domenica 19 maggio 2019

L'APOSTOLO PIETRO NELLA LETTERATURA RABBINICA

Simon Pietro occupa un posto speciale nei cuori di molti credenti. Sorprendentemente, troviamo Pietro anche nella letteratura rabbinica in una luce positiva.

Pietro lo Tzaddik

Iniziamo con una sorprendente citazione di Rabbi Yehuda HaChasid, che visse dal 1150 al 1217. Scrisse un documento intitolato Sefer Chasidim che si occupava spesso delle relazioni ebraico-cristiane dei suoi tempi. Nella sezione 191, scrive:

Se un ebreo si converte al cristianesimo, gli diamo un soprannome dispregiativo. Per esempio se il suo nome era Avraham, lo chiamiamo Afram [da "lontano", polvere], o qualcosa di simile. Lo facciamo anche con uno tzaddik, se i cristiani lo venerano - come Shimon Kipah, che era un uomo giusto, ma che i cristiani lo hanno venerato come uno dei loro santi, e gli diedero il nome di Pietro. Anche se era un uomo giusto [uno tzaddik], gli ebrei gli hanno dato il soprannome di Pietro Chamor ("primo asino", un gioco di parole su Es. 13:13).

Usando il termine tzaddik, Rabbi Yehudah sta dando un grande onore a Pietro. Tzaddik può letteralmente essere tradotto "giusto" ed è usato nel giudaismo per descrivere qualcuno che è considerato molto devoto. Nella tradizione mistica, di cui Rabbi Yehudah faceva sicuramente parte, si pensava che lo tzaddik avesse la capacità di far avvicinare le persone a Dio.

Pietro il poeta

Il nipote di Rashi, Rabbenu Tam, nel suo Otzar HaMidrashim, cita un midrash che parla molto bene di Pietro. In questa enciclopedia di midrashim, registra una lunga leggenda su Simon Pietro in cui si dice che "era il capo dei poeti, e ... gli fu data grande sapienza". Con "capo dei poeti", il midrash si riferisce a qualcuno che eccelle come autore di inni liturgici, chiamati piyyutim. In effetti, il midrash continua dicendo che "Pietro ha composto grandi inni per Israele". Secondo alcune tradizioni, ce ne sono pervenuti due.

Una preghiera scritta da Pietro è chiamata Nishmat ("Anima di"), che inizia con le parole: "L'anima di ogni essere vivente benedirà il tuo nome". Questo splendido inno si recita alla fine del Seder pasquale e al sabato mattina. La tradizione della paternità di Pietro del Nishmat, era evidentemente così forte nel Medioevo che un famoso studioso come Rashi cercò di confutarla.
Un'altra preghiera la cui paternità si attribuisce a Pietro si chiama Eten Tehillah, ("Io darò lode"). Il Machzor Vitri afferma,

Dai giorni di Shimon Kefa che ha stabilito un ordine [di servizio per] Yom Kippur, Eten Tehillah.

Questa preghiera viene recitata nella sinagoga a Yom Kippur. Ecco alcuni suoi versi:

Potente in forza, perdonatore dell'iniquità, grande nel consiglio e che passa sopra la trasgressione, Egli rivela i misteri profondi, scoprendo l'oscurità; Egli siede in un luogo segreto e vede tutto ciò che è segreto. Conoscenza e discernimento escono dalla sua bocca, e i suoi occhi vagano, ma nessun occhio lo percepisce. La sua parola regna e il suo dominio è per sempre; la pienezza di tutta la terra è la sua gloria, e le altezze non possono contenerlo.

La paternità di Pietro di Eten Tehillah è fuor di dubbio nella letteratura rabbinica, fatta eccezione per una oscura tradizione composta da un certo Yosse ben Yosse del IV secolo.

Il nove di Tevet

L'ultimo riferimento a Pietro nella letteratura rabbinica che esamineremo è una tradizione sulla data della morte di Pietro. In un elenco di varie festività ed eventi speciali intitolati Megillat Ta’anit ("Rotolo dei digiuni"), che risale tra l'VIII e il X secolo dC, si parla del seguente digiuno:

Il nono giorno [di Tevet, è richiesto il digiuno]. I rabbini non hanno registrato perché.

Tradizionalmente, il giudaismo osserva il dieci di Tevet [il decimo mese del calendario ebraico] come giorno di digiuno e di lutto, ma Megillat Ta’anit afferma che si digiunava anche il nove di Tevet. Per qualche ragione, il motivo di questo giorno sembra essere stato dimenticato. Diversi rabbini hanno discusso la questione di questo digiuno sconosciuto e hanno offerto varie spiegazioni, tra cui l'anniversario della morte di Esdra, o la commemorazione del giorno in cui Ester fu portata nel palazzo del re.

