C’è
un tramonto della figura del padre. In un certo senso con il padre tramonta l’uomo,
in quanto il giovane uomo anche se non diventerà padre sul piano genitoriale,
ha comunque inscritto nel suo dna di maschio di essere padre, perché il suo
pieno sviluppo umano è comunque una qualche forma di paternità, se con
paternità intendiamo la capacità di prendersi cura, di guidare, di sacrificarsi
a favore di qualcun altro. Quindi la mascolinità adulta è sempre una
incarnazione più o meno compiuta della paternità, come la femminilità adulta
compiuta, è sempre una forma più o meno ben realizzata di maternità, anche
laddove la persona non ha figli.
Ecco
allora che il tramonto del padre non è solo il tramonto di una figura
sociologica, di colui cioè che è marito, diventa padre, genera figli, quello
che è in gioco è la possibilità del giovane uomo di diventare veramente adulto
e quindi di saper esercitare una qualche forma di paternità, che sia di generazione
di figli o che sia in generale la possibilità di prendersi cura e sacrificarsi
a favore di qualcun altro che va aiutato nel crescere. Vedremo anche che tipo
di mondo è quello senza più padri.
Il
padre ha un legame analogico con Dio, perché Dio è il primo dei padri, ma ha un
legame analogico con qualunque autorità, perché il concetto stesso di
paternità, in tutte le tradizioni umane, rimanda al concetto di autorità. Dunque,
il tramonto del padre è anche tramonto di Dio – il modello stesso di ogni paternità
– ma ahimè è anche il tramonto, l’oscurarsi di ogni autorità. Dio, il padre
terreno, e ogni forma di autorità, tramontano insieme, né potrebbe essere
diversamente.
Tutta
la rivoluzione moderna, almeno da Lutero in poi, è la storia di questo tramonto:
Rinascimento – Lutero - Rivoluzione francese - Rivoluzione bolscevica –
Rivoluzione morale del 1968, seguono una linea retta di dissoluzione della
cultura occidentale.
Insieme
al padre, insieme all’autorità, tramonta il concetto di verità, perché autorità
e verità sono in rapporto molto stretto, in quanto la verità è la suprema
autorità. La verità obbliga, la verità guida, la verità illumina, conforta,
sostiene, orienta la vita dell’uomo.
Noi
assistiamo al tramonto, come se fossero due binari paralleli, del padre e del
sentire religioso, ma anche al tramonto del concetto di verità che aveva reso
grande l’occidente cristiano.
Questo
culmina in tempi moderni nella democrazia, che è una forma di sovranità vuota,
di una sovranità senza potere reale. In un regime democratico il potere non è
più dislocato da nessuna parte, nessuno ha più veramente potere, perché il
principio spirituale della democrazia è la fratellanza (liberté, egalité,
fraternité), dove si è tutti fratelli, ma si è fratelli orfani di padre.
La
decapitazione dei re (Carlo I in Inghilterra da parte di Cromwell, e Luigi XVI
in Francia) in realtà sono, come sanno bene gli specialisti antropologi, dei
riti sacrificali per instaurare un mondo di fratelli che non hanno padre. E un
mondo politico generato dal parricidio è un mondo democratico (in senso
spirituale filosofico, più che in senso politico), dove dovrebbe esserci
l’autorità, ma invece dell’autorità c’è il potere. C’è il potere senza
l’autorità.
Tutti
i sistemi politici antichi, erano fondati sulla distinzione tra auctoritas sacrata e potestas regalis. Il potere concreto, il
potere regale, era subordinato e dipendente dall’auctoritas sacrata, di quello
che noi chiameremmo i valori, e che erano molto più che valori. L’auctoritas
sacrata era quella esercitata dai sacerdoti, non solo cristiani, ma anche
pagani, ed era il tentativo di stare attaccati fedelmente a dei valori eterni,
religiosi, divini, sacrali, in modo che la città dell’uomo (la politica) fosse
costruita come riflesso di un ordine celeste immutabile – e questo in tutte le
civiltà.
Se
tramonta il padre tramonta l’auctoritas sacrata, e il potere diventa un potere
puro, totalitario e oppressivo, privo di confini, perché il divino delle idee
eterne non fa più da argine a ciò che può fare l’uomo, orfano di un padre
amoroso, che sappia con fermezza e dolcezza guidarlo verso ciò che dovrebbe
diventare. Questa è l’architettura che spiega l’evoluzione moderna.
