giovedì 6 giugno 2019

LA MORTE DEL PADRE



C’è un tramonto della figura del padre. In un certo senso con il padre tramonta l’uomo, in quanto il giovane uomo anche se non diventerà padre sul piano genitoriale, ha comunque inscritto nel suo dna di maschio di essere padre, perché il suo pieno sviluppo umano è comunque una qualche forma di paternità, se con paternità intendiamo la capacità di prendersi cura, di guidare, di sacrificarsi a favore di qualcun altro. Quindi la mascolinità adulta è sempre una incarnazione più o meno compiuta della paternità, come la femminilità adulta compiuta, è sempre una forma più o meno ben realizzata di maternità, anche laddove la persona non ha figli.

Ecco allora che il tramonto del padre non è solo il tramonto di una figura sociologica, di colui cioè che è marito, diventa padre, genera figli, quello che è in gioco è la possibilità del giovane uomo di diventare veramente adulto e quindi di saper esercitare una qualche forma di paternità, che sia di generazione di figli o che sia in generale la possibilità di prendersi cura e sacrificarsi a favore di qualcun altro che va aiutato nel crescere. Vedremo anche che tipo di mondo è quello senza più padri.

Il padre ha un legame analogico con Dio, perché Dio è il primo dei padri, ma ha un legame analogico con qualunque autorità, perché il concetto stesso di paternità, in tutte le tradizioni umane, rimanda al concetto di autorità. Dunque, il tramonto del padre è anche tramonto di Dio – il modello stesso di ogni paternità – ma ahimè è anche il tramonto, l’oscurarsi di ogni autorità. Dio, il padre terreno, e ogni forma di autorità, tramontano insieme, né potrebbe essere diversamente.

Tutta la rivoluzione moderna, almeno da Lutero in poi, è la storia di questo tramonto: Rinascimento – Lutero - Rivoluzione francese - Rivoluzione bolscevica – Rivoluzione morale del 1968, seguono una linea retta di dissoluzione della cultura occidentale.

Insieme al padre, insieme all’autorità, tramonta il concetto di verità, perché autorità e verità sono in rapporto molto stretto, in quanto la verità è la suprema autorità. La verità obbliga, la verità guida, la verità illumina, conforta, sostiene, orienta la vita dell’uomo.

Noi assistiamo al tramonto, come se fossero due binari paralleli, del padre e del sentire religioso, ma anche al tramonto del concetto di verità che aveva reso grande l’occidente cristiano.

Questo culmina in tempi moderni nella democrazia, che è una forma di sovranità vuota, di una sovranità senza potere reale. In un regime democratico il potere non è più dislocato da nessuna parte, nessuno ha più veramente potere, perché il principio spirituale della democrazia è la fratellanza (liberté, egalité, fraternité), dove si è tutti fratelli, ma si è fratelli orfani di padre.

La decapitazione dei re (Carlo I in Inghilterra da parte di Cromwell, e Luigi XVI in Francia) in realtà sono, come sanno bene gli specialisti antropologi, dei riti sacrificali per instaurare un mondo di fratelli che non hanno padre. E un mondo politico generato dal parricidio è un mondo democratico (in senso spirituale filosofico, più che in senso politico), dove dovrebbe esserci l’autorità, ma invece dell’autorità c’è il potere. C’è il potere senza l’autorità.

Tutti i sistemi politici antichi, erano fondati sulla distinzione tra auctoritas sacrata e potestas regalis. Il potere concreto, il potere regale, era subordinato e dipendente dall’auctoritas sacrata, di quello che noi chiameremmo i valori, e che erano molto più che valori. L’auctoritas sacrata era quella esercitata dai sacerdoti, non solo cristiani, ma anche pagani, ed era il tentativo di stare attaccati fedelmente a dei valori eterni, religiosi, divini, sacrali, in modo che la città dell’uomo (la politica) fosse costruita come riflesso di un ordine celeste immutabile – e questo in tutte le civiltà.

Se tramonta il padre tramonta l’auctoritas sacrata, e il potere diventa un potere puro, totalitario e oppressivo, privo di confini, perché il divino delle idee eterne non fa più da argine a ciò che può fare l’uomo, orfano di un padre amoroso, che sappia con fermezza e dolcezza guidarlo verso ciò che dovrebbe diventare. Questa è l’architettura che spiega l’evoluzione moderna.

