domenica 6 settembre 2020

PENSIERO CRISTIANO E PENSIERO GRECO


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ensiero cristiano e pensiero greco - Le rivoluzione del cristianesimo


L’avvento del cristianesimo ha segnato una svolta irreversibile nel pensiero occidentale. In cosa consisteva la novità del cristianesimo e in che rapporto si è posto con il pensiero e la filosofia greca?
    
Un esempio è sufficiente a farci intendere il valore della rivoluzione culturale operata dal cristianesimo: il filosofo non credente Benedetto Croce, nel famoso saggio del 1942 Perché non possiamo non dirci cristiani, scrisse: «il Cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuto (…) per la ragione (…) che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale e, conferendo risalto all’intimo e proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino ad allora era mancata all’umanità».

La religione cristiana consiste in una serie di credenze che l’uomo accetta in virtù di una “rivelazione”, ossia una verità testimoniata dall’alto, comunicata direttamente dalla Divinità.


La ricerca dei 
filosofi cristiani nasce da un’esigenza tutta interna alla religione cristiana: chiarire a se stessi e agli altri il significato più profondo della “Rivelazione”, avvicinarsi tramite la ragione a Dio e, dunque, ad una comprensione autentica della “Rivelazione” stessa.

La grandezza della 
filosofia cristiana consistette soprattutto nella sua capacità di operare una sintesi a partire dalla tradizione ebraica e di porsi in continuità con la filosofia greca (utilizzando i suoi strumenti concettuali e la terminologia) innovandola, però, profondamente. Ciò dà origine ad un nuova concezione dell’uomo, del divino e del mondo che può essere così riassunta:   

  • Il monoteismo: Con la concezione cristiana si afferma in tutto il mondo, in modo netto e incontrovertibile, l’esistenza di un solo Dio. Tale concezione era sconosciuta nel mondo greco che, nella maggioranza dei casi, ammetteva una pluralità di divinità.
  • Il creazionismo: La filosofia greca aveva offerto le più disparate teorie sull’origine degli esseri di cui la più celebre è sicuramente quella del filosofo Platone. Quest’ultimo aveva inteso il mondo come un’opera d’arte, una materia originaria plasmata da un’entità detta Demiurgo. Nessun filosofo dell’antichità aveva mai creduto, però, in un Dio buono e creatore che, dal nulla, aveva originato liberamente (volontariamente e gratuitamente) il mondo, quale era quello dei cristiani.
  • La centralità dei comandamenti divini e della fede: Ai filosofi greci è estranea la concezione di un Dio che legifera in merito al comportamento nell’uomo: la legge morale è, per i Greci, la legge della natura. Nel cristianesimo c’è, dunque, una nuova concezione del bene (inteso come virtù, nel senso di vicinanza a Dio) e del male (inteso come peccato, nel senso di lontananza da Dio). Allo stesso modo, è la fede in Dio (e non la conoscenza) a costituire l’impegno e la realizzazione più alta dell’uomo.
  • Il peccato originale: la dottrina ebraico-cristiana fa annidare in una colpa originaria, quella della superbia di Adamo ed Eva, l’inizio dell’infelicità, della morte e del dolore dell’uomo. Per il cristianesimo, solo Gesù Cristo, Dio fattosi uomo e morto sulla croce, ha salvato l’umanità dal peccato mortale di cui si era macchiata. Per l’antica credenza greca, una non ben specificata colpa originaria poteva essere cancellata soltanto attraverso il ciclo delle nascite (la metempsicosi) o avvalendosi della filosofia e della conoscenza in generale.
  • La nuova concezione dell’amore: Il pensiero greco ha creato una descrizione dell’amore-Eros inteso come la forza che permette all’uomo di elevarsi. Il cristianesimo ribalta questa concezione attraverso la sua idea di amore-agape. Per il cristiano è soprattutto Dio che ama, di un amore infinito, gratuito e disinteressato, non giustificato dalla levatura dell’oggetto. Dio è amore e ama fino al sacrificio della croce e l’uomo può essere portatore di amore solo nella fede e nell’amore disinteressato per il prossimo.
  • La resurrezione dei morti: nella filosofia greca domina il tema dell’uomo scisso tra corpo e anima, dove quest’ultima riveste un’importanza prioritaria. Al contrario, il cristianesimo parla di resurrezione dei corpi, che avverrà alla fine dei tempi con l’avvento del Regno di Dio.
  • La concezione della storia: I Greci avevano in prevalenza una visione della storia ciclica, un’evoluzione che riportava l’umanità, se non il cosmo, sempre allo stadio iniziale. Il cristianesimo, al contrario, inaugurò una concezione della storia rettilinea, i cui eventi rappresentano delle tappe decisive verso un fine prestabilito. Il tempo cristiano è infatti scandito da un inizio (la Creazione) e da una fine (il Giudizio Universale) che dà all’uomo il senso stesso della sua vita.
I filosofi cristiani più noti sono Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino.

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