mercoledì 21 ottobre 2020

IL FRUTTO DELLO SPIRITO: DOMINIO DI SE'


Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé

Facciamo un percorso a ritroso e cominciamo dall'ultimo (dal meno grande). Il frutto dello Spirito del dominio di sé o temperanza, in greco è enkràteia. C'è dentro la parola kratos, che per esempio troviamo nella parola «burocrate» o «cratere». Vuol dire "potere, aver potere".

Dominarsi, a cosa serve? Oggi va di moda essere spontanei, sciolti, disposti a fare la prima cosa che passa per la mente. Si dice che bisogna liberarsi, non avere inibizioni interne o esterne, e quant'altro. Prendiamo ad esempio una bella auto, sportiva, veloce, giriamo la chiavetta e corriamo dove vogliamo. Ma l'auto non ha bisogno solo dell'acceleratore, ha bisogno anche di freni. I freni, in un certo senso, sono una negazione del concetto di auto, perché l'automobile serve per andare e i freni servono per fermarsi, eppure non si può andare senza sapersi fermare. Guidare un'auto senza freni significa andare incontro a un incidente certo. Vivere senza freni vuol dire porre le basi di un incidente, andare a sbattere contro le cose della vita.

Il dominio di sé è l'arte dell'avere il controllo del proprio essere.

All'estremo opposto del non avere freni, c'è quello che oggi viene chiamato politicamente corretto, cioè la misura di non essere mai esagerati, il controllo di sé con cui potremmo confondere questo frutto dello Spirito.

Non dobbiamo dimenticare che il Signore Gesù era un uomo di passione, un uomo che sapeva anche accendersi d'ira, che si sapeva sdegnare. Allora, è un po' diverso il dominio di sé del mondo con quello che il cristianesimo ha da dire. Tra i due estremi, la cultura dell'essere senza limiti e la cultura del politicamente corretto, cioè dell'ipocrisia, in mezzo cosa c'è? Qual è l'equilibrio della vita cristiana?

San Paolo in 1Cor. 9:24-27 fa un paragone con l'atleta, il quale è temperante in tutto perché vuole raggiungere un obiettivo, una corona corruttibile, cioè vuole vincere una gara, mentre noi invece abbiamo ben altro obiettivo.

Se noi prendiamo un vocabolario e cerchiamo cosa significhi la parola libertà, vedremo che la libertà è l'assenza di costrizioni, cioè è la capacità di poter scegliere cosa fare, o meglio la capacità di autodeterminazione. Determinare se stessi, e qui vi troviamo la parola «terminare», mettersi un limite.

La libertà non è non avere limiti, ma conoscere i propri limiti e tenerne conto. La libertà non è fatta per fare quello che uno vuole, ma saper governare per il meglio il proprio essere. E quand'è che governo per il meglio il mio essere? Quando sono perfettamente in controllo delle mie pulsioni? Quando controllo tutto senza farmi sfuggire la minima emozione? No! È tutta un'altra realtà.

Veniamo all'obiettivo del dominio di sé, perché il problema è: qual è lo scopo della libertà? Per spiegare questa cosa parto da un testo che sembra estraneo all'argomento. Un atto tipico che mostra il dominio delle proprie pulsioni, per esempio, è il digiuno. Leggiamo:

Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. (Mar. 2:18-20)

Ci sono i farisei e i discepoli di Giovanni che sono il classico esempio di persone che hanno un combattimento con il proprio ego tutto finalizzato alla ricerca della propria giustizia. E come succede sempre a chi si ritiene giusto, si pretende che gli altri facciano la stessa cosa. Vogliono che anche i discepoli di Gesù digiunino, esercitino questo atto di autocontrolo, questa disciplina. Ma Gesù dice: Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? … Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.

Digiuneranno quando lo sposo verrà loro tolto, cioè il digiuno sarà ciò che segnala la mancanza di un rapporto. Ci sono delle cose che si fanno per il proprio ego e ci sono delle cose che entrano in un rapporto, ovvero vivere perché qualcuno che io amo è con me e allora io non posso che essere nella festa. Ciò che mi toglie lo sposo, è ciò che mi farà digiunare. Ci sono quei limiti che io mi impongo perché sto cercando la mia giustizia, e ci sono quei limiti che mi impone l'amore: il dominio di me perché io tengo a te perché tu mi sei caro/a, mi sei importante e io farò quelle cose che possono farmi stare con te e darti felicità.

Il dominio di sé, nel cristianesimo, è una relazione con il Signore Gesù. Viene dall'aver scoperto quelle cose che ci danno la gioia del rapporto con lui, e anche aver identificato quelle cose che invece ce lo tolgono. Allora ci sono cose a cui dobbiamo dire no, dobbiamo frenare. Non perché io sia più giusto, ma perché voglio stare con il Signore Gesù, e di conseguenza perché voglio stare con gli altri.

Ci sono atti che un innamorato fa naturalmente, ci sono rinunce che una persona che ama fa senza fare troppi ragionamenti, ci sono cose che si fanno per amore. Il dominio di sé è un frutto, è una conseguenza dell'aver capito qual è la corona che vale. San Paolo diceva che ci sono gli atleti che per uno scopo corruttibile fanno dei sacrifici enormi. Ecco, noi possiamo fare sacrifici, possiamo privarci delle cose perché abbiamo uno scopo: avere relazione con l'Amato. Il dominio di sé è la scelta dei no che io devo dire a me stesso per poter stare con Cristo e con il prossimo.

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