Il liberalismo, il laicismo, di cui noi ci vantiamo come se fossero dei fiori all’occhiello e delle conquiste straordinarie, sono delle realtà totalitarie, accettano solo la negazione di ogni verità; in altre parole si accetta tutto tranne qualcuno che affermi come vera una verità eterna. In questo mondo la fede viene accettata solo se ristretta nella gabbia della vita interiore, ecco la religione che tramonta, che diventa personale, soggettiva, sganciata dalla società e dalla storia.

A questo punto il tramonto è un tramonto familiare. Sta uscendo lentamente ma in modo sempre più massiccio una famiglia senza padre. Dov’è il padre? L’Eurostat ha scoperto che nel 2000 il 9% dei figli nasceva fuori del matrimonio in Italia, oggi il 28%, il dato è triplicato. Ma in Europa, in otto paesi europei, più del 50% dei figli nascono al di fuori del matrimonio. In Francia il 60%, e in altri paesi come Slovenia, Svezia, Danimarca, Portogallo, un bambino su due nasce in una famiglia e in un contesto dove non c’è il padre.

Quindi si sta producendo effettivamente un nuovo ordine, che è drammatico, nel quale abbiamo il tramonto della famiglia, abbiamo una crescente percentuale di famiglie senza padre, di figli senza padre.

È una crisi morale del padre, e anche là dove c’è il padre, è sottoposto a uno svuotamento del suo ruolo e impedito moralmente a svolgere il suo ruolo con tutta la decisione che invece sarebbe necessaria.

È il crollo sociologico del modello di uomo tradizionale. Questo modello di paternità e di uomo è tramontato in una data ben precisa, nel 1968, che è stato un processo scientificamente pianificato a livello di poteri forti finanziari (ma non solo), è stato costruito in laboratorio, sperimentato e poi applicato in tutto il mondo, soprattutto occidentale.

C’era bisogno di un nuovo tipo di uomo e questo viene prodotto con il fenomeno più artificiale della storia che è il 1968 – tutto tranne un fenomeno spontaneo. Il ’68 spezza il codice della figura del ruolo del padre attraverso una campagna scientificamente programmata di propaganda mass mediatica che invade di colpo l’occidente, e il padre diventa qualcosa di retrogrado, fastidioso, oppressivo, autoritario, e così nasce una ideologia nemica del concetto stesso di paternità. Si spezza il simbolo paterno, e le generazioni che nascono dopo il ’68 sono figlie di padri feriti, di padri vittime della rivoluzione gnostica del ’68 che non riescono più a essere padri, non sanno più che cosa vuol dire essere padri, e non sanno più insegnare, non con le parole ma con la profondità dei loro gesti di padre, né mostrare ai loro figli cosa vuol dire essere padre e cosa voglia dire quindi essere uomo.

C’è una crescente presenza politica delle donne. C’è anche lo scandalo delle donne soldato, una cosa chiaramente contro natura, deplorata da Platone già nell’VIII libro della Repubblica, dove spiega che massimo segno di decadenza sono le donne che si mettono a fare arti marziali. È il grado ultimo del degrado di una società. La donna soldato è una profanazione del simbolo paterno e maschile, un chiaro tentativo di andare contro natura. La donna che è fatta per dare la vita, viene addestrata per dare la morte.

C’è la mostruosità di leggi che pretendono che il 30% dei membri dei consigli di amministrazione siano donne. Cosa offensiva per le donne, assurda, perché pretende che un’azienda sia diretta da una % obbligatoria di donne. Una cosa così insensata, una mostruosità tale che fa capire però quanto è aggredita l’identità maschile.

C’è l’oscuramento della paternità con una profonda femminilizzazione della società. Ecco il nodo del problema: la femminilizzazione della società, che ferisce la donna quanto l’uomo, perché questa femminilizzazione non è una vera esaltazione della donna in quanto madre, ma è esattamente il contrario.

È nato un periodo storico, in cui la donna è tanto più vera quanto meno è madre, quanto più è lontana dal modello della madre, e quindi la donna che femminilizza la società è una donna che fa da riscontro a un uomo che non è più padre. A un uomo che non è più padre, a una sorta di eterno adolescente, si contrappone una donna che conquista sempre più spazi e femminilizza la società suo malgrado, ma in quanto donna non in quanto madre!
Ecco dunque il tramonto della madre che accompagna il tramonto della donna.

