giovedì 26 novembre 2020

INCANTARE I CRISTIANI ATTRAVERSO IL MOVIMENTO MESSIANICO

 

INCANTARE I CRISTIANI  ATTRAVERSO IL MOVIMENTO MESSIANICO

Molti cristiani non si rendono conto che è in corso una battaglia tra i rituali esteriori ebraici, come mezzo di spiritualità e santificazione, e quelli cristiani. Nessuno sosterrebbe che essere sempre più simili a Cristo non sia un obiettivo lodevole. Dobbiamo tenere costantemente lo sguardo su di Lui (Ebr. 12:2) e vederlo come esempio da seguire (1Piet. 2:21). Ma come per ogni viaggio, dobbiamo decidere come arrivarci. Il problema più grande dell'essere come Gesù è: cosa significa veramente? Che cosa comporta? e come si può realizzare?

Viene detto, anche giustamente, che "Gesù era un ebreo". Non si può assolutamente negare che Gesù sia nato ebreo e abbia vissuto una vita ebraica. Lo ha fatto per soddisfare ogni richiesta della legge, l'ha fatto per noi (Rom. 8:1-4).

Quindi, se vogliamo essere come Gesù, significa che dobbiamo diventare ebrei osservanti, come alcuni sostengono? Significa questo essere veramente come Gesù? I credenti gentili dovrebbero cercare di essere ebrei messianici? I gentili dovrebbero indossare la kippah, adorare in una sinagoga, suonare uno shofar, indossare un tallit, chiamare Gesù Yeshua, osservare le feste dell'Antico Testamento, le leggi alimentari e dare ai loro pastori il titolo di Rabbi? Le cerimonie e le pratiche ebraiche sono efficaci?

Dobbiamo ripristinare le pratiche ebraiche del primo secolo? I farisei praticavano tutte le cerimonie, ma la loro è una storia ammonitrice poiché Gesù disse loro che facevano queste cose invano (Mat. 15:7-9; vedi anche Matteo 23).

Il movimento messianico moderno rispondere alla domanda con un forte: "sì!". È un movimento trasversale che si è infiltrato nel cristianesimo, privo di una teologia condivisa e coerente, senza un organo di controllo dottrinale, e molto attaccato all'esteriorità ebraica.

Sono talmente divisi dottrinalmente che alcuni negano anche la Trinità, cioè il fondamento del cristianesimo. In realtà, ciò che li tiene uniti è un'idea, un punto di vista, un atteggiamento o una filosofia: il concetto condiviso che le tradizioni ebraiche e il giudaismo sono di gran lunga superiori alla Chiesa, una via sicura per una santificazione più profonda, e per alcuni anche una via più sicura per la salvezza. Di certo, pensano di essere credenti più "autentici"

È difficile definire il Movimento Messianico perché è così diversificato e composto da così tanti gruppi e individui disparati che sembra un bersaglio in movimento, un vasto assortimento di tutto. Può anche includere la Kabbala, con la sua numerologia esoterica.

È un movimento che insiste sul fatto che bisogna risuscitare l'ebraismo del I secolo (le cosiddette nostre radici ebraiche) e l'ambiente e lo stile di vita degli ebrei del I secolo e introdurli nelle comunità cristiane. È un movimento di restaurazione che afferma che la Chiesa ha abbandonato le sue radici ebraiche e deve tornare a uno stile di vita più ebraico per essere autentica.

Sebbene abbia la sua utilità studiare l'archeologia, la geografia, la sociologia, la religione e le usanze dell'antico mondo biblico, non ne consegue che dobbiamo reintrodurre e copiare quei tempi. Va anche aggiunto che il Movimento Messianico, più che le usanze ebraiche del I secolo, sta introducendo le tradizioni e le pratiche del Talmud, che fu completato molto tempo dopo Gesù, nel V-VI secolo. Ci sono addirittura due Talmud, cioè il Talmud babilonese e il Talmud palestinese, ed essi variano nelle loro tradizioni e pratiche.

Il movimento messianico è in realtà basato sulla tradizione ebraica/rabbinica del Talmud, mentre la questione se i gentili debbano assumere uno stile di vita ebraico è stata risolta dal Concilio di Gerusalemme descritto in Atti 15. La notizia nuova del Vangelo è che, in Gesù, ebrei e gentili hanno accesso diretto a Dio.

In pratica, i promotori del Movimento Messianico traggono i loro contenuti più dal giudaismo talmudico che dal giudaismo del Vecchio o Nuovo Testamento. Atti 15 affronta direttamente il rapporto dei credenti gentili con il giudaismo. L'apostolo Giacomo disse ai credenti ebrei che non dovevano disturbare i credenti gentili: "io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani" (Atti 15:19). Quindi una lettera ufficiale è stata inviata ai gentili riaffermando la decisione: "Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi" (Atti 15:24). In altre parole: "guardatevi bene dal tentativo di trasformare i gentili in ebrei!"