Il
liberalismo, il laicismo, di cui noi ci vantiamo come se fossero dei fiori all’occhiello
e delle conquiste straordinarie, sono delle realtà totalitarie, accettano solo
la negazione di ogni verità; in altre parole si accetta tutto tranne qualcuno
che affermi come vera una verità eterna. In questo mondo la fede viene
accettata solo se ristretta nella gabbia della vita interiore, ecco la
religione che tramonta, che diventa personale, soggettiva, sganciata dalla
società e dalla storia.
A
questo punto il tramonto è un tramonto familiare. Sta uscendo lentamente ma in
modo sempre più massiccio una famiglia senza padre. Dov’è il padre? L’Eurostat
ha scoperto che nel 2000 il 9% dei figli nasceva fuori del matrimonio in
Italia, oggi il 28%, il dato è triplicato. Ma in Europa, in otto paesi europei,
più del 50% dei figli nascono al di fuori del matrimonio. In Francia il 60%, e
in altri paesi come Slovenia, Svezia, Danimarca, Portogallo, un bambino su due
nasce in una famiglia e in un contesto dove non c’è il padre.
Quindi
si sta producendo effettivamente un nuovo ordine, che è drammatico, nel quale
abbiamo il tramonto della famiglia, abbiamo una crescente percentuale di
famiglie senza padre, di figli senza padre.
È
una crisi morale del padre, e anche là dove c’è il padre, è sottoposto a uno
svuotamento del suo ruolo e impedito moralmente a svolgere il suo ruolo con
tutta la decisione che invece sarebbe necessaria.
È
il crollo sociologico del modello di uomo tradizionale. Questo modello di
paternità e di uomo è tramontato in una data ben precisa, nel 1968, che è stato
un processo scientificamente pianificato a livello di poteri forti finanziari
(ma non solo), è stato costruito in laboratorio, sperimentato e poi applicato
in tutto il mondo, soprattutto occidentale.
C’era
bisogno di un nuovo tipo di uomo e questo viene prodotto con il fenomeno più
artificiale della storia che è il 1968 – tutto tranne un fenomeno spontaneo. Il
’68 spezza il codice della figura del ruolo del padre attraverso una campagna
scientificamente programmata di propaganda mass mediatica che invade di colpo
l’occidente, e il padre diventa qualcosa di retrogrado, fastidioso, oppressivo,
autoritario, e così nasce una ideologia nemica del concetto stesso di
paternità. Si spezza il simbolo paterno, e le generazioni che nascono dopo il
’68 sono figlie di padri feriti, di padri vittime della rivoluzione gnostica
del ’68 che non riescono più a essere padri, non sanno più che cosa vuol dire
essere padri, e non sanno più insegnare, non con le parole ma con la profondità
dei loro gesti di padre, né mostrare ai loro figli cosa vuol dire essere padre
e cosa voglia dire quindi essere uomo.
C’è
una crescente presenza politica delle donne. C’è anche lo scandalo delle donne
soldato, una cosa chiaramente contro natura, deplorata da Platone già nell’VIII
libro della Repubblica, dove spiega che massimo segno di decadenza sono le
donne che si mettono a fare arti marziali. È il grado ultimo del degrado di una
società. La donna soldato è una profanazione del simbolo paterno e maschile, un
chiaro tentativo di andare contro natura. La donna che è fatta per dare la
vita, viene addestrata per dare la morte.
C’è
la mostruosità di leggi che pretendono che il 30% dei membri dei consigli di
amministrazione siano donne. Cosa offensiva per le donne, assurda, perché
pretende che un’azienda sia diretta da una % obbligatoria di donne. Una cosa
così insensata, una mostruosità tale che fa capire però quanto è aggredita
l’identità maschile.
C’è
l’oscuramento della paternità con una profonda femminilizzazione della società.
Ecco il nodo del problema: la femminilizzazione della società, che ferisce la
donna quanto l’uomo, perché questa femminilizzazione non è una vera esaltazione
della donna in quanto madre, ma è esattamente il contrario.
È
nato un periodo storico, in cui la donna è tanto più vera quanto meno è madre,
quanto più è lontana dal modello della madre, e quindi la donna che
femminilizza la società è una donna che fa da riscontro a un uomo che non è più
padre. A un uomo che non è più padre, a una sorta di eterno adolescente, si
contrappone una donna che conquista sempre più spazi e femminilizza la società
suo malgrado, ma in quanto donna non in quanto madre!
