La predestinazione
La predestinazione è intesa in
maniera diversa dai protestanti (Lutero e Calvino) sa una parte e dai cattolici ed ebrei dalla'altra parte. Per i
protestanti esiste una doppia predestinazione: essa c’è tanto per gli eletti
alla vita eterna quanto per i condannati alla pena eterna. E con questo negano
la libertà all’uomo, affermando che dopo il peccato originale l’uomo non è più
libero, ma è come un animale da carico e va dove lo dirige chi vi monta sopra
per primo: Dio o il demonio.
Per i cattolici e gli ebrei invece per predestinazione s’intende
che Dio per sua pura grazia chiama gli uomini alla comunione con sé (alla vita
eterna) e ad essi dà i mezzi non solo sufficienti ma anche efficaci per
salvarsi.
Sicché la salvezza è opera della elezione di Dio e dell’uomo che liberamente vi acconsente. Pertanto esiste solo una predestinazione, alla salvezza non alla dannazione. Per quest'ultima S. Tommaso D’Aquino parla di riprovazione (reprobatio) e non di predestinazione. La riprovazione è la conseguenza della condotta degli uomini, della loro ribellione a Dio, ma non di una predestinazione di Dio.
Pertanto la predestinazione indica la speciale provvidenza di Dio verso coloro che accettano la sua grazia, per condurli alla vita eterna.
La predestinazione è gratuita, è conseguenza della volontà di Dio che vuole salvare tutti gli uomini (anche se poi non tutti si salvano); la predestinazione non è predeterminazione: essa non fa nessuna violenza alla volontà umana ma le accorda speciali aiuti in vista della salvezza eterna, che è innanzitutto dono di Dio, e secondariamente cooperazione della libertà umana. La dannazione invece è conseguenza del peccato, il quale è attribuibile solo all’uomo.
In altre parole, del fatto che alcuni si salvino lo si deve al dono di Colui che salva; mentre del fatto che altri periscano lo si deve alla loro colpa.
Rom. 9:18 sembra ammettere una doppia predestinazione: Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indurisce chi vuole.
Indurisce chi vuole non significa che Dio indurisce il cuore direttamente, causando l’ostinazione nel peccato, ma lo indurisce indirettamente, permettendo che perseveri nel peccato e cada in peccati più gravi (vedi faraone). San Paolo dice categoricamente che Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità" (1Tim. 2:4). E pertanto dà a tutti dà la grazia sufficiente per salvarsi. Ma molti ne abusano.
La predestinazione (dal latino prae + destinare, "destinare prima") è, nella prospettiva della Bibbia, la decisione presa da Dio dall'eternità di rendere possibile a tutti gli uomini la salvezza eterna, cioè la loro gloria eterna di figli di Dio. Il cammino di salvezza per arrivarci è innanzitutto la mediazione di Gesù Cristo, e, in secondo luogo la mediazione indiretta della Chiesa, che in quanto corpo di Cristo annuncia Cristo, nonché la fede di chi deve accettare la Parola annunciata.
Anche il versetto di Rom. 9:11 è stato da alcuni interpretato come la riprova dell'esistenza di una doppia predestinazione, all'elezione e alla riprovazione:
Romani 9:11 poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto
alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento
dell'elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che
chiama,
Romani 9:12 le fu detto: Il maggiore servirà al minore;
in realtà
il contesto fa capire che si parla del ruolo storico-salvifico di entità
collettive, non del destino dei singoli: Esaù non ha mai servito Giacobbe.
Nella "riforma" protestante la dottrina della predestinazione occupa una posizione centrale.
Lutero, nel De servo arbitrio (1525), fa della predestinazione assoluta il sostegno della sua dottrina della giustificazione. Per lui la predestinazione consegue dalla totale corruzione dell'uomo.
La dottrina della predestinazione diventa poi anche una delle caratteristiche principali della dottrina calvinista: nell'opera "Istituzione della religione cristiana" (1559) Calvino afferma che Dio destina in partenza una parte degli uomini alla salvezza, e un'altra parte alla riprovazione; quindi Dio stesso opera, in ultima analisi, non solo tutte le buone azioni degli eletti, ma anche le cattive azioni dei dannati.
Il Concilio di Trento (1545-1563) riprende l'insegnamento del Sinodo di Orange e respinge, contro Zwingli e Calvino, l'idea della predestinazione al male.
Il tema della predestinazione va affrontato in riferimento alla morte di Gesù. Dio ha stabilito il suo disegno eterno di predestinazione includendovi la risposta libera di ogni uomo: "E davvero in questa città, contro al tuo santo Servitore Gesù che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con i Gentili e con tutto il popolo d'Israele, per far tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano innanzi determinato che avvenissero" (Atti 4:27,28). Dio ha permesso le azioni derivati dal loro accecamento al fine di compiere il suo disegno di salvezza (cfr. Atti 3:17,18).
Dio ha stabilito che tutti gli uomini abbiano come traguardo finale la salvezza eterna; la fattibilità concreta della salvezza avviene attraverso la mediazione di Cristo e attraverso la mediazione della Chiesa, che è dipendente e relativa a quella di Cristo. Il singolo uomo si muove in un cammino di libertà e liberamente accoglie o non accoglie la salvezza.
