d'Israele, perché ha visitato e
riscattato il suo popolo,
Luca 1:76 E tu, piccolo fanciullo, sarai chiamato
profeta dell'Altissimo, perché andrai davanti alla faccia del Signore (=Dio) per preparar le
sue vie,
Luca 2:9 E un angelo del Signore (=Dio) si presentò ad essi e la gloria del Signore (=Dio) risplendé intorno
a loro, e temettero di gran timore.
Luca 2:9 E un angelo del Signore (=Dio) si presentò ad essi e la gloria del Signore (=Dio) risplendé intorno
a loro, e temettero di gran timore.
Luca 2:15 E avvenne che quando gli angeli se ne
furono andati da loro verso il cielo, i pastori presero a dire tra loro:
Passiamo fino a Betleem e vediamo questo che è avvenuto, e che il Signore (=Dio) ci ha fatto
sapere.
Luca 2:22 E quando furono compiuti i giorni della
loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino in
Gerusalemme per presentarlo al Signore
(=Dio)
Luca 2:23 com'è scritto nella legge del Signore (=Dio): Ogni maschio
primogenito sarà chiamato santo al Signore,
Luca 2:23 com'è scritto nella legge del Signore (=Dio): Ogni maschio
primogenito sarà chiamato santo al Signore,
Luca 2:24 e per offrire il sacrificio di cui parla
la legge del Signore (=Dio),
di un paio di tortore o di due giovani piccioni.
Luca 2:26 e gli era stato rivelato dallo Spirito
Santo che non vedrebbe la morte prima d'aver veduto il Cristo del Signore (=Dio).
Luca 2:29 «Ora, o mio Signore (=Dio), tu lasci andare in pace il tuo servo,
secondo la tua parola;
Ci possono essere dubbi che il "Signore"
di Luca 1:43 si riferisca a Dio? Naturalmente Maria è madre di Dio-uomo. Il
Figlio è eterno come il Padre e lo Spirito Santo, ma quando il Figlio scelse di
incarnarsi, entrò nella storia umana, incarnandosi nel seno di Maria vergine,
Dio-Figlio, il Verbo, divenne Dio-uomo.
Maria quindi è madre del Verbo incarnato chiamato Gesù Cristo! Dio con noi. Maria non diede la divinità a Gesù, ma solo la carne.
Riconosciamo la duplice natura di Cristo: la divina per cui è uguale al Padre, l'umana per cui è uguale all’uomo. L'una e l'altra unite non sono due, ma un solo Cristo.
Dio ha deciso di abitare in mezzo a noi
scegliendo una madre da cui nascere. Se decise di abitare in una tenda, cosa
c’è di strano se decise di abitare in una donna? Maria, umile creatura, nata
nel tempo, può chiamare veramente figlio mio, il Figlio di Dio, e Colui che è
da sempre nel seno del Padre può chiamarla Madre.
La Scrittura ci dice anche che Maria ci è
stata data come madre presso la croce del Cristo. Leggiamo nel vangelo secondo
Giovanni:
Or presso la croce di
Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria moglie di Cleopa, e
Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso a lei il discepolo ch'egli
amava, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo:
Ecco tua madre! E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. (Giov.
19:25-27)
Maria accoglie con amore il dono di questa
nuova maternità, come una sorta di prolungamento della prima. È la Madre del
Cristo totale. È la madre della Chiesa.
Maria ha avuto Dio dentro di sé. Dal momento
dell’annunciazione è diventata l’Arca santa di Dio, la dimora di Dio fatto
uomo. C'è un evidente parallelo fra l'Arca dall'alleanza e Maria.
La scena della visita a
Elisabetta (Luca 1:39-45) è teologicamente improntata all’episodio del
trasporto dell’arca in Giudea narrato in 2Sam. 6:12ss. In questo testo di
Samuele si dice che al passaggio dell’Arca esplode la gioia del popolo, e Davide
stesso si mette a danzare con tutte le sue forze davanti all’Arca. In Luca, il
passaggio di Maria suscita gioia a Elisabetta e in Giovanni Battista il quale,
ancora nel seno di sua madre, salta e danza come Davide di fronte all’Arca.
Il passaggio dell’Arca avviene
"con gioia" (2Sam. 6:12) e
la visita di Maria a Elisabetta è "con
giubilo" (1:44); il figlio di Elisabetta giubila alla presenza di
Maria.
Come il popolo grida di fronte
all’Arca (2Sam. 6:15 "con giubilo e
a suon di tromba"), così Elisabetta grida di fronte a Maria (1:42 "esclamò con gran voce"), e proclama
la beatitudine di Maria.