Ecco
dunque il tramonto della madre che accompagna il tramonto della donna.
Ebbene,
siamo davanti all’attacco del principio tradizionale caratteristico di tutte le
civiltà. Ci sono cose vere perché sono sempre esistite. È un principio sempre
rispettato da ogni civiltà umana. Se sempre, tutte le grandi civiltà sono state
patriarcali, questo vuol dire che c’è un senso in questa cosa. È solo oggi che
noi siamo schiavi di ideologie, la modernità almeno dal 1789 in poi è schiava
dell’ideologia. L’ideologia cos’è? È che io credo vero qualcosa perché ce l’ho
in testa io, e siccome la realtà è brutta e cattiva devo imporgli la mia
ideologia. È la realtà che è sbagliata, la mia idea è giusta. Questa si chiama
modernità.
Allora,
siccome noi siamo molto ideologici ci dimentichiamo che l’ideologia è qualcosa
di molto recente e che l’uomo ha sempre ragionato in altro modo, e spiego qual
è quest’altro modo, è semplicissimo: ciò che è sempre stato fatto è sicuramente
saggio, vero, buono. Si chiama mos
maiorum (usanza degli antenati). Tutte le civiltà, fino al 1700, si pensano
come custodi del mos maiorum, tutte
pensano ai tempi antichi come superiori in nobiltà e valore dei tempi presenti.
Tutte, e dico tutte, pensano al secolo presente come secolo di invecchiamento e
di degrado rispetto all’età dell’oro che si è purtroppo perduta.
Ma
nel 1700 sorge la civiltà ideologica, con l’illuminismo, la prima civiltà
progressista della storia che inizia a pensare al presente come l’alba di un
mondo migliore che sarà tanto più migliore quanto più saprà profanare e
distruggere tutto ciò che è sempre stato prima. Si chiama rivoluzione.
Noi
siamo in questa terribile rivoluzione. Eppure, non esiste civiltà antica, che
fosse cinese, indiana, greca, babilonese, persiana, romana, non conosciamo una
civiltà che non sapesse che sarebbe finito tutto se veniva tradito il mos maiorum, il grande codice sacrale
dei valori eterni immutabili, pensati come rivelati da Dio.
Allora,
come l’uomo ha sempre visto una società ordinata, una famiglia ordinata? È
semplicissimo. Il concetto cardinale era il concetto di patria potestà. Questo non
è un concetto solo cristiano, anche se il cristianesimo lo tempera con la
carità, rendendolo più umanizzante e luminoso, perché aveva alcuni tratti
aspri.
Ma
questo non è un principio che io possa prendere e buttare via pensando che
tutto funzioni bene come prima. No! No perché, semplicemente, è sempre stato
così, da quando conosciamo le civiltà sono tutte civiltà patriarcali, tutte
(con rarissime eccezioni di qualche gruppo tribale). Quindi, se sempre l’uomo
ha costruito civiltà patriarcali, fondate sulla patria potestà, questo deve
avere un senso. Ed ha un senso enorme, un senso smarrito il quale, se non si
frantuma tutto l’edificio sociale poco ci manca.
Lo
dice anche la psichiatria, lo dice la psicologia, lo dice la statistica,
qualunque scienza prendiamo, conferma questo: se ferisco il padre, con esso
ferisco tutto, si sfarina, si sbriciola l’edificio sociale, soprattutto si
sbriciola il sentire religioso, si sbriciola la fede.
Ma
la patria potestà è biblica, è rivelata da Dio. Dio nella Bibbia dà una
rivelazione molto limpida della patria potestà. Quindi la patria potestà è: 1)
la tradizione di tutte le civiltà; 2) è rivelazione di Dio:
1Corinzi 11:3 Ma io voglio
che sappiate che il capo d'ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è
l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio.
L’uomo
ha autorità sulla moglie, in quanto lui per primo è esempio di sottomissione a
Cristo, e in quanto ha come telos,
come fine della sua azione, il condurre tutti a Cristo. Quindi è sì l’autorità,
ma la legittimità della sua autorità viene da Dio stesso, e Dio vuole che sia
legata al fatto che ha il compito di guidare tutti verso la pienezza della
fede.
L’uomo
ha l’autorità sulla moglie, ma come dicono i padri della chiesa, lasci alla
moglie il suo regno intoccabile, tutto ciò che è di competenza della donna.
