domenica 12 maggio 2019

IL SATANISMO E GLI ILLUMINATI


Il satanismo e gli illuminati





Gli Illuminati hanno avuto origine nell'eresia dei Frankisti Sabbatiani nel XVII-XVIII secolo. Questo libro del 2015 di Robert Sepehr conferma che le due caratteristiche più importanti degli Illuminati sono:

1) Nascondono la loro identità ebraica fingendo di appartenere ad altri gruppi religiosi o nazionali. 2) Sono satanisti, cioè invertono il bene e il male. Il male è buono e il bene è cattivo.

Allo stesso modo, la malattia è salute (cioè l'omosessualità) e il brutto è bello.

Grazie a questo culto segreto, la società occidentale è satanicamente posseduta.

"Attraverso una rivoluzione dei valori, ciò che prima era sacro è diventato profano e ciò che prima era profano è diventato sacro".

La psicologia dei Sabbateani era paradossale. Il suo principio guida era: chi è come appare non può essere un vero credente.

In pratica, ciò significava che la vera fede non poteva essere una fede che gli uomini professavano pubblicamente. Piuttosto, la vera fede deve sempre essere nascosta. Infatti, era dovere negarla esteriormente, perché era come un seme piantato nell'anima, e non poteva crescere a meno che non fosse coperta.

Nella formulazione di Cardozo: "È comandato che il re Messia indossi gli abiti di un Marrano e così non venga riconosciuto dai suoi compagni ebrei, ovvero è comandato che diventi un Marrano come me. Per questo motivo, ogni ebreo è obbligato a diventare un Marrano".

Questo tema di una identità segreta, nascosta o occulta, divenne parte di quella filosofia religiosa. In sostanza, un’azione vera non può essere fatta pubblicamente, davanti agli occhi del mondo. Come la vera fede, la vera azione era nascosta, poiché solo attraverso l'occultamento può negare la falsità di ciò che è esplicito. Attraverso una rivoluzione di valori, ciò che prima era sacro divenne profano e ciò che prima era profano divenne sacro.

Sabbatai Zevi è l'ebreo più famoso ad essersi convertito all’islam, e questo è quello che, nei tempi moderni, il termine Sabbateo è arrivato a denotare. Molti all'interno della cerchia ristretta di Zevi lo hanno seguito nell'Islam, compresa sua moglie Sara e la maggior parte dei suoi parenti e amici più stretti. Nathan di Gaza, il collaboratore più stretto di Zevi, che aveva convinto Zevi a rivelarsi come Messia, e in sostanza era il suo profeta, non lo seguì nell'Islam, sebbene fu scomunicato pubblicamente dai suoi fratelli ebrei.

Alcuni studiosi hanno pensato che Zevi avesse legami profondi con l'ordine Sufi Bektashi. Ci sono alcune somiglianze tra il Donmeh Sabbateo e la pratica del Bektashi: la deliberata violazione della kasherut/halal, sesso di gruppo rituale o scambio di moglie, canto estatico, Kabbalah mistica e credenza in una lettura occulta (nascosta) della Torah/Corano.

Da quello che sappiamo di questo rituale, probabilmente giunse a Salonicco da Smirne, perché ha preso in prestito sia il nome che i suoi contenuti dal culto pagano della Grande Madre, che continuò a essere praticato da una piccola setta dello Spegnimento della Luce in Asia Minore sotto la copertura dell'Islam.

Essi dicevano che la violazione della Torah era il suo adempimento, spiegando la cosa con l'esempio di un chicco di grano che marcisce nella terra. In altre parole, proprio come un chicco di grano deve marcire nella terra prima che possa germogliare, così le azioni dei credenti devono diventare veramente marce prima che possa germogliare la redenzione. Questa metafora, che sembra essere stata molto popolare, racchiudeva in poche parole tutta la psicologia settaria dei Sabbatei: nel periodo di transizione, mentre la redenzione è ancora in uno stato di nascondimento, la Torah nella sua forma esplicita deve essere negata, poiché solo così si può diventare nascosti ed infine "rinnovati".

Alcuni storici sostengono che molti Sabbatiani diventarono seguaci del Chassidismo, che a differenza del movimento di Zevi, seguiva l'Halakha (legge ebraica). Ci sono ben note controversie tra rabbini che si accusano a vicenda di essere seguaci segreti di Zevi, che è considerato un apostata.

I Sabbatiani cercarono di giustificare questa sorta di "santità del peccato" citando, fuori contesto, il detto talmudico (Nazir 23b): "la trasgressione fatta per se stessa è più grande di un comandamento non fatto per se stesso".

Le tendenze nichiliste del Sabbateanesimo, sono ancora relativamente miti rispetto a ciò che seguì, poiché raggiunsero il loro picco nel XVIII secolo con il famigerato successore di Sabbatai Zevi, Jacob Frank, i cui seguaci cercarono regolarmente la redenzione attraverso infami orge di sesso religiose nei solstizi e negli equinozi.

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