Ebbene, siamo davanti all’attacco del principio tradizionale caratteristico di tutte le civiltà. Ci sono cose vere perché sono sempre esistite. È un principio sempre rispettato da ogni civiltà umana. Se sempre, tutte le grandi civiltà sono state patriarcali, questo vuol dire che c’è un senso in questa cosa. È solo oggi che noi siamo schiavi di ideologie, la modernità almeno dal 1789 in poi è schiava dell’ideologia. L’ideologia cos’è? È che io credo vero qualcosa perché ce l’ho in testa io, e siccome la realtà è brutta e cattiva devo imporgli la mia ideologia. È la realtà che è sbagliata, la mia idea è giusta. Questa si chiama modernità.

Allora, siccome noi siamo molto ideologici ci dimentichiamo che l’ideologia è qualcosa di molto recente e che l’uomo ha sempre ragionato in altro modo, e spiego qual è quest’altro modo, è semplicissimo: ciò che è sempre stato fatto è sicuramente saggio, vero, buono. Si chiama mos maiorum (usanza degli antenati). Tutte le civiltà, fino al 1700, si pensano come custodi del mos maiorum, tutte pensano ai tempi antichi come superiori in nobiltà e valore dei tempi presenti. Tutte, e dico tutte, pensano al secolo presente come secolo di invecchiamento e di degrado rispetto all’età dell’oro che si è purtroppo perduta.

Ma nel 1700 sorge la civiltà ideologica, con l’illuminismo, la prima civiltà progressista della storia che inizia a pensare al presente come l’alba di un mondo migliore che sarà tanto più migliore quanto più saprà profanare e distruggere tutto ciò che è sempre stato prima. Si chiama rivoluzione.

Noi siamo in questa terribile rivoluzione. Eppure, non esiste civiltà antica, che fosse cinese, indiana, greca, babilonese, persiana, romana, non conosciamo una civiltà che non sapesse che sarebbe finito tutto se veniva tradito il mos maiorum, il grande codice sacrale dei valori eterni immutabili, pensati come rivelati da Dio.

Allora, come l’uomo ha sempre visto una società ordinata, una famiglia ordinata? È semplicissimo. Il concetto cardinale era il concetto di patria potestà. Questo non è un concetto solo cristiano, anche se il cristianesimo lo tempera con la carità, rendendolo più umanizzante e luminoso, perché aveva alcuni tratti aspri.

Ma questo non è un principio che io possa prendere e buttare via pensando che tutto funzioni bene come prima. No! No perché, semplicemente, è sempre stato così, da quando conosciamo le civiltà sono tutte civiltà patriarcali, tutte (con rarissime eccezioni di qualche gruppo tribale). Quindi, se sempre l’uomo ha costruito civiltà patriarcali, fondate sulla patria potestà, questo deve avere un senso. Ed ha un senso enorme, un senso smarrito il quale, se non si frantuma tutto l’edificio sociale poco ci manca.

Lo dice anche la psichiatria, lo dice la psicologia, lo dice la statistica, qualunque scienza prendiamo, conferma questo: se ferisco il padre, con esso ferisco tutto, si sfarina, si sbriciola l’edificio sociale, soprattutto si sbriciola il sentire religioso, si sbriciola la fede.

Ma la patria potestà è biblica, è rivelata da Dio. Dio nella Bibbia dà una rivelazione molto limpida della patria potestà. Quindi la patria potestà è: 1) la tradizione di tutte le civiltà; 2) è rivelazione di Dio:

1Corinzi 11:3 Ma io voglio che sappiate che il capo d'ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio.

L’uomo ha autorità sulla moglie, in quanto lui per primo è esempio di sottomissione a Cristo, e in quanto ha come telos, come fine della sua azione, il condurre tutti a Cristo. Quindi è sì l’autorità, ma la legittimità della sua autorità viene da Dio stesso, e Dio vuole che sia legata al fatto che ha il compito di guidare tutti verso la pienezza della fede.