Autorità non significa essere ficcanaso, impiccione, e discutere se è meglio
fare il risotto alla milanese con il midollo o senza. Quindi c’è già un primo
confine che oggi gli uomini femminilizzati non sanno più rispettare, e allora
l’amore diventa litigarello, perché l’uomo non è più uomo. L’uomo deve essere
un patriarca, che non si cura delle piccole cose. Una macchina da guerra è
costruita per le grandi cose. C’è una causa in tribunale va il padre, c’è un
grosso problema va il padre, è notte bussa qualcuno alla porta va il padre, c’è
la guerra ci va il padre a morire.
Autorità
sulla moglie. La famiglia è una società, e in quanto società esige una
autorità. L’autorità non è autorità se non è unica, piena, quindi non può
esserci un’autorità divisa tra marito e moglie, perché se è divisa non è più
autorità, perché in caso di conflitto chi decide? E l’autorità è l’unica
garanzia della pace e dell’ordine, perché il fine dell’autorità è la pace e
l’ordine, altrimenti non c’è bene comune.
Dice
san Paolo:
Efesini 5:22 Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come al
Signore;
Efesini 5:23 poiché il marito è capo della moglie, come anche
Cristo è capo della Chiesa, egli, che è il Salvatore del corpo.
Efesini 5:24
Ma come la Chiesa è soggetta a Cristo, così debbono anche le mogli esser soggette
ai loro mariti in ogni cosa.
Efesini 5:25
Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato
se stesso per lei,
Qui
c’è tutto. Soggette ai loro mariti in ogni cosa, ma poi dice: mariti, non è la
vostra serva è la vostra compagna, siete l’autorità ma dovete amarla come
Cristo ha amato la chiesa e Cristo è morto per la chiesa, e Cristo è pieno di
attenzione per la Chiesa. Autorità non vuol dire potere totalitario, potere
vuoto e quindi spietato. Autorità non è potere, è più del potere, viene dal
latino augios, forza che fa crescere.
Quindi l’autorità del marito non è un potere tirannico, è una forza che fa
crescere e dunque il marito ha il dovere enorme di contribuire a tutto ciò che
può far crescere moralmente e spiritualmente la moglie e favorire la sua
santificazione. A questo è innanzitutto volta la sua autorità. Se le cose sono
messe così nel suo giusto ordine, tutte le cose vanno al loro posto, perché si
parla di autorità non di potere.
Oggi
l’uomo è femminilizzato, si occupa di quisquiglie, non ha grandi pensieri.
C’è
poi un modello mariano nella tradizione cristiana. Maria, pur essendo superiore
in santità e grazia a Giuseppe, si sottomise a lui con umiltà e fiducia. Maria
ha avuto dei doni spirituali che nessun altro ha avuto, è la creatura più
elevata dopo Gesù, la piena di grazia e di Spirito, immacolata. Eppure non è
pastora, non dice messa, non scrive libri, non va in TV, non va in Parlamento,
e non è membro di nessun consiglio di amministrazione, ma è una casalinga. La
Maria vergine santissima e immacolata, è una casalinga, che vive sconosciuta in
un paesello di nome Nazaret, eppure è la creatura più alta che Dio ha fatto.
Voi capite in che tempi di tenebra ci troviamo quando si osa parlare di donna
sacerdote, che tempi, tempi dell’anticristo, guai a coloro che non sanno
distinguere i segni dei tempi.
Luca 12:56
Ipocriti, ben sapete discernere l'aspetto della terra e del cielo; e come mai
non sapete discernere questo tempo?
Sant’Agostino
dice: «verso la donna che avete scelto come compagna della vostra vita, di
quale delicatezza, mariti, di quale rispetto, di quale affetto dovrete in ogni
circostanza gioiosa o triste dare prova della vostra autorità, che i vostri
ordini, mariti, abbiano la dolcezza del consiglio».
Oggi
il padre è spesso assente. Assente in tutti i sensi, assenza fisica, assenza
giuridica, assenza anagrafica, assenza assoluta (vedi fecondazione
artificiale), ecc., e questa assenza è la fonte di molti dei mali che ci
affliggono. Il padre a livello simbolico è anche il nomos, la legge, che si oppone al mito del ’68, mito anticristico,
gnostico, dissolutorio, vietato vietare (che poi è un divieto, il divieto più
violento, è il divieto di satana, fai ciò che vuoi), che toglie i confini alla
libertà. Ma la libertà senza confini diventerà un fuoco divoratore, ed è quello
che sta succedendo. Il padre è sì il nomos, ma è il nomos che libera, perché
solo dove c’è un confine posso essere libero altrimenti mi distruggo. Senza
legge non c’è comunità. Dove il padre c’è, c’è la famiglia, dove c’è la
famiglia nessun potere può pensare di vincere.
