lunedì 26 ottobre 2020

FINANZA CRIMINALE

 

Finanza criminale

I grandi finanzieri sono dei grandi criminali che hanno trovato il modo di emettere denaro in proprio e poi venderlo al prezzo stabilito da loro in regime di assoluto monopolio. Mentre gli altri, le persone comuni, lavorano per guadagnarsi da vivere e per mantenere le proprie famiglie, loro speculano in borsa, conquistano i vertici delle società multinazionali e complottano con i governi "amici” per asservire i popoli e le nazioni, aumentando la voragine del debito e poi ricorrendo a loro per pagare gli interessi sui prestiti necessari a sostenere l’economia: il che non è svolgere un lavoro.

In pratica, sono i parassiti dell’umanità e il loro contribuito alla vita sociale è paragonabile a quello di una sanguisuga che succhia il sangue da un organismo sano e non cessa di succhiarlo finché non l’ha condotto alla morte; dopo di che si attacca a un altro organismo e ricomincia il suo lavoro.

Si aggiunga che non hanno dovuto neppure sprecare energie per conquistare le posizioni di potere che occupano: le hanno semplicemente ereditate. Tutto, da secoli, resta confinato all’interno delle stesse famiglie, matrimoni e successioni compresi: essi stanno bene attenti a che né una goccia di sangue, né un centesimo vadano a finire in altre mani. Così come hanno ricevuto i loro imperi finanziari per via ereditaria, così li vogliono trasmettere integri, anzi raddoppiati, triplicati o decuplicati, ai loro successori.

Pensano in grande, molto in grande. Nel corso del tempo, si sono formati dei colossi finanziari che oggi dominano letteralmente il pianeta: i Rotschild, i Rockefeller, ecc. Non si creda che costoro siano partiti dalla gavetta, come avviene per il piccolo e medio imprenditore figlio di operai o di contadini delle passate generazioni; no: essi sono inseriti in una rete di relazioni massonico-mafiose che vedono coinvolte le principali famiglie finanziarie a livello mondiale. Non hanno fretta, perché sanno che ci vuole tempo e pazienza per arrivare alla meta.

D’altra parte, ora si accingono a tirare a bordo le reti: hanno atteso abbastanza, tutti i pesci sono finiti nelle reti e non resta altro da fare che procedere all’ultima fase del programma, incamerare i beni espropriati alle popolazioni, distrutti mediante la concorrenza insostenibile delle loro catene di società multinazionali, e mettere la pietra tombale su ciò che ancora sopravvive dell’economia reale, fatta di lavoro vero, di risparmio vero, di beni e servizi prodotti con il sudore della fronte e non cifre astratte segnate sullo schermo di un computer.

Il primo marzo 2020 le borse mondiali, a causa delle speculazioni che si erano scatenate ovunque nel mondo, hanno bruciato 6.000 miliardi di dollari in una sola settimana.

In Italia le perdite più grosse si ebbero nelle sedute di metà marzo, quelle in cui Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato della Borsa italiana, lasciò aperte agli speculatori le porte della borsa valori. Non c'è bisogno di spiegare a quale etnia appartenga chi si chiama Jerusalmi.

A fine 2019 la capitalizzazione mondiale di tutte le borse era di 85.000 miliardi di dollari.

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In questi affari, tutti perdono o qualcuno ci guadagna?

Quando, per esempio, si dice “la borsa ha perso 10.000 miliardi”, o “ha bruciato 10.000 miliardi”, come si usa in gergo borsistico, si dice una verità parziale.

L’affermazione è vera quando il prezzo cala perché nessuno vuole comprare quelle azioni, pertanto il loro prezzo quindi crolla.

Ad esempio, ho un’azione che vale 1.000 euro, ma nessuno la vuole, sono costretto a venderla a 600 euro e questo è il suo nuovo valore, c’è stata una perdita secca di valore di 400 euro. Sono stati “bruciati” 400 euro.

L’affermazione è falsa quando il prezzo cala perché c’è stata una speculazione. Ad esempio, gli speculatori vendono allo scoperto (vendono quindi cose che non hanno) una marea di azioni che valgono 1.000 euro generando il panico tra i risparmiatori, quando il prezzo scende a 600€ comprano le azioni che avevano in precedenza venduto allo scoperto. In questo caso la borsa ha perso 400€, le azioni valgono ora 600€, ma gli speculatori hanno guadagnato 400€, vale a dire la differenza tra il prezzo di vendita (1.000€) e il prezzo d’acquisto (600€).

In questo caso la ricchezza non è stata bruciata, ma è passata di mano.

Quindi, in presenza di speculazione, dire che la borsa ha bruciato 10.000 miliardi di ricchezza è fuorviante, serve soltanto a gettare una copertura mediatica alla finanza predatoria. Infatti, la parola “bruciare” fa pensare che quella ricchezza è perduta, nessuno ha guadagnato.

Per quanto ci riguarda, il calo della borsa italiana di metà marzo era dovuto soprattutto a vendite allo scoperto, quindi era di tipo speculativo. Si è trattato di una razzia.

La finanza globalista apolide di ben nota etnia si è sincronizzata in modo esemplare per condurre una straordinaria operazione speculativa a livello planetario. I guadagni della speculazione, soldi sottratti al risparmio, possono essere ora reinvestiti nell’acquisto di aziende quotate in borsa, ma a prezzi di saldo.

Sono stati sottratti migliaia di miliardi ai risparmiatori e all’economia produttiva, un vero e proprio furto legalizzato. Inoltre, la finanza apolide di ben nota etnia reinvestirà il maltolto nel riacquisto di azioni a prezzi di saldo.

Le imprese, dopo la crisi, se riprenderanno il loro percorso di crescita, faranno sì che la finanza guadagni due volte, una prima volta grazie alla speculazione e una seconda volta grazie alla ripresa economica.

Il coronavirus ha messo in ginocchio le economie del mondo, ma la finanza apolide parassitaria di ben nota etnia si arricchisce sempre e comunque.

Dal punto di vista della finanza questa crisi è stata soltanto una predazione globale. Chi guadagna quindi in questo disastro planetario? Possiamo fare molti nomi, ma è inutile. Sono sempre gli stessi predatori figli del diavolo. Ormai i loro nomi dovremmo conoscerli a memoria. Nulla di nuovo sotto il sole.



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