L’uomo ha l’autorità sulla moglie, ma come dicono i padri della chiesa, lasci alla moglie il suo regno intoccabile, tutto ciò che è di competenza della donna. Autorità non significa essere ficcanaso, impiccione, e discutere se è meglio fare il risotto alla milanese con il midollo o senza. Quindi c’è già un primo confine che oggi gli uomini femminilizzati non sanno più rispettare, e allora l’amore diventa litigarello, perché l’uomo non è più uomo. L’uomo deve essere un patriarca, che non si cura delle piccole cose. Una macchina da guerra è costruita per le grandi cose. C’è una causa in tribunale va il padre, c’è un grosso problema va il padre, è notte bussa qualcuno alla porta va il padre, c’è la guerra ci va il padre a morire.

Autorità sulla moglie. La famiglia è una società, e in quanto società esige una autorità. L’autorità non è autorità se non è unica, piena, quindi non può esserci un’autorità divisa tra marito e moglie, perché se è divisa non è più autorità, perché in caso di conflitto chi decide? E l’autorità è l’unica garanzia della pace e dell’ordine, perché il fine dell’autorità è la pace e l’ordine, altrimenti non c’è bene comune.

Dice san Paolo:

Efesini 5:22 Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come al Signore;
Efesini 5:23 poiché il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, egli, che è il Salvatore del corpo.
Efesini 5:24 Ma come la Chiesa è soggetta a Cristo, così debbono anche le mogli esser soggette ai loro mariti in ogni cosa.
Efesini 5:25 Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,

Qui c’è tutto. Soggette ai loro mariti in ogni cosa, ma poi dice: mariti, non è la vostra serva è la vostra compagna, siete l’autorità ma dovete amarla come Cristo ha amato la chiesa e Cristo è morto per la chiesa, e Cristo è pieno di attenzione per la Chiesa. Autorità non vuol dire potere totalitario, potere vuoto e quindi spietato. Autorità non è potere, è più del potere, viene dal latino augios, forza che fa crescere. Quindi l’autorità del marito non è un potere tirannico, è una forza che fa crescere e dunque il marito ha il dovere enorme di contribuire a tutto ciò che può far crescere moralmente e spiritualmente la moglie e favorire la sua santificazione. A questo è innanzitutto volta la sua autorità. Se le cose sono messe così nel suo giusto ordine, tutte le cose vanno al loro posto, perché si parla di autorità non di potere.

Oggi l’uomo è femminilizzato, si occupa di quisquiglie, non ha grandi pensieri.

C’è poi un modello mariano nella tradizione cristiana. Maria, pur essendo superiore in santità e grazia a Giuseppe, si sottomise a lui con umiltà e fiducia. Maria ha avuto dei doni spirituali che nessun altro ha avuto, è la creatura più elevata dopo Gesù, la piena di grazia e di Spirito, immacolata. Eppure non è pastora, non dice messa, non scrive libri, non va in TV, non va in Parlamento, e non è membro di nessun consiglio di amministrazione, ma è una casalinga. La Maria vergine santissima e immacolata, è una casalinga, che vive sconosciuta in un paesello di nome Nazaret, eppure è la creatura più alta che Dio ha fatto. Voi capite in che tempi di tenebra ci troviamo quando si osa parlare di donna sacerdote, che tempi, tempi dell’anticristo, guai a coloro che non sanno distinguere i segni dei tempi.

Luca 12:56 Ipocriti, ben sapete discernere l'aspetto della terra e del cielo; e come mai non sapete discernere questo tempo?

Sant’Agostino dice: «verso la donna che avete scelto come compagna della vostra vita, di quale delicatezza, mariti, di quale rispetto, di quale affetto dovrete in ogni circostanza gioiosa o triste dare prova della vostra autorità, che i vostri ordini, mariti, abbiano la dolcezza del consiglio».  

Oggi il padre è spesso assente. Assente in tutti i sensi, assenza fisica, assenza giuridica, assenza anagrafica, assenza assoluta (vedi fecondazione artificiale), ecc., e questa assenza è la fonte di molti dei mali che ci affliggono. Il padre a livello simbolico è anche il nomos, la legge, che si oppone al mito del ’68, mito anticristico, gnostico, dissolutorio, vietato vietare (che poi è un divieto, il divieto più violento, è il divieto di satana, fai ciò che vuoi), che toglie i confini alla libertà. Ma la libertà senza confini diventerà un fuoco divoratore, ed è quello che sta succedendo. Il padre è sì il nomos, ma è il nomos che libera, perché solo dove c’è un confine posso essere libero altrimenti mi distruggo. Senza legge non c’è comunità. Dove il padre c’è, c’è la famiglia, dove c’è la famiglia nessun potere può pensare di vincere.

