lunedì 30 novembre 2020

IL FRUTTO DELLO SPIRITO: BENEVOLENZA

 

Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;

Ricordiamo che i frutti dello Spirito Santo non sono qualità personali, cioè realtà che si trovano in una persona e in un'altra possono non trovarsi, ma sono operazioni dello Spirito, delle possibilità offerte a ogni uomo che si lasci guidare dallo Spirito.

Il frutto della benevolenza non è molto diverso da quello della bontà. Ha comunque un'accezione diversa. Voglio solo ricordare che l'attitudine filantropica del buonismo tanto di moda, è molto distante da questo frutto dello Spirito.

Benevolenza in greco è chrēstotēs, che viene da una radice che significa «utile, adatto», mentre la benevolenza viene molto spesso tradotta come gentilezza o affabilità. Invece la radice semantica della parola indica un senso di utilità, di adattabilità, di essere adatto per qualcosa, buono sì ma per qualcosa.

Differisce da agathōs, dalla bontà, perché la bontà esprime un concetto assoluto, una bontà che si finalizza all'altro, mentre questo è un concetto relativo: «buono per...». Quello che abbiamo qui è un concetto di efficacia.

Il benevolente è colui che vede nelle cose che affronta una utilità. È una attitudine di fronte alla vita, di fronte alle persone, per cui si coglie sempre l'aspetto costruttivo, si coglie sempre il bene possibile.

Mentre con la bontà ci chiedevamo qual è il bene dell'altra persona, qui siamo di fronte a qualcosa che mira più a uno scopo oggettivo, cioè vede nelle cose e nelle persone una finalità buona. È un cogliere l'occasione, la vita come occasione, le situazioni della vita come occasioni proficue, costruttive. È una visione pasquale della vita, di fronte anche alle cose negative io penso che il fine però sarà buono, che tutto va verso qualcosa di positivo.

Facciamo degli esempi. Una cosa non va come ce l'aspettiamo. Devo partire e si rompe la macchina. Le mie aspettative non si realizzano. Questo sfocia nella tristezza, nella mormorazione, nella reazione arrabbiata, ecc. Praticamente c'è il rifiuto di ciò che è accaduto. La benevolenza, la chrēstotēs, di fronte a questo fatto è quel tipo di attitudine per cui si chiede: Ma se fosse un bene? Se questa cosa fosse guidata da una mano sapiente? Forse era qualcos'altro quello che dovevo fare oggi. È un'apertura a un aspetto positivo.

Attenzione, però, qui si può sfociare facilmente a pensare la benevolenza come una sorta di ottimismo, di quello che vede il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Non è così. Questo tutt'al più è un buon carattere, è un pensare sempre a cose migliori, uno sperare di cavarsela in tutte le situazioni che avvengono.

Qui parliamo di un'altra cosa. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non accettiamo, lo Spirito Santo semina nel nostro cuore un dubbio, un pensiero profondo: il sospetto che ci sia qualcosa di buono in quella situazione che ci sta succedendo.

Per capire meglio questa benevolenza, facciamo un salto di qualità e applichiamolo a Dio. Dio è il Benevolente, per questo lo Spirito Santo opera la benevolenza nell'uomo. Qual è la benevolenza di Dio? Dio è benevole verso gli ingrati e i malvagi dice il Vangelo di Luca. Essere benevole verso un ingrato e un malvagio vuol dire cogliere nell'altro la sua potenzialità anche quando mostra il suo aspetto peggiore. Dio guarda all'uomo non in quanto capacità di distruzione, ma in quanto capacità di costruzione. In ogni uomo c'è una potenzialità che Dio guarda con occhio di padre. Dio è di fronte all'uomo con una attitudine positiva, e dà inizio a una storia di salvezza dinanzi al nostro male, e addirittura il nostro male può divenire incontro con la sua misericordia. Cristo non è venuto nel mondo per condannarlo, ma per salvarlo, e allora le mie debolezze diventano l'occasione per conoscere l'amore di Dio per me, il suo atteggiamento sempre paterno.




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