domenica 12 maggio 2019

L'ISRAELE DI DIO


L'Israele di Dio"

(Gal. 6:16)



In Gal. 6:16, l'apostolo Paolo conclude la sua lettera con un'espressione che non usò mai da nessun'altra parte:

"E su quanti cammineranno secondo questa regola siano pace e misericordia, e così siano sull'Israele di Dio".

Chi appartiene a questo gruppo che Paolo definisce "l'Israele di Dio"? Chi ne è escluso?

Argomento 1: solo i credenti ebrei sono l'Israele di Dio

Alcuni sostengono che Paolo avrebbe parlato solo di ebrei, in particolare di credenti. Le seguenti citazioni sono rappresentative di questa opinione:

"L'Israele di Dio si riferisce ai credenti ebrei in Gesù Cristo, a coloro che sono discendenti sia spirituali che fisici di Abramo (Gal. 3:7) e sono eredi della promessa piuttosto che della legge (Gal. 3:18). Sono i veri ebrei, il vero Israele della fede, quelli di cui si parla in Rom. 2:28,29; 9:6,7" (Il Commentario MacArthur del Nuovo Testamento, Galati).

"Questo versetto controverso, con la sua espressione, unica nel Nuovo Testamento - l'Israele di Dio - è stato erroneamente interpretato nel senso della teologia della sostituzione, e cioè che la Chiesa è il Nuovo Israele che ha sostituito gli ebrei, il "Vecchio Israele", che non sono più il popolo di Dio. Ma né questo verso né alcuna altra parte del Nuovo Testamento insegna questa dottrina falsa e antisemita" (D. H. Stern, Jewish New Testament Commentary).

In un articolo, Arnold Fruchtenbaum afferma che "il credente ebreo" differisce dal "credente gentile" e che "quattro verità bibliche" costituiscono la base di ciò che egli chiama "la caratteristica ebraica messianica". Una di queste è "la Dottrina dell'Israele di Dio", dove dice che il termine "Israele" è usato in modo restrittivo: "Va sottolineato che il termine Israele non è mai usato per i Gentili, che siano credenti o no, né è usato per la Chiesa; è usato solo per gli ebrei". Secondo Fruchtenbaum, Paolo fa una distinzione sia in Rom. 9:6-8 che in Gal. 6:16 tra "Israele composto da tutti ebrei; e Israele eletto, composto da tutti gli ebrei credenti". In Gal. 6:16, egli afferma che i credenti Gentili sono "quanti cammineranno secondo questa regola" e gli ebrei credenti sono "l'Israele di Dio" (Dr. Arnold G. Fruchtenbaum, "Jews, Gentiles, Christians", Ariel Ministries".

Argomento 2: Tutti i seguaci di Gesù sono l'Israele di Dio

Poi ci sono quelli che, come me, credono che "l'Israele di Dio" deve includere tutti quelli che appartengono a Cristo, ebrei e non ebrei allo stesso modo. Ai tempi di Paolo, sia i credenti ebrei sia quelli non ebrei camminavano secondo la regola indicata nel versetto precedente: "Poiché tanto la circoncisione che l'incirconcisione non sono nulla; quel che importa è l'essere una nuova creatura" (Gal. 6:15). Se Paolo usa l'espressione "Israele di Dio", per indicare solo i credenti ebrei, allora i seguenti passaggi sarebbero falsi:

[1] "Poiché non v'è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano" (Rom. 10:12).

[2] "Non c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Gal. 3:28).

[3] "Qui non c'è Greco e Giudeo, circoncisione e incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è ogni cosa e in tutti" (Col. 3:11).

Se soltanto i credenti ebrei fossero "l'Israele di Dio", e i credenti non ebrei (cioè gentili) fossero esclusi da questo privilegio, allora ci sarebbe davvero una distinzione tra ebrei e greci in Cristo. Ci sarebbero davvero favoritismi e parzialità, basati sulla razza.

Un problema simile sorge quando si afferma che tutti gli ebrei etnici sono il popolo scelto da Dio. Ma solo quelli che appartengono a Cristo sono il popolo scelto da Dio, come rivelano questi passaggi:

"In lui, dico, nel quale siamo pur stati fatti eredi, a ciò predestinati conforme al proposito di Colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della propria volontà, affinché fossimo a lode della sua gloria, noi, che per i primi abbiamo sperato in Cristo" (Efes. 1:11,12).

"Vestitevi dunque, come eletti di Dio, santi ed amati, di tenera compassione, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità" (Col. 3:12).

"Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s'è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce; voi, che già non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia" (1Piet. 2:9,10).

Coloro che insegnano che tutti gli ebrei sono il popolo eletto di Dio, ricorrono all'idea che Dio ha due popoli eletti (uno basato sull’etnia e uno basato sulla fede). Questo, tuttavia, rende un'assurdità i versi citati sopra di Rom. 10:12; Gal. 3:28 e Col. 3:11, poiché colloca i cristiani ebrei in due gruppi di eletti. Sono eletti [1] per fede e [2] eletti doppiamente per la loro etnia. Inoltre, i cristiani non ebrei ("cristiani gentili") fanno parte di un solo gruppo eletto. A differenza dei cristiani ebrei, sono eletti solo per la loro fede. Essi non avrebbero le stesse benedizioni dei credenti ebrei, perché non appartengono alla razza ebraica. Ciò crea favoritismi e parzialità, contraddicendo gli insegnamenti di Paolo.