Se ne accorsero i bolscevichi che dopo aver distrutto tutto a forza di campi di concentramento, di camere di tortura, di genocidi, si accorsero di una cosa: che la famiglia non aveva ceduto, dopo 70 anni di persecuzione comunista. E il comunismo fece tutto ciò che era possibile contro la famiglia, tutto. Perché il potere totalitario sa che finché la famiglia sussiste armoniosa, forte, unita, il potere lì trova un ostacolo invalicabile alla creazione dell’uomo nuovo artificiale, ideologicamente annichilito.

Quando l’uomo non è padre nel senso che ho detto, vive nell’infanzia, nell’adolescenza da prolungare all’infinito, senza mai diventare uomini, senza mai essere pronti a morire, senza mai saper accettare il sacrificio, fatica, dolore, responsabilità, solitudine, morte. L’uomo adulto è sempre pronto a morire, in senso simbolico non necessariamente fisico, il sacrificarsi per grandi opere da costruire. Ma l’adolescente non può costruire, non può costruire quell’uomo il cui fine ultimo, esclusivo, è il piacere.

Se scompare il padre, l’uomo non riesce più a uscire dall’infanzia, rimane segretamente un bambino, ferito, fragile, incapace di accettare le grandi prove, il grande dolore che la vita prima o poi riserva a tutti. Il ’68 ha imprigionato nell’adolescenza l’intero mondo occidentale. Perché facendo passare questo principio matriarcale, non è più possibile il sacrificio, e nulla di grande si può costruire senza sacrificio. E solo il padre può liberare da questo. 

I dati statistici dicono che:

-          Se il padre perde la fede e la pratica religiosa, mantiene la fede solo un figlio su 50, prescindendo da cosa fa la madre. La madre può anche continuare ad andare in chiesa. Che la madre abbia la fede o non ce l’abbia, non incide sul piano statistico. Un fatto misterioso e straordinario. Il ruolo del padre è decisivo nel trasmettere la fede.
-          Se il padre continua una intensa e fervente pratica religiosa, 2/3 e in certi casi ¾ di figli mantengono la pratica religiosa, prescindendo da cosa fa la madre.

Vedete, noi possiamo fare tutto quello che vogliamo, ma poi c’è l’ordine delle cose voluto da Dio. È interessantissimo. Perché? Perché se la fede è legata in questa maniera all’uomo, al padre, il dramma di oggi è la femminilizzazione della chiesa. È un dramma terribile. Oramai in sacrestia, in parrocchia, dietro l’altare, ci sono le chierichette, danno la comunione le donne. Sia chiaro che non sto colpevolizzando chi lo fa, ma purtroppo l’uomo maschio è una macchina un po’ delicata, e a una certa età non vuol fare le cose da donna, vuol fare le cose da uomo, e se mi scatta l’associazione che la chiesa è una roba da donne, io a 17 anni devo scappare, perché io ho bisogno di sentirmi uomo, io ho bisogno di diventare un uomo, io deve fare cose da uomini, e oggi la chiesa si sta femminilizzando, altro che fare le donne sacerdote, siamo fritti, già oggi è femminilizzata in modo impressionante.

Anche il diffondersi dell’omosessualità nel clero è legato a questa cosa, perché spesso l’omosessuale cerca ambienti in qualche modo femminili, che lo proteggono di più, e chiaramente non va a mettersi in un contesto molto maschile.
Pochi lo sanno, ma ci sono moniti del Parlamento europeo che da 15 anni sta chiedendo al Vaticano di introdurre vescovi e donne sacerdoti, con moniti ufficiali. Questo però i giornali non lo dicono. Il mondo, i nemici di Cristo, vogliono la donna sacerdote. Non vi dice niente? I giacobini avevano obbligato per legge i sacerdoti a sposarsi. I nemici della chiesa vogliono il prete sposato e la donna sacerdote. E la chiesa deve essere molto forte per combattere contro i suoi nemici, perché la chiesa ha molti nemici, non può non averne.