Luca è molto preciso e quando
dice che Elisabetta davanti a Maria "esclamò
con gran voce", utilizza un verbo che si trova soltanto qui in tutto
il NT (anephōnēsen), ma nel VT della
LXX designa un’esclamazione liturgica connessa in modo particolare con la
cerimonia del trasporto dell’Arca:
Così tutto Israele portò su l'arca del patto
dell'Eterno con grida di giubilo e al suono di corni, di trombe [anaphōnountes], di cembali, di cetre e di arpe (1Cron: 15:28).
Come il viaggio dell’Arca si svolge nel paese di Giuda,
così è anche del viaggio di Maria: "Poi
[Davide] si levò e partì con tutto il popolo che era con lui da Baale di
Giuda" (2Sam. 6:2), "Maria
si levò e se ne andò…in una città di Giuda" (Luca 1:39).
L’Arca viene portata in casa di Obed-Edom (2Sam. 6:10) e Maria entra nella casa di Zaccaria (Luca 1:40).
Maria rimase tre mesi (Luca 1:56) nella casa di Zaccaria,
proprio come l’Arca rimase tre mesi (2Sam. 6:11) nella casa di Obed-Edom.
Sia l’Arca che Maria spandono benedizione con la loro sola
presenza. Infatti la presenza dell’Arca in casa di Obed-Edom fece sì che il
Signore benedicesse Obed-Edom e tutta la sua casa (2Sam. 6:11); la presenza di
Maria fa sussultare di gioia il bambino nel seno di Elisabetta e provoca la
discesa dello Spirito Santo su Elisabetta e su Giovanni Battista (Luca 1:41-44).
Maria, che è stata adombrata dallo Spirito Santo e che
porta nel seno il Figlio dell’Altissimo, porta con sé quella potenza dello
Spirito Santo che scende su Giovanni e lo fa trasalire, saltare e danzare di
gioia. È una Pentecoste.
È dunque abbastanza chiaro che l’intenzione teologica di
Luca è di dirci che Maria è l’Arca. Nel racconto del trasporto dell’Arca, Davide
aveva detto: "Come può venire da me
l’arca dell’Eterno?" (2Sam. 6:9), ed Elisabetta ripete lo stesso grido
davanti a Maria: "E come mai m'è
dato che la madre del mio Signore venga da me?" (Luca 1:43). Invece di
Arca del Signore abbiamo madre del mio Signore.
Luca, con questa esegesi teologica di 2Sam. 6, è partito
dal fatto storico del trasporto dell’Arca, per mostrare Maria come Arca, il
luogo della presenza del Signore.
Capiamo perché
il mistero di Maria è così centrale nella fede cristiana. C’è un motivo, non è
una favoletta devozionale. Maria rappresenta il nuovo rapporto tra Dio e l’uomo
che nasce con l’annunciazione… in cui l’uomo scopre di poter portare Dio dentro
di sé. Siamo chiamati a far nascere Cristo in noi.
Prega per noi
Bisogna innanzi tutto demolire l’idea di fare di
Maria qualcuno di più buono di Dio. Questo è un errore. Nessuno ci ama più di
Dio e nessuno è più buono verso noi di Lui. Non ci sono mediazioni fra il Padre
e i figli, salvo il Figlio che ci ha dato di essere suoi coeredi, di essere
veramente figli, grazie alla sua Incarnazione, alla sua morte e alla sua
risurrezione. Maria non può che essere un pallido riflesso dell’amore di Dio.
Allora perché chiedere a Maria di pregare per noi? Maria è forse una
scorciatoia per arrivare a Dio? Non è certo questo.
Questa
è la comunione dei santi. I santi morti nella carne
sono sempre vivi, ed esercitano quella carità che non passerà mai. Non
siamo soli. Preghiamo nella Chiesa e con la Chiesa. La nostra preghiera non è
un grido solitario in un deserto, ma una nota che si inserisce nell’armonia del
canto di tutta la Chiesa. La Chiesa è un corpo, animato e vivificato dallo
Spirito Santo, e composto da cellule viventi, legate le une alle altre. Fra
queste, i santi sono coloro che sono stati più lavorati dallo Spirito e più
lavorano per il bene degli altri, anzi diventano canali della forza dello
Spirito verso il corpo. Fra loro, la Vergine Maria, per misterioso disegno di
Dio, ha un posto unico nel corpo, e dunque anche nella preghiera del
corpo.
Gesù disse al ladrone sulla
croce: "oggi tu sarai con me in
paradiso" (Luca 23:43). Se gli disse
così, sicuramente era per premiare la fede del ladrone, e il premio era
trovarsi alla presenza di Dio, e gioire della gloria di Dio!