Essere parte dell'Israele di Dio è il privilegio di tutti coloro che dimorano in Cristo, perché Gesù è il vero Israele, eletto da Dio.

Dio ha promesso che un giorno avrebbe fatto un nuovo patto con la casa d'Israele (Ger. 31:31-34). La sua realizzazione è spiegata da  Paolo in Efesini 2, quando dichiara che la famiglia di Dio, il Suo tempio santo, l'uomo nuovo fatto di Giudei e Gentili insieme, è edificato sul fondamento degli apostoli, i "ministri di un nuovo patto" (2Cor. 3:6).

Il mito dell’Israele interamente ebraico

C'è un'idea nel movimento sionista cristiano di oggi: Israele era, è, e sempre sarà composto solo da ebrei. Questa idea è applicata anche al moderno Israele, sostenendo che la terra appartiene solo agli ebrei. Tuttavia, anche nell'antico Israele, molti non ebrei furono uniti a Israele. Oltre ai non ebrei che erano tra gli antenati di Gesù (Mat. 1:1-17), ci sono numerosi altri esempi. Qui ce ne sono due:

"I figli d'Israele partirono da Ramses per Succoth, in numero di circa seicentomila uomini a piedi, senza contare i fanciulli. E una folla di gente d'ogni specie salì anch'essa con loro…" (Es. 12:37,38).

"E in ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi furon, tra i Giudei, gioia, allegrezza, conviti, e giorni lieti. E molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché lo spavento dei Giudei s'era impossessato di loro" (Est. 8:17).

Dopo Gesù, l'Israele di Dio ha a che fare con Lui e nulla a che fare con l'essere al di fuori di Lui. Le genti di tutte le nazioni vi sono incluse. Come insegnò Paolo, nessuno che è in Cristo è più "escluso dalla cittadinanza di Israele".

Nella lettera ai Galati l’apostolo risponde alla domanda se uno deve diventare ebreo ed essere circonciso per appartenere al popolo di Dio. Si deve ricevere la circoncisione per appartenere alla famiglia di Abrahamo? I falsi maestri sostenevano che la circoncisione e l'osservanza della legge erano cose necessarie per far parte della famiglia di Abrahamo. Ma Paolo ha dimostrato in tutta la lettera che la circoncisione non è necessaria e che coloro che hanno fede in Cristo appartengono alla famiglia di Abrahamo. Quando parla dell’Israele di Dio, alla conclusione della lettera, sostiene che i credenti in Cristo, membri della nuova creazione, sono il vero Israele.

Tale interpretazione si adatta al contesto della lettera, poiché i credenti in Cristo sono veri figli di Abrahamo (Gal. 3:29). Ma se essi sono figli di Abrahamo, allora appartengono all'Israele di Dio. Sarebbe stato molto confusionario per i Galati, dopo aver discusso l'uguaglianza di ebrei e gentili in Cristo (3:28) e dopo aver sottolineato che i credenti sono figli di Abrahamo, che Paolo alla fine sostenesse che solo gli ebrei che credono in Gesù appartengono all'Israele di Dio. Facendo così, tra gli ebrei e i gentili verrebbe introdotta una separazione, suggerendo che questi ultimi non farebbero parte del vero Israele. Una tal cosa avrebbe giocato a favore dei suoi avversari, i quali sostenevano che per far parte del vero Israele bisognava essere circoncisi.

Invece, Paolo conferma uno dei temi principali della lettera. Tutti i credenti in Cristo fanno parte del vero Israele, sono parte dell'Israele di Dio. Questo è conforme a ciò che dice Paolo altrove: i credenti sono i veri circoncisi (Fil. 3:3). Siccome i credenti in Cristo sono la vera famiglia di Abrahamo e i veri circoncisi, anch'essi fanno parte del vero Israele.

Non dimentichiamo inoltre che Galati è il luogo in cui Paolo confronta la Gerusalemme terrena con la Gerusalemme di sopra, dicendo che una era in schiavitù e stava per essere scacciata, ma l'altra ("la Gerusalemme di sopra") è libera ed è la madre del popolo di Dio (Gal. 4:21-31).

Una domanda

Per finire, ho una domanda per coloro che insistono sul fatto che Paolo stava parlando solo di credenti ebrei quando si riferiva all'Israele di Dio. L'uso di Paolo di questa espressione implica che durante il suo tempo ci fosse un Israele che non era di Dio, che era l’Israele nazionale (nel suo insieme, meno il resto dei credenti). Oggi si insiste sul fatto che l'Israele moderno è una continuazione, o una restaurazione, dell’Israele nazionale che è stato disperso dall’esercito di Roma nel 70 dC. Se quello Israele nazionale (prima del 70 dC.) non era di Dio, allora perché oggi l’Israele nazionale è considerato "il popolo eletto di Dio", "la pupilla dell'occhio di Dio", una nazione che dobbiamo benedire e sostenere senza condizioni, ecc.?

Paolo ha fatto una distinzione in Gal. 6:16, ma non era tra credenti ebrei e credenti non ebrei. Era tra l'Israele di Dio, quelli che appartengono a Cristo, e l'Israele che non era di Dio, quelli al di fuori di Cristo. Questo vale anche per oggi. L'Israele di Dio è composto da credenti in Cristo.

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