Isaia 66
Si dice in ambiente di sionismo
cristiano e di teologia dispensazionalista che una profezia biblica si è
adempiuta quando Israele è diventata nazione nel 1948, e che questo evento
"ha riavviato il tempo profetico (o l’orologio) di Dio". Due passaggi
della Scrittura avrebbero, così dicono, predetto quell'evento, Is. 66:7-9 e Mat.
24:32,33. Questo non è vero, ed entrambi i passaggi hanno un messaggio
completamente diverso.
Isaia 66:5-12
Molti credono che Isaia abbia
predetto gli eventi del 1948, in particolare i vv. 7-9, e sostengono che Isaia
abbia previsto la nascita dell'Israele nazionale "in un giorno".
Isaia 66:5 Ascoltate la parola dell'Eterno, voi che tremate alla
sua parola. I vostri fratelli che vi odiano e vi scacciano a motivo del mio
nome, dicono: 'Si mostri l'Eterno nella sua gloria, perché possiamo vedere la
vostra gioia!' Ma essi saran confusi.
Isaia 66:6 Uno strepito esce dalla città, un clamore viene dal
tempio. È la voce dell'Eterno, che dà la retribuzione ai suoi nemici.
Isaia 66:7 Prima di provare le doglie del parto, ella ha
partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un maschio.
Isaia 66:8 Chi ha udito mai cosa siffatta? chi ha mai veduto
alcun che di simile? Un paese nasce in un giorno? una nazione viene alla luce
in una volta? Ma Sion, non appena ha sentito le doglie, ha subito partorito i
suoi figli.
Isaia 66:9 Io che preparo la nascita non farei partorire? dice
l'Eterno; Io che faccio partorire chiuderei il seno materno? dice il tuo Dio.
Isaia 66:10 Rallegratevi con Gerusalemme e festeggiate a motivo
di lei, o voi tutti che l'amate! Giubilate grandemente con lei, o voi tutti che
siete in lutto per essa!
Isaia 66:11 onde siate allattati e saziati al seno delle sue
consolazioni; onde beviate a lunghi sorsi e con delizia l'abbondanza della sua
gloria.
Isaia 66:12 Poiché così parla l'Eterno: Ecco, io dirigerò la pace
verso di lei come un fiume, e la ricchezza delle nazioni come un torrente che
straripa, e voi sarete allattati, sarete portati in braccio, carezzati sulle
ginocchia.
V. 5:
Ora il Signore sta per giudicare Gerusalemme,
emette il suo giusto giudizio sul suo popolo. Inizia con il rivelare i pensieri
malvagi del cuore. Ascoltate la parola
del Signore, voi che tremate alla sua parola. Chi trema alla parola del
Signore? Trema chi è pieno del santo timore di Dio. Trema chi sa che ogni
parola di Dio infallibilmente si compie sia nella benedizione che nella
maledizione, sia nella morte che nella vita.
Il Signore rivela le parole stolte di
quanti odiano i giusti d’Israele, perché sono fedeli alla sua parola e tremano
dinanzi alla sua verità. Non solo i giusti sono odiati, ma anche respinti a
causa del nome del Signore. Essi sono odiati e respinti perché rimangono fedeli
al loro Dio. Ecco cosa dicono i nemici dei giusti: Si mostri l’Eterno nella sua gloria, perché possiamo vedere la vostra
gioia. Mostri il Signore la sua potenza e crederemo.
La risposta del Signore è immediata.
Quanti sfidano il Signore, quanti odiano e respingono i suoi fedeli saranno
confusi. Mai sarà confuso chi spera nel Signore. Sempre il Signore sarà suo
aiuto, suo baluardo, sua potente difesa, suo tutto. Sempre il Signore sarà sua
vita.
Questa è la consolazione del
Signore per coloro che sono perseguitati e odiati per il suo nome. Questo si
applica molto bene alla situazione del primo secolo quando gli apostoli e la
chiesa primitiva furono avversati dai capi religiosi di Israele perché
predicavano il Vangelo. Infatti Isaia dice: "i
vostri fratelli vi odiano… vi scacciano". Non sono nemici
esterni.
V. 6: La risposta è immediata: Giunge un rumore, un frastuono
dalla città, un rumore dal tempio: è la voce del Signore, che dà la ricompensa
ai suoi nemici. Dio risponde dal suo tempio con voce possente, voce che si
espande in tutta la città. Tutti ascoltano e tutti odono. Il Signore giudica i
suoi nemici. Li giudica e dà loro la ricompensa.