KARMA DI FAMIGLIA
Nella
terminologia religiosa e filosofica indiana, karma è il frutto o la conseguenza delle azioni compiute da una
persona, e che determina il destino nella susseguente vita.
La
Bibbia dice: «Io punisco l’iniquità dei padri sopra i figli fino alla terza o
quarta generazione…».
In
genere accade questo: il genitore ha fatto un errore, perché era inconsapevole,
e comunque tutti fanno degli errori. Il figlio a sua volta fa un altro errore.
Dopo di che metterà al mondo un altro figlio il quale farà un altro errore, e
così via. In oriente questo si chiama karma (di famiglia).
Un
antico proverbio orientale dice: semina un pensiero e raccoglierai un’azione,
semina un’azione e raccoglierai un’abitudine, semina un’abitudine e
raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino.
Ogni
pensiero tende per sua natura a ripetersi e poi a trasformarsi in azione. Il
pittore pensa il quadro prima di dipingerlo. Ogni azione ripetuta genera
automatismo o abitudine, ogni abitudine viene a far parte del nostro carattere
e quindi diventa la nostra personalità, influenzando tutta la nostra vita, e pertanto
il nostro destino. Ma allora il libero arbitrio esiste o non esiste dato che
siamo così condizionati?
Se il
destino non si può cambiare il libero arbitrio non esiste, se si può cambiare
allora esiste. Si può cambiare il proprio destino? La risposta è sì! Ma si può
cambiare solo se si cambia il proprio modo di pensare e quindi di vedere la
realtà, ma non si può cambiare il proprio modo di pensare senza prima aver
fatto un’attenta auto-osservazione dei propri comportamenti (bisogna andare a
ritroso). Tutto nasce dal pensiero.
Chi
semina gramigna non raccoglie grano; se noi seminiamo pensieri e azioni
negative, non raccoglieremo cose positive.
Adesso
ritorniamo alla catena del genitore, del figlio, del figlio del figlio che
accumula sempre più errori. Prendiamo l’ultimo figlio di questa catena. Se
questo figlio ha fortuna - se ci sono le circostanze, magari incontra un
maestro, una persona, una situazione - ha un momento di risveglio, gli si apre
una possibilità di interrompere la catena.
Se un
figlio, per esempio, anziché adempiere a un desiderio egoista di una madre 1)
riesce a vederlo, 2) non sviluppa il desiderio di punirla ma prova compassione
per la propria madre, quindi vuole aiutare sua madre, non vuole combattere con
il suo ego, e dunque il figlio esercita amore verso la propria madre, a questo
punto il figlio cambia la storia della sua famiglia. Questa è la guarigione.
La
guarigione cos’è? È portare giustizia. Ci sono due tipi fondamentali di
giustizia, la giustizia punitiva e la giustizia riparativa. La giustizia
punitiva dice: tu hai sbagliato mamma, quindi sei in colpa, quindi la devi
pagare, così te la farò pagare. Questo tipo di giustizia è un’ingiustizia, è la
giustizia dell’ego.
La
giustizia riparativa è tutta un’altra cosa. Il figlio vede ciò che ha fatto la
madre, ma lo vede dal punto di vista di persona rinata, perché ha avuto la
fortuna di aprire il proprio cuore. Quando il cuore si apre, allora non c’è
spazio per il risentimento, e se io vedo mia madre che ha fatto qualcosa che mi
ha ferito, capisco che questo nasce dalle ferite di mia madre. Ma io questo lo
posso capire solo se il mio cuore è aperto. Se il mio cuore è chiuso non guardo
la sofferenza dell’altro, guardo solo la mia. E allora dico, siccome tu mi hai
fatto soffrire, alla prima occasione te la faccio pagare.
Peccato
che chi fa questo ragionamento non sa che si sta condannando da solo, perché la
rabbia che esce da me, inquina me più di chiunque altro. «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; poiché è dal di
dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri… escono dal di
dentro e contaminano l’uomo» (Mar. 7:20-22).
Ecco
allora che la guarigione è il perdono: ama il prossimo tuo come te stesso. Se
tu ami, fai del bene a te stesso... e interrompi il karma. Quante volte devo
perdonare? ho già perdonato sette volte. La risposta: perdonate settanta volte
sette, cioè sempre.
Noi
dal vecchio uomo (= ego) non possiamo perdonare, il vecchio uomo è vendicativo.
Ma l’uomo nuovo in quanto nato da Dio può perdonare. Allora il figlio può
perdonare la madre, e questo è un atto religioso. Religione significa rilegare,
tornare al legame, con cosa? Con l’origine.
Il
perdono è un atto divino, e chi perdona ha raggiunto una intelligenza che
unisce la mente e il cuore. Questa si chiama intelligenza spirituale:
Colossesi 1:9
Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo ciò udito, non cessiamo di pregare per
voi, e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà
di Dio in ogni sapienza e intelligenza
spirituale,
Nessun commento:
Posta un commento