Se
ne accorsero i bolscevichi che dopo aver distrutto tutto a forza di campi di
concentramento, di camere di tortura, di genocidi, si accorsero di una cosa:
che la famiglia non aveva ceduto, dopo 70 anni di persecuzione comunista. E il
comunismo fece tutto ciò che era possibile contro la famiglia, tutto. Perché il
potere totalitario sa che finché la famiglia sussiste armoniosa, forte, unita,
il potere lì trova un ostacolo invalicabile alla creazione dell’uomo nuovo
artificiale, ideologicamente annichilito.
Quando
l’uomo non è padre nel senso che ho detto, vive nell’infanzia, nell’adolescenza
da prolungare all’infinito, senza mai diventare uomini, senza mai essere pronti
a morire, senza mai saper accettare il sacrificio, fatica, dolore,
responsabilità, solitudine, morte. L’uomo adulto è sempre pronto a morire, in
senso simbolico non necessariamente fisico, il sacrificarsi per grandi opere da
costruire. Ma l’adolescente non può costruire, non può costruire quell’uomo il
cui fine ultimo, esclusivo, è il piacere.
Se
scompare il padre, l’uomo non riesce più a uscire dall’infanzia, rimane
segretamente un bambino, ferito, fragile, incapace di accettare le grandi
prove, il grande dolore che la vita prima o poi riserva a tutti. Il ’68 ha
imprigionato nell’adolescenza l’intero mondo occidentale. Perché facendo
passare questo principio matriarcale, non è più possibile il sacrificio, e
nulla di grande si può costruire senza sacrificio. E solo il padre può liberare
da questo.
I
dati statistici dicono che:
-
Se il padre perde la fede e la pratica religiosa,
mantiene la fede solo un figlio su 50, prescindendo da cosa fa la madre. La
madre può anche continuare ad andare in chiesa. Che la madre abbia la fede o
non ce l’abbia, non incide sul piano statistico. Un fatto misterioso e
straordinario. Il ruolo del padre è decisivo nel trasmettere la fede.
-
Se il padre continua una intensa e fervente pratica
religiosa, 2/3 e in certi casi ¾ di figli mantengono la pratica religiosa,
prescindendo da cosa fa la madre.
Vedete,
noi possiamo fare tutto quello che vogliamo, ma poi c’è l’ordine delle cose
voluto da Dio. È interessantissimo. Perché? Perché se la fede è legata in
questa maniera all’uomo, al padre, il dramma di oggi è la femminilizzazione
della chiesa. È un dramma terribile. Oramai in sacrestia, in parrocchia, dietro
l’altare, ci sono le chierichette, danno la comunione le donne. Sia chiaro che
non sto colpevolizzando chi lo fa, ma purtroppo l’uomo maschio è una macchina
un po’ delicata, e a una certa età non vuol fare le cose da donna, vuol fare le
cose da uomo, e se mi scatta l’associazione che la chiesa è una roba da donne,
io a 17 anni devo scappare, perché io ho bisogno di sentirmi uomo, io ho bisogno
di diventare un uomo, io deve fare cose da uomini, e oggi la chiesa si sta
femminilizzando, altro che fare le donne sacerdote, siamo fritti, già oggi è
femminilizzata in modo impressionante.
Anche
il diffondersi dell’omosessualità nel clero è legato a questa cosa, perché
spesso l’omosessuale cerca ambienti in qualche modo femminili, che lo
proteggono di più, e chiaramente non va a mettersi in un contesto molto
maschile.
Pochi
lo sanno, ma ci sono moniti del Parlamento europeo che da 15 anni sta chiedendo
al Vaticano di introdurre vescovi e donne sacerdoti, con moniti ufficiali.
Questo però i giornali non lo dicono. Il mondo, i nemici di Cristo, vogliono la
donna sacerdote. Non vi dice niente? I giacobini avevano obbligato per legge i
sacerdoti a sposarsi. I nemici della chiesa vogliono il prete sposato e la
donna sacerdote. E la chiesa deve essere molto forte per combattere contro i
suoi nemici, perché la chiesa ha molti nemici, non può non averne.