Esiste una sola vera guerra, a favore o contro la chiesa di Cristo, non ce n’è un’altra.

Scuola. Il tramonto della figura paterna nella scuola. Avete mai riflettuto sul fatto che fino alla metà degli anni ’60, le scuole erano divise tra maschi e femmine? Da quando esiste la scuola pubblica ottocentesca, era ritenuto sbagliato che nell’adolescenza, maschi e femmine fossero insieme. Oggi negli USA si sono accorti che quando la classe è monosessuale, o sola maschile o solo femminile, i risultati scolastici aumentano vertiginosamente. Quando le classi sono miste, a parità di campione, i risultati crollano. E negli anni ’60, anni anticristici, dove c’è la rivoluzione gnostica del ’68, guarda caso c’è una legge che unisce le classi.

Ma prima non erano divisi solo gli studenti, era diviso anche il corpo docente. Anche alle elementari c’erano i maestri, poi sono scomparsi. Poi, si femminilizza anche la didattica. La didattica diventa una tipica mansione femminile. Non solo alle elementari, dove ciò potrebbe essere giustificato da vari motivi, ma anche alle Medie, quando c’è un’età dove c’è bisogno di un uomo con tutto il vigore della sua presenza anche fisica, un uomo che guidi i ragazzi, che trasformi un gruppo di maschi giovani esuberanti, in una famiglia. Chiaramente dei maschi si lasciano trasformare in una banda di fratelli solo da un uomo che è già diventato uomo, non da una donna, troppo diversa è la natura.

Invece, il giovane uomo oramai, nasce da una famiglia su due che è senza padre; se c’è il padre spesso è un padre che è stato destrutturato dal ’68 e che ha perso il codice paterno, non sa più che cos’è. Va a scuola e ha docenti che sono per lo più donne. Va a finire che ha visto la mamma, ha visto le nonne, ha visto la zia, ha visto la sorella, a scuola per una quindicina di anni vede donne, e questo perché sarebbe un male? Perché gli viene trasmessa un cultura mediata dalla femminilità, dal taglio femminile, che è diverso da quello maschile. Capiamo che il modo in cui parla un uomo è diverso da quello di una donna e deve essere così. Sia chiaro, questa non è una critica alla donna, ma al sistema.

La legge 151/1975 ha abolito per legge la patria potestà.
Notiamo: 1970/divorzio, subito dopo abbiamo la depenalizzazione della pornografia e la depenalizzazione della contraccezione, poi l’abrogazione della patria potestà per la prima volta nella storia umana, totale parificazione tra uomo e donna, abolizione del capofamiglia, e dopo questo siamo pronti, tre anni dopo, alla legge sull’aborto. L’abolizione del capofamiglia cosa comporta all’uomo? Se io non sono più capofamiglia perché devo prendermi le responsabilità? Perché devo curarmi di te? Perche devo proteggerti e devo esserti fedele? Un capo sente i suoi doveri di capo verso coloro che gli sono affidati, ma un pari lo sente molto meno.

Da un lato l’uomo sprofonda nell’infanzia alla ricerca continua del piacere, e la donna diventa padrona di se stessa, tanto che l’aborto è anche un assalto al diritto del padre di avere il figlio che ha generato, un diritto che non viene ascoltato, per cui la donna se vuole abortire abortisce anche se l’uomo non vorrebbe.

E perché l’aborto arriva alla fine di questa parabola? Divorzio, pornografia, contraccezione, distruzione per legge della figura paterna, aborto. Perché alla fine di questo processo di erotizzazione di massa, messo a punto dai servizi segreti occidentali, la vita non è più lo scopo della famiglia e del matrimonio, ma non solo questo: la donna staccata e separata dall’uomo diventa essa stessa padrona della vita. Il figlio nasce se io voglio e non perché sia naturale che nasca. E questo succede per la prima volta nella storia. Non sto facendo né morale né teologia, questa è una catastrofe antropologica. Sapete perché? È semplicissimo. Perché un mondo umano dove non c’è più spazio per la vita nascente, è un mondo che finisce, muore. Fine di una civiltà.

La statistica dice che storicamente quando la crescita scende sotto la media di 1,9 figli per coppia, non ci si risolleva più. Noi siamo a 1,3.