Se non fosse così, Gesù avrebbe potuto dire al ladrone: "Ti prometto che alla fine dei tempi tu avrai un posto in Paradiso", oppure "ti prometto che risorgerai". Invece gli disse: "Oggi tu sarai con me in paradiso", oggi stesso quindi gioirai della presenza di Dio in Paradiso!
Quindi in Paradiso non si dorme, non ci sono sale di attesa, ma si gode della presenza di Dio, e si continua ad esercitare quella carità che non verrà mai meno. 1Cor. 13:8 "La carità non verrà mai meno... ".
Il Messia in piedi nella visione di Stefano (Atti 7:56)
sottolinea la sua attività nell'accogliere il martire nella gloria ("Ecco, io
vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio").
Ecco allora Maria, che sicuramente è alla presenza di Dio, che esercita la carità (amore), e quindi prega suo Figlio Gesù per noi. Maria prega per noi peccatori perché è viva in paradiso, come lo è il ladrone che il 15 di Nisan dell'anno 30, arrivò in paradiso con Gesù!
Che poi i morti risuscitino anche Mosè lo dichiarò nel passo del «pruno», quando chiama il Signore l'Iddio d'Abramo, l'Iddio d'Isacco e l'Iddio di Giacobbe. Or Egli non è un Dio di morti, ma di viventi; poiché per lui vivono tutti (Luca 20:37,38).
"Poiché per lui vivono tutti". Non dice "vivranno tutti", ma "vivono
tutti". È evidente che Gesù
considera viventi tutti i padri, i santi, i profeti, i servi di Dio che erano
morti nella carne nei secoli passati.
"Egli non è un Dio di morti, ma di viventi". Solo i protestanti/evangelici non se ne sono accorti, purtroppo!
I protestanti non chiedono preghiere ai fratelli? Quando conviene le chiedono, quando invece devono falsificare gli insegnamenti biblici, dicono di rivolgersi direttamente a Gesù.
Certamente ci si può rivolgere direttamente a Gesù, ma se si chiede l'aiuto di uno o più santi, è perfettamente biblico, perché la preghiera d’intercessione è un dovere.
Per loro i santi morti nella carne, ma vivi in Paradiso, non possono pregare per noi, ma la Bibbia dice diversamente, perché Dio è il Dio dei vivi, non dei morti!
Tutti i santi in Paradiso vivono ora... e non alla fine dei tempi! Quindi è perfettamente biblico chiedere ai santi in paradiso di pregare per noi!
Maria è la Madre che intercede e ci viene in
aiuto: così appare soprattutto alle nozze di Cana. Maria come madre coopera
ancora col Figlio Redentore. Questo ruolo non è certo esclusivo di Maria,
perché è il ruolo di tutti i santi in cielo e sulla terra, tuttavia in Maria
esso riveste una intensità particolare in virtù dell’essere madre di Cristo e madre
nostra. Maria ha un ruolo particolare nell’intercessione.
Ecco allora l'invocazione: Maria, prega per
noi! Dì una parola in nostro favore! Intercedi presso Dio! Intercedere
significa intervenire a favore di qualcuno; mediare, fare qualcosa a suo favore;
"strappare" un esaudimento, come faceva Mosè. Maria può intercedere,
vuole intercedere.
Per questo la beata Vergine è invocata nella
Chiesa. Se diciamo Maria, lei dice Gesù. Nell’Ave Maria
si manifesta la purezza e la trasparenza di Maria, tanto che nulla si ferma ad
essa, tutto passa a Dio.
peccatori
Questa
preghiera d’intercessione è per noi peccatori. A Maria ci rivolgiamo consapevoli
di essere, come tutti, peccatori, malati di peccato. Dicendo peccatori, noi diciamo l’urgenza di
questa intercessione. Il peccato infatti è un seme di morte. Se prendiamo
coscienza del nostro peccato, la preghiera è una necessità. Riconosciamo la
nostra situazione di peccato e chiediamo a Maria di pregare per noi, lei che ha
visto il terribile volto del peccato riflesso sul corpo insanguinato di suo
Figlio sul Calvario.
C’è
una antichissima preghiera giunta a noi su un papiro egiziano del III secolo. La
sua eccezionale importanza viene dal fatto che vi compare il titolo di
"Madre di Dio" molto prima del solenne pronunciamento del Concilio di
Efeso:
Sotto la tua protezione ci rifugiamo,
o Santa Madre di Dio.
