domenica 12 maggio 2019

LA CONDANNA A MORTE DI GESU'

LA CONDANNA A MORTE DI GESU'


I fatti che esaminerò rivelano che il Sinedrio era risoluto sin dall’inizio a condannare Gesù, indipendentemente dalla sua innocenza. Questi fatti sono le tre decisioni prese dal Sinedrio nelle tre riunioni anteriori a quella dopo l’ultima cena: la condanna a morte di Gesù, prima ancora che comparisse come accusato.

     a) Prima riunione del Sinedrio

Il Vangelo parla dell’ultimo giorno della festa delle Capanne (Giov. 7:1ss). Giovanni ci riferisce che Gesù aveva guarito miracolosamente un cieco nato e che i suoi genitori "avevano paura dei Giudei; poiché i Giudei avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga" (Giov. 9:22).

Ora, tale decisione prova due cose:

      1) che vi era stata una riunione del Sinedrio, il solo che aveva il potere di lanciare la "scomunica".
     2) che in tale riunione si era parlato della morte di Gesù. Infatti c’erano tre tipi di scomunica: la separazione (niddui), l’esecrazione (cherem) e la morte (shammata).

La separazione condannava qualcuno a vivere isolato per trenta giorni. Essa non era esclusiva del Sinedrio. L’esecrazione comportava una separazione completa dalla società giudaica, si era esclusi dal tempio e votati al demonio. Solo il Sinedrio di Gerusalemme poteva infliggerla, e la pronunciò contro chiunque asserisse che Gesù era il Messia. La morte era riservata ai falsi profeti.

Ora tutto lascia supporre che il Sinedrio, che non esitò a lanciare l’esecrazione contro i seguaci di Gesù, dovette nella medesima riunione deliberare se pronunciare a no contro Gesù stesso la pena di morte. Mat. 12:14 conferma tale intenzione: "Ma i Farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui, col fine di farlo morire".

     b) Seconda riunione del Sinedrio

Essa ebbe luogo circa quattro mesi e mezzo dopo la prima. Fu in occasione della risurrezione di Lazzaro. Giovanni scrive: "Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire" (Giov. 11:53). Perciò nella prima riunione la condanna a morte era stata proposta solo indirettamente e dubitativamente, ma nella seconda la decisione è presa! Senza aver citato il condannato, senza averlo ascoltato, senza accusatori né testimoni.
  
     c) La terza riunione del Sinedrio

Essa ebbe luogo qualche giorno dopo la seconda, era un mercoledì del mese di nisan. Matteo scrive: "Allora i capi sacerdoti e gli anziani del popolo si radunarono nella corte del sommo sacerdote detto Caiafa, e deliberarono nel loro consiglio di pigliare Gesù con inganno e di farlo morire. Ma dicevano: Non durante la festa, perché non accada tumulto nel popolo" (Mat. 26:3-5). Questo terzo consiglio non aveva come oggetto la condanna a morte di Gesù, poiché la sua morte era già stata decretata nel secondo consiglio. Ora si trattava soltanto di stabilire il tempo e il modo della sua uccisione, e si decise di aspettare che fosse passata la festa di Pasqua; ma un avvenimento improvviso li fece ritornare su questa decisione: "Giuda, chiamato Iscariota, che era del numero dei dodici… andò a conferire coi capi sacerdoti e i capitani sul come lo darebbe loro nelle mani" (Luca 22:3,4). Giuda, il traditore, toglie ogni incertezza al Sinedrio: la condanna di Gesù non sarà più rinviata a un giorno indeterminato dopo Pasqua, ma al primo momento favorevole.

Ebbene, la domanda, Chi ha ucciso Gesù? - tanto in voga oggi – ha una risposta molto facile. 

Regole giuridiche, obbligatorie in ogni causa di criminalità, violate dal Sinedrio

Queste regole, ben precise, esistono e ci sono state trasmesse dalla Mishnah di Rabbi Giuda, il quale verso la fine del II secolo dC. volle mettere per iscritto la tradizione giudaica, preoccupato dello stato deplorevole della sua nazione, che Adriano aveva voluto disperdere dalla Giudea.

Gesù fu condotto alla casa di Caiafa «presso il quale erano radunati gli scribi e gli anziani» (Mat. 26:57). Giovanni ci dice che «era notte» (Giov. 13:30).

Prima irregolarità: la legge ebraica proibisce, sotto pena di nullità, di giudicare di notte: «che si tratti la pena capitale durante il giorno, ma la si sospenda di notte» (Mishnah, Sanhedrin, 4:1). Di notte e quindi dopo il sacrificio della sera, seconda irregolarità: «Giudicheremo solo dal sacrificio del mattino fino a quello della sera» (Talmud Ger., Sanhedrin 1,19). Era la notte degli azzimi, terza irregolarità: «Non giudicheremo né la vigilia del sabato, né la vigilia di una festa» (Mishnah, Sanhedrin, 4:1). Inoltre «Caiafa interrogò Gesù» (Giov. 18:19). Lo stesso Caiafa aveva dichiarato che il bene pubblico richiedeva la morte di Gesù. Vale a dire l’accusatore è anche giudice, ecco la quarta irregolarità. La legislazione ebraica distingue nettamente giudice e accusatore e proibisce che l’uno sia anche l’altro (cfr. Deut. 19:16,17).

CONCLUSIONE

Può succedere che in un processo si scopra una irregolarità: ebbene, essa sola non comporta automaticamente l’assoluzione dell’accusato, poiché potrebbe essere l’effetto dell’inavvertenza umana. Ma quando il processo è cosparso di almeno quattro irregolarità (per non parlare dei falsi testimoni), che si succedono una dopo l’altra, tutte gravi, tutte scandalose e premeditate, non vi è forse la prova che l’accusato sia già stato condannato a priori e ingiustamente?

Ebbene, di fronte a queste irregolarità non vi è forse per ogni israelita un punto d’onore, anzi di giustizia, che l’obbliga in coscienza a non ratificare il giudizio del Sinedrio, prima di aver esaminato per conto suo chi fosse Gesù?

Ebbene, chi era questo accusato così anomalo?

Questa domanda, o israeliti, dovete oggi porvela!

Chi è costui, riguardo al quale il Sinedrio ha violato ogni giustizia?

Questa domanda, dopo diciannove secoli, ogni israelita onesto, può facilmente risolverla consultando la Bibbia. Meditate, o israeliti, questa pagina della Bibbia; essa vi rivelerà chi era il condannato del Sinedrio e nello stesso tempo vi farà conoscere quale deve essere, quaggiù, l’ultimo atto del popolo ebraico, prima di entrare nella terra promessa del Regno di Dio. Ecco dunque questa pagina, essa è del profeta Zaccaria: «E spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione; ed essi riguarderanno a me, a colui ch'essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figlio unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito … In quel giorno vi sarà una fonte aperta per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme, per il peccato e per l'impurità» (Zac. 12:10; 13:1).  

Per Cristo e con Cristo sia la pace sopra Israele
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