La
Palestina non è mai esistita?
Come si poteva volare in un posto che non
esisteva?
Si noti che questi voli erano diretti a Lidda,
in Palestina. Tragicamente, Lidda è stata pulita etnicamente 17 anni dopo che
questo annuncio (1931) è stato pubblicato su un giornale di New York.
50.000-70.000 arabi palestinesi furono espulsi dalle città di Lidda e Ramle nel
luglio 1948. Sebbene queste città si trovassero al di fuori dell'area designata
per uno stato ebraico nel Piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947, e
all'interno dell'area destinata allo stato arabo, esse furono trasformate in
aree ebraiche nel nuovo stato di Israele, chiamate Lod e Ramla.
Ramle si arrese immediatamente, ma la
conquista di Lidda durò più a lungo e portò a un numero imprecisato di morti. Lo
storico israeliano Benny Morris suggerisce fino a 450 palestinesi e 9-10
soldati israeliani morti. Una volta che gli israeliani presero il controllo
delle città, fu firmato un ordine di espulsione da Yitzhak Rabin, con l’ordine
dato alle Forze di difesa israeliane (IDF): "Gli abitanti di Lidda devono
essere espulsi prontamente senza attenzione per l'età...". Gli abitanti di
Ramle furono portati fuori, mentre gli abitanti di Lidda furono costretti a
marciare per chilometri sotto il caldo estivo. Parecchi di loro morirono per sfinimento
e disidratazione. Questo evento è stato indicato come La marcia della morte di Lidda.
Molti ebrei giunti in Israele tra il 1948 e il
1951 si stabilirono nelle case vuote dei profughi, per la politica volta a
impedire agli ex residenti di rivendicarli.
Padre
Oudeh Rantisi, ex sindaco di Ramallah, che fu espulso da Lidda nel 1948, visitò
la prima casa della sua famiglia per la prima volta nel 1967: "Mentre
l'autobus si fermava davanti alla casa, vidi un ragazzino giocare nel cortile.
Sono sceso dal bus e sono andato da lui. - Da quanto tempo vivi in questa casa?
- Chiesi. «Sono nato qui», rispose. «Anch'io», dissi...".
[La
storia straziante di padre Rantisi può essere letta più in dettaglio qui:
(Arabi
scortati da Ramla. Fonte: The New Yorker – October 21, 2013 Issue – articolo scritto da Ari Shavit, un reporter
israeliano, scrittore e corrispondente per Haaretz).
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