Galati
6:15 Poiché
tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quel che
importa è l'essere una nuova creatura.
Di
fronte alla croce e alla vita nuova, tutte le grandi differenze
religiose, circoncisione, incirconcisione, sono niente, sono
indifferenti, perché la vera differenza sta nel fatto che diventiamo
uomini nuovi attraverso l'amore di Dio rivelato sulla croce; quindi
la vera differenza è in questa creatura nuova.
Le
cose che appartengono al mondo vecchio hanno perso tutto il loro
valore e la loro importanza. Per mezzo del battesimo si ha la
nuova creazione in Cristo (Gal. 3:27,28), nel quale le antiche vie di
salvezza dell’umanità non hanno più valore alcuno. Quindi non ha
più senso vantarsi di esse. L’unico oggetto di vanto legittimo ora
è soltanto la croce di Gesù, per mezzo della quale il mondo è
stato crocifisso, ossia è morto.
Di
fronte alla croce di Cristo, che valore può avere, per la salvezza
dell’uomo, il fatto di portare o no una piccola mutilazione
corporale? Assolutamente nessuno. È una delle cose del mondo che per
il credente sono morte. Ciò che importa è «l’essere una nuova
creatura». Essere nati di nuovo, partecipare alla natura divina,
vivere non più io, ma Cristo in me, essere riconciliati con Dio
mediante il sangue della croce, ecco ciò che conta.
Nel
nuovo ordine dì cose stabilito da Gesù Cristo, non ha alcun valore
l'essere circonciso o incirconciso, perché queste distinzioni
appartengono a quel mondo a cui i battezzati sono morti; l'unica
cosa che ha valore è la nuova creazione, ossia l'elevazione
dell'uomo allo stato di grazia, per cui è divenuto figlio adottivo
di Dio ed erede del cielo. Allora tutte le altre differenze
sono indifferenti; perciò il vero problema è un altro: siamo o non
siamo uomini nuovi che vivono secondo lo Spirito?
Dalla
croce, Gesù ha fatto sorgere una nuova creazione. La
legge di Mosè è parte dell’antica creazione.
Si affannino altri in inutili lotte e disquisizioni riguardo
alla necessità o meno della circoncisione. Noi di Cristo siamo
creature nuove: un altro è il nostro vanto.
Galati
6:16 E su quanti
cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così
siano sull'Israele di Dio.
Paolo
chiama regola il vantarsi della croce e l’essere creatura
nuova generata dalla croce. La parola greca è kanon,
«canone», cioè il regolo o la squadra che serve per tirare le
linee dritte; la croce è la squadra, è la norma, è il criterio che
ci serve per andare dritti, cioè la croce è il criterio di verità
della vita cristiana, perché nella croce c’é la verità di Dio
che mi ama infinitamente, ed è da questa verità che deriva tutto il
resto, che divento uomo nuovo, uomo libero, uomo che conosce Dio,
uomo che sa comportarsi di conseguenza; quindi è proprio questo il
canone della vita.
"E
su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e
misericordia".
Paolo invoca la pace,
lo shalom, la benedizione messianica, cioè un profondo senso della
riconciliazione con Dio, e misericordia,
che cancella i falli, colma le lacune, conforta nelle necessità. La
nostra pace viene dalla croce di Cristo, da lì ci viene ogni bene,
Dio ci ha dato sé stesso, non può darci di più. E c’è pace su
quelli che lo accettano.
I
destinatari di questa promessa non sono solo i Galati, ma l’Israele
di Dio, cioè i figli spirituali di Abrahamo che sono gli eredi delle
promesse di Dio.
L'Israele
di Dio, per opposizione all'Israele secondo la carne, è la Chiesa,
che ha vita per la fede in Cristo, un popolo composto da credenti in
Cristo, da circoncisi nel cuore, in grado di offrire il loro culto a
Dio per mezzo dello Spirito, che si vantano in Cristo Gesù e non
mettono la loro fiducia nella carne.
L’Israele
secondo la carne, invece, si stava palesando sempre più avverso al
vangelo e nemico della croce di Cristo. Altrove Paolo dirà: "non
i figli della carne sono figli di Dio: ma i figli della promessa sono
considerati come progenie" (Rom. 9:8),
"poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il
nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci gloriamo in
Cristo Gesù, e non ci confidiamo nella carne"
(Fil. 3:3).
Paolo
è molto secco in questa lettera perché gli preme di dire delle cose
molto precise: sono l’essenza del vangelo, l’essenza della vita
cristiana che era in pericolo presso i Galati a causa dei
giudaizzanti, non era come presso altre comunità dove non era in
pericolo l’essenza della vita cristiana; qui, invece, è in gioco
proprio il nocciolo della vita cristiana e, allora, ci tiene a
riaffermarlo con forza. Peraltro, che la croce sia il canone della
nostra vita e che da questo canone derivi la pace è interessante,
perché, allora, quando c’è inquietudine in noi è perché non
seguiamo questo canone.
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