Chi sono i suoi nemici qui? Sono i vostri fratelli del verso
precedente. Sono le autorità religiose che perseguitano i seguaci di Cristo. Questi
sono i nemici che vengono ripagati al momento della caduta del tempio:
"Guai a voi, scribi e farisei
ipocriti ... figli di coloro che uccisero i profeti ... ecco, io vi mando dei
profeti e dei savi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete
in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di
città in città, affinché venga su voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra
… io vi dico in verità che tutte queste cose avverranno su questa generazione"
(Mat. 23:29-36).
"…anche voi avete sofferto dai vostri
connazionali le stesse cose che quelle chiese hanno sofferto dai Giudei, i
quali hanno ucciso e il Signor Gesù e i profeti, hanno cacciato noi, e non
piacciono a Dio, e sono avversi a tutti gli uomini, vietandoci di parlare ai
Gentili perché siano salvati. Essi vengono così colmando senza posa la misura
dei loro peccati; ma ormai li ha raggiunti l'ira finale" (1Tes. 2:14-16).
Finché l’uomo non giunge al punto del non
ritorno, sempre il Signore manifesta tutta la sua misericordia concedendo la
grazia della conversione. Quando il punto del non ritorno è oltrepassato, Dio non
fa più nulla. L’uomo è tutto ormai del male. Non può più essere del bene. È
tenebra eterna.
V. 7: Il Signore
ora rivela al suo popolo quanto è potente e tempestiva la sua opera. Nel tempo
tutto avviene con il tempo, ma il Signore può saltare il tempo. Prima di
provare i dolori, ha partorito. Prima che le venissero i dolori, ha dato alla
luce un maschio.
Una donna
sempre partorisce a suo tempo. Inoltre partorisce sempre nel dolore. Invece Dio
annuncia che vi è un parto prima di provare i dolori. Prima che venissero i
dolori, è nato un figlio maschio. Questo
figlio maschio, nella metafora profetica di Isaia, è simbolo del nuovo mondo
che il Signore intende creare. Il mondo nuovo è un suo frutto, una sua opera. Quando
il Signore decide che il tempo giunge alla sua pienezza, all’istante la
pienezza viene e Lui opera quanto ha deciso nel suo consiglio eterno. San Paolo
usa questa espressione – pienezza dei
tempi – per indicare la nascita del Figlio di Dio da donna. I tempi si
compiono e il Figlio nasce.
V. 8: Isaia vede una
donna, identificata come Sion. Essa dà alla luce "un maschio" ma dà alla luce anche dei "figli". Una nazione nasce "in un giorno" e "in una volta" (v. 8).
Nel contesto di
Isaia, il Signore vuole che il suo popolo confessi che è Lui l’autore della
vita nuova del popolo. Vita nuova che è la liberazione dall’esilio di
Babilonia. Chi ha udito mai cosa
siffatta? chi ha mai veduto alcun che di simile? Nessuno le ha mai viste,
perché queste cose non appartengo all’uomo. Un
paese nasce in un giorno? una nazione viene alla luce in una volta? È la
repentinità, la subitaneità, l’immediatezza, il segno dell’opera di Dio.
Ma Sion, non appena
ha sentito le doglie, ha subito partorito i suoi figli. La fede è
intelligenza, sapienza, discernimento:
Apocalisse 12:5 Ed ella partorì
un figlio maschio, che ha da reggere tutte le nazioni con verga di
ferro…
Apocalisse 12:17 E il dragone si adirò contro la donna e andò a far guerra col rimanente della progenie d'essa, che serba i
comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù.
Quando si usa la storia per sostenere la falsità, quando la falsità
viene costruita ad arte, allora è segno che l’uomo rinuncia ad essere uomo.
L’uomo è mente, prima che volontà. È cuore, prima che istinto corrotto. Cuore e
mente sono ordinati alla scoperta della verità e al suo amore. Se l’uomo
distrugge la verità, odia la verità, impone la falsità, è segno che
dall’umanità è passato all’antiumanità, all’anticristo.
Quando la stampa che è preposta alla scoperta della verità, diviene
costruttrice di falsità, creatrice di falsità, è segno che l’uomo è morto. Una
interpretazione biblica fatta da uomini morti mai potrà costruire la vera
umanità che sempre si edifica sulla verità storica per la quale si giunge alla
verità divina.
