I fatti che esaminerò rivelano
che il Sinedrio era risoluto sin dall’inizio a condannare Gesù,
indipendentemente dalla sua innocenza. Questi fatti sono le tre decisioni prese
dal Sinedrio nelle tre riunioni anteriori a quella dopo l’ultima cena: la
condanna a morte di Gesù, prima ancora che comparisse come accusato.
a) Prima
riunione del Sinedrio
Il Vangelo parla dell’ultimo
giorno della festa delle Capanne (Giov. 7:1ss). Giovanni ci riferisce che Gesù
aveva guarito miracolosamente un cieco nato e che i suoi genitori "avevano
paura dei Giudei; poiché i Giudei avevano
già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso
dalla sinagoga" (Giov. 9:22).
Ora, tale decisione prova due
cose:
1) che vi era stata una riunione del
Sinedrio, il solo che aveva il potere di lanciare la "scomunica".
2) che in tale riunione si era parlato
della morte di Gesù. Infatti c’erano tre tipi di scomunica: la separazione (niddui), l’esecrazione
(cherem) e la morte (shammata).
La separazione condannava qualcuno a vivere isolato per trenta
giorni. Essa non era esclusiva del Sinedrio. L’esecrazione
comportava una separazione completa dalla società giudaica, si era esclusi dal
tempio e votati al demonio. Solo il Sinedrio di Gerusalemme poteva infliggerla,
e la pronunciò contro chiunque asserisse che Gesù era il Messia. La morte era riservata ai falsi profeti.
Ora tutto lascia supporre che il
Sinedrio, che non esitò a lanciare l’esecrazione contro i seguaci di Gesù,
dovette nella medesima riunione deliberare se pronunciare a no contro Gesù
stesso la pena di morte. Mat. 12:14 conferma tale intenzione: "Ma i
Farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui, col fine di farlo
morire".
b) Seconda
riunione del Sinedrio
Essa ebbe luogo circa quattro
mesi e mezzo dopo la prima. Fu in occasione della risurrezione di Lazzaro.
Giovanni scrive: "Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire"
(Giov. 11:53). Perciò nella prima riunione la condanna a morte era stata
proposta solo indirettamente e dubitativamente, ma nella seconda la decisione è
presa! Senza aver citato il condannato, senza averlo ascoltato, senza
accusatori né testimoni.
c) La
terza riunione del Sinedrio
Essa ebbe luogo qualche giorno
dopo la seconda, era un mercoledì del mese di nisan. Matteo scrive:
"Allora i capi sacerdoti e gli anziani del popolo si radunarono nella
corte del sommo sacerdote detto Caiafa, e deliberarono nel loro consiglio di
pigliare Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: Non durante la festa,
perché non accada tumulto nel popolo" (Mat. 26:3-5). Questo terzo
consiglio non aveva come oggetto la condanna a morte di Gesù, poiché la sua
morte era già stata decretata nel secondo consiglio. Ora si trattava soltanto
di stabilire il tempo e il modo della sua uccisione, e si decise di aspettare
che fosse passata la festa di Pasqua; ma un avvenimento improvviso li fece
ritornare su questa decisione: "Giuda, chiamato Iscariota, che era del
numero dei dodici… andò a conferire coi capi sacerdoti e i capitani sul come lo
darebbe loro nelle mani" (Luca 22:3,4). Giuda, il traditore, toglie ogni
incertezza al Sinedrio: la condanna di Gesù non sarà più rinviata a un giorno
indeterminato dopo Pasqua, ma al primo momento favorevole.
Ebbene, la domanda, Chi ha ucciso Gesù? - tanto in voga oggi
– ha una risposta molto facile.
Regole giuridiche, obbligatorie in ogni causa di criminalità, violate
dal Sinedrio
Queste regole, ben precise,
esistono e ci sono state trasmesse dalla Mishnah di Rabbi Giuda, il quale verso
la fine del II secolo dC. volle mettere per iscritto la tradizione giudaica,
preoccupato dello stato deplorevole della sua nazione, che Adriano aveva voluto
disperdere dalla Giudea.
Gesù fu condotto alla casa di
Caiafa «presso il quale erano radunati gli scribi e gli anziani» (Mat. 26:57).
Giovanni ci dice che «era notte» (Giov. 13:30).
Prima
irregolarità: la legge ebraica proibisce, sotto pena di nullità, di
giudicare di notte: «che si tratti la pena capitale durante il giorno, ma la si
sospenda di notte» (Mishnah, Sanhedrin, 4:1). Di notte e quindi dopo il
sacrificio della sera, seconda irregolarità:
«Giudicheremo solo dal sacrificio del mattino fino a quello della sera» (Talmud
Ger., Sanhedrin 1,19). Era la notte degli azzimi, terza irregolarità: «Non giudicheremo né la vigilia del
sabato, né la vigilia di una festa» (Mishnah, Sanhedrin, 4:1). Inoltre «Caiafa
interrogò Gesù» (Giov. 18:19). Lo stesso Caiafa aveva dichiarato che il bene
pubblico richiedeva la morte di Gesù. Vale a dire l’accusatore è anche giudice,
ecco la quarta irregolarità. La
legislazione ebraica distingue nettamente giudice e accusatore e proibisce che
l’uno sia anche l’altro (cfr. Deut. 19:16,17).
CONCLUSIONE
Può succedere che in un processo
si scopra una irregolarità: ebbene, essa sola non comporta automaticamente
l’assoluzione dell’accusato, poiché potrebbe essere l’effetto dell’inavvertenza
umana. Ma quando il processo è cosparso di almeno quattro irregolarità (per non
parlare dei falsi testimoni), che si succedono una dopo l’altra, tutte gravi,
tutte scandalose e premeditate, non vi è forse la prova che l’accusato sia già
stato condannato a priori e ingiustamente?
Ebbene, di fronte a queste
irregolarità non vi è forse per ogni israelita un punto d’onore, anzi di
giustizia, che l’obbliga in coscienza a non ratificare il giudizio del
Sinedrio, prima di aver esaminato per conto suo chi fosse Gesù?
Ebbene, chi era questo accusato così anomalo?
Questa domanda, o israeliti, dovete oggi
porvela!
Chi è costui, riguardo al quale il Sinedrio ha
violato ogni giustizia?
Questa
domanda, dopo diciannove secoli, ogni israelita onesto, può facilmente
risolverla consultando la Bibbia. Meditate, o israeliti, questa pagina della
Bibbia; essa vi rivelerà chi era il condannato del Sinedrio e nello stesso
tempo vi farà conoscere quale deve essere, quaggiù, l’ultimo atto del popolo
ebraico, prima di entrare nella terra promessa del Regno di Dio. Ecco dunque
questa pagina, essa è del profeta Zaccaria: «E spanderò sulla casa di Davide e
sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione; ed essi
riguarderanno a me, a colui ch'essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come
si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange
amaramente un primogenito … In quel giorno vi sarà una fonte aperta per la casa
di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme, per il peccato e per l'impurità»
(Zac. 12:10; 13:1).
Per Cristo e con Cristo sia la pace
sopra Israele
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