giovedì 18 febbraio 2021

DIFFERENZA TRA "MORIRE" E "RENDERE LO SPIRITO"

Nei Vangeli non si dice che Gesù è morto. È scritto che Gesù "rese lo spirito", è spirato. È la stessa cosa o è differente?

Un'altra domanda, riguarda solo Gesù questo fatto o anche altri? Ebbene, ci sono altri sei personaggi nell'A.T., che hanno vissuto la stessa esperienza di Gesù, il quale sarebbe il settimo. Anche di questi è scritto che hanno reso lo spirito, cioè hanno spirato, poi sono morti, come conseguenza di aver reso lo spirito... volontariamente. 

Di Adamo si dice che è morto, non si dice che spirò, egli morì. Mosè è morto. Davide è morto. Tutti noi moriamo, ma sei persone hanno fatto l'esperienza come Gesù: hanno prima ceduto lo spirito e poi sono morti.

Vediamo chi sono. Di Abrahamo è scritto che spirò e morì - wayyigwa‛ wayyāmāt - (Gen. 25:8). Due suoi figli, Ismaele e Isacco, prima sono spirati e poi sono morti (Gen. 35:28; Gen. 25:17). Il quarto è Giacobbe, anche lui spirò (Gen. 49:33). Il prossimo è Aronne, di cui si dice che morì (wayyāmāt) in Num. 20:28, ma al verso successivo (Num. 20:29), quasi che l'autore sacro ci avesse ripensato, scrive che spirò (gāwa). L'ultimo personaggio è Giobbe, il quale dice di sé: “sarei spirato senza che occhio mi vedesse” (Giob. 10:18).

Questo è un modo diverso di passare all'altro mondo. La differenza, sostanzialmente, è questa: tutti gli uomini, anche i grandi uomini della Bibbia, hanno fatto il possibile – giustamente - per trattenere il proprio spirito, per non morire, ma non ci sono riusciti. Il corpo, essendo un corpo di peccato, non può trattenere lo spirito, il quale se ne va - se tutto va bene - alla decadenza del corpo, ed è un'esperienza drammatica, un'esperienza di agonia.

Qual è la differenza tra morire e spirare? Abrahamo, finita la sua missione, ha ceduto volontariamente lo spirito, quindi è morto. Così gli altri. Hanno consegnato volontariamente lo spirito.

L'apostolo Paolo aveva capito questa cosa, e quando parla dei santi, rigenerati d'acqua e di spirito, dice che si sono addormentati in Cristo.

Allora dobbiamo riflettere sulla morte dei cristiani. Quando si è in Cristo, è molto probabile che qualcuno in punto di morte dica: Non voglio essere vinto dalla malattia, Signore ti consegno il mio spirito, la mia missione l'ho fatta, adesso puoi farmi anche morire. Ti consegno il mio spirito, come l'hai fatto Tu sulla croce.

Lo spirare in questo modo è una grazia di Dio, ma bisogna avere un grande rispetto anche per chi muore senza spirare, perché di fronte alla morte siamo chiamati al silenzio e pregare. Le persone devono essere accompagnate, perché in quel momento può avvenire un grande miracolo.

Pensate alla diabolicità di quanto avviene oggi negli ospedali, morire in solitudine, senza vedere nessuno, e i figli del diavolo dicono ai parenti e amici del malato: lo facciamo per te, per il tuo bene, e un giorno lo capirai e ci ringrazierai. E a questo punto chi ha orecchi per intendere non può non sentire il diavolo che sghignazza.






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