Non ci vuole molto per
comprendere, al di là dal contesto storico di Isaia, che la nascita del figlio
maschio si riferisce alla nascita di Gesù e i
figli partoriti si riferiscono al giorno di Pentecoste, quando 3000 ebrei
ascoltarono Pietro predicare il Vangelo e credettero (Atti 2:41).
V. 9: Il Signore rivela al suo popolo qual è la sua azione nella
storia. Nulla avviene senza di Lui. Tutto si compie per Lui. Tutto il bene è
sua opera.
Io che preparo la nascita non farei partorire?
dice l'Eterno. Se Dio
inizia un’opera la porta sempre a compimento. Lui non lascia il lavoro a metà. Io che faccio partorire chiuderei il seno
materno? dice il tuo Dio.
Dio fa generare e partorire. È questa la differenza tra gli uomini e Dio. Dio
inizia e sempre porta a compimento. Promette e realizza. Dice e fa.
V. 10: Quanti amano Gerusalemme sono invitati
a rallegrarsi. Il Signore viene per ridarle il suo antico splendore. Rallegratevi con Gerusalemme e festeggiate a
motivo di lei, o voi tutti che l'amate! Giubilate grandemente con lei, o voi
tutti che siete in lutto per essa! Come eravate in lutto per la sua
distruzione, la sua rovina, la sua solitudine, così dovete moltiplicare la
gioia e l’esultanza per la sua ritrovata gloria.
Gerusalemme non ritrova la gloria da se
stessa. È il Signore che la riveste di gloria, la ricostruisce, la esalta, la
ricolma di figli. La
profezia è di una chiarezza divina. Gerusalemme nulla può fare per se stessa.
Essa è un ammasso di rovine, è desolata, priva di ogni cosa. Il Signore viene e
nel suo amore la ricostruisce, le dona splendore, la veste di gloria, la
ricolma di prosperità e di ogni benedizione, le dona i suoi molti figli. Tutto
in essa è per la mano misericordiosa e piena di carità e di amore del suo Dio.
Niente proviene da essa. È il Signore che la rende ricca di gloria.
V. 11: Gerusalemme ora viene presentata come una madre che
consola i suoi figli, che li nutre e li sazia di consolazioni allattandoli al
suo seno. Onde siate allattati e saziati al seno
delle sue consolazioni; onde beviate a lunghi sorsi e con delizia l'abbondanza
della sua gloria.
È la città della consolazione, della
delizia, della gioia. Non è più la città del lutto, della devastazione, della
desolazione, della morte. Questo avviene non perché essa si sia fatta da sé, ma
perché il Signore l’ha fatta. Gerusalemme da de stessa si è fatta solo città di
morte e di lutto.
Se Gerusalemme può consolare i suoi figli
allattandoli al seno della sua letizia e gioia, è perché il Signore l’ha fatta
città della vita, liberandola dalla sua morte.
Vv. 12,13: a questa donna viene data "la pace… come un fiume", e la
"ricchezza delle nazioni"
(v. 12). Ecco la grande promessa che il Signore fa a Gerusalemme, da Lui costituita, resa, fatta
città della consolazione e della pace. La inonda di ricchezze. Tutte le
ricchezze dei popoli, tutta la loro gloria sarà trasferita dal Signore nella
Città della consolazione della vita. Ma è
il Signore che farà tutto questo.
Cosa vuol dire il Signore con queste
parole? La verità racchiusa in esse è semplicemente divina: lasciarsi nutrire,
allevare solo da Lui. Lasciarci costruire da Lui e non da noi. Lasciarci
condurre da Lui e non da noi.
È
interessante notare che quelli che insistono nel dire che questa è la profezia
di Israele che ritorna ad essere nazione nel 1948, sono fissi sull'obiettivo di
uno "stato ebraico" e sono felici nel vedere tutti i gentili
scacciati da Israele. Ma la Gerusalemme che Isaia vede è segnata dalla gloria
dei Gentili - dei Gentili che trovavano salvezza in Cristo.
Coloro che si nutrono da questa
donna sono portati in braccio e carezzati sulle ginocchia. Dio li conforta a
Gerusalemme come un bambino è confortato dalla propria madre.
In quale altro luogo la
Scrittura raffigura Sion come la madre del popolo di Dio? E a quale Gerusalemme
si riferisce, quella terrena o quella celeste?