Statistiche.
Negli USA il 50% dei matrimoni finiscono con il divorzio.
L’80% dei figli vivono con la madre. Telemaco nell’Odissea diceva: «quando vorrei rivedere mio padre (Ulisse) ma non c’è più».

In Italia, dal 1980 al 2000 i divorzi passano da 11800 all’anno a 37600. Nel 90% dei casi, dopo il divorzio i padri sono espulsi dalla casa di loro proprietà, fino alla maggiore età dei figli. Dal 1970 in Italia, aumenta del 72% il numero dei suicidi tra gli uomini.
Solo il 7% dei casi i figli sono affidati ai padri. In Inghilterra il 50% dei padri perde ogni contatto con i figli entro 2-3 anni dal divorzio. C’è un garantismo a favore della madre che voi non potete immaginare.

Femminilizzazione della magistratura. Crescono in maniera incredibile i magistrati donna. A chi pensate che diano ragione tra un uomo e una donna? È sempre la donna a fare la parte della vittima. Pensate al tema del femminicidio. A parte che è una assurdità linguistica dire femminicidio, la donna è un essere umano  e l’omicidio è una parola che basta e avanza per definire l’uccisione di un essere umano. Se enfatizzo troppo la femmina (che oltretutto è degradante dire femmina) cosa vuol dire l’uccisione di una femmina? Niente. Degrado la donna. E poi come chiamo l’uccisione di un maschio? Maschicidio? E poi, è vero che ci sono i femminicidi, ma sono molto più ridotti dei maschicidi.

Negli USA:
Il 90% dei barboni sono cresciuti in famiglie dove non c’era il padre
Il 90% dei figli fuggiti di casa non ha mai visto suo padre
Il 70% dei delinquenti ricoverati in riformatorio è cresciuto in famiglie senza padre
L’80% dei giovani carcerati è cresciuto in famiglie senza padre
Il 70% dei suicidi giovanili è di persone che non hanno mai visto loro padre
Se voi ascoltate bene queste statistiche, da sole bastano e avanzano per far capire che dove non c’è padre c’è un aumento impressionante di patologie sociali molto gravi e molto difficili da curare.

Ingegneria sociale – circa i servizi segreti
Si studia nei carceri il comportamento delle persone sottoposte a pornografia e droga. Fanno l’esperimento su un campione di carcerati e studiano gli effetti. Uno di quelli che subirono questo esperimento fu il famoso Charles Manson, che uccise Sharon Tate, la moglie di Roman Polanski ed era stato sottoposto a MK-Ultra. Quindi i servizi segreti inglesi e americani fecero questo studio, e poi partendo dalla California, che è l’epicentro della rivoluzione gnostica (che ha prodotto anche il ’68), perché lì aveva operato un grande esoterista, Aldous Huxley, che già negli anni ’30 aveva scritto libri sull’LSD (Le porte della percezione), sulla mescalina, sul peyote, e su varie sostanze allucinogene, e guarda caso, trent’anni dopo dalla California, dove c’era Huxley, parte il ’68. Ma parte perché viene costruito dai mass media. E l’effetto di unione di droga e pornografia è stato studiato da psichiatri a fondo prima di metterlo in pratica. Effetti: la regressione infantile, la femminilizzazione dell’uomo.

Questo semplificando molto. Poi c’è anche il progetto Monarch. Se io traumatizzo una persona, per esempio con delle immagini, produco una mente che gli psichiatri chiamano mente alveare, dove la persona ha nella mente tante celle dove i traumi subiti vengono isolati, allo scopo di proteggere la persona nella sua vita normale. Però queste celle dell’alveare si attivano in modo psicotico, in modo che la persona comincia ad avere delle dissociazioni, scissioni prodotte artificialmente, per cui certe sfere, per esempio la sessualità, comincia ad essere sganciata dal proprio ancoraggio emotivo spirituale, diventa una sfera folle, delirante, impazzita, sepolta in questa mente alveare.

Questa cosa è stata fatta a livello di massa. Questa cosa accade ai bambini abusati. I bambini abusati sviluppano la mente alveare, per sopravvivere dal trauma. Ma se io lo faccio a livello di massa – causando traumi di vario genere – produco una mente alveare di massa, e la mente alveare produce una persona particolarmente passiva, particolarmente conformista, particolarmente fragile, piena di ansie, bisognosa di poteri autoritari. Essenzialmente si è ottenuta la società che si voleva ottenere, e uno di questi obiettivi è la distruzione della famiglia, perché i poteri forti sanno che la famiglia impedisce la società dei consumi, mentre l’uomo solo, pieno di ansia, con la mente alveare, schiavo del piacere, ridotto alla brutalità di una vita in un certo senso degradata, non più spirituale, senza più orizzonti religiosi, è il perfetto consumatore.