Esiste
una sola vera guerra, a favore o contro la chiesa di Cristo, non ce n’è
un’altra.
Scuola.
Il tramonto della figura paterna nella scuola. Avete mai riflettuto sul fatto
che fino alla metà degli anni ’60, le scuole erano divise tra maschi e femmine?
Da quando esiste la scuola pubblica ottocentesca, era ritenuto sbagliato che
nell’adolescenza, maschi e femmine fossero insieme. Oggi negli USA si sono
accorti che quando la classe è monosessuale, o sola maschile o solo femminile,
i risultati scolastici aumentano vertiginosamente. Quando le classi sono miste,
a parità di campione, i risultati crollano. E negli anni ’60, anni
anticristici, dove c’è la rivoluzione gnostica del ’68, guarda caso c’è una
legge che unisce le classi.
Ma
prima non erano divisi solo gli studenti, era diviso anche il corpo docente.
Anche alle elementari c’erano i maestri, poi sono scomparsi. Poi, si
femminilizza anche la didattica. La didattica diventa una tipica mansione
femminile. Non solo alle elementari, dove ciò potrebbe essere giustificato da
vari motivi, ma anche alle Medie, quando c’è un’età dove c’è bisogno di un uomo
con tutto il vigore della sua presenza anche fisica, un uomo che guidi i
ragazzi, che trasformi un gruppo di maschi giovani esuberanti, in una famiglia.
Chiaramente dei maschi si lasciano trasformare in una banda di fratelli solo da
un uomo che è già diventato uomo, non da una donna, troppo diversa è la natura.
Invece,
il giovane uomo oramai, nasce da una famiglia su due che è senza padre; se c’è
il padre spesso è un padre che è stato destrutturato dal ’68 e che ha perso il
codice paterno, non sa più che cos’è. Va a scuola e ha docenti che sono per lo
più donne. Va a finire che ha visto la mamma, ha visto le nonne, ha visto la
zia, ha visto la sorella, a scuola per una quindicina di anni vede donne, e
questo perché sarebbe un male? Perché gli viene trasmessa un cultura mediata
dalla femminilità, dal taglio femminile, che è diverso da quello maschile. Capiamo
che il modo in cui parla un uomo è diverso da quello di una donna e deve essere
così. Sia chiaro, questa non è una critica alla donna, ma al sistema.
La
legge 151/1975 ha abolito per legge la patria potestà.
Notiamo:
1970/divorzio, subito dopo abbiamo la depenalizzazione della pornografia e la
depenalizzazione della contraccezione, poi l’abrogazione della patria potestà per
la prima volta nella storia umana, totale parificazione tra uomo e donna,
abolizione del capofamiglia, e dopo questo siamo pronti, tre anni dopo, alla
legge sull’aborto. L’abolizione del capofamiglia cosa comporta all’uomo? Se io
non sono più capofamiglia perché devo prendermi le responsabilità? Perché devo
curarmi di te? Perche devo proteggerti e devo esserti fedele? Un capo sente i
suoi doveri di capo verso coloro che gli sono affidati, ma un pari lo sente
molto meno.
Da
un lato l’uomo sprofonda nell’infanzia alla ricerca continua del piacere, e la
donna diventa padrona di se stessa, tanto che l’aborto è anche un assalto al
diritto del padre di avere il figlio che ha generato, un diritto che non viene
ascoltato, per cui la donna se vuole abortire abortisce anche se l’uomo non
vorrebbe.
E
perché l’aborto arriva alla fine di questa parabola? Divorzio, pornografia,
contraccezione, distruzione per legge della figura paterna, aborto. Perché alla
fine di questo processo di erotizzazione di massa, messo a punto dai servizi
segreti occidentali, la vita non è più lo scopo della famiglia e del
matrimonio, ma non solo questo: la donna staccata e separata dall’uomo diventa
essa stessa padrona della vita. Il figlio nasce se io voglio e non perché sia
naturale che nasca. E questo succede per la prima volta nella storia. Non sto
facendo né morale né teologia, questa è una catastrofe antropologica. Sapete
perché? È semplicissimo. Perché un mondo umano dove non c’è più spazio per la
vita nascente, è un mondo che finisce, muore. Fine di una civiltà.
La
statistica dice che storicamente quando la crescita scende sotto la media di
1,9 figli per coppia, non ci si risolleva più. Noi siamo a 1,3.
Statistiche.
Negli
USA il 50% dei matrimoni finiscono con il divorzio.