L'ebreo messianico Stan Telchin vede l'imposizione della Torah e della pratica ebraica sui gentili come un aspetto molto preoccupante: “So che la stragrande maggioranza dei credenti ebrei non frequenta le sinagoghe messianiche. È stato suggerito che meno del cinque per cento dei credenti ebrei negli Stati Uniti vi assistano... Molti ebrei che ho portato in tali sinagoghe mi hanno detto che si sentivano come se stessero guardando una caricatura, un'imitazione e non la cosa reale" (Messianic Judaism Is Not Christianity , p. 83).

Telchin dice che fino al 95% dei partecipanti alle sinagoghe messianiche sono gentili e solo il 5% sono ebrei. Questo ci dice che i gentili vengono "convertiti" a forme di giudaismo che anche molti ebrei rifiutano. Questo ribalta Atti 15. La domanda a cui gli insegnanti messianici devono rispondere è: "Perché ci sono molti più credenti gentili che ebrei nelle comunità messianiche?"

Queste imposizioni delle pratiche ebraiche ai credenti non ebrei è una questione seria che promuove l'elitarismo, divisioni inutili, confusione e pratiche non bibliche. Possiamo capire gli ebrei che si convertono a Cristo che cercano ancora di conservare alcuni aspetti culturali e celebrazioni della loro eredità storica. Tuttavia, imporli ai gentili (come è il caso, il più delle volte) è una diretta violazione delle parole di Paolo ai Colossesi: "Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo!" (Col. 2:16,17). Paolo dice ai pagani di Colosse che non devono permettere a nessuno di costringerli alle pratiche giudaiche. Gli ebrei e i gentili salvati sono ora un corpo nuovo e un uomo nuovo: la chiesa.

Ho già accennato alla pratica molto confusa di sovrapporre le successive tradizioni talmudiche ai credenti del Nuovo Testamento. Non è come aggiungere dei libri extrabiblici alla Sacra Scrittura. Parte del Talmud non ha nulla a che fare con il Nuovo Testamento e riflette solo il successivo giudaismo privo della terra, del tempio, del sacerdozio e del sacrificio.

Una questione molto importante che il Movimento Messianico non affronta mai è: quale giudaismo? Sarebbe più corretto parlare di giudaismi. C'erano diversi flussi di giudaismo nel I secolo. Quello dei farisei, per esempio. E, in questo caso, quello della scuola di Shammai o di Hillel? Oppure quello dei Sadducei? Perché non il giudaismo degli zeloti o degli erodiani? O meglio ancora il giudaismo di Giovanni Battista? O quello dei puristi e separatisti esseni? Qualsiasi giudaismo del I secolo di qualsiasi tipo non può essere praticato poiché non c'è né tempio, né sacerdozio. Alcuni nel Movimento Messianico sembrano innamorarsi dei moderni ebrei ortodossi. Ma la domanda senza risposta è: quale gruppo ortodosso?

Nel complesso mondo dell'ortodossia ebraica, ci sono una miriade di gruppi in competizione con abiti diversi e tradizioni diverse, e tutti affermano tutti essere più puri degli altri. Tanto per citarne alcuni: Chabad Lubavitcher, Ger, Belz, Karlin Stolin, Breslav, Samar, Neturei Karta. Qual è quello giusto?

C'è un'ignoranza quasi totale da parte degli insegnanti del Movimento Messianico riguardo il Nuovo Testamento, in particolare le lettere di Paolo, tranne qualche brano scelto della lettera ai Romani che a loro avviso parlano di essere innestati nelle radici ebraiche. Ammesso e non concesso, è chiaro che essere innestati nelle radici ebraiche ha a che fare con le benedizioni abramitiche e messianiche, non con la clonazione o il tentativo di agire come ebrei. Non significa travestirsi e fingere di essere di un'altra nazionalità o religione.

Ignorare le epistole è ignorare la vita della chiesa. Non c'è da meravigliarsi che quelli del Movimento Messianico hanno una visione monca e distorta.

Gli ebrei cacciavano dalla sinagoga chi professava Cristo (Giov. 9:22). Eppure quelli del Movimento Messianico fingono che le sinagoghe siano dei buoni posti in cui stare. Possiamo unire chiesa e sinagoga? Dovremmo? Dobbiamo ricordare che Gesù disse chiaramente: "Su questa roccia costruirò la mia chiesa". Non ha detto: "Costruirò la mia sinagoga".