Quindi l’ideale è una famiglia divisa, spezzata, persone ansiose, sole, smarrite, senza confini, senza la forza di quell’abbraccio che solo il padre può dare (padri abbracciate i vostri figli o qualche altro uomo lo farà al vostro posto).

Ecco che hanno prodotto un uomo solo. Atomizzato, disgregando sempre più la famiglia, per avere una serie di atomi vulnerabili, fragili, bisognosi di acquisti compulsivi di beni per sentirsi vivi, perché se io sono veramente amato non ho bisogno di molti beni, ma se io sono solo, se io non ho famiglia, se non ho conosciuto mio padre, se non sono mai stato veramente amato, io ho bisogno di molti beni.

Ma la persona, senza Dio, senza il Padre, è la persona più pericolosa che ci sia, perché la persona senza confini, la persona senza Dio, la persona senza i comandamenti, è la cosa peggiore.

La statistica dice che nel mondo gli atei sono diventati più di un miliardo, quindi gli atei sono quasi quanto i cristiani.

In Giappone non c’è mai stato il concetto di persona, se tu sei un operaio della Toyota, non sei un operaio sindacalizzato, ma sei la Toyota, una parte della Toyota. Addirittura la cultura indiano-cinese predica la insussistenza del soggetto. Il soggetto è un’illusione nel buddismo, non sei tu che sei vero, è vero il tutto, e tu quindi sei tanto più vero quanto più ti perdi nel tutto. Se sono operaio della Toyota il mio tutto è la Toyota. C’è un rapporto di fedeltà alla ditta che noi non sappiamo nemmeno cos’è. Quindi, non essendoci la persona, per paradosso, il crollo terrificante del mondo arcaico tradizionale fa meno danni, perché un giapponese anche senza padre ha meno problemi di un italiano senza padre, perché non si sente un soggetto, il suo ego è piccolo. Sono difesi, per paradosso, dal fatto che non c’è il concetto di persona.
Anche nell’Islam non c’è la persona, c’è la Umma (comunità). Infatti per loro morire è un valore.

Il Concilio Vaticano II viene dopo 20 anni di occupazione militare dell’Italia da parte degli USA.

Diritti uomo – donna.
Dove sta scritto che avere una gerarchia, per esempio, Generale, capitano, tenente, soldato, oppure: dirigente, funzionario, quadro, operaio, significhi togliere dei diritti?
L’autorità è avere doveri, non avere diritti. Quindi la gerarchia non è che toglie i diritti a qualcuno. Sul fatto che il padre sia l'autorità non ci deve essere dubbio, e l’autorità è responsabilità, una responsabilità enorme, e se sbaglio io che sono il padre, poi sono colpevole verso gli altri. Io rispondo a Dio molto più dei miei figli e molto più di mia moglie.

Un padre è un po’ come un prete, dovrebbe avere un obbligo sacerdotale, perché se non viene da lui da dove verrà l’invito alla santità, se non lui chi farà squillare la tromba? È il mediatore tra Dio e la famiglia.

Per un samurai giapponese, più la battaglia è forte più è bello combattere e, tradotto, più la crisi della chiesa si aggrava, la risposta non è parlare della crisi, perché anche se accade l’apostasia, cosa faccio, mi scandalizzo? No, perché è tutto profetato. Semplicemente devo combattere santificandomi di più. Prego di più e meglio, digiuniamo un po’. La risposta deve essere nostra.

Chi ha il dono di vedere la crisi, perché Dio lo ha amato da fargliela vedere, deve rispondere amando ancora di più Dio. La risposta è l’amore, la risposta è la santità, la risposta è il sacrificio, la risposta è più fede. C’è poca fede nel mondo, c’è poca fede nella chiesa, cerchiamo di averla tanta noi almeno, accettando quella malattia, quella morte di un caro, quella tragedia, quella perdita di lavoro, con amore. In paradiso non si va in carrozza.

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