"queste donne sono due patti, l'uno, del monte
Sinai, genera per la schiavitù, ed è Agar. Infatti Agar è il monte Sinai in
Arabia, e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente, la quale è
schiava coi suoi figli. Ma la
Gerusalemme di sopra è libera, ed
essa è nostra madre" (Gal. 4:24-26).
Nel versetto successivo Paolo
cita Is. 54:1, un passaggio che è parallelo a Isaia 66:
"Poiché è scritto: Rallegrati, o sterile che non
partorivi! Prorompi in grida, tu che non avevi sentito doglie di parto! Poiché
i figli dell'abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva il
marito" (Gal. 4:27).
Osserviamo come Paolo interpreta
Is. 54:1.
"Ora voi, fratelli, siete figli della promessa
alla maniera d'Isacco. Ma come allora colui ch'era nato secondo la carne
perseguitava il nato secondo lo Spirito, così succede anche ora. Ma che dice la
Scrittura? Caccia via la schiava e il suo figlio; perché il figlio della schiava
non sarà erede col figlio
della libera. Perciò, fratelli,
noi non siamo figli della schiava, ma della libera" (Gal. 4:28-31).
Is. 66:8 è parallelo a Is. 54:1,
e dovrebbe essere considerato nella stessa applicazione fatta da Paolo per Is.
54:1. Isaia previde il parto e la nascita della Gerusalemme celeste (66:8-10),
proprio mentre la Gerusalemme terrena andava incontro al suo giudizio (66:6). Isaia
66 non parla della restaurazione della Gerusalemme terrena per mano di ebrei
increduli nel 1948. Piuttosto, rispecchia il ritiro del regno terreno
dall'infedele Israele (nel 70 dC.) e la donazione del regno celeste alla santa
nazione di Dio, la Chiesa, proprio come predisse Gesù (Mat. 21:43,44). Parla
dell'istituzione della nuova Gerusalemme come sposa di Cristo. Questo è il
punto sia di Isaia che di Paolo.
Matteo 24:32,33
"Or imparate
dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami si fanno teneri e mettono
le foglie, voi sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete
tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte". I
dispensazionalisti amano dire che il fico rappresenta Israele, e che quando
Israele è diventata nazione nel 1948, le foglie sono spuntate sui rami ed è
iniziata la generazione finale. Ci sono almeno quattro problemi con questa interpretazione:
[1] Quando Paolo parla di Israele
nella sua epistola ai Romani (11:17,24), si serve della metafora di un albero d’olivo,
non di un albero di fico.
[2] Nel racconto di Luca, Gesù
parla non solo del fico, ma di "tutti
gli alberi" (Luca 21:29).
[3] Gesù parla di un albero di fico altrove in Matteo:
"E la mattina, tornando in città,
ebbe fame. E vedendo un fico sulla strada, gli si accostò, ma non vi
trovò altro che delle foglie; e gli disse: Mai
più in eterno nasca frutto da te" (Mat. 21:18,19). Alla luce di
quello che Gesù disse a quel fico, bisognerebbe riflettere con molta attenzione
cosa significhi l’Israele nazionale rappresentato dal fico.
[4] In Mat. 24:34 Gesù dice: "Io vi dico in verità che questa generazione non passerà prima che tutte queste cose siano avvenute".
Questo certamente aveva a che fare con i rami del fico che mettevano le foglie
dei versi precedenti. Giacomo vide i segni e dichiarò: "Siate anche voi pazienti; rinfrancate i
vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina… ecco, il Giudice è alla porta" (Giac. 5:8,9).
L'Israele moderno non si trova in
nessuno di questi passaggi spesso citati come predizione degli eventi moderni.
Alcuni di quelli che gridano più forte contro ciò che chiamano "teologia
della sostituzione", hanno cercato di distorcere la profezia di Isaia
sulla nascita della chiesa del nuovo patto, per riferirla alla (ri)nascita dell’Israele
nazionale. La Scrittura interpreta la Scrittura per dimostrare che, mentre Dio
giudicava la Gerusalemme terrena, stava stabilendo la nuova Gerusalemme per
essere la madre che allatta il popolo del nuovo patto.
«Quelli che usano la Bibbia per sostenere Israele, devono fare
distinzione tra la promessa di Dio e la promessa di Balfour, perché
l'occupazione è il risultato di una promessa data a Israele dal signor Balfour
... e non da Dio».
(Arcivescovo Theodosios, Atallah
Hanna
Arcivescovo Palestinese di
Gerusalemme)
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