Ascolta le preghiere
che ti rivolgiamo nelle nostre difficoltà,
e liberaci sempre da ogni male,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Quando
ci affidiamo a lei, la nostra causa, anche se disperata, è in buone mani. Non
abbiamo titoli e meriti da rivendicare, se non quelli di essere iscritti nella
lista dei bisognosi. È questa la condizione che ci dà garanzia di essere
esauditi: riconoscere che siamo bisognosi di tutto, e che nulla siamo senza
l'aiuto del suo Figlio e senza quella intercessione che ella può caldeggiare
con materno amore.
Adesso
Adesso, cioè: subito! È l’urgenza della preghiera. Se
diciamo "prega
per me", può
essere una frase fatta, senza spessore. Ma se diciamo "prega per me subito", la cosa diventa seria. Ma oltre
alla immediatezza c’è anche la durata. Adesso
è tempo presente, quindi è qualcosa di continuo e costante. Maria ci accompagna
sempre, lungo il cammino della vita. L'uomo, bisognoso di Dio, ha bisogno sempre.
In
questa ultima frase della preghiera c’è un forte senso del tempo: lo scorrere
del tempo può provocare angoscia, specie
dopo una certa età. Non possiamo fermarlo, non possiamo recuperarlo. Ma proprio
perché la vita umana è all'insegna della precarietà, ha bisogno di essere protetta
e assicurata in ogni momento.
Troppo
spesso viviamo con lo sguardo rivolto al passato, o proiettato verso il futuro,
e in questa maniera perdiamo i momenti decisivi, quelli dell'oggi. Viviamo di
ricordi, di rimpianti, di nostalgie, oppure di sogni o di illusioni. In questo modo
non riusciamo ad afferrare l'adesso, il momento favorevole, il messaggio di
oggi, la grazia di oggi.
Ma
l'uomo maturo e illuminato non si fa distrarre nei confronti del presente: lo
alimenta con la memoria del passato e con l'attesa del futuro, ma lo vive con
intensità, con responsabilità, nella certezza che è proprio il presente ciò che
conta, e che questo presente non tornerà mai più. Pregando adesso e per l'adesso,
noi chiediamo a Maria di non abituarci alla vita, ma di scoprirla ogni giorno
per quello che realmente è: un dono che si riceve e che si deve far fruttare.
La
vita va celebrata con stupore e riconoscenza, ogni giorno e in ogni istante, per
non renderla banale, per non disperderla, per non sciuparla. Per recuperare il
senso del saper donare e di lodare, con amore e per amore. Aiutaci, Maria,
adesso.
e
nell’ora della nostra morte
Dopo la successione degli "adesso", verrà un "adesso" che segnerà la fine, e, con essa, la partenza da questo mondo. Ogni
volta che si fa questa preghiera si pronuncia questa temuta parola: morte!
Temuta, esorcizzata, allontanata, ignorata, ma sempre presente. Mettendoci
faccia a faccia con le nostre paure, l'Ave Maria ci richiama alla mente questa
realtà.
Che cosa possiamo fare? Dobbiamo continuare ad allontanare, a
minimizzare, a sottovalutare l'evento più importante e decisivo della nostra
esistenza? Certo che no! Meglio accettare la realtà delle cose: accettare fin
d'ora, per allora, quello che accadrà, e, fin d'ora prepararlo con
responsabilità ed equilibrio. E proprio con l'aiuto di Maria. La vita prepara
la morte, perché una "buona morte", come diceva P. Mssimiliano Kolbe, "non si improvvisa, ma si merita con tutta la vita".
Il pensiero della morte ci richiama all'urgenza di non sciupare
nulla di quello che la vita offre nel suo scorrere quotidiano, e di sfruttare
per il meglio ogni attimo che via via essa ci dona.
Con le ultime parole dell’Ave Maria noi mettiamo
nelle mani della Madonna quell’ora decisiva. Noi crediamo che Gesù ha vinto la
morte. Cristo Gesù, il quale ha
distrutto la morte e ha prodotto in luce la vita e l'immortalità mediante
l'Evangelo (2Tim. 1:10). Certa
è questa parola: che se moriamo con lui, con lui anche vivremo (2Tim. 2:11). Anche in questo Maria è per noi
segno di speranza: il sonno del bambino che si addormenta sul cuore della
mamma. È la fine dell’esilio e si entra in possesso dell'eredità dei santi
nella luce.
Amen
Amen è un'acclamazione ebraica intraducibile
che, dalla Bibbia, fin dai primi tempi, passò nella liturgia cristiana. Viene
dalla radice àman, ed esprime certezza
e verità. Per questo, Gesù è detto l'Amen, perché è il testimone fedele e verace (Apoc. 3:14). Amen è l'assenso a ciò
che Dio promette, esprime l’atto di fede: Amen! così è!
Nessun commento:
Posta un commento