L’80%
dei figli vivono con la madre. Telemaco nell’Odissea diceva: «quando vorrei
rivedere mio padre (Ulisse) ma non c’è più».
In
Italia, dal 1980 al 2000 i divorzi passano da 11800 all’anno a 37600. Nel 90%
dei casi, dopo il divorzio i padri sono espulsi dalla casa di loro proprietà,
fino alla maggiore età dei figli. Dal 1970 in Italia, aumenta del 72% il numero
dei suicidi tra gli uomini.
Solo
il 7% dei casi i figli sono affidati ai padri. In Inghilterra il 50% dei padri
perde ogni contatto con i figli entro 2-3 anni dal divorzio. C’è un garantismo
a favore della madre che voi non potete immaginare.
Femminilizzazione
della magistratura. Crescono in maniera incredibile i magistrati donna. A chi
pensate che diano ragione tra un uomo e una donna? È sempre la donna a fare la
parte della vittima. Pensate al tema del femminicidio. A parte che è una
assurdità linguistica dire femminicidio, la donna è un essere umano e l’omicidio è una parola che basta e avanza
per definire l’uccisione di un essere umano. Se enfatizzo troppo la femmina
(che oltretutto è degradante dire femmina) cosa vuol dire l’uccisione di una
femmina? Niente. Degrado la donna. E poi come chiamo l’uccisione di un maschio?
Maschicidio? E poi, è vero che ci sono i femminicidi, ma sono molto più ridotti
dei maschicidi.
Negli
USA:
Il
90% dei barboni sono cresciuti in famiglie dove non c’era il padre
Il
90% dei figli fuggiti di casa non ha mai visto suo padre
Il
70% dei delinquenti ricoverati in riformatorio è cresciuto in famiglie senza
padre
L’80%
dei giovani carcerati è cresciuto in famiglie senza padre
Il
70% dei suicidi giovanili è di persone che non hanno mai visto loro padre
Se
voi ascoltate bene queste statistiche, da sole bastano e avanzano per far
capire che dove non c’è padre c’è un aumento impressionante di patologie
sociali molto gravi e molto difficili da curare.
Ingegneria
sociale – circa i servizi segreti
Si
studia nei carceri il comportamento delle persone sottoposte a pornografia e
droga. Fanno l’esperimento su un campione di carcerati e studiano gli effetti.
Uno di quelli che subirono questo esperimento fu il famoso Charles Manson, che
uccise Sharon Tate, la moglie di Roman Polanski ed era stato sottoposto a
MK-Ultra. Quindi i servizi segreti inglesi e americani fecero questo studio, e
poi partendo dalla California, che è l’epicentro della rivoluzione gnostica
(che ha prodotto anche il ’68), perché lì aveva operato un grande esoterista,
Aldous Huxley, che già negli anni ’30 aveva scritto libri sull’LSD (Le porte della percezione), sulla
mescalina, sul peyote, e su varie sostanze allucinogene, e guarda caso,
trent’anni dopo dalla California, dove c’era Huxley, parte il ’68. Ma parte
perché viene costruito dai mass media. E l’effetto di unione di droga e
pornografia è stato studiato da psichiatri a fondo prima di metterlo in
pratica. Effetti: la regressione infantile, la femminilizzazione dell’uomo.
Questo
semplificando molto. Poi c’è anche il progetto Monarch. Se io traumatizzo una
persona, per esempio con delle immagini, produco una mente che gli psichiatri
chiamano mente alveare, dove la persona ha nella mente tante celle dove i
traumi subiti vengono isolati, allo scopo di proteggere la persona nella sua
vita normale. Però queste celle dell’alveare si attivano in modo psicotico, in
modo che la persona comincia ad avere delle dissociazioni, scissioni prodotte
artificialmente, per cui certe sfere, per esempio la sessualità, comincia ad
essere sganciata dal proprio ancoraggio emotivo spirituale, diventa una sfera
folle, delirante, impazzita, sepolta in questa mente alveare.
Questa
cosa è stata fatta a livello di massa. Questa cosa accade ai bambini abusati. I
bambini abusati sviluppano la mente alveare, per sopravvivere dal trauma. Ma se
io lo faccio a livello di massa – causando traumi di vario genere – produco una
mente alveare di massa, e la mente alveare produce una persona particolarmente
passiva, particolarmente conformista, particolarmente fragile, piena di ansie,
bisognosa di poteri autoritari. Essenzialmente
si è ottenuta la società che si voleva ottenere, e uno di questi obiettivi è la
distruzione della famiglia, perché i poteri forti sanno che la famiglia
impedisce la società dei consumi, mentre l’uomo solo, pieno di ansia, con la mente
alveare, schiavo del piacere, ridotto alla brutalità di una vita in un certo
senso degradata, non più spirituale, senza più orizzonti religiosi, è il
perfetto consumatore.