La lettera ai Galati si occupa di questo in grande dettaglio. È interessante notare che Paolo disse ai Galati che un ritorno al giudaismo denotava la loro "stoltezza", erano stati "ammaliati" (Gal. 3:1). La parola "ammaliati", ebaskanen, viene da baskano, e significa essere sedotti e attratti da una falsa dottrina.

Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo (Gal. 3:24). Nel sistema educativo dell’antichità c’era il pedagogo, cioè un servitore che aveva il compito di accompagnare il bambino a scuola, per proteggerlo dai pericoli, insegnargli come doveva comportarsi nelle varie circostanze ed essere all’occorrenza di aiuto. Non aveva il compito di istruire il bambino, e quando il ragazzo diventava maggiorenne, questa attività cessava. Quindi la funzione del pedagogo non consisteva nell’educazione del bambino, ma nella sorveglianza e nella protezione. Per Paolo la legge è stata un pedagogo di questo tipo. La legge è tutela e garanzia della promessa fatta ad Abramo e alla sua progenie. La legge ha il ministero di condurre, di portare a Gesù Cristo. Essa non ha altre mansioni da assolvere. Con Cristo la legge-pedagogo cessa la sua funzione poiché nella fede in Cristo si ha la rigenerazione nello Spirito Santo.

Venuto Cristo e presentato a Lui tutto il popolo che era sotto la legge, la legge non ha più ragion d’essere, come non ha più ragion d’essere il pedagogo per rapporto al bambino. È compito e ministero del pedagogo far sì che il bambino diventi adulto; così è compito della Legge far sì che i figli di Israele siano tutti consegnati a Cristo. Operato questo passaggio, finisce la legge, inizia l’era della fede, che si concluderà con la fine della storia, quando il Signore si accingerà a fare i cieli nuovi e la terra nuova.

Paolo aggiunge: Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo (Gal. 3:25). Questo versetto sancisce in modo irreversibile la fine del compito della legge. Quando è finita la legge? Nel momento in cui Cristo ha detto: convertitevi e credete al vangelo. Il pedagogo non serve più. Non c’è più spazio per lui nel nuovo regime che il Signore ha preparato per i suoi figli e questo regime è quello della fede in Cristo, nel suo vangelo che è salvezza e redenzione, giustificazione e santificazione per ogni uomo.

Se qualcuno volesse ritornare sotto la legge, sappia che essa non funge più da pedagogo. Sarebbe una assolutizzazione di essa e questo negherebbe o rinnegherebbe tutta la promessa di Dio. In altre parole: se il fine, lo scopo della legge, se il suo ministero è quello di condurre alla fede, cosa succede per colui che abbandona la fede e ritorna sotto la legge?

Compie un’azione doppiamente stolta. È stolta la sua azione perché contraddice sostanzialmente il fine per cui è stata data la legge. Essa esiste per condurre a Cristo, per portare alla fede. Ma è anche stolta perché si attende dalla legge ciò che essa non può dare. La legge non può dare la giustificazione, perché il fine della legge non è la giustificazione, ma quello di condurre a Cristo, condurre alla fede. È stolta una simile azione perché è una evidente opera vana, inutile, dannosa.

Dio non opera più per mezzo della legge, opera per mezzo della fede. Con ogni mezzo e in ogni modo egli vuole persuadere i Galati che il ritorno sotto il dominio, o la schiavitù della legge, è per loro una inutile e dannosa involuzione.

Non è lui a dire o a predicare questo. È la natura stessa della legge che li condanna, in quanto essi vogliono trovare nella legge la giustificazione, la salvezza, mentre in verità è la stessa legge che attesta la sua nullità per rapporto alla giustificazione. Quindi se la legge si dichiara nulla per rapporto alla giustificazione di un uomo, perché ricorrere ad essa per essere giustificati? Questa è la stoltezza nella quale sono caduti i Galati. Per questo Paolo li chiama insensati e dice loro che si sono lasciati ammaliare. Ammaliare è proprio un’azione che non è fondata sulla ragionevolezza, ma sull’inganno, sulla falsità, sulla vanità delle parole che si dicono o che si predicano.

Un altro argomento. È la Pasqua o la Cena del Signore? Paolo ricordò ai Corinzi cosa rappresentava la Pasqua e cosa era veramente centrale: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" (1Cor. 5:7). È chiaro che tutte le cerimonie, i simboli e le feste dell'Antico Testamento erano tipi e ombre che indicavano Gesù (Col. 2:16-23; Ebr. 10:1-10).

Un altro argomento. Il sabato o la domenica? Il sabato (il settimo giorno) era chiaramente attaccato alla conclusione dell'antica creazione (Gen. 2:1-3). Domenica, il primo giorno della nuova settimana celebra la Risurrezione e la nuova creazione in Cristo. I cristiani sono una nuova creazione (2Cor. 5:17).




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