C'è un'altra spiegazione interessante per i credenti in Gesù. Lo Shulchan Aruch, codice legale degli ebrei ortodossi, contiene una sezione che tratta del nove di Tevet. In quel passo, Rabbi Baruch Frankel Teomim scrisse che il motivo del digiuno è che in quel giorno morì un certo Simon HaQalfos (Orach Chaim, 580). Rabbi Aaron di Worms, riporta di aver trovato un documento (non più esistente) intitolato Sefer Zacharonot che afferma che Simon HaQalfoni morì il nove di Tevet.

Chi è questo Simon HaQalfo(s)ni? Alcuni teorizzano che potrebbe essere stato Simone figlio di Cleopa, che Eusebio nota come vescovo di Gerusalemme nel 63-107 circa dC (Storia Eccl. 3,11,1). Ma nella letteratura ebraica egli è Simon Pietro. Lo scritto blasfemo e anticristiano Toledot Yeshu ("Generazioni di Gesù") sembra essere all’origine della leggenda. Pietro compare in quel testo come Simon Kefa. In un altro manoscritto della stessa opera (l'Huldricus) il suo nome è Simon HaQalfos. Nell'ultima versione si dice che Pietro morì nel nove di Tevet. Un'altra versione delle Toledot Yeshu aggiunge una nota di chiarimento: "…e questo è Simon Cefa, che i Gentili chiamano San Pietro".

Sembra che nel corso degli anni ci sia stata molta confusione intorno al nome Cefa e che a un certo punto sia stato corrotto con HaQalfos, forse confuso con Simone Cleopa. Basandoci sulle prove di Toledot Yeshu, tuttavia, vediamo che il mondo rabbinico identificava sicuramente l'apostolo Pietro come Simon HaQalfos.

Altre prove per equiparare Simon Pietro e Simon HaQalfos si possono trovare negli scritti di Rashi. Nel suo commentario senza censura del Talmud, Rashi sembra seguire la versione di Huldricus delle Toledot Yeshu, ma invece di menzionare Simon HaQalfos, scrive semplicemente il nome Pietro (commento su b. Avodah Zarah non censurato). Pertanto, una delle spiegazioni tradizionali per il giorno di digiuno dimenticato del nove di Tevet è che l'apostolo Pietro morì in questo giorno. Nel giudaismo, digiunare nell'anniversario della morte di qualcuno, è un gesto di grande rispetto per i defunti (la tradizione cristiana data la sua morte il 29 giugno).

L'apostata Pietro

Ciò fa sorgere la domanda: perché la comunità rabbinica vorrebbe onorare la morte di Simon Pietro, un uomo a cui hanno dato titoli onorifici come tzaddik e "capo dei poeti"? Si possono trovare delle risposte in alcuni antichi midrashim che parlano di una storia fantasiosa circa il nostro apostolo, e che si trovano nelle Toledot Yeshu. I racconti, di cui parla anche Alfred Edersheim (The life and times of Jesus the Messiah) insistono sul fatto che Pietro era un falso-credente in Gesù e che ha finto di essere "cristiano" per salvare Israele dall'anti-semitismo della Chiesa. Pertanto, viene dichiarato un eroe perché persuase i cristiani a lasciare in pace gli ebrei, e così preservare l'ebraismo. Queste leggende sono completamente inventate, in completa antitesi con gli scritti apostolici e i fatti storici.

Leggende come queste sono state inventate dalla comunità ebraica per delegittimare ciò che conoscevano essere uno dei maggiori fondatori della fede cristiana: Simon Pietro. I credenti venerano Pietro come una sorta di primo papa. Se la fede cristiana di Pietro poteva essere dimostrata falsa, allora tutto il cristianesimo poteva essere considerato illegittimo. Questo avrebbe rafforzato e incoraggiato gli ebrei.

Nonostante queste leggende inventate, è possibile che la comunità ebraica abbia preservato una memoria collettiva dello storico Simon Pietro. Le fonti ebraiche su Simon Pietro sono echi deboli e lontani di giorni in cui la cristianità e il giudaismo non erano ancora separati come lo furono in seguito. Anche se deboli e distanti, quegli echi dovrebbero servire a rafforzare la nostra fede e la sua autenticità, vedendo alcuni importanti rabbini discutere con riverenza circa la persona di Simon Pietro.

La Chiesa ha stabilito il 29 giugno come giorno per onorare l’apostolo Pietro. Facciamo memoria e cogliamo l'opportunità per rafforzare il nostro discepolato a Gesù esaminando e meditando la vita di un uomo che ha letteralmente camminato nelle orme di Cristo.

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