Quindi
l’ideale è una famiglia divisa, spezzata, persone ansiose, sole, smarrite,
senza confini, senza la forza di quell’abbraccio che solo il padre può dare
(padri abbracciate i vostri figli o qualche altro uomo lo farà al vostro
posto).
Ecco
che hanno prodotto un uomo solo. Atomizzato, disgregando sempre più la
famiglia, per avere una serie di atomi vulnerabili, fragili, bisognosi di
acquisti compulsivi di beni per sentirsi vivi, perché se io sono veramente
amato non ho bisogno di molti beni, ma se io sono solo, se io non ho famiglia,
se non ho conosciuto mio padre, se non sono mai stato veramente amato, io ho
bisogno di molti beni.
Ma
la persona, senza Dio, senza il Padre, è la persona più pericolosa che ci sia,
perché la persona senza confini, la persona senza Dio, la persona senza i
comandamenti, è la cosa peggiore.
La
statistica dice che nel mondo gli atei sono diventati più di un miliardo,
quindi gli atei sono quasi quanto i cristiani.
In
Giappone non c’è mai stato il concetto di persona, se tu sei un operaio della
Toyota, non sei un operaio sindacalizzato, ma sei la Toyota, una parte della
Toyota. Addirittura la cultura indiano-cinese predica la insussistenza del
soggetto. Il soggetto è un’illusione nel buddismo, non sei tu che sei vero, è
vero il tutto, e tu quindi sei tanto più vero quanto più ti perdi nel tutto. Se
sono operaio della Toyota il mio tutto è la Toyota. C’è un rapporto di fedeltà
alla ditta che noi non sappiamo nemmeno cos’è. Quindi, non essendoci la
persona, per paradosso, il crollo terrificante del mondo arcaico tradizionale
fa meno danni, perché un giapponese anche senza padre ha meno problemi di un
italiano senza padre, perché non si sente un soggetto, il suo ego è piccolo.
Sono difesi, per paradosso, dal fatto che non c’è il concetto di persona.
Anche
nell’Islam non c’è la persona, c’è la Umma (comunità). Infatti per loro morire
è un valore.
Il
Concilio Vaticano II viene dopo 20 anni di occupazione militare dell’Italia da
parte degli USA.
Diritti
uomo – donna.
Dove
sta scritto che avere una gerarchia, per esempio, Generale, capitano, tenente,
soldato, oppure: dirigente, funzionario, quadro, operaio, significhi togliere
dei diritti?
L’autorità
è avere doveri, non avere diritti. Quindi la gerarchia non è che toglie i diritti
a qualcuno. Sul fatto che il padre sia l'autorità non ci deve essere dubbio, e
l’autorità è responsabilità, una responsabilità enorme, e se sbaglio io che
sono il padre, poi sono colpevole verso gli altri. Io rispondo a Dio molto più
dei miei figli e molto più di mia moglie.
Un
padre è un po’ come un prete, dovrebbe avere un obbligo sacerdotale, perché se
non viene da lui da dove verrà l’invito alla santità, se non lui chi farà
squillare la tromba? È il mediatore tra Dio e la famiglia.
Per
un samurai giapponese, più la battaglia è forte più è bello combattere e,
tradotto, più la crisi della chiesa si aggrava, la risposta non è parlare della
crisi, perché anche se accade l’apostasia, cosa faccio, mi scandalizzo? No,
perché è tutto profetato. Semplicemente devo combattere santificandomi di più.
Prego di più e meglio, digiuniamo un po’. La risposta deve essere nostra.
Chi
ha il dono di vedere la crisi, perché Dio lo ha amato da fargliela vedere, deve
rispondere amando ancora di più Dio. La risposta è l’amore, la risposta è la
santità, la risposta è il sacrificio, la risposta è più fede. C’è poca fede nel
mondo, c’è poca fede nella chiesa, cerchiamo di averla tanta noi almeno,
accettando quella malattia, quella morte di un caro, quella tragedia, quella
perdita di lavoro, con amore. In paradiso non si va in carrozza.
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